domenica 12 settembre 2010

GLI INNOCENTI E GLI IMPUNITI

IL RESTO DEL CARLINO - LA NAZIONE - IL GIORNO

PRIMO PIANO DOMENICA 12 SETTEMBRE 2010 PAGINA 2

I L COMMENTO

GLI INNOCENTI E GLI IMPUNITI

di MARIO CALIGIURI


OGNI giorno è un bollettino

di guerra. L’episodio di

Padova descritto in queste

pagine conferma che gli orrori

sanitari possono essere considerati

un’autentica emergenza nazionale.

Qualche anno fa l’Associazione

italiana di oncologia medica fece

sapere che tra gli 80 e i 90 morti al

giorno sono causati da errori e

disorganizzazione. Secondo la

stessa associazione, oltre 300mila

sarebbero le persone danneggiate,

con costi valutabili in dieci

miliardi di euro l’anno, pari

all’1% del Pil. Eppure il sistema

sanitario italiano assorbe cifre da

capogiro e nelle regioni queste spese

rappresentano in media i due terzi

dei bilanci. Dopo ogni episodio si

aprono processi, partono ispettori,

si mobilitano commissioni di

inchiesta, si leggono dichiarazioni

allarmate. Ma di questa legittima

indignazione civile poi cosa resta?

Pagano i veri colpevoli? E

quando?

A VIBO VALENTIA nel 2007

morì la sedicenne Federica

Monteleone per una mancanza di

corrente elettrica durante una

banale operazione di appendicite.

Dopo tre anni, il Tribunale ha

condannato otto dei nove imputati.

Le pene inflitte variano da due

anni a un anno e quattro mesi e si

è previsto un rimborso di 800 mila

euro per le parti civili. Questo è

solo il primo grado: poi c’è il

secondo e la Cassazione, con i

tempi della giustizia a tutti noti.

Occorrono commenti? Dopo le

tragedie, i presunti responsabili

spesso continuano serenamente a

svolgere le loro funzioni. Però a

Matera, pochissimi giorni fa, due

medici sono stati sospesi in via

cautelativa dopo che una donna è

morta a seguito di un parto cesareo.

Non mi è sembrata finora una

pratica molto corrente. E’

inevitabile imbattersi in sbagli e

fatalità.

Le responsabilità vanno sempre

valutate a fondo, caso per caso,

senza processi mediatici sommari.

E’ sempre importante stabilire se

certi errori nascano dalla

superficialità, dall’incuria, dalla

disorganizzazione. O se invece

siano il risultato di carenze

strutturali alle quali nemmeno la

buona volontà dei singoli (quando

esiste) riesce a ovviare.

DI SICURO , una maggiore

preparazione, una migliore

distribuzione delle risorse e una più

accurata organizzazione

basterebbero a ridurre le cifre della

tragedia. Mancano i dipendenti?

Difficile sostenerlo, soprattutto in

alcune regioni. Più forte è il

problema dell’organizzazione,

strettamente legato a quello della

selezione dei manager sanitari.

Questo è un punto chiave per

tentare di frenare una mattanza

infinita. Possiamo solo sperare che

il dolore di incolpevoli vittime

serva a muovere qualcosa. Servono

scelte politiche forti.

Altro che governicchi.

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