L'Invenzione dell'Economia
L’artificio culturale della naturalità del mercato
Serge Latouche
Con questa raccolta viene presentato al pubblico italiano il percorso storico-culturale di Serge Latouche. I saggi pubblicati in questo volume indagano l’origine delle categorie e delle rappresentazioni economiche moderne tra XVII e XVIII secolo. Con questa ricerca storica si chiarisce come l’umanità contemporanea sia ossessionata dalla produttività, dal consumismo e dal concetto di crescita illimitata. Serge Latouche dimostra il carattere artificiale e innaturale dell’economia. L’economia viene “inventata” solo da un certo punto in poi della storia e si impone attraverso l’immaginario economico, l’utilitarismo e il mercato. Latouche pensa che nel pensiero dell’Occidente moderno, la ragione sostituisca del tutto la saggezza e diventi “razionalità calcolante” ovvero calcolo economico. Quando ci si occupa di esseri umani, osserva Latouche, la razionalità strumentale e calcolante (che p uò funzionare per acquistare in borsa), non basta più, perché si ha a che fare con dei valori: libertà, giustizia, equità. Un libro fondamentale per capire la modernità e affrontare la postmodernità.
Serge Latouche ha insegnato all’Università di Paris XI e presso l’IÉDÉS (Institute d’Étude du Dévelopement Économique et Social). È autore, tra l’altro, di L'occidentalizzazione del mondo; Il pianeta dei naufraghi; I profeti sconfessati. Lo sviluppo e la deculturazione; La megamacchina. Ragione tecnoscientifica, ragione economica e mito del progresso ; Il pianeta uniforme. Significato, portata e limiti dell'occidentalizzazione del mondo ; Immaginare il nuovo. Mutamenti sociali, globalizzazione, interdipendenza Nord-Sud ; Il mondo ridotto a mercato; L'altra Africa. Tra dono e mercato ; La sfida di Minerva. Razionalità occidentale e ragione mediterranea ; La fine del sogno occidentale; Il pensiero creativo contro l'economia dell'assurdo ; Giustizia senza limiti. La sfida dell'etica in una economia globalizzata ; Decolonizzare l'immaginario. Il pensiero creativo contro l'economia dell'assurdo.
Estratto
Prefazione
«Il deserto cresce ... Guai a chi favorisce i deserti»
Nietzsche [1]
«Uno scrittore - ha detto Paul Valery - scrive sempre lo stesso libro». È un’osservazione validissima per gli artisti e gli scrittori, ma anche per alcuni registi; si pensi solo a Fellini, o a Woody Allen! La loro opera è un resoconto minuzioso dei fantasmi e delle ossessioni che hanno popolato la loro infanzia e la loro adolescenza. Per uno studioso di scienze sociali è forse più giusto parlare di un’opera unica, un’opera che probabilmente non vedrà mai la luce, ogni capitolo della quale corrisponde a un libro del suo autore. Max Weber o Karl Marx illustrano benissimo un caso simile. È proprio in questo modo che, alla vigilia del mio ritiro dall’insegnamento universitario, intendo giudicare l’insieme delle mie pubblicazioni. “L’invenzione dell’economia” è il titolo complessivo che potrebbe essere dato alla mia attività di ricerca, a cominciare dalla tesi di dottorato, La paupérisation à l’échelle mondiale, del 1966. È un programma di ricerca molto vasto; il primo capitolo di questa raccolta ne costituisce l’abbozzo.
L’argomento va avvicinato secondo tre prospettive, interdipendenti e complementari: l’invenzione teorica dell’economia, l’invenzione storica, l’invenzione semantica.
La prima, quella dell’invenzione teorica, dovrà indagare i problemi posti dalla definizione dell’economia come pratica e come scienza, e interrogarsi sui presupposti della sua duplice esistenza: come, in quali circostanze e a quali condizioni può darsi nella realtà sociale un oggetto come l’economia? Come, in quali circostanze e a quali condizioni può darsi tra le scienze sociali una scienza economica? La conclusione di questa prima esplorazione è che l’autonomizzazione dell’oggetto, condizione della specializzazione di questo sapere, è legata a determinate circostanze storiche e a un insieme di rappresentazioni.
La seconda prospettiva, l’invenzione storica, tenterà di circoscrivere le tappe attraverso le quali queste strutturazioni teoriche e pratiche vengono sistematizzate. Come si formano, nelle sensibilità, i miti e le giustificazioni della pratica riguardo al lavoro, alla produzione, al consumo, al risparmio, alla moneta e a tutte le altre istituzioni e attività economiche.
La terza prospettiva, l’invenzione semantica, studierà infine le rappresentazioni economiche, e quindi mostrerà come l’economia sia largamente costruita nella sfera delle rappresentazioni; dunque come essa formi un sistema, ossia un insieme auto-referenziale senza apertura immediata sulla “realtà esterna”. L’invenzione semantica rappresenta, insieme, la condizione e lo sbocco del processo, ed è perciò la parte centrale dell’insieme.
Il primo libro che ho scritto, Épistémologie et économie. Essai sur une anthropologie sociale freudo-marxiste [2], non ancora tradotto in italiano, può già essere considerato come un vasto (seicento pagine) e maldestro abbozzo di questo grande progetto, espresso nel vocabolario marxista e psicanalitico lanciato dalla scuola di Francoforte e in voga in epoca “sessantottarda”.
I miei libri tradotti in italiano e conosciuti dal pubblico italiano, riguardano principalmente i problemi Nord-Sud e la dinamica socio-economica mondiale. Anch’essi possono essere reinterpretati come elementi più o meno periferici del mio progetto. L’invenzione dello sviluppo e la decostruzione dell’immaginario del progresso ne sono anzi aspetti essenziali. Al fondo si ritrova sempre la stessa traccia epistemologica, anche se applicata all’argomento del “terzo mondo”. L’approccio culturale e antropologico al processo di occidentalizzazione e mondializzazione, non sarebbe stato possibile senza una riflessione preliminare e parallela sull’economico come significazione sociale immaginaria strutturante la modernità. Con ciò intendo, sulla scia di Max Weber e Cornelius Castoriadis, l’insieme dei valori e dei presupposti storico-culturali su cui riposa l’Occidente moderno.
Nonostante L’economia svelata [3] sia la sola testimonianza esplicita di questa ricerca all’oggi disponibile per il pubblico italiano, la mia carriera è costellata di pubblicazioni “tecniche” su vari aspetti del problema. Segnalerei, in particolare, Le projet marxiste. Analyse économique et matérialisme historique [4], e Le procès de la science sociale [5] (parzialmente ripreso nel secondo capitolo di questa raccolta). Nel complesso, l’insieme della mia vita professionale mi ha portato più sull’epistemologia economica e la storia del pensiero economico che sull’economia dello sviluppo.
La sintesi sistematica di tutto questo disegno sicuramente non sarà mai realizzata. Per questo mi sono lasciato convincere sull’opportunità del libro dalla gentile perseveranza di Pietro Montanari, che ha curato e coordinato questa raccolta. Essa è concepita sulla base di pubblicazioni di circostanza che rappresentano altrettanti contributi puntuali e parziali di un grande disegno che forse non sarà necessario portare a termine. Dopo tutto il lettore sarà perfettamente capace di intuire da solo le mie carenze, e di colmarle lui stesso.
Note
1 Citato in Martin Heidegger, Was heißt Denken?, 1954 [trad. it. Che cosa significa pensare?, Sugarco Edizioni, 1971 (parte prima, capitolo III)].
2 Anthropos, Paris, 1973.
3 Éditions Autrement, Paris, 1995 [trad. it., Dedalo, Bari, 1997].
4 PUF, Paris, 1975.
5 Anthropos, Paris, 1984.
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