Caliendo, Martone, Santamaria: toghe potenti grazie alla giustizia fiscale
ROMA (21 luglio) - A rileggerle adesso, quelle carte, viene da interrogarsi sul destino delle cose. Perchè le storia del sostituto Procuratore generale di Milano, Gaetano Santamaria Amato, ma anche quella del sottosegretario alla Giustizia Giacomo Caliendo e dell’ex avvocato generale della Cassazione Antonio Martone hanno un po’ il sapore della nemesi giudiziaria.
Tutti hanno rivestito ruoli chiave in seno al Consiglio di presidenza della Giustizia Tributaria, una sorta di Csm tributario (Santamaria ne è ancora ai vertici). E tutti sono, o sarebbero stati se non fosse intervenuta la pensione o la collocazione fuori ruolo, sottoposti alle indagini di un altro Csm, più autorevole: quello della magistratura ordinaria.
Così, a tre settimane dallo scoppio di questo ennesimo bubbone giudiziario che ha disegnato una piccola mappa delle relazioni pericolose delle toghe più influenti d’Italia, si scopre che alcune di queste diventarono potenti e rafforzarono le loro posizioni proprio in seno all’organo di autogoverno che avrebbe dovuto vigilare i magistrati tributari, quelli che ogni giorno decidono soprattutto il destino di chi si oppone alle richieste del fisco di pagare le tasse.
Di questa particolare categoria togata faceva parte anche Pasquale Lombardi, il geometra-giudice tributario che chiamava dal primo presidente di Cassazione in giù per chiedere favori e cortesie per la sua cricca di amici. E al vertice c’erano Giacomo Caliendo e Antonio Martone, che dovevano aver ben intuito l’importanza di quel ruolo nella giustizia tributaria, tanto che finirono anche al centro di una dura contestazione in Parlamento per essere i presunti ispiratori (almeno secondo il parlamentare Daniele Molgora) di un emendamento al collegato fiscale del 2000 per prorogare il Consiglio di presidenza della giustizia Tributaria di cui facevano parte.
In quegli anni i loro nomi erano sulle locandine dei convegni giuridici organizzati in tutta Italia; in alcuni casi in compagnia degli stessi collaboratori fidati che oggi sono ancora al loro fianco in uffici diversi. Come ad esempio la segretaria di fiducia di Caliendo, che nelle intercettazioni del Ros dei Carabinieri organizza i pranzi del sottosegretario in compagnia di Pasquale Lombardi e nel 2002 era segretaria del convegno sulla giustizia tributaria organizzato allo Starhotel di Napoli, con lo stesso Caliendo seduto al vertice del Consiglio di presidenza della giustizia tributaria e Pasquale Lombardi iscritto tra i convegnisti al numero 131 della lista riportata dai Quaderni del Consiglio di Presidenza.
L’unico ancora in sella, in questa sorta di Csm della giustizia tributaria è Santamaria Amato, che essendo ancora magistrato ordinario in ruolo sarà sottoposto probabilmente alle verifiche del Consiglio Superiore della Magistratura di Palazzo dei Marescialli. E’ lui che utilizzando un cellulare intestato proprio al Csm tributario parla amabilmente con Lombardi delle nomine per gli uffici direttivi del tribunale di Milano.
Annotano i carabinieri del Ros che «il giorno 19 gennaio 2010 il Lombardi chiama il giudice Gaetano Santamaria Amato con il quale parla delle candidature di tale Nicola, per la nomina a capo della Procura di Milano, e di “Fofò”, ossia Marra Alfonso, per la Corte di Appello. Santamaria dice che Nicola è molto probabile non riesca a spuntarla». Dice Lombardi: «Stamattina ho visto che il Mattino riportava che anche Nicola ha partecipato al concorso di procuratore capo a Milano. Dobbiamo vedere se ci possiamo dare una mano, che dici?». Santamaria: «Eh ma non ce la facciamo, già c’ho provato un sacco di volte». Lombardi: «Ho capito, speriamo che ce la facciamo almeno con Fofò; ma nui ciavessimo impegnà pure pè Nicola». E Santamaria: «Ci ho provato, e come no?». E Lombardi: «Le vie del Signore sono sempre infinite, non te lo scordare». «È vero, questo è vero», conclude Santamaria.
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