L'ISLANDA DICHIARA L'INDIPENDENZA DALLE BANCHE INTERNAZIONALI!
June 21, 2011 "Netright" -- – L'islanda è libera. E lo resterà fintanto che le persone vorranno restare autonome dal dominio straniero di presunti "maestri" in questo caso i banchieri internazionali.
Il 9 aprile, il popolo d'Islanda, incrollabilmente indipendente, ha sconfitto un referendum che avrebbe finanziato la Gran Bretagna e l'Olanda che avevano coperto i depositi degli investitori olandesi e inglesi che avevano perso fondi nella banca Icesave nel 2008.
Al tempo del fallimento della banca, l' Islanda si rifiutò di coprire le perdite. Ma nonostante questo la Gran Bretagna e l'Olanda avevano richiesto che l'Islanda le ripagasse per il prestito come condizione per essere ammesse nella EU.
In risposta, le genti d'Islanda hanno detto all'EU di andare a quel paese. Il voto fonale è stato del 58.9 percento contro il 39.7 percent. “I contribuenti non dovrebbero essere responsabili di pagare i debiti di una istituzione privata" ha detto Sigriur Andersen, il portavoce del gruppo di consuelnza che si è opposto al bailout (finanziamento a copertura).
In un simile referendum nel 2009 sullo stesso tema, sebbene in termini più severi, il 93,2 percento dell'elettorato si rifiutò di garantire i depositici di investitori stranieri che avevano fondi nella banca islandese.
(...) Quella opposizione al finanziamento-risarcimento portò alla decisione della Islanda di consentire alla banca di fallire nel 2008. I contribuenti non potevano permetterselo. Come fatto notare da Bloomberg News, al tempo in cui la crisi colpi nel 2008, “le banche avevano debiti pari a 10 volte il PIL della Islanda, di 12 miliardi di $.”
“Erano banche private e non abbiamo pompato denaro in queste per tenerle in vita; lo stato non si è sobbarcato la responsabilità del fallimento deleel banche private” ha detto il Presidente Olafur Grimsson alla Bloomberg Television.
Il NO dei votanti è arrivato nonostante le minacce di isolare l'Islanda dalle sovvenzioni di istituzioni finanziarie internazionali . Il debito nazionale dell'Islanda è già stato svalutato dalle agenzie di rating del credito ed ora le stesse agenzie hanno promesso di rifarlo come punizione per aver sfidato la volontà dei banchieri internazionali.
Questo è solo l'ultimo pezzo del lungo sceneggiato, dal 2008, delleistituzioni globali che si rifiutano di assumersi le perdite nella crisi finanziaria. Minacce di una depressione economica globale e pretese di essere "troppo grandi per fallire" sono state pari ad un fucile piantato sulle teste dei governi rappresentativi in USA e EU. L'Islanda è di particolare interesse perchè non ha risarcito le sue banche come l'Irlanda ha fatto o come hanno fatto gli USA.
(...) Infine tali garanzie non sono necessariamente per mantenere una piena occupazione o addirittura un incremento nella economia, sono invece semplicemente designate per consentire a queste istituzioni internazionali di aumentare i loro margini di profitto in tempi buoni e di evitare perdite catastrofiche in tempi cattivi.
La lezione qui è istruttiva e al contempo raggelante. Nel caso in cui gli USA (o similare sovranità in questione) tentassero di ristrutturare il loro debito o obbligassero gli investitori privati a dare un taglio ai loro stupidio giochi d'azzardo, queste istituzioni internazionali hanno promesso in risposta l'equivalente di una guerra economica.
Tuttavia l'alternativa per questi governi rappresentativi, è quella di sacrificare la loro indipendenza (l'avessero mai avuta??ndr) ad un quadro di banchieri sfacciati che non mostrano fedeltà a nessuna nazione.
E' il conflitto che ha già definito l'inizo del 21° sec. La questione è se i popoli liberi sceglieranno di restare tali, come ha fatto l'Islanda, o si sottometteranno. (che dubbio amletico... ndr)
by Bill Wilson
fonte: http://www.informationclearinghouse.info/article28391.htm
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