Export, Ferrari e benzina, crisi italiana senza fine
di Martino Ciano - Feb 15th, 2010 Categoria Dall'Italia, Economia.
Nel 2009 le esportazioni italiane sono crollate del 20,7% e le importazioni del 22%, rispetto al 2008. Lo comunica l’Istat, aggiungendo che si tratta dei peggiori dati sui flussi commerciali dal 1970, ovvero da quando esistono le serie storiche. A questo si aggiunga la percezione della crisi che l’italiano medio avverte e non è errato parlare di stagflazione.
A sentire della crisi persino la Ferrari. Maranello segna un calo delle consegne al cliente finale di sole 6.250 unità, pari al meno 5per cento rispetto all’anno precedente. Nonostante tutto però è cresciuta la quota globale. Sono state inoltre confermate da un lato la crescita della Ferrari nei paesi emergenti dall’altro una riduzione controllata in alcuni dei mercati più maturi.
E, come volevasi dimostrare, in calo anche il consumo di petrolio. A gennaio infatti, i consumi hanno segnato una flessione annua dell’8,8per cento, pari a 545.000 tonnellate in meno. I consumi si sono attestati a 5,7 milioni di tonnellate. L’Unione Petrolieri ha rivelato infatti che i prodotti autotrazione, penalizzati da un giorno di consegna in meno, hanno visto la benzina riportare un calo del 9,5per cento, pari a 76.000 tonnellate in meno rispetto a gennaio 2009, mentre il gasolio autotrazione del 3,6per cento, pari a 69.000 tonnellate in meno.
Proprio parlando del costo della benzina non è un mistero che il prezzo al consumatore sia lievitato in maniera inspiegabile dall’inizio di gennaio. Agip ha annunciato proprio oggi il ribasso del prezzo della benzina a 1.319 euro al litro, ma si prevedono rialzi per il gasolio di circa 5 centesimi. Mentre in meno di tre mesi il Gpl è aumentato di ben 13 centesimi.
Intanto nel balletto delle cifre e delle ipotesi, di particolare attenzione è quanto viene rivelato dalla Ue. Per Bruxelles “in Europa la situazione economica resta fragile e incerta, ma la crescita nel 2010 potrebbe arrivare all’1,2per cento. Verrebbe così superato lo 0,7per cento previsto dalla Commissione”. I dati sono stati diffusi dalla Confindustria Ue che chiede ai governi di concentrarsi sul risanamento dei conti pubblici. A trainare la crescita del Pil secondo Business Europe sono sempre Francia e Germania, rispettivamente 2per cento e 1,8per cento nel 2010. Mentre per l’Italia la crescita è stimata all’1,1per cento. Ma una domanda sorge spontanea. Per eliminare il debito pubblico, si potrebbe eliminare il signoraggio? E soprattutto il ritorno alla così detta moneta popolare, di proprietà dello stato, della repubblica e quindi res publica, risolverebbe gran parte dei problemi della fallace economia italiana?
Martino Ciano
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