lunedì 26 ottobre 2009

Moneta e denaro: differenze in filigrana

Moneta e denaro: differenze in filigrana

A chi si occupi di questioni inerenti la moneta e dintorni non è sfuggita una figuraccia di Corrado Augias sull’argomento, quando ha liquidato in modo maldestro e poco serio la questione del signoraggio in relazione all’attuale crisi (ovviamente non poteva non esserci il video che è ben presto diventato una gustosa chicca per molti internauti, e del quale segnalo il link: http://www.youtube.com/watch?v=cBS_42x6W8A ), tuttavia il Nostro ha compiuto un parziale passo in avanti, cospargendosi il capo di cenere e ammettendo la propria ignoranza, recensendo il bel libro di Maria Grazia Turri “La distinzione fra moneta e denaro” nella propria rubrica settimanale de “il Venerdì”, supplemento a “la Repubblica”del 28 agosto 2009 (p.93).

Insomma un tentativo di rimediare che gli fa certamente onore, per quanto possa sembrare tardivo e parziale, ma vale la pena soffermarsi su quegli aspetti di particolare interesse che la pubblicazione presenta: si tratta di un corposo volume che, con arditi ma sempre puntuali accostamenti multi disciplinari, indaga il rapporto che intercorre fra moneta e denaro, ma su questo dopo.

Bisogna anzitutto applaudire l’opera per la completezza di rimandi e di autori coinvolti, da Kant a Wilde passando Verga, Hegel e molti altri tentando un coraggioso parallelo meta disciplinare fra filosofia, letteratura ed economia. Un grosso neo, tuttavia, affligge tale eccellente panoramica: del buon Pound, di cui viene riportato un Canto (senza indicarne il numero!), non si dà conto della fittissima riflessione economica e dei molteplici rimandi alla scienza economica che accompagnano la sua opera, e lì davvero a protestare non è solo l’amatore ma anche lo studioso. Una grande occasione sprecata.

Ciò mi permette di parlare di quello che, a mio modo di vedere, è l’unico limite strutturale del saggio che rischia di renderlo ozioso e libresco: l’acriticità con la quale si analizza il fenomeno monetario in relazione alla sua emissione. Tale problematica emerge solo in filigrana, sempre se vogliamo restare in tema di banconote, ad un lettore attento che colga i passaggi più problematici al riguardo. Ad esempio a pagina 51 si dice: “Di fatto, la coniatura della moneta è stata indubbiamente uno dei modi con cui l’autorità ha esercitato la propria sovranità e ciò spiega perché ancora oggi all’interno di ogni singolo paese circoli una moneta differente, in quanto simbolo della sovranità nazionale”. Tale bufala può al massimo andar bene per i toni moralisti tanto cari ad Augias, dove ci sono quelli bravi che pagano le tasse, poi ci sono i cattivi che buttano le carte per terra e non aiutano le vecchiette ad attraversare, e ovviamente non pagano le tasse. La butto in ridere, ma quello è il tono delle rubriche de “la Repubblica”! Almeno il Nostro ha ammesso, nell’articolo che citavo prima di avere in merito idee “approssimative”. Sempre per la serie: “in che mani siamo”.

Che questa sia una bufala, poi lo dice l’autrice stessa rilevando in più punti, con l’esplicito esempio dell’adozione dell’euro (pp.14, 52, etc..), come la moneta non sia più espressione di sovranità e quindi usare un presente in quella frase significa semplicemente gettare fumo negli occhi. La banca centrale non esprime una sovranità nazionale o al più sovra nazionale, esprime una sovranità bancaria particolare, ma le prerogative sulla moneta sono state perse da un bel pezzo da qualsiasi autorità politica, a meno che non si parli di esperimenti altermonetari quali monete complementari, buoni di acquisto e chi più ne ha più ne metta, ma di questo nel testo non si indaga in modo organico.

Dicevo, comunque, che la preoccupazione principale del testo è quella di studiare, pur con le perplessità che ho espresso, il rapporto fra moneta e denaro. E lo fa assai bene intrecciandosi soprattutto con la filosofia, dall’antichità (e quindi con le fondamentali riflessioni aristoteliche) alla modernità, facendo cogliere molto bene che filosofia e teoria economica sono strettamente avvinte per quanto ciò possa apparire perfino bizzarro. La realtà è che preferiamo ragionare per compartimenti stagni e categorie preconcette, e ciò, oltre a fornirci un’immagine delle discipline sfuocata e inesatta, ci influenza anche nei giudizi. Proprio qui sta il merito del testo: fa cogliere nessi inaspettati, rimandi stuzzicanti e contaminazioni inedite, specie nel bel capitolo “Ontologia del denaro”.

Il libro presenta una corposa e assai puntuale bibliografia; manca totalmente l’indice dei nomi e, data la quantità e la densità dei rimandi sarebbe stato ben più che utile, direi essenziale.

Devo poi ancora capire cosa voglia dire “economia reale” (anche questo concetto tanto caro alle pagine economiche dei quotidiani), visto che si parla di intreccio, anche nella quarta di copertina, fra “economia monetaria e economia reale”. Concetto quest’ultimo stucchevole, insignificante e dai contorni tutti da definire, che può andar bene per l’uomo della strada ma non certo per un testo di economia, appunto. Parlare di economia reale, per giunta in contrapposizione a “economia monetaria” è un non senso perché oggi qualunque economia è monetaria (proprio alla luce della molteplice forma della moneta indagata nel testo), anche la più arretrato villaggio africano dove si scambiano galline contro pecore, visto che anche pecore e galline possono essere riserva di valore (non è lo stesso averle o non averle), misura e unità di conto basata su un rapporto domanda offerta (se una pecora vale dieci galline, vuol dire che la gallina vale un decimo di una pecora), se c’è una moria di pecore è chiaro che ci vogliono più galline per comprare una pecora! Peraltro provate voi ad andare nel suddetto villaggio con una American Express da 20.000 euro di plafond, e vedete quanto riuscirete a farci!

Il problema è che la moneta non è più al servizio dell’uomo, e qui sta il dramma, non importa che si paghi con galline, conchiglie, sale o altri “supporti”. Altro che economia reale! Sarebbe bene smetterla con questa baggianata priva di alcuna base scientifica, storica e culturale.

La lettura di questo libro, dunque, può fornire utili spunti di analisi e riflessione, tuttavia avendo ben chiaro che non possono mai venir meno il senso critico, e tenendo presente che il pensiero dell’autrice, per quanto articolato e ben esposto, si presta ad essere messo in discussione su questioni tutt’altro che di lana caprina.

Maria Grazia Turri

La distinzione fra moneta e denaro

Carocci pp. 303 €32,50

www.carocci.it

Alberto Leoncini

albertoleoncini AT libero.it

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