venerdì 6 maggio 2011

Convegno presso l’Anai su storia, economia e cultura

Le variazioni economiche dal 1920 ad oggi: confronti, critica, osservazioni

Convegno presso l’Anai su storia, economia e cultura



RINASCITA (02 Maggio 2011)
Innanzitutto porto il saluto del quotidiano a diffusione nazionale “Rinascita” che lascio in omaggio ai presenti che in gran parte lo conoscono già.
Esprimo i miei complimenti agli oratori che mi hanno preceduto Stelvio Dal Piaz, Luca Gallesi, Gianluca Padovan e Mario Consoli per i loro interventi estremamente interessanti e prendo spunto dal comune messaggio sull’orgoglio di essere italiani per rinforzarlo con una considerazione. Le intelligenze del nostro popolo, che in passato si sono estrinsecate nelle grandiose opere tecniche, artistiche ed istituzionali che tutti conosciamo, oggi si sono rifugiate nell’ultimo baluardo di libertà che è rappresentato dalla piccola industria e dalle piccole attività che in Italia contano il quaranta per cento per numero di occupati. I grandi paesi, molto capaci nel pianificare grandi industrie di massa, non lo sono altrettanto nel creare piccole aziende partendo senza adeguati macchinari, adeguate maestranze, adeguati finanziamenti e reti commerciali già pronte. Queste capacità sono invidiate da tutto il mondo. Anche la ricerca di nostri laureati all’estero dimostra che il nostro popolo produce intelligenze e capacità che non hanno uguali nelle altre nazioni.
Ma veniamo al tema del nostro incontro.

Premesse
Per contestualizzare le cause dell’attuale crisi economica si deve estendere il discorso alle guerre che sono state fatte per il controllo delle ricchezze e delle materie prime. Vi è infatti una strettissima interdipendenza fra guerre e crisi economiche.
L’Italia uscì della guerra del 1915-1918 vittoriosa ma finanziariamente stremata.
La cosa più dolorosa furono certamente i quasi seicentomila caduti, una gravissima strage per un paese ad economia prevalentemente agricola dove conta anche il numero delle braccia.
Tuttavia si evidenziavano interessanti germi di una industrializzazione sostenuta dalla parte più geniale dei nostri connazionali.
Al termine del conflitto occorreva trasformare l’industria bellica in industria produttrice di beni diversi poiché non occorrevano più polveri e cannoni.
Ma eravamo schiacciati dalla necessità di dover restituire al capitale nazionale ed internazionale i prestiti chiesti dal governo per la attivazione di una produzione militare di massa.
Si erano create attività indispensabili per rifornire i soldati al fronte con notevoli forme di massicce produzioni di armi ma anche di ogni bene di casermaggio, (dagli scarponi alle uniformi), si erano potenziati i trasporti e i sistemi di conservazione degli alimenti, ma poi a fine conflitto, venendo a mancare la precedente fortissima richiesta, molte aziende si trovarono in difficoltà e furono costrette a licenziare la manodopera, anche femminile, impiegata mentre gli uomini erano al fronte. Di contro, le banche e la speculazione avevano conseguito enormi guadagni.

Il Fascismo al potere
Questo contesto provocò gravi rivolte sindacali e diede il destro ai reduci dal fronte di porsi quale argine al dilagare del disordine e della violenza delle folle inferocite dalla miseria e dalla disoccupazione, ma che venivano anche sobillate da agitatori che cercavano di rovesciare il potere costituito per instaurare un regime comunista.
Non si dimentichi la paura generata dalle notizie delle atrocità della rivoluzione sovietica e dal timore di una analoga presa dl potere da parte dei comunisti anche nel nostro paese. Tale timore, aveva contagiato tutta l’Europa, aveva raggiunto benpensanti, borghesi e la stessa nostra monarchia era atterrita da quanto era successo ai membri della famiglia dello Zar Russo che erano stati assassinati tutti, piccoli e donne comprese.
Quando prese il potere il fascismo ci fu una restaurazione dell’ordine e della sicurezza e nel giro di un paio di anni ebbero termine gli assassini politici della parte rivoluzionaria comunista e anarchica mentre il governo fece subito terminare le azioni, ormai inutili, dei propri sostenitori.
Certo furono anni difficili ma il delitto Matteotti, con retroscena poco chiari, sfuggito al controllo del governo, nella sua unicità, sta ad indicare il calo della violenza. Trascuriamo di prendere in considerazione le manganellate e le somministrazioni di olio di ricino forse riprovevoli: magari però nella Russia bolscevica le violenze si fossero fermate a questo livello e non avessero portato all’eliminazione di milioni di persone!

Crisi del 1929
Purtroppo momenti brutti per la nostra popolazione ritornarono con la crisi economica del 1929 creata negli Stati Uniti e da li estesa all’Europa e quindi anche all’Italia. Tale crisi aveva precedenti in quelle del 1898 e del 1908 ed altre ancora.
Il capo del Governo, Benito Mussolini, approfittò del momento per fare surrettiziamente una operazione che già aveva tentato prima ma che, avendo ricevuto da parte dell’Inghilterra pesanti minacce di rappresaglie economico-finanziarie, era stato costretto ad accantonare rimandandola a momenti più opportuni.
L’operazione in questione era la nazionalizzazione della banca di emissione centrale italiana, cioè della Banca d’Italia.
A questo punto occorre premettere, per chi non ne fosse ancora a conoscenza, che la Banca d’Italia non è mai stata una banca pubblica, cioè sotto il controllo del governo o dello Stato, ma era ed è tuttora una banca privata le cui azioni oggi sono per poco meno del 50 per cento di proprietà delle banche Intesa San Paolo e della Banca Unicredit. Per il resto sono quasi interamente nelle mani di altre banche private. Solo il cinque per cento e pochi altri punti percentuali sono di proprietà dell’INPS e di altri enti statali, un residuo di quanto decise appunto il regime fascista.
Non potendo dunque nazionalizzare (parola che indica il contrario di liberalizzare) tout court la Banca d‘Italia per le minacce dell’Inghilterra e degli Stati Uniti, con un’abile manovra, dopo averle salvate dal fallimento, il governo nazionalizzò le banche ritenute di Preminente Interesse Nazionale, il Banco di Roma, il Credito Italiano, ed altre, raggiungendo la maggioranza delle azioni per il controllo della banca centrale di emissione Contemporaneamente si salvarono le più importanti aziende nazionalizzandole e costituendo l’I.R.I. per la loro gestione.
Questo voleva dire che il governo non doveva più pagare interessi passivi per il denaro corrente a banche private che lo creavano dal nulla, dando luogo alla principale forma di debito pubblico e di conseguente usura a danno della popolazione, ignara di questa incredibile situazione finanziaria. Si instaurò così un controllo indiretto del governo sulla Banca d’Italia attraverso le banche nazionalizzate le cui azioni erano in possesso dei ministeri economici. Niente più interessi passivi, dunque, da pagare con le tasse dei cittadini.

Le sanzioni
Ciò non poteva essere sopportato dal potere bancario internazionale perché lo giudicava una mancanza di rispetto al potere finanziario e perché poteva costituire un precedente grave, come lo fu effettivamente. Si approfittò pertanto della conquista dell’Etiopia e della proclamazione dell’Impero per emanare Sanzioni consistenti nel negare la possibilità di acquistare certe materie prime essenziali all’economia italiana. Questo ci costrinse ad incrementare gli scambi con la Germania e fece già capire che l’Inghilterra ci voleva spingere ad allearci con il nazionalsocialismo tedesco per fare i conti con entrambi. Sbagliato è dunque pensare che l’Italia avrebbe potuto non entrare nella seconda guerra mondiale: con un qualunque pretesto inventato a metà del conflitto che già era nell’aria, gli anglo-americani ci avrebbero comunque coinvolto. Fummo costretti ad acquistare carbone, minerali di ferro ed altri prodotti dal terzo Reich in cambio di prodotti alimentari.
Bisogna considerare che le sanzioni, (come l’Istituzione oggi della no fly zone cioè il divieto di sorvolo sul proprio territorio che si vuole decretare per la Libia) non sono altro che un primo atto di guerra. La cosa più contraddittoria è che si colpisce gravemente nella salute e nell’alimentazione il popolo al quale, si dice, si vorrebbe dare la libertà, popolo che, per definizione democratica, sarebbe contrario al dittatore, tanto che si inizia la guerra per liberarlo e non, si dice ai gonzi, per impadronirsi direttamente del denaro delle vendite petrolifere ….

Potere del denaro
Per inciso, dopo la fine della seconda guerra mondiale la banca Germanica e la Banca del Giappone, precedentemente nazionalizzate dalle cosiddette (dagli avversari) dittature, furono subito liberalizzate, cioè messe in vendita e poste sotto il controllo di capitali privati… Ed oggi tutte le banche centrali delle nazioni del mondo sono state privatizzate e sono “collegate” alla Banca Mondiale, alla “Banca dei Regolamenti Internazionali”, alla F.E.D., la banca centrale degli Stati Uniti, e ad altre banche transnazionali. Coloro che controllano questi enti finanziari hanno poteri di gran lunga superiori ai rappresentanti del popolo democraticamente eletti ma cercano di evitare di apparire alle ribalte dei media.
Forse verrebbe da pensare che la seconda guerra mondiale non è stata dichiarata dagli anglo-americani perché ci “volevano bene”, per liberarci dalla dittatura (con i bombardamenti sulle case di abitazione!), per regalarci quella speciale forma di governo impropriamente chiamata democrazia per la quale i “generosissimi” possessori di denaro avrebbero speso, a fondo perso (?), capitali da capogiro e fatto “generosamente” perire moltissimi giovani figli del popolo americano. Per non parlare dei milioni di morti dei popoli cui dicevano di voler portare la “libertà”.

Guerra del potere bancario internazionale
Forse la seconda guerra mondiale fu un investimento per soffocare l’ascesa di popoli intelligenti, ordinati, incorrotti, e fu il richiamo di tutte le energie per evitare a qualunque costo, anche con i mezzi più feroci, che si diffondesse questa “infezione” delle Banche nazionali fuori del controllo dei potentati finanziari mondiali. Tale situazione metteva, infatti, in pericolo l’usura internazionale che si stava estendendo a tutto il pianeta solo insidiata dalla ribellione delle potenze dell’asse, Roma, Berlino, Tokio.
Il momento di maggiore prosperità civile e sociale di questi tre paesi fu certamente quello che precedette l’inizio di una seconda guerra mondiale avendo essi liberato tutte le proprie energie dal parassitismo bancario.
Poi la guerra fu dichiarata dall’Inghilterra alla Germania che attaccò la Polonia per difendere i propri connazionali che venivano uccisi negli ex territori tedeschi tolti alla madrepatria dall’iniquo trattato di pace della fine della guerra 1914-1918; fu provocata con imposizioni inaudite al Giappone, privato del petrolio e dell’importazione di ogni materia prima, e fu fatta iniziare con l’inganno dall’Italia.
La Guerra diede luogo a crimini sulle popolazioni civili che raggiunsero il loro apice con i bombardamenti sulle abitazioni delle città tedesche e italiane e con il lancio di ben due bombe atomiche sul Giappone ormai vinto, che chiedeva invano, ripetutamente la pace…
Fortunatamente, se così si può dire, la guerra in Europa terminò i primi di maggio del 1945, prima del completamento della Bomba che probabilmente sarebbe stata lanciata, non sul Giappone nell’agosto del 1945, ma sulla Germania, la nazione più odiata dalle minoranze che detenevano il potere negli Stati Uniti. Queste avevano dichiarato formalmente la guerra a tale paese fino dal 1933, quando Hitler salì al potere con elezioni democratiche. Tali minoranze, per gran parte ebree, che molto si adoprarono per la fabbricazione della Bomba, diedero tecnici, fondi illimitati ed organizzatori a coloro che parteciparono alla sua costruzione.
Fu dunque una guerra selvaggia che l’avidità di denaro delle banche internazionali, le vere vincitrici (non i popoli americano o inglese), fece condurre da popoli condizionati dalla propaganda più falsa orchestrata con enorme sperpero di mezzi e con abili manovre di convincimento.
Finito il conflitto con l’occupazione dei territori delle nazioni vinte che dura tuttora, si procedette all’umiliazione e alla colpevolizzazione dei popoli per crimini che non avevano commesso, con incredibili processi, numerosissime esecuzioni sommarie di uomini politici in Germania, di Ufficiali e militari in Giappone e con l’umiliazione del Mikado. A fine guerra in Germania furono fatti perire di fame e di stenti oltre un milione di soldati e ufficiali prigionieri: questo fu il vero olocausto dell’ultimo conflitto di cui non si parla mai.
In Italia invece la vendetta del capitale fu lasciata alla parte peggiore dei cittadini che commisero migliaia di assassini. Ma torniamo all’economia.

Distruzione della sovranità monetaria
Durante le fasi dell’occupazione della nostra penisola l’emissione del denaro fu lasciata dal governo del tradimento alle forze militari occupanti che misero in circolazione un’enorme massa di cosiddette AM-lire creando una inflazione spaventosa che mise sul lastrico i risparmiatori e creò arricchimenti sfrenati, ottima premessa per la creazione di una classe corrotta favorevole a futuri governi asserviti. L’inflazione portò alla distruzione della nostra sovranità economica. Da notare che al nord, nella Repubblica Sociale Italiana, (ridenominata dal vincitore “Repubblica di Salò” senza alcuna motivazione o forse per paura anche delle sole parole) la banca centrale nazionalizzata non creò alcuna inflazione fino all’ultimo giorno di guerra sfatando nei fatti il mito che le nazionalizzazioni possono creare pericoli sulla stabilità monetaria.
Poi venne il piano Marshall un gigantesco investimento per acquistare quanto rimaneva di produttivo nell’Europa distrutta salvo alcune aziende che vennero chiuse perché si temeva che potessero, con le loro avanzatissime tecnologie, fare concorrenza in futuro alle ditte delle entità vincitrici.
Sia come sia, la generazione educata dal fascismo, in Italia come in Germania ed in Giappone, si mise al lavoro e si rialzò dalla rovina preoccupando i potentati economici internazionali che avevano voluto la loro distruzione. A riprova che il ”Miracolo economico” fu generato dall’educazione al senso del dovere data dal fascismo, si ricorda l’analogia con la Spagna subito dopo la morte del caudillo Franco. Con la liberalizzazione da parte delle grandi potenze del mercato, prima chiuso, delle materie prime verso tale paese, si verificò anche qui un sorprendente sviluppo industriale ed economico, basato sulla volontà, sulla disciplina e sull’impegno dei lavoratori.


La guerra continua dopo il 1945
Per circoscrivere alla sola Italia le prepotenze verso le nazioni vinte che dimostrano che la guerra aveva come fine la distruzione e il ridimensionamento delle economie delle nazioni attaccate, farò solo qualche esempio.
Enrico Mattei, avendo respirato l’aria di grandezza del periodo della propria gioventù, credé nel libero mercato professato dalle potenze vincitrici e volle misurarsi, servendosi della statale l’A.G.I.P., con le compagnie petrolifere internazionali. Stilò contratti più vantaggiosi per i paesi produttori considerando che si potevano diminuire i margini elevatissimi di guadagno. Fu oggetto di un attentato al suo aereo che lo portò alla morte…
Altro personaggio che aveva portato l’Italia al terzo posto nel mondo per costruzioni e progettazioni di centrali atomiche per uso pacifico, fu l’ingegner Ippolito; fu incarcerato come un malfattore per infrazioni di tipo formale su denuncia di Saragat, personaggio legato ai potentati bancari d’oltre oceano. E di centrali atomiche non se ne parlò più fino al grave incidente di Cernobil, approfittando del quale la nostra classe politica asservita istituì un referendum che addirittura fece chiudere anche quelle già funzionanti!
Interessante anche il caso della Montecatini che dovette scacciare per pretese simpatie fasciste il grande Donegani che aveva creato tale potente industria chimica. Però l’azienda con la collaborazione dello scienziato Natta, procurò un grande flusso di denari verso l’Italia per lo sfruttamento dei brevetti sui polimeri del propilene una sostanza chimica di base, molto versatile per la fabbricazione di prodotti derivati come oggettistica, tessuti, vernici e prodotti industriali di ogni genere. La società venne privata dei finanziamenti bancari nel bel mezzo di un ciclo espansivo, e fu costretta a fondersi con la finanziaria Edison cambiando il nome in Montedison. Fu arrembata poi da burocrati della politica, che la disordinarono e la indebitarono, e dopo varie vicende, fu costretta ad accorparsi con la Shell, divenendo MonteShell, Infine, distinte nuovamente le due società, dovette lasciare i brevetti che andarono ad arricchire la società petrolifera olandese!

Viaggio sul panfilo Britannia
Più recentemente, nel 1992, dopo la crociera dei nostri politici e grandi burocrati dello Stato sul panfilo della regina d’Inghilterra, si procedette alla svendita del patrimonio nazionale, dell’I.R.I. e di altri conglomerati statali, aiutati dalla svalutazione della nostra moneta operata dalla speculazione internazionale e aggravata dall’azione del ministro “banchiere” (?) Ciampi che fece perdere al nostro paese le riserve di valute straniere con un’inutile resistenza, vantaggiosa solo per i signori del denaro. Forse per questo fu premiato con la più alta carica dello stato.
Più recentemente, sono state fatte grosse incursioni contro i risparmiatori nazionali piccoli e grandi, distruggendo le fatiche di intere vite a vantaggio del sistema creditizio. Alludo agli scandali dei bond argentini della Cirio, della Parmalat.



L’Unione europea e la distruzione del continente
L’Unione Europea è stata imposta per via burocratica per volere dei vincitori del secondo conflitto mondiale, cioè degli Stati Uniti e dell’Inghilterra, senza interpellare i cittadini, magnificandone effetti economici che, invece, dopo oltre un decennio, non si sono verificati; anzi, vi è stato un netto peggioramento della situazione.
I pochi referendum in proposito, quando sono stati fatti, sono risultati negativi.
In realtà poco meno di cento famiglie di banchieri, per esclusivo tornaconto commerciale della plutocrazia, hanno decretato la costituzione di questo ente sopranazionale, che in realtà è solo una zona di libero scambio rovinosa per gli interessi delle nazioni e dei popoli europei: lo si può constatare dalle delocalizzazioni e dalla concorrenza messa in atto da paesi che sfruttano selvaggiamente la propria manodopera senza che nessuno abbia nulla da eccepire.
E’ stato facile costringere i parlamenti europei democratici, e quindi irresponsabili e corruttibili, ad approvare questo mostro giuridico contro, si ripete, la libertà di decidere dei popoli. Pertanto l’Unione Europea è una istituzione di dubbia legittimità. Sfido i presenti a dire che sono stati a suo tempo informati e che conoscono i contenuti dei trattati di Mastrict e di Shengen: questi sono passati sopra lo loro testa, non sono quindi molto democratici e sono rovinosi per la sovranità europea e per il nostro futuro generale ed economico in particolare: ci faranno diventare il terzo mondo di domani? Peraltro il Parlamento Europeo ha ben pochi ambiti decisionali mentre la Commissione Europea, non eletta da nessuno, ha grandi poteri non delimitati e comunque si diletta a dimostrarli fin nelle piccolissime cose, come tutti ben sanno.
Nell’Unione Europea l’Euro è lasciato al controllo di una Banca privata, la Banca Centrale Europea, che, come si è ben visto, lascia campo completamente libero alla speculazione internazionale contro gli stati ed i loro cittadini. Si è arrogata ogni potere sulla moneta come per le decisioni sul livello dei tassi di sconto e sulla quantità di denaro da mettere in circolazione. Le banche internazionali vivono quindi sull’usura che impoverisce pericolosamente il nostro continente.

La crisi del 2008
La crisi del 2008, è stata trasferita dagli Stati Uniti anche sull’Europa ancora militarmente occupata e privata della sovranità culturale ed economica e del potere decisionale. Nelle borse sono stati “bruciati” molti miliardi dei risparmiatori. Questo vuol dire che il capitalismo borsistico, dopo aver venduto a prezzo pieno, sostenuto da tranquillizzanti campagne di un sistema mediatico costosissimo e sotto controllo, ha sparso il panico e a prezzi discesi ha ricomprato. Così avete capito dove sono andati a finire i miliardi cosiddetti “bruciati”: dalle tasche dei risparmiatori sono passati a quelle degli speculatori di borsa.
Sulla attuale crisi dirò solo che non è dovuta a incontrollabili cause ma è stata manovrata, come ciclicamente era già avvenuto più volte, dai più grandi gruppi finanziari anglo-americani per appropriarsi dei beni della finanza intermedia e dei risparmiatori, cioè della casa che voi state pagando col mutuo o del vostro magari modesto conto in banca. Tutto questo viene favorito da una tassazione soffocante volta a pagare un “debito pubblico” creato dalla concessione del potere di emettere moneta (signoraggio della moneta) fatta dalla nostra classe politica alle banche private: si è concessa cioè la possibilità della creazione di denaro dal nulla, che viene poi prestato allo Stato ad interesse, donde appunto il cosiddetto debito pubblico che causa la rovina dell’economia reale, cioè industriale e produttiva. Sono di supporto a queste rapine di denaro una legislazione che crea intermediari parassitari quali amministrazioni e assicurazioni obbligatorie per legge. Un altro meccanismo della rovina sono i ritardati pagamenti, fino a sei mesi, dei grandi gruppi industriali, come la FIAT per esempio, che costringono in questo modo i fornitori, di solito aziende medie e piccole, a finanziarli.

Conclusioni
Il signoraggio della moneta insieme alla globalizzazione, al libero mercato e al potere di moltiplicare il denaro da parte delle singole banche rispetto ai depositi dei clienti o alle proprietà che lo dovrebbero garantire, sono i primi perni da rimuovere se non si vuole che la crisi diventi permanente e ci porti a diventare il mondo sottosviluppato del futuro.
Per superare questa crisi i politici, cui è stato dato il voto, devono regolamentare le importazioni e devono riprendersi, per nostro conto, il potere di emettere la moneta, oggi emessa senza garanzia e controllo a tutti i livelli. Non si deve più dare alcuna percentuale a chi la pretende su denaro, come detto, creato dal nulla. Questo causa, alla lunga, la distruzione delle economie di tutti i popoli.

1 commento:

  1. Ottima analisi...Viene da chiederci da chi ci abbiano "liberati". I tentativi per una "moneta forte" veramente sono sempre stati stroncati con dinamiche degne di menti raffinatissime...
    Ecco l'intervista di un "socialista del 21esimo secolo", il presidenze della Repubblica di Ecuador Rafael Correa, che da economista capisce bene i loschi giochi delle banche.

    https://startmakingasense.wordpress.com

    Un saluto

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