mercoledì 22 settembre 2010

Un Nuovo anzi un Antico Sistema di Valori

Un Nuovo anzi un Antico Sistema di Valori

A cura di O. Turi, A.A.T.

C’è una via d’uscita per la crisi sistemica finanziaria internazionale e per la crisi dei sistemi produttivi occidentali accecati e distrutti dalla ricerca spasmodica di produttività e profitto, c’è una alternativa al declino economico ed alla disintegrazione delle società occidentali?

Dalle pronunce del Magistero e dal principio di sussidiarietà è possibile trovare le indicazioni per una Economia di Mercato che non umili i principi cristiani e laici di primato della persona umana, di centralità della famiglia e di importanza delle comunità di vita e di lavoro che dia speranze di futuro alle nuove generazioni?


Economia in crisi, perché in crisi il sistema dei valori

L'attuale crisi economica ha portato alla luce una crisi dei valori che data da lungo tempo, ma che probabilmente non ha ancora portato alla luce la concatenazione tra il vulnus etico e il disastro ambientale, economico e sociale con il rischio di distruzione totale che incombe sui popoli e sulla terra.

Per quanto riguarda la crisi economica tutti i commentatori sono concordi nell'individuare le radici di questa crisi in convinzioni e comportamenti che risalgono a molto prima degli accadimenti degli ultimi tre anni.

In effetti, si tratta di prendere atto che ci sono state delle scelte dettate da scelte “razionaliste” unilaterali che hanno preteso la piatta coincidenza tra il proprio egoismo senza limiti e il bene collettivo, e con la sottomissione a tale egoismo delle leggi degli stati e dei trattati internazionali.

Questo approccio si è rifatto alla vecchia ideologia liberista che è divenuta, dopo il crollo del muro di Berlino, in un mondo in via di globalizzazione l’ideologia dominante da applicare al mondo intero ed il punto di riferimento unico per l'agire politico, economico e sociale.

Un liberismo che ha estremizzato l’agire per il proprio interesse e perseguire il proprio tornaconto in un concetto assoluto di libertà personale, intesa come possibilità di fare ciò che si vuole anche a discapito degli altri, senza alcun limite morale o normativo se non quello della propria convenienza immediata.

Un liberismo sfrenato veicolato dai mezzi di comunicazione di massa si è espresso come un edonismo senza limiti per la generalità delle persone e in un potere di arbitrio assoluto per la classe dirigente.

Questo edonismo-liberista ha trovato il suo culmine nella classe dirigente finanziaria internazionale che ha fatto demolire i vincoli ed eliminato i controlli nei comportamenti finanziari e commerciali, ciò unito alle dissennate politiche monetarie adottate dalla Fed, e poi dalla Bce, hanno determinato una politica di rapina a danno dei sistemi produttivi, della classe professionale e lavoratrice e delle altre componenti sociali fino a sottomettere gli stati all’ingordigia di questa classe, perché tutto il sistema doveva obbedire al “sano egoismo” dei più forti.

Ciò ha trasformato funzioni di servizio in funzioni di SCOPO del sistema, un sistema finanziario che a quel punto si è trasformato in un cancro, tutto teso a alimentare solo se stesso sottraendo risorse a tutti gli altri organi della società, tenendo sotto ricatto i governi e senza risorse il sistema produttivo.

Ha spostato nei paesi del terzo mondo la produzione in nome di incremento della produttività e di maggiori profitti, incurante dell’immane sfruttamento e dell’inquinamento senza limiti ivi praticato, e della riduzione in quasi schiavitù di masse sempre più vaste di lavoratori e cittadini.

Ha causato in occidente la distruzione di imprese, di competenze, di professionalità e di Valori che una economia senza produzione determina con livellamento verso il basso della dignità delle persone fino alla distruzione finale anche dei valori monetari per l’inflazione di prodotti cartacei, incurante che ciò alla lunga porti alla disintegrazione stessa della società.

E come approdo finale una classe dirigente che ha trovato chi ha indicato nel prostituirsi simbolicamente e praticamente come perdita della propria dignità (inteso anche come perdita del rispetto per l’ambiente e per gli altri) fino al più volgare meretricio come l’unica strada non già per il successo o la propria realizzazione, ma per la semplice sopravvivenza per se e per la propria famiglia.

Come si è potuto constatare però questa impostazione si è ritorta infine contro quelli stessi che l’avevano teorizzata e perseguita per arricchire se stessi mentre già nel 2007 dovevano fallire tutti miseramente a dispetto dell’immane risucchio di risorse attuato negli anni precedenti, ma contando sul loro potere di ricatto e supplenza sul potere politico hanno fatto varare un piano straordinario di aiuti che ha ulteriormente scaricato sugli stati e sulle classi sociali già parassitate i passivi accumulati costringendo sotto una spada di Damocle le nazioni, ora in condizioni precarie e che non hanno le risorse per garantire il livello benessere raggiunto né di sostenere o rilanciare lo sviluppo.

Una classe dirigente che ha abbandonato il pluralismo, la divisione dei poteri il riconoscimento di uguale dignità per tutte le componenti della società ed il sano principio della destinazione sociale delle risorse come criterio fondante di un rispetto del mondo e dell’ambiente eredità per le generazioni future, di una vita collettiva pacifica ed armonica e di una vita individuale realizzata pur nella sana competizione di mercato.

Tale classe ha mantenuto immutata l’ideologia del liberismo-edonista malgrado che l’assenza di valori verso la convivenza civile e la condivisione comunitaria stia distruggendo la società dall’interno ottenendo frutti opposti a quelli propagandati; ideologia mantenuta a dispetto dei disastrosi risultati raggiunti anche per se stessa essendosi salvata contraddicendo tutti i presupposti di non intervento dello Stato, mantenendo per se stessa l’edonismo ed il denaro delle banche centrali e riservando il liberismo ed i debiti per gli Stati e per le altre classi.

Un sistema è inadeguato ed iniquo

Il sistema è inadeguato perché è in crisi malgrado che mai come ora lo sviluppo della tecnologia, dei sistemi di produzione ma soprattutto della conoscenza hanno reso possibile la produzione di beni materiali e la risoluzione dei più diversi problemi,

Il sistema è iniquo perché mai come ora la ricchezza si è concentrata nelle mani di pochi ai quali sono andati anche tutte le risorse monetarie aggiuntive stampate dalle Banche centrali e mai come ora si assiste all’incremento delle già ampie fasce di povertà di mezzi materiali, anzi all’espandersi della povertà nei paesi occidentali con la gioventù condannata a non avere un futuro e con milioni e milioni di uomini in miseria che vorrebbero offrire il loro lavoro, applicare-sviluppare le loro professionalità e realizzarsi come persone con una famiglia nella società ma non possono, che avrebbero bisogno di merci che il loro lavoro potrebbero produrre ma manca la risorsa base per mettere in moto il sistema, manca la moneta.


Ma l’iniquità e l’inadeguatezza del sistema data da ben prima della fase distruttiva attuata dalla ideologia LIBERISTA-EDONISTA che, suo malgrado, ha avuto il merito di evidenziare estremizzando tali inadeguatezze.


Il sistema è inadeguato:

1. perché la moneta viene prodotta a debito dalle banche centrali, innestando in tale modo il debito degli Stati che cresce per forza propria fino a renderli inadempienti e ad azzerare la loro capacità di effettuare interventi anticiclici per attutire la crisi con il sostegno dei consumi e della produzione.

2. perché l’ interesse richiesto dalle banche commerciali (su denaro creato dal nulla) non ha una correlazione con la produttività del sistema e pertanto con la sostenibilità di tale interesse in tal modo viene risucchiando tutta la rendita del sistema obbligando gli stati e le imprese ad indebitarsi ulteriormente per realizzare gli investimenti.

3. ed infine perché detti interessi non vengono materialmente “stampati” da nessuno, per cui ciò che viene a crescere è una irresistibile montagna di debiti a cui non corrispondono attività liquide in grado di compensarli; questi debiti nascosti dai sempre nuovi prestiti concessi dalle banche, riappaiono improvvisamente quando il gap diviene Evidente e deflagrante per la richiesta di rientro dei debiti da parte delle banche, in tal caso la mancanza di attività impedisce agli attori economici di trovare la moneta sufficiente da restituire alle banche e necessariamente una massa di imprese proporzionale al gap è costretta a fallire per colpa del sistema indipendentemente dalla propria efficienza.

3/bis. Come ultimo fattore su un sistema di per se fragile si è innestato il sistema finanziario internazionale con attori le principali banche di affari, le quali si sono organizzate come un super sistema che ha moltiplicato per mille la capacità di creare obbligazioni (debiti strutturati) con nuovi strumenti ed è venuta ad avere nella prima fase attività inesauribili con cui ha soggiogato Stati e mass media corrompendo tutte le classi dirigenti dei vari Stati nessuno escluso, per poi essere la causa di un default non risolvibile quando è divenuto evidente che le obbligazioni si basano sul niente, non essendoci appunto attività in grado di sostenere debiti che ammontano a 10, 20, 60 volte il pil mondiale.

Ragioni storiche di tale inadeguatezza


Tale sistema affonda le sue radici ben prima della nascita, nel 1694, della Bank of England (BOE), prima banca centrale quando il denaro metallico era una merce rara e veniva prestato appunto dai possessori dietro pagamento di un interesse; La motivazione addotta alla nascita di un ente autonomo dal potere politico è stata quella di distinguere il potere di emettere moneta dal potere politico, per un generale bilanciamento dei poteri tipico del sistema inglese poi copiato dai continentali e anche affinché il valore della moneta risultasse sostenibile e garantita una volta che la stessa si è staccata appunto dalla base metallica.

Ma la situazione è divenuta paradossale perché oggi nei sistemi democratici la moneta viene emessa in nome e per conto dello stato cioè dei cittadini tuttavia non è a disposizione né dello Stato né dei cittadini ma è a disposizione del sistema bancario che da servitore è divenuto padrone del sistema.


Comunque finalmente l’iniquità ma anche l’inefficienza del sistema viene ormai denunciato da numerose personalità ed autorevoli cattedratici compresi alcuni premi Nobel per l'Economia, e non solo da ideologi antisistema anche perché tale sistema a causa dei suoi stessi errori ed ingiustizie è entrato in un corto circuito di auto delegittimazione visto che le banche d’affari non si fidano più una dell’altra atteso che tutte hanno risorse insufficienti per onorare le reciproche obbligazioni.

Uno per tutti possiamo riportare in sintesi il pensiero di Maurice Allais che paragona i banchieri ai falsari, e noi aggiungiamo con la differenza che i falsari almeno non pretendono gli interessi, dove la “patente statale” non ne codifica la natura al massimo sono dei bucanieri, dei corsari e non dei pirati ma vivono comunque di rapina (altra cosa sarebbe un sistema che regolamentato e compensato non facesse periodicamente morire le industrie che ha aiutato a far nascere).


Tutto ciò pone la necessità di una rivisitazione delle basi costitutive del sistema per la banale ragione che non ha senso che il mondo muoia per fare felici i banchieri, o meglio per dare loro la sensazione di essere i padroni del mondo visto che non garantisce i soggetti titolari dei diritti, non garantisce la possibilità di intervento da parte degli Stati, non garantisce la sostenibilità e la migliore allocazione delle risorse, non garantisce un futuro vivibile alle giovani generazioni, visto infine che non garantisce nemmeno la sostenibilità della politica di rapina attuata dai gestori che pur chiusi nelle loro castelli sono accerchiati dai debiti che minano alle basi le loro costruzioni di carta.


La Voce del Magistero e principi Etici

La Chiesa su questa materia e su questa nuova classe di banchieri e speculatori finanziari non ha esitato a pronunciarsi, condannando senza appello l’immane concentrazione di potere, senza un contrappeso e senza controlli detenuto da tali privati, animati solo dalla molla dell’interesse e dell’arbitrio personale e di come un simile istituto senza regole fosse un potere di condizionamento e ricatto inaccettabile in grado di sottomettere persone e Stati perché vengono ad avere in mano la capacità di decidere della vita o della morte delle persone (e di converso oggi anche degli Stati).

Tale denuncia venne fatta già al tempo della Grande Depressione, infatti così scriveva profeticamente già nel 1931 nella Quadragesimo Anno, il pontefice Pio XI:

Capoverso 105

. E in primo luogo ciò che ferisce gli occhi è che ai nostri tempi non vi è solo concentrazione della ricchezza, ma l'accumularsi altresì di una potenza enorme, di una dispotica padronanza dell'economia in mano di pochi, e questi sovente neppure proprietari, ma solo depositari e amministratori del capitale, di cui essi però dispongono a loro grado e piacimento.

106. Questo potere diviene più che mai dispotico in quelli che, tenendo in pugno il danaro, la fanno da padroni; onde sono in qualche modo i distributori del sangue stesso, di cui vive l'organismo economico, e hanno in mano, per così dire, l'anima dell'economia, sicché nessuno, contro la loro volontà, potrebbe nemmeno respirare.”


In tale enciclica troviamo molto interessante il paragone tra mezzi monetari e il sangue; orbene può un organismo collettivo lasciare completamente ad un interesse privato esterno la gestione di una funzione così essenziale per la propria sopravvivenza come la produzione e la regolamentazione del “sangue” disponibile? Cioè è una scelta Eticamente ammissibile per in organismo collettivo abdicare ad organi esterni la decisione se lui stesso ed i suoi componenti abbiano l’autorizzazione a vivere o siano condannati a morire? Non è forse una necessità etica del diritto della persona ormai premettere ai diritti civili e politici i diritti a disporre delle condizioni di base di vita e di realizzazione (tra cui rientra il lavoro non a caso garantito dalla costituzione ma rimasto lettera morta) e che in tale ambito la produzione e la regolamentazione della moneta è pertanto un diritto irrinunciabile per una comunità di vita e di lavoro e che pertanto iè ormai irrinunciabile che tale comunità possa disporre delle risorse finanziarie in funzione delle capacità e dei bisogni dei suoi componenti, dove il “sangue” delle risorse monetarie è già altamente indispensabile per attivare le potenzialità delle capacità produttive, base indispensabile per avere le risorse per soddisfare i bisogni della comunità?

Prova ne sia che oggi, cioè a cominciare dal 2008 assistiamo sgomenti al fatto che una crisi che ha riguardato semplicemente le società dei famosi prestatori di sangue a livello internazionale ha privato del livello minimo di sopravvivenza le imprese produttive nazionali, e nel caso italiano ha condannato una percentuale alta di esse al fallimento, intorno al 40%, facendo crollare la produzione industriale del 33 % ed il Pil del 6 %;

Quest’anno sempre un organismo esterno con una decisione unilaterale chiamata Basilea 3 minaccia di ordinare alle banche di diminuire ulteriormente il flusso di “sangue” e di condannare altre imprese, al fallimento, senza che le comunità che si vedranno private dei posti di lavoro e delle merci possano dire o fare alcunché, condannando una serie di paesi a deficit commerciali per acquisti di merci dall’estremo oriente, da compensare con prestiti quando i loro debiti hanno raggiunto un livello insostenibile; Possiamo assistere inerti a tutto questo?



La Fiducia, la Moneta ed altro


Considerando che oggi la moneta non è più la rappresentazione di valori metallici o di altre partite attive presenti presso la Baca Centrale o presso le banche commerciali diviene evidente che fiducia è un elemento ancora più importante sia del valore della moneta come lo è sempre stato della attività economica.


Inoltre i sistemi democratici, a differenza di quelli dittatoriali, si basano sul contratto sociale e su un intreccio di relazioni fiduciarie appunto tra i cittadini e tra lo stato ed i cittadini dove la buona fede diviene la linfa vitale che permette all’organismo sociale ed ai suoi cittadini di vivere e prosperare.


Sorvolando sulla anomalia della realtà italiana che non garantisce la difesa e la tutela della buona fede visto che anche il sistema giudiziario considera legittimo stracciare tale principio e che addirittura punisce quelli che si dovessero affidare alla buona fede della controparte, tuttavia fin’ora nelle nazioni anglosassoni e nelle nazioni di più antica democrazia tale principio era stato attentamente tutelato fin’ora.


Ora invece si assiste alla messa in crisi di tale principio da parte di tutte le classi dirigenti di tutti i paesi del mondo, dove c’è una sempre maggiore distanza tra le dichiarazioni ufficiali e i loro comportamenti come tra aspettative artificiosamente in dote ed i successivi accadimenti.


Infatti una delle prime cose che sono state distrutte dalla attuale crisi, come abbiamo già accennato, è stata la fiducia (le banche d’affari dal 2007 non ne hanno più tra di loro).


Con l’assurdo che i massmedia ed i massimi politici (italiani e non) i rappresentanti delle banche centrali gli uomini d'affari con bugie e mezze verità, per un lungo periodo di tempo, hanno addirittura additato a responsabili della crisi i giornalisti che informavano l’opinione pubblica sulla situazione finanziaria e monetaria mondiale, e con una martellante campagna pubblicitaria sta ora cercando appunto di far rinascere la fiducia, e ciò mentre falliscono le imprese, mentre centinaia di migliaia di operai ed impiegati vengono licenziati o messi in cassa integrazione, mentre lo stato ha licenziato migliaia di precari e a ridotto investimenti e spese in settori strategici come formazione e ricerca, e anche quelle per la sicurezza, e contemporaneamente mentre una serie di prodotti finanziari tossici ha fatto perdere milioni e milioni di euro a moltissimi investitori e ha creato un buco immenso nei bilanci degli enti pubblici locali si parla di debiti ristrutturati con prodotti tossici (per effetto e delle bugie raccontate agli amministratori locali da parte delle finanziarie) che si sono moltiplicati e che ammontano a 80 miliardi di euro o molti di più.


Continuiamo analizzando i comportamenti pratici dei massimi poteri internazionali politici e finanziari per far rinascere la fiducia nella gente:

  1. hanno dato il nulla osta a salvare banche e finanziarie senza modificare le leggi che hanno permesso comportamenti illeciti alle suddette finanziarie.

  2. hanno permesso che i dirigenti continuassero a percepire bonus miliardari pagati proprio con quei soldi che erano stati regalati, quando quei dirigenti dovevano essere licenziati per i falsi in bilancio ed crimini finanziari commessi e magari essere assicurati alle patrie galere o minimo a chiede il sussidio di disoccupazione e non continuare invece imperterriti la vita da nababbi.

  3. con i soldi ricevuti le finanziarie hanno giocato in borsa utilizzandolo come fosse una roulette truccata, e moltiplicando i valori a dispetto di qualsiasi valutazione degli effettivi valori economici intascando plusvalenze togliendo ai titoli qualsiasi contatto con la realtà produttiva che nel frattempo ha continuato a contrarsi.

  4. con gli stessi soldi hanno giocato sui generi alimentari portando alla fame milioni di persone con rivolte popolari per diversi paesi dell’estremo oriente fino all’Egitto, la stessa cosa hanno fatto con il petrolio.

  5. Ed inoltre hanno giocato con assicurazioni cds contro i paesi che avevano concesso loro finanziamenti determinando un aumento del costo del debito per cui come si dice oltre il danno la beffa. Tutto Questo per citare solo alcuni degli innumerevoli comportamenti anomali, che non sono certo i metodi per far rinascere la fiducia nella gente; purtroppo questa classe finanziaria che vuol dirigere il mondo non sa tenere in ordine nemmeno conti delle proprie aziende e che per salvarsi è disposta a stracciare tutti i criteri di correttezza commerciale e contrattuale, disposta a seppellire il mondo giocando contro le nazioni e trasformando i mercati in bische a cielo aperto non sapendo che insieme al mondo seppellirà pure se stessa, ma non esita a domandare più fiducia.

  6. girano voci di una volontà di questi finanzieri di far fallire imprese e far crollare i valori immobiliari per comprarsi a saldo la maggior parte dei beni del mondo, come si fa a nutrire fiducia nella correttezza di tutto questo sistema ?

  7. ed infine si assiste al fatto che l’istituto di emissione USA (ed in parte anche la BCE) abbiano emesso moneta in misura strabordante mentre si diffondono le voci di svalutazioni selvagge e di creazioni di nuove monete tipo Amero, con concambio 10 a 1 e svalutazione del 90 per cento,

Come si può pensare che questi comportamenti siano le condizioni per far rinascere la fiducia nella gente, fiducia che è alla base della convivenza civile, dei regimi democratici e dell’agire economico in tali sistemi e infine fiducia che è alla base del valore della moneta visto il suo definitivo sganciamento da altri parametri di riferimento (sperando che questi comportamenti non siano dettati proprio dalla volontà di affossare i regimi democratici affinché la gente per difendesi dalla rapacità dei banchieri non invochi regimi dittatoriali che poi verrebbero comunque gestiti dalla stessa banda di Banchieri).


Moneta locale in caso di crisi di fiducia o di default


Qualora le comunità locali dovessero rispondere a rischi default e a possibili scenari apocalittici di collassi e sconvolgimenti generali e alla conseguente crisi di fiducia nella moneta, e qualora si volesse rispondere in maniera adeguata ad una crisi del genere con una moneta locale, affinché la moneta non sia solo uno strumento di nicchia dei nullatenenti, o di circuiti ristretti tipo industrie, tale moneta dovrebbe essere agganciata a valori solidi e niente risponde meglio a questa esigenza dei Valori Immobiliari.

L’esposizione richiederebbe una narrazione più articolata ma in estrema sintesi; I sistemi possono essere diversi ma ne volgiamo citare due che ci sembrano i più significativi:

  1. si potrebbe usare sia il sistema realizzato in Pennsylvania (prima dell’indipendenza americana) in cui la banca locale di emissione emetterebbe moneta nella misura doppia del valore degli immobili dati in garanzia dai prenditori e creerebbe così il circolante necessario all’economia.

  2. si potrebbe utilizzare la moneta obbligazionaria dove l’ente locale mette in garanzia il proprio patrimonio mobiliare ed emettendo obbligazioni (zero coupon a dieci anni redimibili o cambiabili in azioni di una impresa s.p.a. che promuova la vendita dei prodotti locali),

e niente esclude che vengano utilizzati ambedue i sistemi e non esiste impedimento che sulla facciata frontale le due moneta siano uguali essendo differente solo in rovescio ma unico il sistema di garanzia della circolazione della moneta, ma potendo in tal modo svolgere due funzioni diverse una l’attività imprenditoriale, e l’altra il sostegno all’avvio di nuove attività, alla formazione, alla ricerca e ai costi della pubblica amministrazione.

Niente esclude la validità del sistema fiduciario di circuito tipo Wir dove ognuno crea una moneta tipo baratto con crediti e debiti perché garantiti appunto dal circuito anche stampando certificati tipo cambiali, ma dietro o c’è ancora una società sana tipo la svizzera o non c’è alternativa al fidarsi come è avvenuto in argentina dopo il default causato dal ministro monetarista Cavallo, ha determinato il blocco economico completo e l’alternativa era di fidarsi o di morire di fame (morti per fame non solo metaforici come la cronaca ha avuto modo di documentare)


Piccolo accenno alla deindustrializzazione e alla globalizzazione

In questa sede si vuole accennare brevemente alle problematiche della deindustrializzazione conseguente alla globalizzazione, facendo due osservazioni delle molte che sarebbero necessarie.

E’ falsa la considerazione che se un prodotto costa meno all’estero importandolo si attiva un arricchimento della nazione, e se per caso questa dichiarazione non è vera perché allora continuiamo ad importare indifferenti prodotti dall’estero mentre ci avviamo verso una chiusura generalizzata delle fabbriche. di perdita di posti di lavoro distruzione della ricchezza e perdita irreparabile di professionalità?

Cercheremo di focalizzare il ragionamento sul grande imbroglio che si cela dietro la valutazione dei i valori tra oriente ed occidente utilizzando i valori monetari come equivalenti, è ciò dipende dal fatto che appunto perdendo una produzione non si perde solo il valore prodotto da una fabbrica ma insieme a ciò viene persa la capacità di fare, di innovare, di trovare sistemi sempre più efficienti per produrre (che significa perdita di conoscenza su materiali, tecnologie, logistiche, organizzazioni e conoscenze professionali che non si sarà più in grado di riprodurre nel futuro), e per gli uomini significa perdere la possibilità di realizzarsi, e per le comunità andare incontro alla disgregazione.

E pur non essendo dei tecnici di tali valutazioni possiamo tuttavia dire per ordine di grandezza, che con la perdita di una ditta l’economia locale viene a subire una perdita che è più alta dei valori distrutti dalla chiusura della fabbrica. infatti subisce la perdita dell’indotto, delle persone capaci di fare, del costo dell’importazione dei prodotti, ed i costi virtuali che una ricostruzione ex novo della fabbrica ed una riprofessionalizzazione delle maestranze; per esempio una perdita di bilancio 10, approssimativamente implica una perdita nello sviluppo dei materiali 5, perdita tecnologica e sviluppo macchine utensili 50, perdite logistiche 50, perdita dell’indotto 50, dove la perdita dell’indotto e delle logistiche bisognerebbe valutarle molto maggiori, infine perdita maestranze 350;

Ecco, Noi ci domandiamo perché i leader e i dirigenti del territorio non valutano cosa in effetti si perde con la chiusura di una fabbrica? Perché nessuno si sta rendendo conto che questo non è più un problema di sopravvivenza di un’ impresa ma è un problema di sopravvivenza della comunità locale è un problema di sopravvivenza di una nazione.

Per cui siamo allibiti nel constatare con quale leggerezza stiamo assistendo alla chiusura di fabbriche indotte da faciloneria nel negare il credito alle imprese, dal fisco che pretende di avere le tasse identiche all’anno precedente anche se c’è stato una diminuzione del fatturato, da comuni che non sanno vedere al di la del loro naso capendo che le ditte produttive non sono uguali alle ditte commerciali e che pertanto Irap non bisognerebbe farla pagare alle produttive ecc. ecc.

Diremo di più esiste il sistema per compensare alla fabbrica italiana il maggiore costo indotto dalla diversa valutazione da parte della azienda straniera dei valori, compensazione la si può realizzare se si attiva il sistema di moneta locale congiunto con un sistema di triangolazione tra ditta produttiva, ente locale, ente finanziario locale, e società di commercializzazione in Italia ed all’estero dei prodotti, utilizzando gli investimenti immobiliari, lo spostamento su strutture commerciali della tassazione, e prestiti a costo zero in moneta locale la quadratura del cerchio per l’abbattimento appunto dei costi, visto oltretutto che si può ancora contare su un livello del nome e della qualità che ci avvantaggia, ma fino a quando?

La globalizzazione senza regole come l’hanno impostata l’America e le finanziarie americane risponde anch’essa ad una visione del mondo assoggettato al desiderio senza limiti di ricchezza e potenza ed è destinata nel migliore dei casi al fallimento per un insieme di motivi che si possono sintetizzare nei seguenti:

1 perché gli organismi viventi come i sistemi organizzativi (imprese, stati, organizzazioni ecc) rispondo ad alcune esigenze che si possono sintetizzare UN IMPRESCINDIBILE BISOGNO DI INTERAZIONE CON L’AMBIENTE nella interazione con l’ambiente, essi sono destinati ad una veloce decomposizione sia se non non sono grado di comunicare con l’ambiente, sia se sono aperti e tutto l’ambiente entra ed esce senza governo, pertanto vivono solo se sono chiusi e comunicanti in grado di governare gli scambi

2 la seconda riguarda appunto la ragione del collasso degli organismi chiusi essi come dice la seconda legge della termodinamica tendono all’entropia, cosa che succederebbe al mondo globalizzato perché appunto è un sistema chiuso. Impossibilitato a comunicare in quando a fagocitato l’ambiente e pertanto non po’ più effettuare scambi

3 la terza ragione è l’estrema fragilità del sistema unico soggetto a effetti domino, ed insieme alla ipereccitazione dei gangli centrali e all’atrofia delle estese periferie. Con collassi centrali e morte per inedia ed abbandono delle periferie.

Ma se non riusciremo a far partire un sistema di civiltà locale decentrata e partecipativa organizzata sussidiariamente nei diversi livelli ma chiusi ed autogovernati prima di assistere al collasso finale del sistema dominato dai cinesi assisteremo a breve al declino della nostra civiltà a causa dei desideri smodati e le ingordigie incontrollate della classe dirigente che si ritorceranno contro gli ingordi e gli arroganti e diventeranno la rappresentazione della nostra civiltà in decomposizione.


Un antico e nuovo fondamento, il principio di gratuità: “il dono”.


A noi sfugge quante cose fondamentali della vita di tutti i giorni hanno a che fare con questo principio, ma dirò di più a molti economisti sfugge che tutto il mercato commerciale non potrebbe esistere senza questo principio; come non potrebbe esistere la comunità umana che di tale attività ne è il fondamento imprescindibile, come non esisterebbero tante azioni che permettono il corretto sviluppo della società.

Prima ancora di parlare della dimensione complementare del dono rispetto alle attività commerciali diremo che Innanzitutto ognuno di noi strutturalmente è frutto di una gratuità e genitoriale e trascendentale, il dono stabilisce un rapporto di dipendenza tra colui che dona e colui che riceve, è il punto di partenza di un rapporto. Il dono da la dimensione della unità di misura dei valori in quanto definisce chi è in quanto tale poi stabilisce tutta la successiva catena dei valori;

Questo punto di vista diviene evidente nella analisi della contrattazione del prezzo che avviene nelle regioni meridionali e nei paesi arabi: infatti in tale contrattazione elemento fondamentale del prezzo non è la merce ma il ruolo delle persone e l’interazione che intercorre o che si viene a creare tra di loro.

Succede spesso che noi ci realizziamo più in ciò che facciamo gratuitamente che in ciò per cui riceviamo una mercede; così tutte le grandi scoperte che hanno salvato o migliorato le condizioni di vita di milioni di persone non possono che essere visti solo dal punto di vista di doni;

Così come alcuni momenti essenziali per la vita umana come (i servizi sanitari di base, o l'istruzione obbligatoria) sono distribuiti gratuitamente. Ciò è il bagaglio che ogni comunità e civiltà porta con se e che permette alla stessa società di avere una livello più o meno alto di competenze a disposizione cosa che appunto da il tono e ci dice in che tipo di società ci troviamo.

Una cultura del dono che tuttavia deve cercare di non sfociare nell’assistenzialismo, o in forme di dipendenza parassitaria o di tipo clientelare, malattie sociali che tolgono agli individui la dignità, e creano dei centri di potere anomalo; invece compito di una società sana è quello di rendere tutti gli individui realizzati, nel senso di essere in grado di dare un contributo al benessere degli altri e pertanto guadagnare con i talenti ricevuti in dono i mezzi per il sostentamento autonomo, pertanto il dono non come surroga della realizzazione individuale ma come struttura base di questa realizzazione che è un diritto dovere di ciascuno ed compito primario della società.

E non possiamo trascurare il fatto che il papa Benedetto XVI fa del “principio di gratuità” una parte saliente della sua enciclica programmatica Caritas in Veritate:

Nell'affrontare questa decisiva questione, dobbiamo precisare, da un lato, che la logica del dono non esclude la giustizia e non si giustappone ad essa in un secondo momento e dall'esterno e, dall'altro, che lo sviluppo economico, sociale e politico ha bisogno, se vuole essere autenticamente umano, di fare spazio al principio di gratuità come espressione di fraternità... ...Senza forme interne di solidarietà e di fiducia reciproca, il mercato non può pienamente espletare la propria funzione economica. Ed oggi è questa fiducia che è venuta a mancare, e la perdita della fiducia è una perdita grave.” (n 34-35).

E’ detto tutto quello che anche un umanista antropologo o un laico avrebbero voluto dire.


Considerazioni e conclusioni


Constatando che in il sistema di emissione della moneta ha tre tare di origine, emissione a debito degli stati, interessi richiesti senza valutarne la sostenibilità, mancata emissione degli interessi che creano il buco di liquidità in caso di rientro dai prestiti, e che infine queste tare storiche per iniziativa della nuova classe liberista-edonista hanno generato mostri1..

Constando che tali tare e i mostri generati hanno messo il mondo sull’orlo di un precipizio di debiti, avviato, in nome del massimo profitto, la delocalizzazione produttiva, la distruzione del sistema produttivo occidentale, la distruzione dei diritti ed un impoverimento generalizzato degli stati e delle classi sociali.

Constatando che in nome del massimo profitto la delocalizzazione ha nel contempo causato una immane distruzione di risorse un dispendio senza limiti di energia ed l’inquinamento non solo di singole regioni ma del mondo intero.

E considerando che sarebbe assurdo che quelli che hanno creato debiti e debiti si presentino come padroni del patrimonio monetario mondiale e comprarsi tutte le attività esistenti.

Constatando che di contro esistono le risorse e le tecnologie affinché ogni uomo possa realizzarsi nel lavoro, o autonomo o subordinato potendo così dare un senso alla propria vita e soddisfare i bisogni suoi e di quelli che lo circondano pur nella competizione di libero mercato, e che tale potenzialità sarebbe ben poca cosa senza la disponibilità ad un livello minimo di risorse di avvio (rappresentabili in risorse monetarie) e di istruzione anche se in maniera non perfetta.

Constatando inoltre che la nostra eredità più viva si fonda sulla bellezza artistica ed artigianale e che su tale tracciato non può che svolgersi il nostro sviluppo futuro sia nelle gradi che nelle piccole imprese di artigiani, attività che solo spiriti liberi e con un senso pieno della vita in quanto senza la qualità e senza bellezza le cose che ci circondano perdono di significato e noi diventiamo insignificanti con loro, e le nostre produzioni non avranno spazi nel mondo.

Decisi a contrastare oggi soggetti minuscoli ma gretti ed assetati di ricchezze e di potere che vogliono imporci una vita di venduti senza dignità come schiavi, mezzani o prostituti.

Decisi a contrastare il liberismo-edonista che fallito sul piano della legalità oggi sposa l’ideologia di rapina con l’esaltazione dei “vincenti” indifferente all'illegalità ed ai delitti che ci sono dietro, imponendo che tale via sia l’unica possibile per gli uomini e per le nazioni.

Decisi a far approvare i valori di risparmio di energia e di risorse e pertanto di privilegio per le produzioni locali Km 0, ed intenzionati a contrastare le burocrazie comunitarie e nazionali che in nome di un malinteso libero mercato non si vergognano di programmare la svendita dei nostri tesori e di far pagare alle comunità locali i costi di importazioni indiscriminate di paccottiglia senza qualità che consumano quantità enormi di energia e risorse e stanno distruggendo le industrie locali rubando il futuro alle giovani generazioni.

Come anzidetto constatato che la BCE, l’Unione Europea, gli Stati e le Banche commerciali possono pensare ad una rilegittimazione solo attraverso la risoluzione delle famose tare ereditarie della moneta:

1. emettendo la moneta non a debito in proporzione della potenzialità produttiva degli Stati, ed introducendo il principio della destinazione della stessa moneta agli enti territoriali degli stati in proporzione dei rispettivi bilanci.

2. stabilendo il livello massimo egli interessi esigibili in proporzione alla produttività del settore,

3. stampando moneta a compensazione degli interessi pagati dal rispettivo sistema produttivo e dalle pubbliche amministrazioni (così da ridurre il rischio di default) durante gli ultimi 10 anni ed attribuendola agli Stati e ai rispettivi enti territoriali in proporzione dei rispettivi bilanci.

4. inoltre per rendere completa la riforma bisognerebbe costringere gli Usa e gli Stati Europei a ripristinare i mercati come mercati non manipolabili delle centrali finanziarie delle banche d’affari facendo finire lo scandalo che ha trasformato le borse in bische a disposizione di tale banche, a far uscire allo scoperto la vera situazione delle banche d’affari per i prodotti tossici (scorporando i settori estranei a tali tipologie) facendo fallire le banche in situazioni di inadempienza, e proibendo per il futuro titoli che non hanno nessuna attinenza con il sistema produttivo.

5. infine la constatazione che gli organismi nazionali e comunitari non sono più in grado di garantire il sistema produttivo ed un livello decente di vita ad ampi strati di popolazione e un futuro alle prossime generazioni, pone la necessità di una delega alle comunità locali di vita e di lavoro degli strumenti per salvarsi da soli e ciò sarebbe semplicemente una sana ed irrinunciabile applicazione del principio di sussidiarietà.

Decisi pertanto a far riscrivere le regole di emissione della moneta, della sua distribuzione e regolamentazione stante la necessità di riconoscere la titolarità sociale della moneta, considerando che la moneta è ormai la vera cartina di tornasole dell’esistenza di una autentica libertà e sostanziale democrazia, anche se ancora non si vedono le precise metodologie per raggiungere l’emancipazione dall’arbitrio dei prestatori che è anche l’aspirazione espressa nell’enciclica del 1931 da Pio XI, pur essendo chiaro che la moneta è divenuta essenzialmente la misura della potenzialità produttiva e dei bisogni da soddisfare di una comunità di vita e di lavoro che pertanto non solo in funzione delle potenzialità e dei bisogni di quella comunità deve essere regolamentata, anzi che sia regolamentata dalla stessa comunità (con un eventuale controllo esterno), come appunto avviene per il sangue nell’organismo vivente;

Rimanendo immutata però la necessità di una iniziativa graduale e della definizione di parametri di utilizzo in maniera che appunto si arrivi per tappe alla realizzazione e si impedisca l’abuso.



Conclusione


Da tutto quanto anzidetto dalla centralità dei Valori Umani vero fondamento della vita economica senza i qali anche i valori monetari perderebbero significato pertanto dalla primarietà della dignità della persona umana, dal diritto per ogni uomo di formarsi una famiglia, di integrarsi ed autogovernarsi nella dignità per se e con il rispetto per le risorse, per l’ambiente e per gli altri nell’ambito appunto della propria comunità di vita e di lavoro,

Dal diritto alle risorse “talenti” di autoregolamentazione per contribuire al comune benessere,

Dalla primarietà del principio di sussidiarietà con effettivo recepimento dagli Stati e dalla UE, evitando in tal modo che le organizzazioni nazionali, continentali o mondiali da risorsa non si trasformino in mostri distruttivi.

In attesa che si realizzi la proposta di risoluzione delle tare ereditarie della moneta e l’attivazione di momenti locali di prima distribuzione della stessa agli stati e alle imprese produttive, misura propedeutica sarebbe quella di conceda all’ente locale (Comuni coordinati dalla regione) la possibilità di sviluppare una moneta locale all’interno di un organismo partecipato tra enti pubblici, imprese produttive, lavoratori dipendenti e rappresentanti dei consumatori.


Tale moneta locale, ancorché garantita, non dovrebbe essere emessa a debito, e dovrebbe essere in grado di rispondere ai bisogni locali di beni fondamentali, di lavoro, di casa e di servizi non soddisfatti dal mercato globalizzato e di converso alla necessità di privilegiare l’acquisto di prodotti del territorio prima di consumare quelli provenienti da qualsiasi altra parte del mondo, e rispondere appunto al finanziamento di avvio di attività autonoma, formazione di inserimento ed altre forme di capitalizzazione di base per l’inserimento nel mercato del lavoro delle giovani generazioni, incentivando le forme produttive di beni e servizi, utilizzando all’uopo un principio nuovo anzi antico il principio di gratuità, Il dono.


Nota:

1Le banche d’affari che hanno costruito per autoriproduzione del debito un castello di obbligazioni che hanno come contraltare delle fittizie attività con le quali ha soggiogato il mondo, ed infine lo ha ricattato dicendo che avrebbe seppellito i ricchi del mondo sotto una massa di carta straccia che avrebbe reso tutti ugualmente poveri, ed i governi di fronte a questa minaccia invece di metterli tutti in galera gli hanno regalato 700 miliardi di dollari più 2600 miliardi di prestiti più il diritto di speculare senza controlli sulle borse di tutto il mondo.


1 commento:

  1. veramente un ottimo articolo.

    complimenti

    LABORATORIO GIOVINEZZA

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