martedì 28 dicembre 2010

Lanciano, banca condannata per il fallimento di un'azienda

Lanciano, banca condannata per il fallimento di un'azienda

Il crac per un debito di 40mila euro. Il giudice: ora riavrà 180mila euro

Il Centro - Chieti, 27 dicembre 2010

di Rossano Orlando

LANCIANO. L'impresa fallì per 40mila euro: un'inezia se si pensa che oggi la banca con la quale quella società aveva rapporti come cliente, di euro deve restituirne 180mila a titolo di «risarcimento e ripetizione degli interessi». Lo ha deciso il giudice civile che ha inviato gli atti in Procura per gli accertamenti penali sull'usura.

La sentenza è stata emessa dal giudice del tribunale di Lanciano, Francesca Del Villano Aceto. In sostanza, la banca, una delle più grandi in città e con una consoldata presenza storica, deve restituire alla curatela fallimentale di una azienda metalmeccanica della Val di Sangro, fallita per 40mila euro, ben 181.585,17 euro con i quale forse sarebbe stata evitata la chiusura dell'attività.

In pratica, il giudice con la condanna ha evidenziato che la banca ha applicato all'impresa interessi superiori a quelli legali e non validamente pattuiti; che l'istituto di credito ha preteso commissioni di massimo scoperto non concordate; che la banca ha applicato spese e valute non pattuite; che l'istituto di credito ha praticato interessi usurari violando così le leggi in materia. Nel corso dell'udienza, tutte le richieste della banca sono state respinte.

«Questa sentenza», commenta l'avvocato Emanuele Argento, delegato dell'associazione Sos Utenti, «è la migliore emessa dal tribunale di Lanciano in favore di un cliente del sistema bancario, confermando così l'orientamento giurisprudenziale sempre più consolidato anche nei tribunali abruzzesi e con tempi processuali assai contenuti: solo due anni. Dopo che la Sos Utenti, insieme al Forum antiusura bancaria, ha denunciato che in Abruzzo oltre 17mila famiglie subiscono usura dalle banche sulle cosiddette operazioni autoliquidanti, il tribunale di Lanciano, dopo quello di Chieti e la sezione staccata di Ortona, rileva l'applicazione di interessi usurari, riscontrati dall'esperto del giudice, Maurizio Pocetti, con la trasmissione degli atti alla Procura».

Secondo Gennaro Baccile, estensore della perizia di parte che ha spinto la ditta fallita a portare la banca in giudizio, «se la banca avesse riconosciuto subito la restituzione degli interessi usurari e del maltolto, la ditta in questione non sarebbe fallita». Sulla scorta di questa sentenza «che arreca benefici alla curatela fallimentale e alla quale va riconosciuto il merito di avere autorizzato la prosecuzione della causa, si evidenzia», sottolinea Baccile, «come in Abruzzo, ad eccezione di un caso nel Teramano, le curatele non assumono iniziative di rivendicazione del maltolto bancario».



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