Ieri, IV anniversario scomparsa di Auriti
E qualcosa si muove…
Ieri, 11 agosto 2010, ricorrenza del IV anniversario della morte del prof. Giacinto Auriti, ma, anche grazie all’auspicato intervento del Sovrannaturale, la progressiva presenza delle sue idee e dei suoi insegnamenti sono sempre più evidenti. La teoria della proprietà popolare della moneta e la lotta alle teorie culturali e monetarie di dominazione dell’uomo sull’uomo, che nel campo dell’emissione monetaria trovano la loro massima espressione, finalmente – e gradualmente – sono prossime alla conquista del pieno riconoscimento scientifico e giuridico.
Il dibattito sul signoraggio ha, finalmente, messo a nudo, nello stesso tempo, la fondatezza dell’”utopia” auritiana e la malvagia concretezza dell’emissione monetaria, vero strumento di dominazione dei popoli.
Tuttavia, un fenomeno estremamente positivo merita particolare attenzione. Dopo la scomparsa del prof. Auriti il suo insegnamento si è sviluppato in maniera esponenziale, e con sempre maggiori adesioni, anche in settori ed ambienti che non hanno avuto la fortuna di conoscerlo personalmente, ma che di Lui hanno conosciuto unicamente (una parte) delle sue teorie e prima ancora delle geniali intuizioni.
E’ la conferma di altri due principi da sempre sostenuti dal prof. Auriti: la disorganizzazione come forza, in quanto consente il propagarsi dell’idea in modo incontrollabile e l’intervento del Divino.
Attualmente, agli “amici” della prima ora del prof. Auriti, si affiancano gli auritiani di seconda e recentissima generazione, che si sono avvicinati, con forza e con entusiasmo nuovi, al valore indotto della moneta, non perché attratti dal carisma del docente, ma perché hanno compreso appieno la correttezza dei contenuti e la rivoluzionaria portata dell’affermazione secondo cui la moneta in circolazione deve essere dichiarata di proprietà dei cittadini e non della banca centrale di emissione, mera tipografa del simbolo cartaceo.
E’ proprio su questi ultimi, che non risentono di forme più o meno accentuate di personalismi e di particolarismi, che la futura – e ormai prossima – attuazione del principio auritiano della proprietà popolare della moneta, ripone speranza. È, quindi, opportuno soffermarsi sulle differenze che esistono tra i due gruppi, pur sempre legati dal medesimo anelito di giustizia, sulla percezione dell’anniversario della scomparsa del prof. Giacinto Auriti.
Per i primi – è ovvio e comprensibile – l’11 Agosto 2010 costituisce il ricordo di un momento, risalente a quattro anni prima, devastante per la loro esistenza, quello della scomparsa di una guida e di un maestro di vita, oltre che di un amico sincero, che ha consentito quotidianamente di aprire le loro menti a momenti di pensiero assoluto, di ricerca libera e di libertà vera e rivoluzionaria, espressi all’interno del tracciato di principi di Fede, etici e morali, necessariamente rigidi, immutabili ed inviolabili. Quindi, per i primi, tra i quali, senza alcun merito ma solo per circostanze che la vita consente di vivere solo a taluni, mi annovero anch’io, l’11 Agosto costituisce la perdita di una presenza e di una guida – morale, spirituale, culturale e finanche materiale – assidua, che ha accompagnato la loro esistenza giorno dopo giorno e che ora lacera per la sua assenza, lenita solo in modo assolutamente parziale dai continui ricordi di episodi e momenti, che nei – fortunatamente non rari – incontri, si ripercorrono in modo doveroso, perché senza il ricordo e l’esperienza del passato, il futuro non ha senso e potenzialità di sviluppo positivo e il presente, unico spazialmente percepibile, non è, non esiste!
Per gli altri, gli auritiani, che è giusto definire di seconda generazione senza alcuna graduazione, ma unicamente per la circostanza obiettiva della mancata conoscenza della Persona Auriti, è, al contrario, una data meno traumatica ed anzi essa ha un contenuto positivo, perché consente di ricordare un uomo che ha – senza macchia e senza paura – sostenuto un principio scientifico, rivelatosi fondato e giusto, per giungere all’attuazione del bene universale. Insomma, per loro l’11 Agosto non rappresenta un momento di tristezza, ma di aggregazione e di rafforzamento del convincimento di giungere all’attuazione della proprietà integrale, che può ottenersi solo con il riconoscimento della sovranità monetaria in favore della collettività nazionale e con la contestuale inibizione del signoraggio primario da parte delle banche centrali e del signoraggio secondario delle altre c.d. di finanziamento e di raccolta del risparmio.
Uniamoci, quindi, a prescindere dalle differenze, dalle pur esistenti diversità e da tutte le logiche umane che tendono alla disgregazione, per abbattere la grande truffa dell’emissione monetaria e con essa quella del debito pubblico e della pressione fiscale sproporzionata e ingiustificata, asservita al sistema bancario, ma soprattutto uniamo nella lotta tutti gli uomini di buona volontà.
Ma ora lasciate che il pensiero vada all’Uomo Auriti, al docente, all’amico, al secondo padre e al grande vuoto che ha lasciato – che prescinde, almeno oggi, dalla proprietà popolare della moneta - perché la sua scomparsa impedisce di rivivere quegli innumerevoli momenti di vita quotidiana, goliardica e spesso irriverente al conformismo, ma libera e pura, d’altri tempi, che ogni persona dovrebbe avere il diritto di vivere almeno una volta nel corso della sua esistenza, per comprendere appieno la bellezza della vita.
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