Italia: i soldi ci sono. Ma non per tutti...
di Emilia Urso Anfuso (sito) , 15 maggio 2010 La Nazione Italia, così come le altre Nazioni nel Mondo è una macchina complessa. Si nutre di contributi attraverso l’emissione di crediti da esigere sottoforma di imposte e tasse.
Come ogni grande o piccola organizzazione o impresa, sostiene spese che vanno dalla mera gestione alle spese di amministrazione, come nel caso di servizi esterni e beni materiali di necessità.
Nessuno mai ha fornito dati certi sul costo annuale del Paese Italia. Ma si calcola un costo medio di circa 800 miliardi, con un sensibile aumento per quanto riguarda l’anno 2010, pari al 13,5%. Un’enormità che fa salire di 9,5 miliardi il conto appena espresso già agghiacciante, se si considera che nel 2008, si era riusciti a “tirare la cinghia” giungendo ad un “risparmio” del 20% rispetto all’anno precedente.
A queste cifre, è necessario aggiungere poi, circa 4 miliardi per il mondo politico ed altri 4 miliardi di costi sostenuti per la Chiesa, che fra circa un miliardo di versamenti per l’8x1000, 650 milioni di stipendi per gli insegnanti di Religione, 700 milioni e passa per le convenzioni su Scuola e Sanità e 250 milioni e passa per l’organizzazione dei Grandi eventi, non ha nulla da invidiare ai costi correnti del settore “dirigenzaiale” del Paese.
In questi conti, rientrano chiaramente anche le migliaia di “pensioni di anzianità di servizio” erogate ai troppi politici di vario livello che in “ben” 35 mesi di “lavoro” si aggiudicano una pensione tutta d’oro.
Pensate per caso che queste cifre vengano erogate con un qualche ritardo dato magari dalla crisi che stiamo percorrendo in lungo ed in largo? Nossignore. Spese correnti, riconoscimenti alla Chiesa e compagnia briscola, vengono matematicamente versati con un aprecisione millimetrica. Da orologiaio.
Diverso il discorso invece, quando Stato ed amministrazioni locali giocano il ruolo di “clienti”: sono migliaia le imprese che da anni tentano invano di incassare fatture che vengono regolarmente emesse ma mai onorate.
Ora: si può accettare che tutto ciò che si deve a pochi eletti venga doverosamente versato con estrema diligenza e che invece quando si tratta di invalidi, pensionati, giovani, cassaintegrati, donne, genitori separati e quant’altro, la solita dirigenza del Paese allarghi le braccia dicendo e ripetendo la solita litania del “Non ci sono fondi...”?
Il famoso e tormentoso “debito pubblico” peraltro, è la conseguenza diretta del Signoraggio, quel sofisticato ed indegno meccanismo attraverso il quale la Banca Centrale e lo stesso Stato emettono cartamoneta e moneta, ma lucrando sulla “vendita” al consumo delle stesse. In pratica: Stato e Banca centrale creano il prodotto moneta. Per farlo poi pagare a prezzo maggioritario rispetto al prezzo nominale: sarebbe il “margine” economico dato dalla vendita del prodotto. Un’eresia.
Di cui siamo vittime da tempo immemore.
Il denaro si sa, è qualcosa che diviene sempre più virtuale e sempre meno virtuoso. Se si pensa che il suo valore viene confermato solo perché l’intera comunità – ad esempio – lo accetta come forma di pagamento, ci vuol poco a capire che se tutta la cittadinanza iniziasse ad esigere oro o pietre preziose o beni di valore, il denaro perderebbe in un sol colpo ogni valore pseudo intrinseco, generando il crollo totale del mercato economico e di tutti i meccanismi ad esso collegati.
In effetti, avremmo un Potere enorme in mano se tutti ci concentrassimo per ottenere vero valore contro servizi, lavoro e beni.
Tornando ora ai costi di politica, amministrazione e Chiesa: possiamo continuare ad accettare che pochi “fortunati” abbiano non solo troppo, ma persino puntualmente? Credo di udire un coro generale gridare “NO”.
Ebbene: è solo prendendo atto di questa atroce realtà che potremo in qualche modo sperare di sortire un cambiamento. Fateci caso: nessuno mai fa presente questa cosa così palese, ovvia e sotto gli occhi di tutti.
Per alcuni i soldi ci sono. Sempre.
Per il resto della popolazione, non solo i soldi non ci sono mai, ma addirittura si carica ogni giorno una nuova pressione fiscale, si da render più povero chi già ricco non è.
Da riflettere c’è poco. Da fare piuttosto...
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