Giacinto Auriti: la sua teoria monetaria oggetto di interrogazione parlamentare |
ROMA. «Chiedo al governo di verificare la compatibilità delle teorie monetarie del professore Giacinto Auriti con i trattati dell’Unione Europea e con il principio di sovranità monetaria». Antonio di Pietro (Idv) durante l’interrogazione parlamentare al Ministro dell’Economia e delle Finanze il 30 maggio scorso, ha affrontato il delicato rapporto Banca Centrale-emissione monetaria-debito pubblico. Un tema, questo, molto caro al giurista abruzzese Giacinto Auriti che dedicò i suoi studi nel trovare una soluzione alla piaga sociale del debito pubblico. Una teoria, quella sposata dal professore, che anche a distanza di tempo dalla sua scomparsa viene riproposta in un’aula parlamentare come chiave di lettura per disagi attuali. Il problema del debito pubblico, sollevato da Auriti e riproposto da Di Pietro, «dipende dal fatto che le banche si ritengono proprietarie della moneta e, dopo averla emessa, la cedono alla collettività, sotto forma di prestiti, a caro prezzo stabilendone il valore economico e gli interessi», sosteneva il giurista abruzzese. Un’ operazione, questa, che va sotto il nome di signoraggio. «Con questo meccanismo», spiegava Auriti, «il rischio di insolvenza è alto perché quando il costo di danaro è di questa entità la puntualità dei pagamenti è impossibile». «Ma», puntualizzava Auriti, «tutto si fonda su un equivoco. Perché le banche non sono proprietarie della moneta che invece appartiene al popolo». E’ qui che si fa avanti il secondo cardine della teoria del professore: la sovranità del popolo si può definire totale solo se il popolo ha il controllo della politica monetaria. E’ necessario quindi che i governi controllino la moneta all’atto di emissione perché in quella fase essa è ancora di proprietà degli stati. Sulla scorta delle idee di Auriti e del Procuratore generale repubblica Bruno Tarquini che ha scritto il libro ''La Banca, La moneta e l’usura'', Di Pietro ha espresso al Ministro dell’economia le sue perplessità verso il duplice controllo da parte della Banca D’Italia sulla moneta. Il primo riguarda la fase di emissione, il secondo (signoraggio secondario o credit creation) è quello che permette alle banche di guadagnare dal loro potere di aumentare l’effetto di moneta grazie ai numerosi prestiti sui quali ricevono interessi. «Quando la banca centrale presta la moneta alla collettività», affermava Auriti, «carica il costo del denaro del 200% che più interessi e pressioni fiscali aumenta fino al 260-270%››. Secondo Di Pietro, quindi, «il governo deve restituire al popolo la sovranità monetaria, sia attraverso leggi ad hoc, sia adeguandosi alle norme comunitarie che intervenendo al momento dell’emissione». Marirosa Barbieri, PrimaDaNoi, 01/06/2011 |
giovedì 9 giugno 2011
Giacinto Auriti: la sua teoria monetaria oggetto di interrogazione
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