martedì 28 aprile 2009

La crisi, la Chiesa, il signoraggio e l’usura

"Notizie dalla Terra Santa"
Anno IV, Comunicato del 25 aprile 2009
La crisi, la Chiesa, il signoraggio e l’usura
di Gianni Frescura * - aprile 2009

Segnalazione Canonico Francesco Peggi

E’ noto che la Chiesa cattolica si muove attivamente per aiutare le famiglie vittime della crisi finanziaria ed economica e ogni diocesi ha creato un apposito fondo e concluso un accordo con le banche, ma questa attività rischia di avere meno efficacia di un pannicello caldo, finché le autorità ecclesiastiche non si sforzano di capire le cause della crisi (lo strapotere delle banche usurarie) e di muoversi di conseguenza.

Una causa ben precisa è il signoraggio e perfino il Ministro Tremonti ha chiaramente detto che essa consiste nella rinuncia dello Stato “ad esercitare una delle sue funzioni sovrane: il monopolio nel battere la moneta (cioè nella rinuncia al signoraggio, n.d.a.). Nell'età della globalizzazione anche le banche private (come la Fed americana e la Banca centrale europea, n.d.a) possono infatti battere, e perciò battono la loro moneta. Una moneta addizionale che ha preso forma nei più incredibili strumenti finanziari. Una moneta fondata sul debito e perciò stampata sul nulla" (“Il pendolo tra mercato e «sociale»”, Corriere della sera, 17 marzo 2009), ma la Chiesa tace su questo argomento.

L’altro aspetto del signoraggio è quello microeconomico che si configura nell’usura bancaria, cioè nei meccanismi per cui le banche, senza alcun fondamento economico (con il trucco della “riserva frazionaria”), effettuano i prestiti a famiglie ed imprese e su questi prestiti chiedono, attraverso scorrettezze contabili varie (anatocismo, interessi ultralegali, valute ecc..), interessi spropositati, sfruttando la loro posizione oligopolistica e anche su questo aspetto la Chiesa cattolica tace, anzi con le buffonate dei fondi di sostegno, del microcredito e delle banche etiche, alimenta questa forma subdola di usura.

Forse i silenzi di questa Chiesa si spiegano con quanto dichiarato dal dott. Caloia, presidente dello IOR, la banca del Vaticano, il quale, in un’intervista pubblicata sul mensile Jesus del febbraio scorso, ha detto che “la condanna dell'usura da parte della Chiesa è superata”.

Nessuno dei fedeli però lo sa (forse ne hanno avuto notizia solo quelli che frequentano le logge massoniche), perché il Catechismo (edizione 2005) nel § 508, insegna “Il settimo Comandamento (non rubare) proibisce anzitutto il furto, che è l'usurpazione del bene altrui contro la ragionevole volontà del proprietario. Ciò si verifica anche nel pagare salari ingiusti; nello speculare sul valore dei beni per trarre vantaggio a danno di altri; nel contraffare assegni o fatture. Proibisce inoltre di commettere frodi fiscali o commerciali, di arrecare volontariamente un danno alle proprietà private o pubbliche. Proibisce anche l'usura, la corruzione, l'abuso privato di beni sociali, i lavori colpevolmente male eseguiti, lo sperpero."

Cosa sia l’usura, per il cristiano, lo precisa l’enciclica “Vix pervenit” (1745) in cui il papa Benedetto XIV° dice che “Quel genere di peccato che si chiama usura … consiste in questo: ognuno esige che del prestito (che per sua propria natura chiede soltanto che sia restituito quanto fu prestato) gli sia reso più di ciò che fu ricevuto; e quindi pretende che, oltre al capitale, gli sia dovuto un certo guadagno, in ragione del prestito stesso. … Detto questo, non si nega che talvolta nel contratto di prestito possano intervenire alcuni altri cosiddetti titoli …e che da questi derivi una ragione del tutto giusta e legittima di esigere qualcosa in più del capitale dovuto per il prestito …. [ma] sia lungi dall’animo dei Cristiani la convinzione che, con l’usura, o con simili ingiustizie inflitte agli altri possano fiorire lucrosi commerci; invece abbiamo appreso dallo stesso Divino Oracolo che "La Giustizia eleva la gente, il peccato rende miseri i popoli".

Da tempo la Chiesa non si pronuncia più espressamente sul tema dell’usura, ma ancora con l'enciclica “Quadragesimo anno” di Pio XI (1931), il papa ammoniva che “in primo luogo ciò che ferisce gli occhi è che ai nostri tempi non vi è solo concentrazione della ricchezza, ma l'accumularsi altresì di una potenza enorme, di una dispotica padronanza dell'economia in mano di pochi, e questi sovente neppure proprietari, ma solo depositari e amministratori del capitale, di cui essi però dispongono a loro grado e piacimento”.

La dichiarazione (autorevole ?) del dott. Caloia, dal punto di vista della dottrina cattolica, non sembra pertanto corretta, ma sembra essere la giustificazione del fatto che molte parrocchie ed enti ecclesiastico hanno contratto con le banche prestiti con interessi che nessuno, prima di pagare le rate, verifica se sono usurari o meno, tanto l’usura non è più un peccato e il nuovo diritto canonico (canone 1284) autorizza gli amministratori dei beni ecclesiastici a pagare, nel tempo stabilito, gli interessi dovuti a causa di un mutuo.

Per lo Stato Italiano però l’usura è un reato (art. 644 c.p.) che prevede, come sanzione civile (art. 1815 c.c.), che gli interessi non debbano essere pagati e quelli pagati debbano essere restituiti e se molti imprenditori contestato le pretese illegali delle banche non si capisce perché le parrocchie non siano anch’esse in prima linea, contro queste banche usuraie.

Forse dipende dal fatto che perfino i fondi contro la crisi costituiti con elemosine e rendite di beni ecclesiastici sono praticamente gestiti dalle banche, con le quali diocesi e parrocchie operano in stretto collegamento ?

Ciò considerato non sembra ci siano grandi speranze di uscire da una crisi i cui accertati colpevoli continuano a detenere tutti i poteri (compreso quello sulle coscienze).


* Responsabile Centro servizi - Valdagno (VI)
Laurea giurisprudenza (UNIPD), Master in Pianificazione Territoriale e Mercato Immobiliare (POLITO), Consulente tecnico del Tribunale di Vicenza (n. 850), Delegato Sos Utenti provincia Vicenza

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