domenica 16 maggio 2010

Racket del signoraggio: verso il requiem dello Stato

ALCUNE CURIOSITA’ SUL FISCO ITALIANO

Quattro italiani su cinque si sono espressi a favore di uno sciopero fiscale, anche la Lega, prima di sposare Roma Ladrona, era a favore della renitenza fiscale; dal 24 al 31 agosto 2007 i contribuenti italiani hanno partecipato ad un referendum a favore dello sciopero fiscale, stabilendo di non versare le imposte alla scadenza naturale, al fine di ottenere una seria riforma fiscale, fondata sulla tax compliance, armonizzando le norme e le aliquote italiane a quelle europee; l'84,09% dei contribuenti interpellati ha risposto con un SI, la renitenza fiscale è anche una reazione verso lo stato che ci vessa tutti i giorni.

Bisogna anche spiegare come sono impiegati e spesi i soldi dei contribuenti, vista la crescente e diffusa insoddisfazione per il funzionamento dello stato e per gli sprechi dello stato, del bilancio dello stato non si capisce niente. Vista la farraginosa normativa fiscale, l’amministrazione fiscale deve iniziare a distinguere chi sbaglia in buona fede da chi sbaglia in mala fede, deve far pagare anche agli amici importanti; il contribuente che sbaglia in buona fede non può essere trattato come un evasore.

Secondo i sondaggi, i balzelli più odiati dagli italiani sono: Accise su benzina, energia elettrica e metano, Tassa concessione (canone Rai), TARSU/TIA (nettezza urbana), Ticket sanitari, ICI, Tasse concessioni governative/Imposta di bollo (inclusa quella sull’auto), IRAP, IVA e Imposte sui redditi. Pensare che Berlusconi aveva promesso di ridurre le imposte a 7 e di abbassare la pressione tributaria, ma si sa che le promesse elettorali non contano niente, come le promesse commerciali e la promessa del regno di Dio o della salvezza.

Le tasse più invise agli italiani sono le imposte indirette, che si pagano senza tener conto del reddito pro capite, non sembra o accettabile vedersi tassare ripetutamente in base ai consumi, dopo aver pagato le tasse sul reddito e sul risparmio; le imposte sui consumi colpiscono il cittadino senza tener contro della loro capacità contributiva, in dispregio, per l’ennesima volta, al dettato costituzionale, le imposte indirette incidono maggiormente sulle famiglie più povere.

In alcuni casi, poi, si assiste ad una doppia imposizione indiretta, come nel caso dell'applicazione dell'IVA sulle accise sui carburanti, nel consumo d’energia elettrica e nei rifiuti. In tal modo si favorisce l'evasione fiscale, che oggi ha raggiunto, secondo stime, la cifra di oltre 300 miliardi di euro l’anno; spesso lo stato è lento a spendere e veloce a riscuotere (autotassazione e sostituto d’imposta), dall’altra parte, ogni anno sono iscritte a ruolo miliardi d’imposte che l’agente di riscossione Equitalia non riesce a riscuotere.

Secondo una stima elaborata da KRLS Network of Business Ethics, i contribuenti italiani devono subire una pressione fiscale del 52,5%, un dato che supera di circa 9 punti percentuali quello ufficiale quello dichiarato dall'Istat e dal Tesoro; i professionisti di KRLS sono arrivati a questo risultato sottraendo dal Pil nazionale la quota relativa al sommerso economico, partendo dalla considerazione che chi evade, anche se crea Pil, non paga tasse e contributi. Negli ultimi anni la pressione fiscale in Italia è cresciuta più che negli altri paesi europei.

In Italia, a distanza di otto anni dalla sua creazione, molti enti locali, per non perdere consenso politico, non hanno ancora istituito lo Sportello del Contribuente, incentivando così errori dei contribuenti ed evasione fiscale, dovuta anche all’ignoranza delle leggi fiscali. In Italia si privatizzano gli utili e si pubblicizzano le perdite d’impresa; con l'operazione di risanamento dell’Alitalia, ogni contribuente ha dovuto sborsare 138 euro, il costo complessivo dell'operazione Alitalia ammonta a circa 2,5 MLD di euro, tenuto conto anche del prestito ponte di 300 MLN di euro.
Mentre il governo afferma che l’inflazione è ferma, rincarano del 25% anche i preservativi, una confezione che fino ad un anno fa costava 10 euro, oggi raggiunge anche i 15,00 euro; la chiesa controlla lo stato ed è contro preservativi e anticoncezionali, non si preoccupa di AIDS. Tra le cause del caro preservativo in Italia, c'è l`aliquota IVA, che sui preservativi è del 20%, mentre sui farmaci è del 10%; invece in Inghilterra il governo Gordon Brown l’ha ridotta del 5%, estendendo il provvedimento a tutti gli altri anticoncezionali; anche il governo irlandese ha preso lo stesso provvedimento, riducendo dell`8% l`aliquota sui preservativi, anche allo scopo di arginare il fenomeno molto diffuso delle gravidanze indesiderate; però la chiesa è contro il controllo delle nascite .
Intanto l'Amministrazione finanziaria, dopo 9 anni dalla relativa legge, non ha ancora emanato il regolamento per l'estinzione dell'obbligazione tributaria mediante compensazione, perché spesso debitori fiscali sono anche creditori dello stato perché suoi fornitori. Le leggi buone, come gli articoli buoni della costituzione, trovano sempre difficoltà nella loro applicazione, lo stato usuraio e chi sta dietro di lui non ha visto bene questa legge e perciò politici e superburocrati si sono adeguati; l’omissione degli atti d’ufficio è tipica della pubblica amministrazione.

Dopo l’esenzione fiscali concesse alle attività commerciali della chiesa, si chiese allo stato un’IVA al 4% e la detrazione fiscale per i prodotti alimentari e sanitari per l'infanzia; gli alimenti per la prima infanzia, fino al terzo anno d’età, incidono fortemente sul bilancio familiare. In Italia si esenta dall'IVA l'oro o si applica l'IVA agevolata al 4% ad alcuni generi, mentre sui beni alimentari per neonati di prima necessità è applicata l'aliquota ordinaria. Nei principali paesi europei è invece applicata da tempo l'Iva agevolata, consentendo anche di detrarre dalle tasse le spese per l’infanzia perché i neonati, al pari dei disabili, non sono autosufficienti; quelli che si preoccupano della scarsa natalità in Italia, dovrebbero guardare anche a queste cose.

Per non favorire l’evasione fiscale, la delocalizzazione all’estero d’imprese e la pauperizzazione dell’Italia, con l’incremento della disoccupazione, è necessaria un'armonizzazione europea del fisco, sia per i criteri d’imposizione che per i rimborsi fiscali; forse qualcuno vuole strozzare la nostra economia e il nostro paese, i nostri politici burattini ne sono solo degli strumenti.

Napoli continua ad essere la patria dell'evasione fiscale, su 100 soggetti controllati dall'amministrazione finanziaria, ben 98 risultano non in regola con il fisco statale, però a Napoli aumentano i tributi locali più che negli altri comuni. A Napoli, secondo gli ultimi dati dello Sportello del Contribuente, l'evasione fiscale e' aumentata, con punte record a Scampia, dove l'evasione ha raggiunto 98%. Anche in Campania le cose non vanno meglio, ne risultano tasse non pagate per oltre 2,5 miliardi di euro.

L’Italia, con uno stato usuraio e biscazziere, si è potuta salvare solo grazie all’evasione fiscale ed al lavoro nero; a Napoli, il 74% dei commercianti non emette lo scontrino fiscale. Purtroppo, senza scontrino, non si possono denunciare la speculazione sui prezzi e non si può cambiare il prodotto difettato; speculazione ed evasione alterano i prezzi di mercato e danneggiano i commercianti italiani corretti, mettendoli fuori mercato.

Per ragioni politiche, gli enti locali ancora non collaborano con lo stato nella lotta all’evasione fiscale; a distanza di nove anni, molti enti locali, quali regioni, province e comuni, non hanno ancora recepito le norme introdotte dallo Statuto dei diritti del contribuente, né adeguato lo Statuto Comunale, né istituito lo Sportello del Contribuente, favorendo indirettamente l'evasione fiscale da parte dei cittadini; tutto ciò per non perdere il consenso sul territorio, gli italiani ormai sono nemici del fisco.

Sin dall'inizio del 2001, tutti i gli Enti locali dovevano adeguare lo Statuto Comunale ed istituire lo Sportello del Contribuente, però la maggior parte di essi non ha ottemperato alla legge 212/00, incentivando indirettamente le violazioni e l'evasione fiscale; questi comuni non garantiscono neppure il diritto all'informazione, contribuendo ad alimentare l'odioso fenomeno delle cartelle pazze e delle ganasce fiscali sulle auto.

Gli Enti locali devono iniziare a combattere seriamente l'evasione fiscale, istituire Lo Sportello del Contribuente e censire quanto prima tutti gli immobili e vani non dichiarati, anche quelli costruiti senza licenza edilizia. L'evasione fiscale è un business, il più importante distretto industriale italiano è quello cinese di Scampia, quartiere di Napoli di 70 mila abitanti, vi operano 6.600 imprese individuali e 5 mila società di capitali, due terzi di queste, riconducibili ad imprenditori cinesi che vi operano mediante dei prestanomi.

Le partite Iva cinesi aperte a Scampia sono oltre 8.600, l’evasione fiscale stimata è di circa 15 MLD di euro; a Scampia risultano immatricolate a prestanomi anche 2234 auto di cilindrata superiore ai 2500 cc. Il 50% delle società con sede a Napoli non pagano le tasse, con punte record a Scampia che è diventata n vero e proprio paradiso fiscale e pare che solo l'Agenzia delle Entrate non se ne sia accorta; c’è da dire però che, per le grandi imprese, tutta l’Italia e il Vaticano sono paradisi fiscali, cioè dove l’evasione è autorizzata dallo stato.

In teoria, il grosso evasore che è accertato dal fisco, dovrebbe versare tutte le imposte non pagate, oltre sanzioni ed interessi, in realtà in Italia esiste un condono fiscale permanente, denominato accertamento con adesione, che consente ai mega evasori di ricevere forti sconti dal fisco. In Italia ogni evasore potenziale nel settore delle imprese è visitato dal fisco mediamente ogni 11 anni, ma invece di ricevere sanzioni esemplari, è premiato, pagando con lo sconto e rateizzando le imposte, senza maggiorazioni di oneri; però Equitalia e gli enti locali si comportano diversamente con i piccoli evasori.

In tutto il mondo chi evade il fisco va in carcere, perciò non si capisce perché gli evasori italiani sono trattati con i guanti bianchi dall'amministrazione finanziaria, forse accade ciò perché il fisco italiano è ingiusto ed il governo lo sa, perciò tanti cercano di risparmiare imposte. L'Italia è il Paese europeo con la più alta evasione fiscale, con il 48,5% del reddito imponibile che non è dichiarato, il record spetta alle pompe funebri, dove pare che due morti su tre si tumulano da soli. Dopo l'Italia, nella lista nera figurano la Romania con il 41,1% del reddito, fanalino di coda è l'Inghilterra con un’evasione del 12,1% dell’imposta sul reddito.

Tra i maggiori evasori spicca la categoria degli industriali, con una percentuale del 43%, seguono banche e assicurazioni con il 39%, i commercianti con il 12%, gli artigiani con il 11%, i professionisti con 10,8%, i lavoratori dipendenti con un secondo lavoro in nero con l’8,4%.
Per le grandi imprese, l’Italia è un paradiso fiscale, grazie alle leggi hanno delle riduzioni d’imposte, gli industriali hanno anche agevolazioni creditizie, crediti d’imposta e leggi ad hoc che riducono l'imponibile sensibilmente (evasione legale); industriali, banche e assicurazioni sono bene assistiti dalle lobby, le quali sono ben provviste di fondi per un’opera di corruttela, cioè per commissionare al legislatore leggi a loro favorevoli.

Secondo i sondaggi, i cittadini evadono per ignoranza delle norme, per la complessità delle stesse, per la scarsità dei controlli, per l'insoddisfazione verso i servizi pubblici erogati dallo stato e per aumentare i guadagni. Su un totale di oltre 800.000 società di capitali, il 78% evade regolarmente le imposte, il 52% presenta bilanci in rosso e il 26% dichiara redditi inferiori a 10.000 euro; tra le imprese che non pagano in modo dovuto le tasse figurano le società e le banche quotate in borsa, le principali industrie italiane e le società energetiche. Bisognerebbe estendere gli studi di settore a tutte le imprese e sospendere tutti gli aiuti ed incentivi statali alle imprese che non pagano le tasse; non è facile però, perché trattasi d’imprese amiche che hanno costituito delle lobby che finanziano i partiti ed il governo.

Dall'analisi dei dati fiscali emerge che i titolari delle imprese funebri, in due casi su tre, non rilasciano ricevuta all'atto del pagamento, anche quando chiedono importi salati, nel settore pompe funebri, l’evasione supera il 60%; però i luna park sono esonerati per legge dal rilascio degli scontrini, diversamente dai venditori ambulanti e non si capisce la discriminazione; istituzionalmente, lo stato è capace di fare anche dei favori per legge, i cittadini non sono stati mai uguali davanti alla legge, l’articolo 3 della costituzione è una beffa; perciò, oltre l’evasione, esiste l’elusione o evasione legale.

In Italia pare che il 76% degli artigiani non rilascia la ricevuta fiscale, tra gli evasori, al primo posto sono i muratori e gli imbianchini, seguiti dai tappezzieri, dai falegnami, dai fabbri, dagli elettricisti e dagli idraulici (71,7%). Contro l’evasione si sono proposte ronde fiscali e comitati civici, che possano essere d’aiuto alla polizia tributaria ed all'amministrazione finanziaria, costituiti da avvocati, dottori commercialisti, giudici tributari e finanzieri in pensione.

Le Ronde fiscali volontarie collaboreranno con gli "Angeli del Fisco" di KRLS nel divulgare i diritti ed i doveri dei contribuenti ed opereranno presso Sportello del Contribuente, Commissioni tributarie, Agenzie fiscali, Uffici tributi ed Esattorie, segnalando prontamente le disfunzioni al governo. Le forme d’elusione ed evasione fiscale tra le grandi imprese sono diffusissime e dovrebbero preoccupare il ministro dell’Economia, al pari dell'evasione delle persone fisiche, non è così perché lo zelo dello stato si dirige sempre contro le fasce più deboli.

A causa della crisi e delle tasse, crescono l'evasione fiscale, le transazioni economiche in contanti e le attività produttive sommerse. L’Ires, cioè l'ex Irpeg, la paga solo un petroliere su tre, per quanto riguarda le altre imprese di capitale, più della metà non la pagano ed il 70% dichiara meno di 10.000 euro di reddito l’anno; tra le imprese che non pagano in modo dovuto le tasse figurano i principali petrolieri e banchieri italiani.

Invece della Robin Tax a carico dei superprofitti delle banche proposta da Tremonti, che poi è stata sostituita dagli aiuti alle banche, bisogna fare controlli e studi di settore sulle grandi aziende; la realtà amara è che lo stato è colluso con l’evasione fiscali delle grandi imprese, la accetta tacitamente oppure le favorisce con l’elusione fiscale. Per combattere l'evasione fiscale, lo stato deve essere credibile, deve rispettare i diritti dei contribuenti, abbassare le tasse e rimborsare subito le imposte pagate in eccesso.

Sono circa 600.000 i contribuenti fantasma in Italia, con codice fiscale errato, perciò non lasciano tracce fiscali e risultano inesistenti per l'anagrafe tributaria; un ostacolo alla lotta all'evasione è dato anche dall'anagrafe tributaria italiana, il codice fiscale, introdotto circa 40 anni fa, con 16 caratteri alfa-numerici, dovrebbe essere sostituito con un nuovo codice solo numerico, attribuito solo dal fisco.

Oggi molti contribuenti utilizzano appositi programmi per auto prodursi il codice fiscale, generando errori, come nel caso, ad esempio, di chi ha un doppio nome o ha raggiunto la fatidica età di 100 anni. In Europa, l'Italia è l'unico paese che ha ancora un codice fiscale auto-generabile, sono tante le inefficienze dell’amministrazione fiscale e del nostro stato. Tre contribuenti su quattro non risultano congrui al redditometro, che ricostruisce il reddito attraverso i consumi ed il tenore di vita, però bisognerebbe tener presenti anche le disponibilità familiari patrimoniali ed eventuali eredità possono alterare i dati.

Sembra che l’evasione complessivamente tocchi il 24,2% del PIL, però, se il redditometro non è aggiornato e non è bene interpretato o corretto dai controlli, è destinato a colpire anche i contribuenti che hanno subito dure ripercussioni economiche dalla crisi; con la conseguenza che a molti contribuenti saranno elevati accertamenti per redditi che non hanno conseguito e così aumenterà il contenzioso tributario ed il caos della finanza pubblica.

L’evasione è diffusa soprattutto nel sud d’Italia, le aziende presenti a Scampia operano in tutti i settori industriali, soprattutto abbigliamento e pelletteria; oggi conviene aprire la sede legale a Napoli, anziché nei classici paradisi fiscali stranieri, a Napoli il 50% delle società non pagano le tasse, mentre a Scampia si hanno punte record del 98%, però tutta l’Italia e il Vaticano sono paradisi fiscali per le grandi imprese.

Per non pagare le tasse, in Italia crescono i poveri possidenti, il 61% degli Yacht di lusso e di automobili di grossa cilindrata sono intestati a nullatenenti o a pensionati ottantenni; così si espande a dismisura il fenomeno dei ricchi nullatenenti; però anche nei paradisi fiscali delle isole inglesi esistono dei poveri intestatari di società commerciali, lo stato chiude sempre un occhio a favore delle grandi imprese.

Secondo un recente studio, elaborato su dati provvisori del Ministero delle Finanze, che fa riferimento all’anno d'imposta 2007, è emerso che un contribuente italiano su due dichiara al fisco un reddito inferiore ai 15mila euro l’anno e lo 0,2% ne dichiara uno superiore ai 200.000; però nello stesso periodo furono immatricolate 146.000, tra fuoristrada ed auto di lusso e furono rilasciate 23.000 patenti nautiche.

Nei primi sette mesi del 2009, l'imponibile evaso in Italia è cresciuto del 9,9%, raggiungendo l'ammontare di 348 miliardi di euro l'anno, con imposte sottratte all'erario pari a 135 miliardi di euro l'anno; le aree d’evasione fiscale analizzate sono: l'economia sommersa, l'economia criminale, l'evasione delle società di capitali, dei lavoratori autonomi e delle piccole imprese. Poiché la statistica del reddito nazionale rileva anche l’economia sommersa, inevitabilmente sottostima la pressione fiscale che grava sui contribuenti.


L'esercito di lavoratori in nero è composto da circa 2,4 milioni di persone, di questi 850.000 sono lavoratori dipendenti che fanno il secondo o il terzo lavoro; per quanto riguarda l'economia criminale, si stima che il giro d’affari sia di 125 miliardi di euro l'anno, con un'imposta evasa di 42 MLD di euro; per le società di capitale si stima un'evasione fiscale attorno ai 18 miliardi di euro l'anno.

Per quanto riguarda le big company, che sono società di capitali, una su tre ha chiuso il bilancio in perdita e non paga le tasse, lo hanno potuto fare perché sono società amiche dello stato; il 94 % delle big company, per spostare costi e ricavi tra le società del gruppo nei vari paesi, si serve del transfer pricing, trasferendo la tassazione nei paesi dove vi sono minori controlli fiscali o tasse più basse, sottraendo così al fisco italiano 31 MLD di euro.

Nel 2009 le 100 maggiori compagnie del paese, grazie all'uso di conti offshore, gestiti dalle principali banche, hanno ridotto del 10 per cento le imposte dovute all'erario; le filiali di banche italiane aprono sportelli all’estero al seguito d’imprese industriali italiane che hanno aperto stabilimenti in quei paesi. L'evasione dei lavoratori autonomi e delle piccole imprese, dovuta alla mancata emissione di scontrini, di ricevute e di fatture o a causata da sottofatturazione, sottrae all'erario circa 10 miliardi di euro l'anno.

A causa della maggiore presenza d’imprese, la Lombardia, in valore assoluto, ha fatto registrare il maggior aumento dell'evasione fiscale. Per combattere l’evasione e migliorare la spesa, bisogna dare immediata attuazione al federalismo fiscale, bisogna archiviare scudi fiscali e condoni che favoriscono i grandi evasori, aggiornare il redditometro, che risale al 1992; riformare gli studi di settore, riformare la riscossione dei tributi e l’ordinamento tributario, ridurre la pressione fiscale e il numero delle tasse.

Nel 2009 l'amministrazione finanziaria ha scoperto 6.715 evasori totali, però, quando si parla d’evasione totale ci si riferisce all’Irpef e all’Iva, perché esistono altre imposte che non si possono evadere. I controlli sono pochi, tra le imprese che evadono figurano anche società e banche quotate in borsa e le principali industrie italiane; inoltre, come avviene nei fidi accentrati delle banche, concessi spesso agli amici con poche garanzie e con tassi contenuti, le 500 posizioni fiscali più importanti sono definite direttamente con il ministero e le imprese interessate non se ne lamentano, altrimenti le lobby, sempre con il denaro in mano, non servirebbero.

Oltre ciò, ci sono le norme statali che favoriscono, per le imprese di capitali, l’elusione o evasione legale, sono i cosiddetti favori fiscali per gli amici, per i quali esistono anche i paradisi fiscali; per combattere l’evasione, bisognerebbe ridurre le aliquote delle imposte sul reddito di 5 punti e prevedere non i condoni, ma gravi pene per gli evasori, come avviene in tutti i principali paesi civili.
Inoltre, tutte le imprese non in regola con il pagamento delle tasse, come si fa per le imprese mafiose, non dovrebbero partecipare a bandi pubblici, né ai finanziamenti ed incentivi statali e comunitari; per favorire la libera concorrenza, l’Europa avrebbe dovuto armonizzare le norme fiscali e quelle sugli ordinamenti scolastici e uniformare il prezzo dell’energia, ma non lo ha fatto, preferendo dedicarsi alle quote latte e ad altre amenità.

Il canone della Rai è ingiusto perché questo servizio pubblico, più che cultura e aiuto alla scuola, fa pubblicità e spettacoli di basso livello, perciò è molta alta l’evasione di questa tassa tra le famiglie; meno noto è il fatto che il canone Rai lo evade anche il 94 % degli enti pubblici, il canone RAI è la tassa più evasa in Italia. In Italia esistono due canoni: quello ordinario, dovuto dalle famiglie, e quello speciale, dovuto da imprese, lavoratori autonomi ed enti pubblici; il canone speciale si paga anche per il possesso di computers, monitors, videofoni e sistemi di videosorveglianza.

Con circa 4,5 MLN d’imprese, i canoni speciali riscossi ogni anno, che vanno da 195 a 6.510 euro, sono meno di 180 mila; l'evasione del canone speciale supera il miliardo di euro l'anno, si evade anche perché l'Amministrazione Finanziaria, durante la verifica fiscale, non richiede il pagamento del canone RAI, anche se è una tassa come le altre e perciò andrebbe pagata. Probabilmente gli stessi ispettori la ritengono assurda, in fondo l’Italia, con questo stato vessatore, si è potuta salvare solo con l’evasione fiscale e con il lavoro nero.

Nel 2010 dovrebbero arrivare 940 milioni di euro di rimborsi fiscali, però in Italia, in cinque anni, il debito pubblico per i rimborsi fiscali si è quasi raddoppiato, passando da 18,4 miliardi a 33,4 miliardi, da rimborsare ad oltre 11,6 milioni di contribuenti. Dal 2003, i contribuenti maggiormente penalizzati dai mancati rimborsi dei crediti fiscali sono quelli residenti in Campania, con +187,1%. L'Italia ha il primato mondiale per la lentezza dei rimborsi fiscali, negli altri grandi paesi europei, il tempo d’attesa è di uno o due anni; a proposito dell’Italia, i nostri politici, autolodandosi, dicono: “Noi siamo l’eccellenza, tutto il mondi c’invidia, li fermeremo sul bagnasciuga (Mussolini)”.

Lo stato italiano si conferma pessimo pagatore e pagatore in ritardo, ha il primato mondiale per i rimborsi lumaca, l'amministrazione finanziaria in Italia paga i rimborsi fiscali mediamente in 13,9 anni, anche i terremotati attendono i rimborsi fiscali da 12,8 anni. Urge un'armonizzazione fiscale in tutta Europa, in modo che i rimborsi fiscali possano essere erogati con gli stessi tempi e modalità.

L’Associazione Contribuenti Italiani ha proposto una legge che imponga alla P.A. di pagare entro 60 giorni, oltre i quali si applicano gli stessi aggi e interessi richiesti dalle esattorie, di vietare agli istituti bancari ed assicurativi di avere le sedi legali delle proprie holding nei paradisi fiscali e di impedire l’accesso agli incentivi alle grandi imprese che chiudono il bilancio in rosso.

Per i rimborsi fiscali, l’Associazione Contribuenti Italiani ha annunciato una class action, un’azione collettiva dei contribuenti, contro l'Agenzia delle Entrate, al fine di azzerare, nell'arco di tre anni, tutti i debiti dell'amministrazione finanziaria verso i contribuenti italiani; sembra di sognare, chissà se riuscirà.

In seguito alla sentenza della Corte Costituzionale n. 335/2008, è stata sospesa la fatturazione della quota parte di tariffa per la depurazione delle acque reflue degli utenti allacciati alla pubblica fognatura, ma non serviti da depuratore; la questione interessa oltre 2,5 milioni d’imprese e 6 milioni di famiglie. In Campania i contribuenti albergatori e in Liguria altre categorie, stanno già beneficiando di un’azione collettiva per i rimborsi; per gli albergatori, il rimborso medio è di circa 60.000 euro, mentre per i commercianti è di 8.000, pari al 32,4% della bolletta idrica pagata.

Come sancito dalla Corte Costituzionale, il canone di depurazione delle acque, in assenza del servizio, va restituito in un’unica soluzione, entro 30 giorni dal ricevimento dell’istanza di rimborso. A tale proposito sono state presentate centinaia di migliaia d’istanze di rimborso del canone di depurazione idrico, per le famiglie, il rimborso medio è di circa 840 euro, mentre per le imprese ammonta al 32,4% della bolletta idrica pagata.

Due italiani su tre hanno gli scarichi non collegati ad un depuratore e nonostante ciò hanno pagato il servizio; i cittadini pagavano la depurazione perché le aziende idriche avevano deciso di usare la politica dei due tempi, prima incassavano la tariffa, poi avrebbero realizzano il depuratore, in modo da ottenere un prestito gratuito, prelevandolo direttamente dalle bollette. Una scelta, ritenuta dalla Corte, illegittima, però la fa anche l’Enel per le bollette elettriche, l’aggravio dovrebbe consentirgli di realizzare impianti fotovoltaici e pale eoliche per produrre energia; in Italia sono tante le prassi illegittime e le illegalità, la sentenza della Corte Costituzionale potrebbe fare precedente.

Il rimborso del canone di depurazione, relativo agli anni 1998/2008 non interessa i contribuenti residenti in 17 capoluoghi dove i depuratori sono regolarmente funzionanti. Al rimborso avrebbe dovuto provvedere direttamente l’amministrazione finanziaria, magari mediante stime, perché tanti dimenticheranno di fare la domanda di rimborso o sono ignoranti delle norme, soprattutto perché poveri e soli; la stessa cosa dicasi per il rimborso parziale della tassa d’asporto rifiuti per doppia tassazione.

A causa delle difficoltà economiche in cui versano le famiglie e le piccole imprese, della difficoltà d’accesso al credito bancario e del proliferare delle scommesse, nel 2009 in Italia si è diffusa l'usura; nel primi 8 mesi del 2009, il sovraindebitamento delle famiglie è cresciuto dell’ 89,3%, rispetto al 2008 e perciò l'usura è aumentata del 71,6%; lo Sportello Antiusura monitora costantemente il fenomeno.

In Italia sono a rischio 1.693.000 famiglie e 1.254.000 piccole imprese, nei primi 8 mesi del 2009 il debito medio delle famiglie ha raggiunto la cifra di 28.600 euro, mentre quello dei piccoli imprenditori ha raggiunto la cifra di 48.200 euro; al primo posto tra le regioni maggiormente esposte al rischio usura troviamo il Piemonte, dove la FIAT, con l’aiuto dei partiti, ha ricevuto tanto dai governi italiani, si è un po’ disimpegnata, seguito, com’era prevedibile, dalla Campania.

Il boom delle carte di credito revolving e della rateizzazione fiscale, stanno trascinando migliaia di famiglie e piccole imprese nelle mani degli usurai; ogni qual volta che l'economia ha segnato brusche frenate, l'usura ha subito delle forti crescite. Oggi si sta registrando un’aggressione al patrimonio familiare da parte del fisco, attraverso riscossione coattiva e scommesse e questo fatto costringe numerose famiglie monoreddito a richiedere prestiti, perciò queste, prima si rivolgono agli usurai e poi alle fondazioni antiusura; si spera che la nuova Banca del Mezzogiorno, se non diventa un nuovo carrozzone, faccia partire il microcredito sociale nel sud.

A causa dei titoli spazzatura, dell’ordinaria usura bancaria, delle scommesse e delle tasse, i cittadini italiani sono costretti a rivolgersi agli usurai per pagare le imposte. L’Associazione Contribuenti Italiani ha sottoscritto un patto con KRLS Network of Business Ethics, leader in Italia nel volontariato etico, con il quale 1000 studi professionali di avvocati, dottori commercialisti e notai, facenti parte della rete, applicheranno una riduzione del 30% dell'onorario, per tutti contribuenti che vogliono intraprendere azioni contro le banche, le autorità di vigilanza, gli enti certificatori, le società di revisione e le società di rating o che vogliono essere semplicemente consigliati sulle decisioni da prendere.

Nel 2009 nel Mezzogiorno sono aumentate le difficoltà d’accesso al credito, da parte delle imprese e delle famiglie, il fatto è che le banche devono favorire anche il lavoro degli usurai che sono da loro finanziati. Si spera nel progetto della Banca del Mezzogiorno, alla quale hanno già aderito oltre 200.000 contribuenti, si dovrebbero anche riportare regole etiche nelle banche, nelle istituzioni e nell'economia; ad oggi però, abbiamo visto solo azioni di sostegno nei confronti delle banche ordinarie che avevano strozzato risparmiatori, piccole imprese e famiglie indebitate con i mutui.

Mentre cresce l’usura, le province più indebitate sono quelle che registrano i più alti debiti con il fisco, molte famiglie hanno contratto i debiti per pagare il fisco a rate, a volte ricorrendo agli usurai, poi si sono rivolte alle fondazioni antiusura; l’iniqua rateizzazione fiscale attuata dai concessionari non agevola le famiglie. Nel 2009, a causa delle difficoltà economiche delle famiglie e delle piccole imprese, nel mezzogiorno l’usura è aumentata dell’82,3%.

Lo Sportello Antiusura monitora costantemente il fenomeno del sovra indebitamento delle famiglie e delle piccole imprese in Italia. La crisi economica, la difficoltà d’accesso al credito bancario, il crollo della borsa italiana, il boom delle carte di credito revolving, il proliferare del gioco d'azzardo ed il fisco iniquo, rischiano di far scivolare migliaia di famiglie italiane ed imprese in mano agli strozzini.

Attendiamo un provvedimento urgente del governo per fermare il fenomeno delle cartelle pazze e ristabilire la fiducia con i contribuenti italiani, il sistema informatico di Equitalia non riconosce e non blocca le cartelle sbagliate. Equitalia è stata recentemente condannata al pagamento di Euro 1.465.384, con rivalutazione e interessi, con sentenza della Corte dei Conti n. 28 del 2009, con la quale la Corte ha affermato che il concessionario non ha curato con la necessaria diligenza l'organizzazione ed il funzionamento del servizio di riscossione. Sul fenomeno delle cartelle pazze anche la Procura di Napoli ha avviato le indagini per l'ipotesi d’abuso d'ufficio nell'attività di riscossione, con la richiesta d’interdizione dai pubblici uffici per alcuni dirigenti di Equitalia; chissà se questo dispositivo sarà tradotto in pratica, visti i precedenti italiani, si può anche dubitarne.

Sono arrivate milioni di sanzioni senza motivo, con richieste di pignoramenti e ipoteche, milioni di cartelle esattoriali sbagliate o pazze sono state notificate in giro per l'Italia, facendo impazzire i destinatari che si sono ritrovati all'improvviso con ipoteche sugli immobili, ganasce fiscali su auto e moto, pignoramenti di stipendi o conti correnti bancari. Il tutto per sanzioni amministrative del Codice della Strada, già prescritte o annullate con sentenza dai Giudici di pace, o per di tasse di smaltimento rifiuti richieste erroneamente ai proprietari piuttosto che agli affittuari.

E' la solita ondata di cartelle pazze, cioè richieste inesatte di pagamenti al Fisco, a cui oramai siamo abituati e che periodicamente l'Amministrazione finanziarie, attraverso i propri esattori (Equitalia) omaggia ai contribuenti italiani. Le cartelle pazze sono il geniale prodotto dell'Amministrazione Finanziaria e degli Agenti della Riscossione che non sanno liquidare correttamente le imposte; purtroppo solo il 2% delle cartelle pazze è stato individuato dal servizio interno dell'amministrazione finanziaria, prima della spedizione.

In 10 anni, l'Amministrazione finanziaria, con le cartelle pazze, ha riscosso illegittimamente circa 11,3 miliardi di euro, di cui oltre 1,8 miliardi per la sola imposta di bollo dovuta per i ricorsi, è tanta l’inciviltà dello stato italiano. L’Associazione dei Contribuenti Italiani ha chiesto al ministro dell'Economia l'avvio di un’inchiesta, per acclarare eventuali responsabilità nei confronti dei dirigenti di Equitalia e dell'Amministrazione Finanziaria, con sanzioni pesanti nei confronti dei responsabili delle cartelle pazze (speriamo bene).

Equitalia Spa, partecipata al 51% dall’Agenzia delle Entrate e al 49% dall’Inps (l’Inps è socia anche della Banca d’Italia, chissà perché); Equitalia è una società istituita per contribuire a realizzare una maggiore equità fiscale e l'ottimizzazione del rapporto con il contribuente; visti i suoi errori, è stato chiesto al ministro Tremonti di intervenire sospendendo immediatamente i pignoramenti e le ipoteche. Nel 2008, sono state 14.421 le sentenze favorevoli al Contribuente emesse dalla Commissione Tributaria Provinciale di Napoli, mentre solo 5614 quelle favorevoli all'Ufficio finanziario; le cinque Commissioni Tributarie della regione hanno definito 36724 processi.

Dai dati risulta che in Italia il fisco sbaglia 3 volte su 4, non esistono paragoni in Europa, in Inghilterra gli errori del fisco non superano il 7%, in Francia il 4% ed in Germania il 3%.
Le cartelle pazze, notificate ai contribuenti italiani, riguardano per il 57% multe automobilistiche, prescritte o annullate dai giudici di pace, per il 31% bolli auto prescritti, già pagati o non dovuti, e per il 12% la tassa smaltimento rifiuti richiesta erroneamente ai proprietari anziché agli affittuari.

Con le cartelle pazze, gli esattori avrebbero preteso, comunque, le somme iscritte a ruolo, applicando il principio già dichiarato incostituzionale del "solve et repete", cioè "prima paghi e poi ricorri"; hanno cercato di applicare questo principio anche in presenza di sentenze favorevoli ai contribuenti dei Giudici di pace o delle Commissioni tributarie.

Per chi non ha pagato, dopo 60 giorni sono scattate automaticamente le procedure esecutive con ipoteche sugli immobili, ganasce fiscali su auto e moto, pignoramenti dello stipendio e dei conti correnti bancari e postali; come previsto dal decreto “salva crisi” dello stato usuraio. I regolamenti vessatori di Equitalia spa prevedono che, per sospendere le procedure esecutive, non basta ottenere una sentenza favorevole, la proceduta di esecuzione continua finché la Società non dà l´ordine scritto di desistere; essa non si ferma neppure di fronte ad una notifica della sentenza, lo sgravio avviene solo quando, dopo anni, Equitalia annulla la procedura.

Vista la crisi delle famiglie, l’Associazione dei contribuenti ha chiesto all’Agenzia delle Entrate di sospendere immediatamente le vendite d’immobili pignorati ai contribuenti; i contribuenti italiani dopo aver perso buona parte della proprio risparmio investito in titoli, non possono, a causa delle tasse o del credito bancario, vedersi sottrarre anche la propria casa.

L’Associazione Contribuenti Italiani ha predisposto il ricorso per impugnare gli oltre 2,5 MLN d’avvisi d’accertamento errati emessi dalle Regioni per il recupero del bollo auto, per gli anni che vanno dal 1999 al 2005; numerosi avvisi presentano profili d’illegittimità, in quanto notificati oltre il termine triennale di prescrizione previsto dalla legge 53/83. Il fenomeno degli avvisi pazzi, cioè sbagliati, ha colpito anche automobilisti in regola con il bollo auto, deceduti, invalidi (esentati), non possessori di auto e finanche a chi aveva rottamato l'auto 22 anni prima. Questo stato e i suoi fiduciari come Equitalia fanno acqua da tutte le parti e nessuno risponde dei propri errori.

Pare che il fenomeno delle avvisi pazzi sia anche frutto di una manovra che tende ad aumentare artificialmente le entrate degli enti locali, per coprire deficit di bilancio, in questo caso si tratterebbe di un tentativo d’estorsione o di racket di stato; è noto che c’è sempre chi paga, per timore dello stato, anche il non dovuto. I contribuenti onesti hanno il diritto di sapere se il problema sorto con Equitalia sia frutto di una macchina burocratica poco efficiente o vi sia altro sotto; da Equitalia le cartelle pazze sono state inviate anche a 12.500 deceduti; in generale, il fenomeno delle cartelle pazze, cioè sbagliate, ha colpito cittadini in regola con il fisco, sono arrivate a più ondate e ormai sono milioni; perciò tanti cittadini hanno fatto ricorso alle commissioni tributarie o si sono rivolti allo Sportello del Contribuente.

L’Associazione Contribuenti Italiani ha annunciato una mega azione di risarcimento danni contro le finanze, per un controvalore di 2,8 miliardi di euro, per tutti i contribuenti vessati dal fisco, che dal 1998 ad oggi hanno ricevuto oltre 46,2 milioni di cartelle pazze, con le quali lo stato ha anche fatto lucro, perché tanti hanno pagato somme non dovute senza ricorrere e quelli che hanno chiesto il rimborso hanno dovuto assolvere l’imposta di bollo.

A causa delle cartelle pazze, milioni di italiani sono stati colpiti dal fermo amministrativo della propria autovettura, con l’applicazione delle ganasce fiscali per 15 giorni; i contribuenti sorpresi a circolare con le auto sottoposte al fermo amministrativo sono soggetti alla sanzione amministrativa di 2.628 euro, oltre alla custodia del veicolo in un deposito autorizzato; inoltre, in caso d’incidente, l'assicurazione non risponde dei danni provocati. La maggior parte dei fermi amministrativi dei concessionari sono illegittimi perché scattati per debiti tributari ultradecennali, quindi prescritti, mentre per il 34,9% dei casi analizzati sono errati in quanto il contribuente è risultato in regola con i pagamenti. E' importante pertanto che il governo sospenda immediatamente l'uso delle ganasce fiscali.

Dai giudici tributari delle commissioni tributarie partenopei è stato condannato il modo di operare di Equitalia Polis spa, Agente della riscossione; secondo i giudici, è illegittimo l'operato di Equitalia S.p.A. quando tenta di riscuotere, con il fermo amministrativo, le cartelle di pagamento mai notificate o peggio ancora quando procede ad emettere preavvisi di fermo amministrativo dell'auto senza motivazione, chiedendo anche diritti e spese non dovuti. Questa situazione mina la fiducia tra stato e contribuenti.

Si moltiplicano le sentenze di condanna, emesse dai giudici tributari, dell'operato di Equitalia Polis, Agente della Riscossione, che in varie province procede all'iscrizione ipotecaria senza averne titolo o per debiti tributari inferiore agli ottomila euro. In due anni, nonostante abbia proceduto ad ipotecare 153.536 immobili, il tasso di morosità è aumentato del 47%, con un picco massimo a Napoli del 460%.

Le censure questa volta arrivano dai giudici tributari genovesi, i quali, nell'accogliere la tesi del contribuente, hanno ribadito che, per poter pignorare un immobile e venderlo al miglior offerente, bisogna che il debito contratto sia superiore agli ottomila euro, tetto che non può comprendere anche oneri ed interessi; poi ha ordinato all'Agente della Riscossione Equitalia Polis di procedere all’immediata cancellazione delle ipoteche a sua cura e spese. Equitalia non rispetta i parametri fissati dalla legge, ci sono ipoteche per debiti inferiori agli ottomila euro e, in molti casi, questa cifra, è raggiunta con l'addebito delle spese ipotecarie e degli interessi di mora.

Il concessionario non è soggetto a spese quando procede all'iscrizione di un’ipoteca, mentre invece queste sussistono per i contribuenti sia per l'iscrizione che per la cancellazione (che bello questo stato!). L'ipoteca di un immobile comporta un danno significativo, per esempio, a causa di essa, ad un piccolo imprenditore possono essere revocati i fidi concessi dalle banche e poi può essere spinto tre le braccia degli usurai.

Il concessionario include nelle spese d’esecuzione già maturate, con imposta e interessi di mora, anche le spese d’iscrizione ipotecarie non ancora maturate e non da sostenere; in tal modo mira a raggiungere la soglia degli 8000 euro per l'iscrizione dell'ipoteca. Sono cresciuti in maniera allarmante le ipoteche fiscali, come strumento di lotta all'evasione; gli Agenti della Riscossione procedono senza neppure avere titolo o per debiti tributari irrisori, i contribuenti italiani sono vittime di sanzioni non sempre eque rispetto al danno.

Tutte le esattorie devono sospendere immediatamente la riscossione delle multe ante 1999, in attesa di ripulire il sistema informatico che fa acqua da tutte le parti, basta con le cartelle pazze che hanno portato a clamorose iniziative legali; le casse comunali, grazie alle multe stradali, hanno incassato nell'ultimo anno la bellezza di milioni di euro, è opportuno avviare una clamorosa class action contro il Comune di Roma, per chiedere la restituzione dei soldi delle multe ingiustamente versate dai cittadini.

E' inaccettabile da parte dell'Agenzia delle Entrate l'uso dei comunicati stampa per segnalare i rinvii degli adempimenti tributari, invece di usare gli strumenti previsti dalla legge; ciò è avvenuto per l'ennesimo rinvio dei rimborsi Iva per le auto aziendali. I contribuenti sono stati colpiti dalle azioni esecutive di Equitalia senza che avessero mai ricevuto alcuna comunicazione di mora dagli uffici fiscali.

La Corte dei Conti nel condannare Equitalia Polis spa, ha messo in rilievo, come accertato dalla Guardia di Finanza, che numerosi agenti della riscossione avevano redatto verbali falsi e che numerosi agenti della riscossione effettuavano l'attività di riscossione anche quando erano assenti dal lavoro. La direzione della società spingeva gli ufficiali alle sue dipendenze ad espletare l'attività di riscossione in qualsiasi modo, purché fosse celere e formalmente corretto.

La procedura scorretta si è imposta perché gli Ufficiali della riscossione non percepivano alcun compenso per le verbalizzazioni relative ad attività esecutive che non avevano dato esito positivo, né potevano usufruire di rimborsi spese; mentre il Concessionario poteva presentare domanda di rimborso delle spese per inesigibilità, rientrando in possesso delle quote precedentemente anticipate all’Erario, secondo il principio del non riscosso come riscosso; la celerità delle procedure esecutive scorrette permetteva una notevole diminuzione del carico del lavoro.

Negli anni scorsi ci sono state migliaia di istanze di autotutela avverso la revisione delle rendite catastali, l'iniziativa è partita dopo che i giudici tributari di Napoli hanno sentenziato che tutti gli avvisi di classamento emessi dell'Agenzia del territorio devono considerarsi nulli perché illegittimi, in quanto violano lo statuto dei diritti del contribuente ed hanno condannato il Comune di Napoli a risarcire i danni.

In base a questa sentenza, i contribuenti proprietari della seconda casa, che si sono visti aumentare il valore dell'immobile fino al 300% e non hanno presentato ricorso, possono chiedere l'annullamento dell'atto illegittimo. Poi sono stati tutti accolti gli oltre 1.500 ricorsi già discussi innanzi ai giudici tributari partenopei, avverso la revisione delle rendite catastali; al centro dell'iniziativa legale è l'annosa questione legata alle rivalutazioni delle rendite catastali.

Il rimborso Iva sui rifiuti, stabilito dalla sentenza n. 238/09 della Corte Costituzionale, mira ad eliminare la doppia tassazione, però questa doppia tassazione si verifica anche per altre utenze, come la luce, perciò dovrebbe fare precedente e dovrebbe spingere il legislatore a fare normative fiscali meno usuraie; però per qualcuno lo stato va benissimo così com’è e perciò non lo vorrebbe cambiare.

La Corte Costituzionale ha sancito il diritto al rimborso dell'IVA pagata sulla tassa sui rifiuti, in quanto la T.I.A. o tassa sui rifiuti è una tassa e pertanto sulla stessa non può essere applicata l’I.V.A. Per le famiglie, il rimborso medio è di circa 360 euro e per le imprese di circa 3.750 euro; però non tutti chiederanno il rimborso e uno stato costumato avrebbe potuto rimborsare le famiglie che non fanno domanda in via estimativa.

I contribuenti si sono vista aumentare la TARSU/TIA, per la raccolta dei rifiuti solidi urbani, con punte fino al 61%, com’è accaduto anche nella città di Napoli, dove però, com’è noto, la raccolta non funziona, per interesse di camorra e di 100.000 persone che lavorano con l’immondizia; con questi aumenti, i napoletani dovrebbero pagare il doppio dei fiorentini, sei volte i parigini e otto volte i londinesi, ma questo radio apostolica italiana, cioè la RAI, non ce lo ricorda.

Sono stati fatte decine di migliaia di ricorsi contro gli aumenti ingiustificati della TARSU/TIA, meglio nota come tassa sui rifiuti solidi urbani, in tutta Italia potrebbero essere oltre 5 milioni i contribuenti interessati ad impugnare i provvedimenti illegittimi. Il rimborso parziale della tassa sui rifiuti è stato disposto dalla sentenza n. 238/09 della Corte Costituzionale e con la Finanziaria 2010; cittadini e imprese hanno diritto ad avere indietro l'IVA al 10% pagata sugli importi fatturati, perché la T.I.A. è una tassa e pertanto sulla stessa non può essere applicata l'I.V.A.

Nel 2010 le tasse locali sono destinate a crescere del 5,3%, passando da 106,2 a 111,8 miliardi, mentre quelle statali solo dello 0,7%; il governo Berlusconi, dopo averne promesso la riduzione, afferma che le tasse statali non sono aumentate, in realtà, queste aumentano regolarmente con il fiscal dreg, con le multe e con i ricavi dei giochi pronostici e, poiché il reddito nazionale non aumenta, la pressione tributaria aumenta sempre, anche se sottaciuta da stato, istat e mezzi d’informazione asserviti.

Napoli è il comune in cui, malgrado la generale evasione o proprio per questo, la pressione tributaria locale cresce di più, ogni abitante del comune partenopeo verserà nel 2010 ai propri enti locali, tra imposte, tasse, tributi e addizionali varie, 2.468 euro, contro una media nazionale di 1.670 euro; al secondo posto c'è Milano, con 2425 euro, all'ultimo posto, Campobasso, con 703 euro.

Non si capiscono queste differenze, anche in base allo stato reale dei servizi resi nei vari comuni, lo stato dovrebbe garantire lo stesso servizio a tutti, con lo stesso onere, cioè eliminando sprechi; la differente tassazione non favorisce lo sviluppo equilibrato dell’economia nazionale, fa emigrare imprese, crea distorsioni, altera la concorrenza e fa ritornare al sistema dei dazi interni pre-capitalistici.
Le imposte comunali sono l’Ici, l'addizionale comunale Irpef, la tariffa rifiuti urbani e le multe alle auto; quelle provinciali, l'imposta sull’auto, l'addizionale sulla luce; quelle regionali l'Irap, la compartecipazione all'Iva, l'addizionale regionale sull'Irpef e la compartecipazione sulle accise della benzina. Il 54,3% delle imposte locali va alle Regioni, il 40,6% ai Comuni e il 5,1% alle Province, la qualità dei servizi offerti, anche a parità di costo con comuni più efficienti, è spesso scadente. Con il 76% delle famiglie italiane indebitate che non riescono ad arrivare a fine mese, il fisco non lascia in pace neppure i morti; secondo uno studio condotto dallo Sportello del Contribuente, nel 2009 le tasse comunali sui morti sono aumentate in media del 12%.

Il costo effettivo annuo dell’illuminazione votiva, trattandosi di una lampadina a bassa tensione, compresa la sostituzione periodica, è inferiore ad 1 euro, eppure nel 2009 le società che gestiscono il servizio, con appalti spesso ventennali, per una lampada votiva hanno chiesto 25,64 euro; una somma che non trova nessuna giustificazione se non in un’ingiusta speculazione autorizzata dal Comune. Ma le tasse sui morti non finiscono qui, quando si muore in casa, per il rilascio del certificato di constatazione di decesso, si paga una tassa di 35 euro e per il trasporto della bara si paga al comune un diritto fisso di 58 euro.

Negli ultimi cinque anni in Italia il numero delle multe comminate agli automobilisti e' aumentato del 643%, il risultato più alto in Europa; dopo l'Italia, nella classifica, figura la Romania con un incremento del 194%, nelle ultime posizioni sono l'Inghilterra con il 17% e la Germania con il 15%.

Nel 2009, fra le infrazioni più contestate permangono il divieto di sosta, la guida senza casco e senza cintura di sicurezza; queste multe, più che per reprimere comportamenti scorretti, servono per aiutare i bilanci comunali e per aiutare le compagnie d’assicurazioni che non vogliono risarcire incidenti causati da comportamenti a rischio; le loro lobby esistono per commissionare leggi ad hoc.

Solo un italiano su tre paga la multa senza contestarla, mentre il 68% impugna il verbale innanzi al Prefetto o al Giudice di pace, inoltre, buona parte delle multe elevate fino al 2004 sono cadute in prescrizione, il che però non ha impedito di impegnare uomini e uffici, facendoli girare come motori a vuoto. Gli enti locali devono attuare strategie fiscali diverse per far quadrare i conti, debbono puntare sulla tax compliance, anziché su tassazioni occulte; negli ultimi dieci anni in Italia il numero delle multe comminate agli automobilisti é aumentato del 1275%, il risultato più alto in Europa; inoltre, a causa degli aumenti dell’importo di ogni multa, il relativo gettito è aumentato molto di più.

Nel 2009 è cresciuta la tassa sul gioco o tassa sugli imbecilli, com’era chiamata dagli imperatori romani, si è registrato un aumento del 44,6% delle perdite legate alla dipendenza da giochi e scommesse legalizzati; rispetto l’anno precedente, sono stati lasciati sul tavolo da gioco 812 milioni di euro più, lo stato biscazziere e strozzino ringrazia. In Italia, nonostante il gioco d'azzardo sia una dipendenza ufficialmente riconosciuta dalle comunità psichiatriche, non è percepita come tale dallo stato, al pari di altre dipendenze quali la droga o l'alcol, perché la tassa sui giochi serve a rimpinguare le casse statali; il nostro stato, oltre che inefficiente e sprecone, è anche biscazziere e usuraio, vedi i tassi applicati nel caso di ritardato pagamento delle utenze e delle tasse.

Negli ultimi anni questa tassa sul gioco è diventata lo strumento più semplice e veloce per far cassa ad ogni costo, depauperando gli italiani; anche i minorenni partecipano a questa forma di tassazione, nell’ultimo anno questi sono passati 860 mila unità a 1,8 milioni. Occorrerebbero misure restrittive nei confronti del gioco legalizzato, pari a quella sul divieto delle sigarette nei luoghi pubblici, bisognerebbe puntare alla diminuzione dell'offerta di lotterie, al divieto del gioco d'azzardo on line, nei bar e nelle tabaccherie; invece lo stato si fa promotore del gioco d’azzardo.

Le istituzioni dovrebbero educare i cittadini, proteggere la loro salute, mentale e fisica, non li dovrebbero spingere a giocare, invece oggi il gioco è pubblicizzato anche dalla televisione pubblica; per rilanciare l’economia, servono misure di sostegno ai consumi, proibendo giochi, abbassando imposte, effettuando rimborsi fiscali, facendo più investimenti pubblici e migliorando la spesa pubblica.

Nel 2009 in Italia le auto blu sono cresciute del 3,1%, conteggiando sia quelle in proprietà, che quelle in leasing o in noleggio, presso lo stato, gli altri pubblici e presso le società a partecipazione pubblica. Oggi queste auto sono 626.760, gli altri grandi paesi europei ne hanno circa 55.000, gli USA 72.000 e il Giappone 30.000; per ridurne il numero, basterebbe solo applicare le leggi vigenti, cioè basterebbe tassare gli utilizzatori considerando le auto dei fringe benefit, com’è fatto nelle aziende private. Dopo la legge del 1991 che limitava l'uso delle auto blu a ministri, sottosegretari e ad alcuni direttori generali, si sono proposte regolamentazioni e tagli, però mai effettuati.

In Italia ci sono state fila per la compilazione del mod. F24 e il versamento di 500 euro per la regolarizzazione di colf e badanti; però diversi imprenditori hanno cercato di regolarizzare i propri operai, dichiarando che sono operatori domestici, sfruttando in tal modo illegalmente la sanatoria per colf e badanti. A procedura conclusa, acquisito il parere della questura, il datore di lavoro e il lavoratore straniero sono convocati per la stipula del contratto di soggiorno; solo allora, la badante o la colf extracomunitaria potrà richiedere il permesso di soggiorno.

Secondo KRLS Network of Business Ethics, l'Italia è al primo posto in Europa per burocrazia fiscale, l’organismo è arrivato a questo risultato contando tutte le norme tributarie, circolari ministeriali, risoluzioni e direttive emesse ogni anno in Italia. Perciò è impossibile per un’impresa straniera con stabilimenti in Italia, pianificare le imposte in Italia, il fisco italiano cambia le regole del gioco più volte nel corso dello stesso esercizio finanziario, mettendo in seria difficoltà coloro che vogliono adempiere agli obblighi fiscali.

Il fisco italiano costa miliardi di euro al mondo delle imprese, la burocrazia fiscale costa cara ai contribuenti italiani, specialmente se messa a confronto con quella europea; questa tassa occulta ha un costo per le micro-imprese con meno di 5 dipendenti, pari all’'8,5% del fatturato. Per riportare l'Italia in Europa, serve una riforma fiscale che passi anche per la semplificazione del fisco, con la reintroduzione del concordato preventivo e con l'esonero dall'emissione dello scontrino fiscale, che esiste in pochi paesi.

Nella prima giornata del terzo simposio internazionale, in corso a Capri, al quale partecipano i massimi rappresentanti delle associazioni dei contribuenti dei principali paesi europei, si sono discussi temi inerenti la riforma fiscale, in corso in tutti i principali paesi europei. Secondo l'Associazione Contribuenti Italiani la riforma fiscale italiana deve passare attraverso la semplificazione del fisco e attraverso la reintroduzione del concordato preventivo, con l'esonero dall'emissione dello scontrino fiscale.

I Commercialisti dovrebbero diventare i Notai delle aziende soggette agli studi di settore, con delega nei poteri d’accertamento, lasciando all'Amministrazione finanziaria il compito redigere il concordato preventivo che stabilisca le imposte da pagare nel biennio successivo; i Commercialisti, con la certificazione tributaria, determineranno il regolare assolvimento delle imposte da parte delle aziende, senza la quale non sarà più possibile accedere ai finanziamenti agevolati. La riforma del fisco deve esse imperniata sulla tax compliance, come avviene da tempo nei principali paesi europei.
Secondo KRLS Network of Business Ethics, nel 2009 ogni italiano, per mantenere la burocrazia statale nel suo complesso, ha pagato 6.105 euro l’anno, contro i 5.730 euro dei francesi, i 5.120 euro dei britannici, i 4.110 euro dei tedeschi, i 3.200 euro degli spagnoli; i costi della burocrazia sono aumentati del 10% rispetto al 2008, cioè molto più dell’inflazione, mentre la qualità dei servizi è diminuita costantemente negli ultimi anni.

I contribuenti italiani non sanno come i soldi delle tasse sono spesi, anche perché il bilancio dello stato è oscuro, secondo Fazio, ex governatore della Banca d’Italia, è virtuale cioè falso; per le banche che concedono fidi alle imprese, i bilanci virtuali non sono reali e cioè sono falsi; dal bilancio dello stato e degli enti italiani si capisce poco, sono poco trasparenti. Ma allora perché si colpevolizzano i privati che fanno bilanci falsi, se li fanno anche partiti, cooperative e imprese; il legge penale che colpisce il falso in bilancio appare come gli scongiuri; lo stato è sempre il primo predicatore, applica la doppia morale, a lui è concesso ciò che non è concesso agli altri.

Il 96% dei cittadini è insoddisfatta dagli uffici fiscali per le riscossioni (esattorie), in quanto non ricevono notizie utili agli sportelli esattoriali, nel 52% dei casi sono invitati a rivolgersi all'ente impositore competente, cioè Agenzia delle Entrate, Inps, Comuni; nel 34% sono invitati a rivolgersi allo Sportello del Contribuente, mentre solo nel 14% dei casi le esattorie rispondono direttamente sul problema. Il 48% dei contribuenti si rivolge nelle esattorie per richiedere informazioni o per contestare la cartella esattoriale, in quanto spesso illegittima o pazza; poiché anche gli accertamenti hanno un costo, visti gli errori di Equitalia, è paradossale effettuare migliaia d’accertamenti se poi non sono riscossi.

Tanti fanno profitto con le varie emergenze e tanti si sfamano con la fame nel mondo; dopo il terremoto che ha colpito L’Aquila, giungeranno in Abruzzo 24 esperti messi a disposizione da KRLS Network of Business Ethics, per monitorare i fondi donati dai contribuenti italiani alle popolazioni colpite dal terremoto; un elenco di professionisti volontari iscritti all'albo dei dottori commercialisti e revisori inizieranno a controllare e monitorare gli oltre 12.000 conti correnti che circolano sul web, accesi a favore dei terremotati.

Questo compito avrebbe dovuto farlo da sempre lo stato, che abitualmente, anche per risparmiare, evita i controlli, le operazioni sospette saranno raccolte in un dossier per le opportune denuncie, speriamo che tutto non si risolva in una presa in giro. Krls Network of Business Ethics (leader mondiale nel volontariato, presieduto dal gesuita Padre Massimo Rastrelli) è composto da oltre 1000 studi professionali tra avvocati, dottori commercialisti, notai e revisori contabili che assistono gratuitamente i poveri, le vittime di usura, i terremotati, i diversamente abili e le persone anziane over 70, ricoverate in ospedali, case di cura o di riposo.

Quest' anno, le maggiori richieste di aiuti in materia fiscale sono pervenute da imprenditori (30,4%), da lavoratori autonomi (29,7%), lavoratori dipendenti (21,5%) e pensionati (18,4%). La percentuale di risposte fornite in tempo reale dalla rete dei call center dello Sportello del Contribuente è stata del 94%, hanno riguardato per il 21,1% pignoramenti dello stipendio, dei conti correnti bancari, ganasce fiscali alle auto e iscrizioni ipotecarie; per il 20,2% le cartelle pazze, per il 19,9% il contenzioso tributario, per il 15,7% i rimborsi fiscali, per il 12,8% la sospensione e rateizzazione delle imposte, per il 10,3% le imposte locali. I motivi che hanno portato gli utenti a rivolgersi allo Sportello del Contribuente, piuttosto che agli Uffici tributari, sono la competenza (58,1%), il risparmio di tempo (30,6%) e la comodità (11,3%).

In Italia i metereologi sbagliano tre volte su dieci, le previsioni errate, fatte specialmente a ridosso delle vacanze Pasquali, hanno frenato in Italia l'arrivo dei turisti nelle strutture turistiche recettive, provocando una riduzione delle presenze dal 20% al 50%, con un danno di miliardi di euro per gli operatori del settore ed all'economia del paese; di tale danno dovrebbero rispondere gli istituti meteorologici che hanno diffuso previsioni errate, se esistesse una giustizia.

Per questo motivo, l'associazione Contribuenti.it, in collaborazione con KRLS Network of Business Ethics, ha avviato un’azione di risarcimento danni per un controvalore di 10 MLD di euro, mettendo a disposizione di tutti gli operatori economici del settore i propri uffici legali, per intentare causa di risarcimento danni contro i responsabili, che si avvalgono, per effettuare previsioni, del solo satellite, senza conoscere il territorio, l'orografia, la disposizione delle valli ed il gioco dei venti che permettono a località come Capri di avere il sole 316 giorni l'anno anziché 215 come, pronosticato dagli operatori delle previsioni del tempo. Negli Stati Uniti chi sbaglia a pronosticare sole o pioggia incorre in pene severissime, una previsione errata può dare luogo al reato di diffusione di notizie false, di tali sbagli dovrebbero rispondere gli istituti meteorologici che diffondono previsioni errate.

Per quanto riguarda il contenzioso tributario, oggi in quasi nove ricorsi fiscali su dieci il contribuente ha la meglio sull'amministrazione finanziaria; Contribuenti.it ha centrato l'obiettivo di incrementare gli esiti favorevoli al contribuente delle controversie di maggiore rilevanza economica relative ad atti d’accertamento, avvisi di liquidazione o cartelle di pagamento errati, costituendo collegi di difesa con i professionisti di KRLS Network of Business Ethics, leader in Italia nel contenzioso tributario.

Le attività d’assistenza ai contribuenti dell'Agenzia delle Entrate, invece di essere potenziate, avvalendosi di Internet e della telefonia mobile, sono state sensibilmente ridotte. Solo un italiano su sei ha fiducia nel fisco; da Equitalia sono state negate il 54% delle richieste di rateizzazioni delle imposte, disattendendo la legge 20 febbraio 2008 n. 31 che prevede la possibilità per i contribuenti di definire le partite aperte mediante la rateizzazione delle imposte.

La società Equitalia spa, dopo aver posto una serie di richieste, come perizie e fidejussioni, ha revocato le rateizzazioni concesse, facendo gravare le spese sulla rata iniziale, la quale include, oltre alla quota capitale, interessi di dilazione, interessi di mora, spese esecutive, diritti di notifica, compensi di riscossione»; gonfiando la prima rata, che spesso raggiunge, importi superiori al 25-30 per cento del debito da rateizzazione. Lo stato esattore, anche se per la riscossione si serve di società private rette da amici, si può comportare solo così.

Sono state negate facilitazioni anche a coloro che vantano crediti nei confronti dello Stato e degli enti pubblici ed a cittadini protestati o vittime dell'usura; la morosità può derivare da momentanee carenze di liquidità dei contribuenti e, per le piccole imprese, da ritardi nei flussi d’incassi per crediti verso la Pubblica Amministrazione che possono raggiungere tempi biblici. C’è da dire però che, una volta tanto, i privati non si comportano diversamente dallo stato, cioè le grosse industrie, già favorite dal fisco, si comportano alla stesso modo verso le piccole imprese che le fanno delle sub-forniture.

Il compito di Equitalia spa, come si legge nel suo stesso sito Web, doveva essere quello di contribuire a realizzare una maggiore equità fiscale, ridurre i costi di riscossione a carico dello Stato e semplificare il rapporto con il contribuente. Bisogna però dire che anche nella costituzione sono scritte tante belle cose, disattese regolarmente dal legislatore ordinario. I piani d’ammortamento di Equitalia dovrebbero prevedere rate costanti ed uguali tra loro.

L’iniqua rateizzazione fiscale, attuata dai concessionari, non agevola le famiglie, come denunciato dal difensore civico di Napoli, accade anche di pagare 8.000 euro per la prima rata e rate mensili da 300 euro per i successivi 3 anni; perciò numerose famiglie si sono rivolte alle fondazioni antiusura; in pratica usurai legali sono anche gli esattori elevati a questo ruolo dallo stato (al capitale di Equitalia partecipano Agenzia delle Entrate e Inps).

Si spesa che dal 2009 la Banca del Mezzogiorno possa alleviare questi problemi e rilanciare il Sud attraverso il microcredito sociale, aiutando i cittadini, senza soldi, a pagare il fisco, anche in 72 rate.

Equitalia, con la maxi rata iniziale, è andata contro la ratio del legislatore che voleva aiutare i contribuenti italiani senza soldi, dando la possibilità di pagare il fisco anche in 72 rate.

Ogni anno sono iscritte a ruolo imposte per 46,13 miliardi di euro, delle quali solo 3,4 miliardi, pari a 7,37%, sono effettivamente riscosse dai concessionari; tra le somme impagate ci sono anche quelle contenute nelle cartelle pazze. Stranamente, invece di colpire le inefficienze degli agenti della riscossione, si preferisce premiare gli stessi con l'aumento dell'aggio, ciò accade anche per i compensi agli amministratori delle grandi aziende insolventi, anche a partecipazione pubblica; questo modo di operare non combatte l’inefficienza e aumenta i costi per i sudditi contribuenti.

Il decreto legge “anticrisi" (185/08) stanzia un contributo una tantum di 50 milioni di euro a favore di Equitalia e prevede l'innalzamento al 10 per cento dell'aggio per tutti i Concessionari che riscuotono tributi; una maggiorazione che sarà a carico dei contribuenti italiani, senza giustificazione alcuna. Contribuenti.it ha chiesto l'intervento delle Procure della Repubblica anche per esaminare la legittimità degli interessi di mora, pari all'8,5%, applicati dagli agenti della riscossione che, sommati agli aggi ed ai compensi, pari al 10%, supererebbero il tasso soglia (TAEG), previsto dalla legge 108/96, oltre il quale si parla d’usura.

Secondo i calcoli effettuati dallo Sportello del Contribuente, per un debito di 20 mila euro nei confronti dell'amministrazione finanziaria, si può restituire in cinque anni anche la cifra di 60 mila euro; così lo stato legittima l’usura. Sugli interessi di mora all'8,5%, l’Associazione dei Contribuenti ha sollevato, tramite i giudici territoriali, la questione di legittimità davanti la Corte Costituzionale, per farli dichiarare illegittimi, dal momento che dal 1999 gli Agenti della riscossione non anticipano più i soldi all'erario, essendo stato abolito l'obbligo del non riscosso come riscosso prima vigente.

Le norme del modello Unico delle persone fisiche per il 2009 si compone di ben 3 volumi, ancora una volta, da parte dell’amministrazione finanziaria, sono stati violati i diritti del contribuente; i modelli di dichiarazione e le istruzioni dovrebbero essere comprensibili anche ai contribuenti sforniti di conoscenze tecniche in materia tributaria, il contribuente dovrebbe adempiere alle obbligazioni tributarie con il minor numero d’adempimenti, nelle forme meno costose e più agevoli. Lo stato è una grande beffa, le leggi insondabili e misteriose servono a far lavorare i professionisti che sono amici dello stato e sono ben rappresentati in parlamento, sulle loro parcelle lo stato incassa le imposte.

Il 74,38% dei contribuenti italiani ha fiducia nel 117, istituito nel 1996 per migliorare i rapporti fra contribuente e fisco; il 117, in collaborazione con la Guardia di Finanza, ha contribuito anche ad intensificare la lotta all'evasione fiscale ed agli illeciti in campo economico-finanziario; a combattere il caro consumi, a favorire la sicurezza alimentare ed al sequestro dei prodotti contraffatti; il servizio si affianca al 112, utilizzato anche per effettuare segnalazioni del genere al nucleo antisofisticazioni alimentari dei carabinieri.

L'Agenzia delle Entrate ha disatteso il patto di porre al centro della sua azione l'obiettivo primario di semplificare il rapporto tra fisco e contribuente, sfruttando tutte le risorse messe a disposizione dai più moderni strumenti d’informazione e telecomunicazione, con l'intento di promuovere la cultura della legalità fiscale e di migliorare la qualità dei servizi offerti dall'amministrazione finanziaria.
Con provvedimento presidenziale del 9 settembre 2008 è stato approvato il progetto di Sportello del Contribuente nella P.A, con un finanziamento a fondo perduto che può coprire fino al 50% del relativo costo; il progetto è utile ai contribuenti, ma anche rivolto a tutti gli enti e agli agenti della riscossione. Lo Sportello del Contribuente nella P.A. nasce per dare attuazione al federalismo fiscale ed allo Statuto dei diritti del Contribuente, mettendo a disposizione gratuita dei contribuenti la normativa fiscale, anche mediante l'uso dei mezzi elettronici ed informatici.

Nella Pubblica Amministrazione lo Sportello del Contribuente garantirà che i modelli di dichiarazione, le istruzioni e ogni altra comunicazione saranno messi a disposizione del contribuente in tempi utili e siano comprensibili anche ai contribuenti sforniti di conoscenze in materia tributaria; cosicché il contribuente possa ottemperare alle obbligazioni tributarie con il minor numero di adempimenti e nelle forme meno costose e più agevoli.

La Banca del Mezzogiorno appena costituita sarà una banca con capitale sottoscritto per la maggioranza dai contribuenti italiani, cioè sarà aperta all'azionariato diffuso, ma nascerà su iniziativa pubblica; ha lo scopo di sostenere la vitalità economica del Sud, valorizzare le idee imprenditoriali e combattere l'usura; si spera che non si risolva nella solita presa in giro dello stato. Poche volte le banche hanno svolto una funzione sociale, nel sud Banco di Roma, Banco di Napoli e Banco di Sicilia, dopo aver strozzato risparmiatori e piccole imprese, stavano per fallire e sono state salvate dallo stato, anche il Banco Ambrosiano cercò di farsi rifondere le perdite da speculazione dallo stato, come hanno fatto oggi le grandi banche americane.

Tra i soci fondatori delle Banca del Mezzogiorno, saranno presenti l’Associazione Contribuenti Italiani, Stato, Regioni Province, Comuni, Camere di commercio ed Enti non profit; la sottoscrizione avverrà tramite la Cassa Spa (ex Cassa Depositi e Prestiti). La banca dovrebbe avere come modello il microcredito sociale che finanzia le idee imprenditoriali, senza la necessità di garanzie patrimoniali; visto il modo di lavorare delle banche, sembra tanto un’utopia, l’idea comunque è buona, speriamo che non diventi un’altra beffa di stato.

Secondo la sentenza n. 23031 delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione, le circolari e le risoluzioni esplicative emanate in materia tributaria sono prive di qualsiasi valore normativo per giudici, contribuenti e amministrazione finanziaria, il vincolo nasce solo dalla legge; pertanto, il contribuente resta pienamente libero di non adottare un comportamento previsto dalla circolare, né la circolare vincola gli uffici dell'amministrazione finanziaria, ai quali non è vietato di disattenderla, mai una circolare può vincolare un giudice tributario, né tanto meno la Corte di Cassazione.

A causa dei pagamenti di Iva via web, sono aumentate le truffe da parte di hackers, nel primo semestre del 2007, sono stati oltre 2500 i furti on line avvenuti con i pagamenti telematici, la tecnica più usata è quella del "phishing". Poiché tutti i titolari di partita IVA hanno l'obbligo di effettuare i versamenti fiscali e previdenziali esclusivamente per via telematica, la procedura si sta rivelando un vero business per gli hackers.

Grazie all'obbligo del pagamento delle tasse on line, milioni di contribuenti, senza alcuna preparazione tecnica, sono costretti ad immettere in internet le loro coordinate bancarie ed a fare i versamenti, con la gioia degli oltre 500.000 hackers; in tal modo l'Amministrazione finanziaria espone i contribuenti ad un gravissimo rischio. L’Associazione dei Contribuenti ha chiesto all'Agenzia delle entrate, all'l'INPS e all'INAIL di stipulare un’apposita polizza assicurativa a favore dei contribuenti italiani, per risarcire i possibili danni causati dall'obbligo telematico.

In Italia un pensionato su due è povero, con una pensione che non supera la soglia dei 500 euro il mese, sono quasi 14 milioni e mezzo le pensioni, incluse le pensioni sociali. La media dell'importo mensile erogato dall'Inps ai pensionati italiani, divisi nelle diverse categorie, è di 654,86 euro, ad innalzare la media sono i pensionati d'oro, circa 56mila persone, che prendono più di 3.000 euro il mese; i pensionati italiani ed in particolare quelli del sud, che hanno più pensioni d’invalidità, sono tra i più poveri in Europa.

In Italia, in tre anni, dal 2007 al 2009, sono state chiuse 52.000 botteghe artigiane, con una perdita di 108.000 posti di lavoro; in precedenza, con lo scopo di favorire gli ipermercati, lo stato si era dato da fare con degli incentivi per far chiudere i piccoli commercianti. L’altra perdita d’occupazione è dovuta al blocco del turnover allungando l’età pensionabile, malgrado l’Inps sia attivo e malgrado la disoccupazione giovanile sia alta; in Italia le uniche riforme che la classe politica sia stata capace di proporre sono quella sulle pensioni e quelle sulla scuola, togliendo sempre qualche cosa ai cittadini.

E’ in questo modo che lo stato valorizza l'artigianato, lustro del made in Italy, lo stato non favorisce con leggi incentivanti l’inserimento dei giovani nel settore e nel praticantato, con incentivi a queste piccole aziende, dove, paradossalmente, spesso manca anche manodopera specializzata, per cui, anche le aziende floride, con la morte dei titolari, sono costrette a chiudere.

Nel 2009, con la crisi, hanno chiuso 312.000 studi professionali, cioè il 18%, il loro fatturato globale è diminuito del 43% rispetto al periodo precedente, con un calo del 20% dell'occupazione.
Il settore degli avvocati è uno dei comparti più colpiti dalla crisi, gli italiani hanno capito che a causa di amnistie, indulti, grazie, prescrizioni, condoni, patteggiamenti, pene alternative e archiviazioni, con la giustizia si viene a capo di niente.

Il servizio giustizia non esiste per colpa dei vari operatori della giustizia, cioè di legislatore, avvocati e giudici, tutti gli italiani ne sono vittime e perciò perdono la fiducia verso lo stato; i tribunali servono solo per far lavorare gli avvocati e per garantire uno status ai giudici. Il legislatore, per non scontentare gli amici, non può fare leggi giuste; lo stato ha tradito il patto sociale fatto con il cittadino che prevedeva sicurezza e giustizia in cambio di tasse.

L'Italia è il Paese che in Europa investe la minor percentuale del Pil per l'occupazione dei giovani e per la famiglia; nonostante le promesse elettorali, sono stati tagliati i fondi destinati all’occupazione previsti dalla finanziaria 2007, per destinarli alle banche, inoltre, l’allungamento dell’età della pensione ha bloccato il tournover. Il Governo ha disatteso l’aspettativa di un aiuto per le famiglie e le PMI, utilizzando in diverso modo le risorse straordinarie messe a disposizione dalla lotta all'evasione fiscale e dai giochi pronostici; lo stato ha avuto entrate straordinarie da condoni, lotterie, multe e fiscal dreg, quando si chiede che le spese straordinario devono avere copertura a bilancio, si può anche aggiungere che le entrate straordinarie, impreviste a bilancio, potrebbero essere utilizzate per le situazioni di precarietà.

Solo investendo nella famiglia, nell’istruzione e nelle PMI, il paese investe sul suo futuro, ma queste cose le capisce solo uno stato costumato. A causa della crisi, non quella delle banche ma quella congenita dell’Italia del terzo millennio, e dell’aumento dei prezzi, soprattutto alimentari, gli italiani, pur acquistando meno, spendono di più; resistono solo le vendite di prodotti hi-tech, poiché sono gli unici prodotti per i quali i prezzi sono calati sensibilmente.

Per combattere la recessione economica, il governo avrebbe dovuto procedere alla restituzione alle famiglie dei rimborsi fiscali, che hanno raggiunto ad ottobre del 2009 la cifra di 29,1 MLD di euro.
Nel giorno di Natale del 2009 lo sciopero della pasta, a causa di un aumento del prezzo, ne ha ridotto il consumo del 58,2% rispetto al Natale precedente; l’aumento si verificò a causa dell'aumento del prezzo del grano, però poi i prezzi non sono stati ridotti quando il prezzo del grano duro si è ridotto del 30%.

Queste cose si verificano regolarmente con i prodotti petroliferi ed altre materie prime, la spinta alla speculazione prevale sempre sulle corrette regole di mercato. Recentemente in Italia abbiamo assistito ad una lievitazione dei prezzi dei generi di prima necessità pari al doppio della media europea, ma governo e Istat lo negano, invece agli agricoltori i loro prodotti sono pagati sempre meno, mentre sono favorite le importazioni a basso prezzo dal terzo mondo che li mettono fuori mercato; all’estero le finanziarie agricole, anche appartenenti alla chiesa, hanno molte piantagioni.

L'allarmante crisi economica impoverisce sempre di più le famiglie, c’è un'incessante escalation dei prezzi, soprattutto dei prodotti alimentari di prima necessità, soprattutto di frutta e verdura che sono gli alimenti più salutari. Però sono con il fiato corto anche i commercianti, perché i consumi si riducono, c’è la concorrenza degli ipermercati e gli affitti dei negozi sono cari, perciò tanti di loro chiudono e, tanti, per poter sopravvivere, per risparmiare parte delle tasse, tendono a non emettere lo scontrino fiscale.

Mettere in sicurezza il 60% delle scuole italiane, serve a combattere la recessione, perché è importante è investire sui giovani e sulla pubblica istruzione, ma lo stato preferisce guardare alle grandi opere, dove si può speculare di più. In Italia, solo il 47% delle scuole ha il certificato di agibilità, contro il 98% della Germania, il 92% della Francia, il 91% dell'Inghilterra, l'86% della Spagna; eppure lo stato, ottimo predicatore, chiede sempre ai cittadini di mettere a norma impianto a gas, impianto della luce e le auto.

Forse le ruote del legislatore sono state oleate dalle associazioni degli artigiani del settore, la lobby esistono per questo, oggi la manutenzione di una centrale a gas costa molto e lo stato compartecipa alla spesa riscuotendo tasse sulle relative ricevute fiscali; lo stato è stato fiscale anche con gli automobilisti, costretti ad acquistare triangolo, giubba a strisce, cinture di sicurezza, ecc. In Italia, appena il 36% degli edifici scolastici ha il certificato d’agibilità statica, quello d’agibilità igienico sanitaria e quello di prevenzione incendi; le piccole opere, da sole, sono in grado di contrastare la recessione e ridare la fiducia ai contribuenti italiani; mettere in sicurezza tutte le scuole italiane, significa rilanciare l'economia, con progetti immediatamente cantierabili; queste cose le ha fatte la Spagna, ma pare che non le possa fare l’Italia che però vuole essere il primo paese a tassare.

Il business della "munnezza" è la più grande industria del mezzogiorno, con i suoi 120.000 addetti, mentre il contrabbando delle sigarette, quando era in auge, impiegava solo 100.000 persone; perciò non si può uscire dall’emergenza rifiuti, naturalmente ne guadagnano anche la camorra, politici e grossi imprenditori. Recentemente a Londra, per lo smaltimento rifiuti, è stata utilizzata una tecnologia italiana, il Sistema Ecodeco che, con l'impiego di poco più di cinquanta persone, smaltisce migliaia di tonnellate di rifiuti, generando al contempo combustibile, che invece di essere disperso nell’aria attraverso gli inceneritori, è gassificato in assenza d’ossigeno e inviato alle centrali elettriche. Questo sistema è in grado di generare ricavi, invece che perdite enormi; purtroppo però, in Campania l'emergenza rifiuti è diventato un business, un’opportunità come il terremoto dell’Irpinia, legato al voto di scambio, all’occupazione ed alla camorra.

Nunzio Miccoli www.viruslibertario.it

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