venerdì 3 giugno 2011

Proposta di legge per la sovranità monetaria

Salvarci dall'EURO

Proposta di legge
di iniziativa popolare


Non abbiamo quasi nessuna possibilità di salvarci dalle negative conseguenze dell'euro che diventeranno sempre più pesanti per la nostra economia dato che i risparmi imposti dall'Ue a causa del debito uccidono tutte le energie e le attività economiche e culturali. Purtroppo nessun partito si fa promotore dell'abbandono dell'euro, malgrado si tratti di una decisione fondamentale da prendere prima che tutto l'edificio crolli per la sua mancanza di fondamenta.

Gli Italiani Liberi, convinti di questa necessità, vogliono far conoscere a tutti i loro amici e ai lettori del sito l'esistenza di questa proposta di legge popolare, organizzata dall'amico monetarista Savino Frigiola, pubblicandone il testo e invitandoli, se vogliono, a farla conoscere a loro volta.

Ida Magli
ItalianiLiberi | 22.05.2011


Comitato per la presentazione della legge
Proposta di legge di iniziativa popolare

Savino Frigiola | 16.05.2011

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Comitato per la presentazione della legge d’iniziativa popolare

Il perdurare della crisi economica ed occupazionale spinge inesorabilmente a far comprendere ai lavoratori ed ai datori di lavoro la necessità di recuperare la perduta sovranità monetaria nazionale. Fisiologicamente in economia la moneta ha la stessa funzione dell’acqua nell’organismo umano: entrambe pertanto debbono essere pubbliche poiché svolgono la funzione di pubblica utilità. La “Teoria del Valore Indotto della moneta” enunciata da Giacinto Auriti, confermata dalla successiva denuncia dei patti di Bretton Woods sin dal 15 agosto 1971 da Nixon, hanno definitivamente stabilito che il valore della moneta è conferito dai cittadini che la utilizzano e non dalle banche centrali che l’approntano. L’attuale crisi economica ed occupazionale, lungi dall’essere superata, è stata realizzata con la violenta sottrazione di liquidità dal mercato e pubbliche amministrazioni, nonché dalla massa debitoria generata dall’emissione monetaria ad opera dei privati e dal pagamento dei relativi interessi passivi. Il recente patto di stabilità europeo ci impone il rientro del debito pubblico di un ventesimo ogni anno dell'importo che eccede il 60 % del PIL, circa 45 miliardi di Euro ogni anno (il doppio della già pesante finanziaria in corso). Un simile salasso da cavallo il nostro “Sistema Paese”, già fortemente debilitato non è in grado di poterlo sostenere. Per rilanciare i processi produttivi ed occupazionali abbiamo l’assoluta necessità di poter ridisporre almeno della liquidità che ci è stata fatta sparire con le truffaldine operazioni finanziarie legate ai bond cabriolet profusi a piene mani, senza indebitarci ulteriormente verso il sistema monetario che ha anche il potere di poter aumentare i tassi a suo piacimento, che lui stesso incassa. Occorre agire rapidamente per bloccare la crisi come quelle imposte a Islanda, Irlanda e Grecia, poiché dopo Portogallo, Spagna e Belgio, ora sotto tiro, siamo i primi della lista. Lo Stato Italiano deve smettere d'indebitarsi per monetizzare il mercato o per pagare i suoi titoli di debito che vengono quotati dalle società di rating secondo le desiderate della cricca monetaria. Se i titoli di debito dello Stato sono buoni e valgono, al punto da essere accettati e scontati dagli avveduti e prudentissimi banchieri privati, debbono valere anche i titoli monetari emessi dallo stesso Stato. Poiché vantiamo una positiva ed invidiabile esperienza di emissione monetaria diretta da parte dello Stato, occorre che il mondo della produzione e dei consumi, abbandonati dalla “politica” in balia dei banchieri, si coalizzino per costringere la Pubblica Amministrazione a riassumere il ruolo che le compete, a tutela degli interessi dei cittadini tutti, mediante la guida economica dell'intera Nazione che non può essere disgiunta da quella monetaria, sciaguratamente affidata alla “cupola” dei banchieri. Abbiamo constatato ciò che accade quando si demandano queste funzioni ai famelici banchieri privati. E' opportuno smettere di non vedere che la politica è riuscita a mettere i topi a guardia del formaggio. Poiché quando si hanno i topi in casa non si può guardare al colore dei gatti, e opportuno che tutte le categorie economiche e produttive, nell’interesse generale, si apprestino a fornire i propri gatti anche se dai colori più variegati, affinché si possa con una azione comune realizzare la derattizzazione nelle “Casse dello Stato” di proprietà di tutti i cittadini. Lo Stato deve tornare a battere moneta in nome e per conto dei propri cittadini; acquisirne la proprietà a titolo originario per rilanciare economia, occupazione e ricerca come da centennale esperienza già effettuata dal 1874 al 1975. Ciò ha consentito, subito dopo l’unità d’Italia di realizzare tutte le infrastrutture necessarie al nuovo stato nazionale, compreso i famosi palazzi e quartieri “umbertini”, ancora esistenti, senza imporre tasse e senza accendere debiti. Successivamente utilizzando sempre la stessa emissione monetaria si sono realizzate una miriade di opere pubbliche ancora esistenti dalle inconfondibili linee architettoniche ispirate dal Piacentini. Tutto senza aumentare le tasse e senza aumentare il debito pubblico che anzi, sino al 1940 era rimasto stabile al 20 % (tra i più bassi della storia d’Italia) per passare poi al 25% nel 1945, dopo una guerra persa. Successivamente lo Stato continuò a battere moneta sino al 1975. Gli introiti così incamerati hanno seriamente contribuito alla ricostruzione del territorio nazionale devastato dagli eventi bellici (all’inizio degli anni 70 il debito pubblico era sceso al 20 %). Tutto ciò a conferma e dimostrazione che il debito pubblico è generato dall’emissione monetaria dei banchieri privati. Giova trarre profitto dalle esperienze altrui: in Islanda hanno cacciato i vecchi governanti e hanno già messo sotto processo otto banchieri, gli altri
sono fuggiti. Cominciamo con raccogliere le firme per il disegno di legge ad iniziativa popolare per non lasciare ai nostri figli un mondo peggiore di quello che abbiamo trovato.

14 maggio 2011
Savino Frigiola

Proposta di legge d’iniziativa popolare

Articolo N° 1

Lo Stato italiano, per la vigente sua Costituzione e per la positiva centennale esperienza pregressa, (dal 1874 al 1975) in nome e per conto dei propri cittadini torna ad emettere direttamente, in prima persona, titoli e valori monetari. Acquisisce a titolo originario il controvalore dell’emissione monetaria (esercitando il dovuto legittimo signoraggio) che iscrive direttamente all’attivo nel proprio bilancio.

Articolo N° 2

La gestione ed il controllo della circolazione monetaria vengono svolti dalla Repubblica Italiana mediante il Ministero del Tesoro e la Presidenza del Consiglio di concerto con il Consiglio dei Ministri. Il Ministero del Tesoro, mediante propri ispettori costituenti proprio Dipartimento, svolge l’attività ispettiva, di controllo e di indirizzo verso tutte le Aziende Bancarie di ogni ordine e genere. La creazione materiale della cartamoneta è affidata alla Zecca / Poligrafico dello Stato. Il Ministero del Tesoro esercita il controllo anche su tutta la circolazione finanziaria che si svolge per via elettronica e telematica

Articolo N° 3

L’immissione monetaria sul mercato nazionale avviene:

A ) Con l’esecuzione ed il pagamento delle attività e delle opere di pubblica utilità;

B ) Con le operazioni pronti contro termine tra il Ministero del Tesoro e le Aziende bancarie; tutto il denaro sarà loro disponibile al tasso corrispondente al puro costo di stampa, creazione e contabilità (circa 0,1 %), secondo modalità specificate in regolamento conseguente.

C ) Il livello di circolazione monetaria sul territorio nazionale è commisurato :
1 ) alle esigenze del mercato e del proprio sviluppo, alla ricerca tecnica e scientifica,
2 ) alla innovazione, alle attività sociali ed all’incremento demografico dei residenti

Articolo N° 4

Le Aziende Bancarie, alla stregua di ogni attività produttiva, sono assoggettate ai comuni e correnti obblighi fiscali e all’emissione delle relative contabili, con obbligo di rendiconto fiscale come tutte le altre aziende di mercato, E’ fatto divieto a tutte le Aziende bancarie e loro partecipate di possedere aziende produttive di qualsiasi altro genere o loro quote, anche indirettamente.
Analogamente è vietato a tutte le altre aziende di mercato di possedere Aziende bancarie o loro quote. Il costo per l’accesso al credito, ritenuto di pubblico e sociale interesse, per i cittadini e per le attività produttive, non potrà superare il tetto massimo del 2,50 % omnicomprensivo.

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