Nella foto, una targa nel Tribunale di Bergamo all'entrata dell'aula recita:
"Aula di Corte d'Assise realizzata con il contributo della Fondazione Credito Bergamasco"...
TRIBUNALE DI ROMA: PROCESSO A FRANCESCO PAZIENZA ED ALTRI: “I TESTIMONI DELL’ACCUSA O “NON” RICORDANO O FANNO...AUTOGOL!!!”
Articolo a cura di Marco Saba, 18 giugno 2011
L’indagine inizia nel 1997, per ben tre volte archiviata per ben tre volte re-iscritta! La storia è ormai conosciuta, parliamo del famoso processo a Pazienza Francesco denominato: “Falsi dossier contro Violante”, per l’esattezza il procedimento penale nr. 13863/98 che tuttora si celebra (o ristagna) a Roma presso la 6^ Sezione Penale Collegiale...
Tre anni di indagini e solo nove anni di pubblico dibattimento per non giungere ancora a nulla...
Nella vicenda, si legge negli atti del P.M., attenti funzionari di Polizia riuscivano a scoprire che proprio alcuni Poliziotti, vicini al Pazienza, erano presumibilmente coinvolti - a vario titolo - in questo misterioso contesto di dossieraggio nei confronti di alte cariche dello Stato.
Ma lo scopo del presunto dossieraggio?
Semplice, gli investigatori credevano il Pazienza cercasse aiuto per la “revisione del processo di Bologna” e con diverse azioni di ricatto potesse ottenere addirittura la revisione, però in aula ci è apparso di udire proprio dai testimoni della Pubblica Accusa che Pazienza non voleva ricattare nessuno, proprio questo abbiamo ascoltato dalla viva voce di Ennio Remondino!
Tornando al processo, questa era la principale tesi dell’accusa nel 1999, ma non solo...
Infatti (c’è sempre un “infatti” nella Giustizia Italiana), la storia dibattimentale, o meglio, ciò che finora è emerso in aula dal sincopato esame degli smemorati testimoni della Pubblica Accusa, non conferma assolutamente il teorema accusatorio di allora, anzi, la realtà dei fatti, così come raccontata dai teste, rivela scenari a dir poco allarmanti e quelli che oggi siedono al banco degli imputati, tra cui onesti e pludirecorati Poliziotti, stando alle prove emerse in questi lunghi anni di dibattimento, appaiono addirittura “vittime” di una vera e propria “indagine - illegittima - svolta sotto copertura” da un funzionario di Polizia eccessivamente zelante, il quale, come lo stesso ha affermato dinnanzi il Tribunale nel corso del proprio esame e controesame (testuali) :
“RIPETO, IO HO SVOLTO UN INDAGINE E SOTTO COPERTURA SUI MIEI COLLEGHI COSI COME ORDINATOMI DAL MIO DIRIGENTE SUPERIORE, PERO’ DI ATTI SCRITTI NON NE HO FATTI, SE NON ALLA FINE DELLA MIA INDAGINE!”
Incredibile!
Facciamo un balzo indietro nel tempo per capire meglio il processo, o cosa rimane di esso...
Il 13 luglio 2008 un inviato speciale della testata Il Giornale scriveva in tal proposito: “...Sei anni di indagine, e poi altri sei di un processo che nessuno sembra aver fretta di chiudere da quando è venuta alla luce una strana storia di milioni di dollari all’ex Pci-Pds-Ds. Nel dibattimento in corso a piazzale Clodio sui presunti dossieraggi illeciti effettuati da Francesco Pazienza per ricattare Luciano Violante (il tutto a margine delle indagini sulla morte del poliziotto Samuele Donatoni ucciso da «fuoco amico» nel tentativo di liberare l’imprenditore Giuseppe Soffiantini) a sorpresa spuntano i verbali di interrogatorio di Massimo D’Alema, dell’ex responsabile giustizia dei Ds Pietro Folena, dell’allora presidente della Camera, e di altri funzionari di partito. I quali non parlano solo sull’associazione capitanata dal faccendiere ligure e da agenti infedeli, ma rispondono a domande su flussi di denaro e progetti internazionali oggetto d’investigazioni da parte della polizia. Il processo si è andato via via sgonfiando per le accuse inconsistenti (stigmatizzate in un dossier al Csm) e perché sei degli otto imputati hanno approfittato della prescrizione. I restanti due, entrambi agenti di polizia, hanno invece deciso di andare avanti per amor di verità da un processo che ha visto finire nei guai anche il teste dell’accusa, il dirigente Raffaele Clemente, indagato per falsa testimonianza, poi archiviato...”
Ma c’è da dire anche che l’archiviazione ottenuta dal Funzionario denunciato, rispecchia i termini di un canone puramente “tecnico-giuridico”, non certo nel merito delle accuse mossegli dagli imputati alle quali, ancora oggi, nessuno degli addetti ai lavoro, ha dato una risposta!
Nel 1999 il giornalista Ennio Remondino (oggi in pensione ) avrebbe “riconosciuto” da una foto uno dei poliziotti oggi imputati quale “guardaspalle” di un amico del Pazienza il quale a sua volta, avrebbe ordito una specie di ricatto nei confronti dell’allora onorevole Luciano Violante.
Oggi però in aula, 18 giugno 2011, il teste del P.M. Ennio Remondino, non solo ha espressamente confermato di non ricordare assolutamente il contesto di quel presunto “tentativo di ricatto”, ma nel contesto Remondino, non ha riconosciuto neanche il poliziotto che allora, invece, aveva “perfettamente” riconosciuto.
A dirla tutta, Ennio Remondino oggi, in aula dibattimentale, ha dichiarato: “IO NON HO MAI VISTO QUESTO SIGNORE IN VITA MIA, ASSOLUTAMENTE, NON L’HO MAI VISTO”, chiaramente il poliziotto che allora fu “riconosciuto in foto” oggi era presente, in piedi, sereno come sempre, dinnanzi al teste e al Tribunale...
Infine Remondino, sulla scia di un vero e proprio “volo radente”, ha dichiarato: “MAI HO CONTATTATO VIOLANTE PER QUESTO MOTIVO, MAI IN NESSUN MODO HO SEGNALATO A VIOLANTE DI QUESTO EPISODIO!”
Invece l’allora Presidente della Camera l’Onorevole Luciano Violante, coglie l’attimo del presunto “dossieraggio” nei suoi confronti resogli noto solo dalla stampa (rif. Il Messaggero del 30 ottobre 1999) e nella seduta della Camera dei Deputati nr. 366 del 02.10.2003 sul tema: Campagne di criminalizzazione di avversari politici - nn. 2-00904, 2-00905, 2-00906 e 2-00907, e vi impronta la sua campagna:
PRESIDENTE: L'onorevole Violante ha facoltà di replicare per la sua interpellanza n. 2-00904.
LUCIANO VIOLANTE: "Signor Presidente, penso che dovremmo fornire al Governo alcuni elementi perché possa rispondere in modo più completo, anche ai servizi di sicurezza, che forse sono all'oscuro di una serie di vicende e fatti italiani recenti, onorevole Ventucci. Io mi associo alle questioni che ha posto il presidente Castagnetti. Con tutto il rispetto per lei - sa che, al di là delle forme, la rispettiamo - però avremmo preferito il ministro dell'interno, perché la questione riguarda specificamente lui. Però andiamo al dato politico.
Il dato politico è questo. La Commissione Telekom-Serbia è nata ed è stata condotta come strumento di aggressione politica nei confronti dell'opposizione; il Presidente del Consiglio Berlusconi, l'attuale Presidente del Consiglio, subito dopo le elezioni del 2001, riunì i parlamentari della maggioranza - credo ci fosse anche lei in quanto parlamentare della maggioranza - e disse in quella sede che bisognava istituire le Commissioni su Telekom-Serbia, Mitrokhin e Tangentopoli al fine di attaccare l'opposizione. Questa Commissione è nata con un mandato politico preciso, e il mandato politico l'ha cercato di svolgere la maggioranza di quella Commissione e il presidente come potevano, cioè male, perché non c'erano dati; è stata costruita, con l'aiuto del giornale della famiglia del Presidente del Consiglio, un'azione quotidiana di criminalizzazione dei maggiori esponenti dell'opposizione, dopo di che si sono ritrovati con un pugno di mosche in mano. Oggi noi chiediamo che la Commissione vada avanti, che accerti la verità, primo, su chi ha mandato Marini. Infatti, onorevole sottosegretario, non è che uno scaricatore dei mercati generali di Brescia la mattina si alza, mette insieme un po' di fogli fotocopiati e sistemati in qualche modo e va ad accusare il Presidente della Commissione europea, il segretario del maggior partito di opposizione, l'ex ministro della difesa, il sindaco di Roma, l'onorevole Rutelli, e così via. Ma scherziamo? Chi ha detto di fare questa operazione? Chi ha dato i nomi? Chi ha messo in contatto queste persone con il presidente della Commissione? Il presidente Castagnetti ha fatto un quadro molto chiaro dei personaggi che sono ruotati intorno alla Commissione; uno di questi coinvolti è un personaggio legato a gruppi di persone di Napoli che facevano falsi dossier. Mi scusi, le hanno fatto dire una cosa che è sbagliata: non è vero che non ci sono organizzazioni; c'è un processo in corso, a Roma c'è un altro processo in corso contro un'altra organizzazione, che aveva creato un falso dossier su chi le sta parlando, dal quale doveva risultare che io, insieme al capo della polizia, mi ero diviso i soldi del sequestro Soffiantini. È chiaro?"
Potrebbe essere anche chiaro ciò che dice, però Luciano Violante, interrogato nel 1999 dal P.M. titolare del procedimento dei “falsi dossier” a Roma, non riferì di esserne a conoscenza, come mai non era chiaro allora?
Inoltre, dal carteggio ufficiale emerge che Violante non si è costituito parte civile nel processo che vede imputati i poliziotti, chissà perché...
A questo punto, o il “Dossier Soffiantini contro Violante” non è mai esistito, oppure è una vera “bufala giudiziaria” montata ad hoc, oppure è vero ma nessuno ne vuole parlare, tantomeno leggerlo, però c’è chi ne ha scritto molto...
Infatti, falsi o veri dossier a parte, sulla “strana morte dell’Ispettore Donatoni dei N.O.C.S.” il Giudice Mario Almerighi - guardacaso proprio il giudice che il 09.10.2008 ha emesso la sentenza di assoluzione dei sequestratori di Soffiantini per l’omicidio di Donatoni
(
http://www.ilrestodelcarlino.it/rovigo/2008/10/09/124024-omicidio_donatoni_cassazione.shtml
)
ha scritto un libro intitolato “MISTERO DI STATO - la strana morte dell’Ispettore Donatoni”, con tanto di prefazione dell’Onorevole Furio Colombo.
Ci si chiede, chissà cosa c’è scritto allora, nel tanto blasonato: “falso dossier contro Violante fabbricato da due Poliziotti” nel 1999?
Dossier della cui esistenza mai Ennio Remondino ha riferito a Violante (pur avendo avuto, quest’ultimo, fisicamente, il falso dossier in mano), però Violante lo usa come leva per avvalorare le sue tesi nella Seduta della Camera: “Campagne di criminalizzazione di avversari politici - nn. 2-00904, 2-00905, 2-00906 e 2-00907”.
Inoltre, tornando al processo in celebrazione, dalla testimonianza diretta di un Funzionario di Polizia M.B. della D.I.A., si è appreso che l’indagine avrebbe avuto inizio grazie ad una sua vera e propria “indagine d’iniziativa” mai riferita all’A.G., peraltro, indagine svolta per oltre tre mesi sulla base di confidenze verbali tra funzionari di Polizia, tralaltro, tutti gerarchicamente “superiori diretti” di uno dei poliziotti imputati che all’epoca né era collaboratore in un ufficio tecnico della Questura di Roma..
Queste le parole del funzionario di Polizia della D.I.A. oggi esaminato dal P.M. e contro-esaminato dalle difese dei poliziotti imputati: “IO ALL’EPOCA HO SVOLTO UN INDAGINE SOTTO COPERTURA, SULLA BASE DI UN ORDINE CHE MI FU IMPARTITO DAL MIO DIRIGENTE, SUPERIORE DIRETTO” e concludeva la sua difficoltosa testimonianza facendo il nome del Dirigente della Polizia che -a suo dire- nel 1999 l’aveva autorizzata “verbalmente” ad esperire una indagine sui colleghi, indagine taciuta quindi agli Uffici di Polizia Giudiziaria competenti e, soprattutto, ancor più grave, taciuta per mesi alla Magistratura. A tal proposito, ci viene in mente che la Suprema Corte di cassazione si è già espressa in merito alle Indagini illegittime, infatti, nella sentenza (Cassazione) 26454/2008 si rafforza l’inutilizzabilità degli elementi irregolarmente acquisiti.
Qui c’è addirittura l’illegittimità del’inizio stesso di un procedimento penale sfociato poi in un dibattimento dalle tematiche fumose e senza la reale commissione di reati, sembra che la Procura nei confronti dei poliziotti coinvolti, che non hanno accettato la prescrizione, abbia lavorato addirittura in modo “preventivo” nei confronti della commissione di eventuali reati e non “repressivo”.
Sorridiamo nel ricordare il noto film “Minority Report”, che in questo caso, sembra essere molto reale piuttosto che una trama futuristica fantascientifica dio un futuro in cui la Polizia prevede la commissione di diversi sul territorio ed arresta i colpevoli “prima” di aver commesso il reato stesso. Ma in questo processo, proprio come nel film, già da 13 anni non viene punito il fatto (che non avviene), bensì l'intenzione di compierlo e che porterebbe a concretizzarlo.
Incredibile, null’altro che incredibile, qualcosa in questo processo proprio non va...
Il P.M. titolare dell’inchiesta, ascoltato il funzionario, invece di procedere immediatamente nei confronti del suo teste per l’indagine illegittima e per l’omessa notizia di reato nei tempi previsti, ha taciuto.
Strano, ma non in questo - ancor più strano - processo...
Ci sono molti “perché” nei confronti dell’intuito investigativo del P.M. titolare di questo dibattimento e molti “perchè” soprattutto nell’operato degli investigatori, entità queste che hanno dato vita ad un complesso tramaglio di indagini monche e malfatte che sembrano nascondere diversi scheletri negli armadi di chi le ha svolte e non in quelli degli imputati, a quanto pare, i Poliziotti imputati hanno grandi armadi “aperti e puliti!”.
*************
A udienza finita, all’uscita del Tribunale riusciamo a parlare con uno dei poliziotti imputati, una nostra vecchia conoscenza, su cui manteniamo l’anonimato (per quella deontologia che diversi colleghi giornalisti dimenticano):Buongiorno M., ti ricordi di me, posso farti qualche domanda?
Risposta: “Certo che mi ricordo di te, non mi sei mai stato simpatico, però fammi le domande, ma ti avviso, che siano domande imbarazzanti altrimenti non ti rispondo!”
Ma cosa accade in questo processo? Sembra tutto cosi strano, teste dell’accusa che prima ricordano poi non ricordano, altri che ritrattano, altri che vanno a favore tuo come la moglie dell’imprenditore a cui la procura dice che avresti fatto una estorsione, altri testimoni che invece si sono resi irreperibili e che sembra siano andati a rifugiarsi in addirittura in Brasile, mi puoi dire qualcosa?
Risposta: “Mah, come sempre c’è poco da dire, ha già detto tutto la pubblica accusa! Nella metà del 1997 mi è arrivato un avviso di garanzia, poi un altro a fine 1997 addirittura contemporaneamente da due procure (Roma e Grosseto) per la medesima indagine, poi, ancora un ulteriore avviso di garanzia nel 1998, ed ancora un altro nel 1999, paradossalmente sembra che la procura di Roma lavori solo per me!”
Ma come mai questo accanimento nei tuoi confronti?
Risposta: “No Marco, nessun accanimento nei miei confronti, in Procura tutto questo lo chiamano semplicemente ‘atto dovuto’. Dovuto a chi non lo sò, però per loro è un atto dovuto, è un atto dovuto non ascoltare testimoni giusti, è un atto dovuto far passare a testimone della pubblica accusa chi doveva essere arrestato di diritto e viceversa, è un atto dovuto evitare di far transitare atti ufficiali a mio favore, è un atto dovuto nascondere o dimenticare delle informative, mentire addirittura è un atto dovuto, ma il tutto, è sempre e solo un atto dovuto ...”
Ti vedo spento, eppure finora, i testimoni dell’accusa hanno fatto tutti autogol!
Risposta: “Caro Marco, sono troppo avanti con l’età per giocare a guardia e ladri con questa gente! Sembra che in aula il P.M. diriga il processo e non il giudice, il giudice infatti, non fiata! Ho depositato oltre 1000 pagine di spontanee dichiarazioni in cui emergono oltre 78 notizie di reato nei confronti degli investigatori ma tutti tacciono...Poi a seguire, la procura ha speso miliardi per investigare su di me, secondo te può perdere questa partita? Questa è la Giustizia Italiana, mi vergogno per loro, perché alcuni di loro non sanno neanche cosa sia la vergogna”.
Ma tu sei in servizio vero? A me alcuni tuoi colleghi mi hanno riferito che sei anche molto rinomato, insomma, sei uno di quelli che in una Questura fa la differenza...
Risposta: “Si, sono in servizio ed opero in un delicato settore operativo della Polizia di Stato, per ovvi motivi non rivelerò la mia sede di servizio. Sul fatto che sono rinomato, mah, non so proprio cosa dirti, forse sarò rinomato in negativo? Io faccio il mio e cerco di farlo bene, però ti posso dire che solo nell’ultimo anno 2010-2011 ho ricevuto un paio di proposte di Lode, una proposta di Encomio Solenne per aver salvato una vita umana, molti premi in denaro direttamente dal mio attuale Questore e diversi Compiacimenti per delicate operazioni di Polizia Giudiziaria. Ora, magari, valuta tu se quello che faccio può essere utile alla società e se sono serio nel mio lavoro...”
Del tuo stato di servizio eccellente ero stato informato, anche perchè ho letto molti dei tuoi interventi di Polizia Giudiziaria nelle pubblicazioni dei media nella provincia in cui presti servizio... Mi riveli ora qualcosa di serio su questo processo? Qualcosa di più che delle frasi fatte?
Risposta: “Nessuna rivelazione, nessuna anticipazione, posso solo riferirti ufficialmente che muoverò pesanti azioni giudiziarie nei confronti di tutti coloro che in questo processo hanno mentito dinnanzi il tribunale, chiunque essi siano, giornalisti, funzionari di Polizia o altro, sperando che le mie denunce non vengano assegnate tutte allo stesso P.M. e che non vengano tutte sistematicamente archiviate, perché c’è anche questo rischio, così come ho già esposto in una sonora denuncia che ho già depositato presso il C.S.M.”
Ho capito, ho capito a cosa alludi e fai bene! So che sei uno scrittore-saggista abbastanza affermato, ho letto anche la tua ultima pubblicazione, il libro inchiesta sul terremoto di L’Aquila, molto interessante. Ho sentito che vorresti scrivere un libro sulla vicenda che ti vede coinvolto con Francesco Pazienza, i falsi dossier contro Violante ed altro, è vero?
Risposta: “Beh, è vero in parte. Ti spiego meglio. Non scriverò io il libro, per ora sono in contatto con la famosissima scrittrice investigativa Mary Pace. Lei si è appassionata al mio caso e posso anticiparti che in molti rimarranno imbarazzati da ciò che ne verrà fuori, sai, di nomi eccellenti ce ne sono molti nel fascicolo che mi vede coinvolto, forse, ad onor del vero, sulla scia del famoso Andreotti mi viene quasi voglia di dire che: “Le domande non sono mai imbarazzanti quanto lo sono le risposte”. Ti garantisco che su determinati argomenti che vanno da Soffiantini ad un certo Paolo Farsetti della pista Bulgara, al denaro che dovevano presumibilmente ricevere alcuni politici DS, beh, su lati oscuri dell’indagine ce n’è da dire, anche perché è tutto ufficiale e scritto negli atti della procura di Roma, basta acquisirli e leggerli bene! Inoltre, chi ha sbagliato è giusto che paghi, io sto pagando da 13 anni al posto dei veri responsabili di una macchinoso processo basato sul niente che però, ha favorito molti trasferimenti e promozioni!
Marco, ora devo andare, la prossima udienza è stata calendarizzata per il 15 ottobre 2011, ritorna e ne sentirai delle belle anche in quella data.”
Chi è Paolo Farsetti?
Risposta: “Beh, a dirla tutta sembra un personaggio Dannunziano! Paolo Farsetti è uno, nessuno e centomila! Posso dirti che il mio intuito mi ha portato a credere che in aula dibattimentale, meno si è fatto questo nome, meglio è sempre stato per tutti! D'altronde, anche altri nomi eccellenti che erano all’interno del fascicolo, oggi, sono completamente scomparsi, mai esistiti. Però, sai, basta scavare e credo che Mary Pace sia la persona adatta a questo compito!”
Grazie M. sei stato gentile come sempre, alla prossima, tieni duro, salutami i tuoi colleghi, so che anche loro sono agguerriti ed alla ricerca della verità.
Risposta: “I miei colleghi coinvolti nella squallida vicenda sono Poliziotti con la “P” maiuscola, in molti qui dentro abbassano lo sguardo quando li vedono camminare in tribunale, potrebbero insegnare a fare i poliziotti a molti individui che si credono “specialisti” e magari, non parlano neanche l’italiano! Credo di aver detto tutto.”
Beh, alla luce di quello che è emerso oggi, cari lettori c’è ben poco da aggiungere, quindi, vi rimando alla prossima puntata, dopo il 15 ottobre 2011 nel dibattimento in cui si celebra a stento ciò che rimane della fantomatica e mai esistita: “Banda Pazienza”.
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http://www.ilgiornale.it/roma/soffiantini_dossier_e_veleni_nel__processo_dollari_ds/13-07-2008/articolo-id=275811-page=0-comments=1
http://www.cristianolovatelliravarinonews.com/articoli/decristofaro.htm
http://blog.libero.it/lavocedimegaride/3424047.html
http://massimilianodecristofaroilprocesso.blogspot.com/2008/01/processo-francesco-pazienza-quattro.html
http://massimilianodecristofaroilprocesso.blogspot.com/2008/07/processo-pazienzadossier-soffiantini.html
http://fondazioneivstitia.blogspot.com/2008/01/processo-pazienza-no-grazie-pereferiamo.html
caro marco, questo processo è una bufala giudiziaria, e il popolo italiano paga!
RispondiEliminaMa perchè tutti gli articoli sono in inglese?
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