Anche il signor Rossi oggi va alla Caritas
Le famiglie italiane sono sempre più povere. Nel secondo trimestre del 2009, il reddito lordo disponibile per le famiglie è diminuito dell’1% rispetto al trimestre precedente, con una perdita in termini assoluti di 11 miliardi di euro. E’ quanto emerge dallo studio dell’Istat “Reddito e risparmio delle famiglie e profitti della società”.
Nel febbraio del 2008, la Caritas di Roma ha aperto un emporio della solidarietà, un supermercato dove persone con difficoltà economiche possono recarsi a fare la spesa gratuitamente. Lo abbiamo visitato, incontrando i responsabili e parlando con loro. C’è una cosa, sopra tutte, che colpisce come un pugno nello stomaco e che dimostra come quei dati Istat siano drammaticamente veri.
A venire a fare la spesa all’emporio non sono i poveri del nostro immaginario collettivo, i disperati, gli abbandonati, i barboni. Ci sono anche quelli ma ci sono soprattutto “ le famiglie normali”, quelle del piano di sotto, monoreddito, con figli che studiano, che pagano la rata del mutuo o l’affitto e che non arrivano più alla fine del mese. C’è il piccolo imprenditore o il commerciante che la crisi economica ha ridotto sul lastrico. C’è l’operaio che è stato licenziato o è stato messo in cassa integrazione.
C’è quel ceto medio, insomma, che la crisi sta schiacciando inesorabilmente. Ma c’è anche tanta dignità.Gli empori della solidarietà, frutto della straordinaria collaborazione tra la Caritas, il Comune di Roma, benefattori privati e grandi aziende, stanno nascendo in altre città. E se da una parte Roma rivendica la paternità dell’iniziativa con orgoglio, dall’altra sottolinea che la proliferazione degli empori è il segno evidente di una vera e propria emergenza povertà a livello nazionale.Quando governava il centrosinistra, le tv bombardavano i telespettatori con la notizia che le famiglie italiane erano sempre più povere. Ora non se ne parla più.
C’è solo il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi che, a reti unificate, dice che la crisi è finita. Lasciamo alle immagini e alle parole dire se è vero o no.
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