Stipendi d'oro, il tetto che scotta
Ida Rotano, AprileOnline, 27 gennaio 2010, 22:57
Un taglio dello stipendio che può arrivare a essere anche di quasi trenta volte inferiore e che nel migliore dei casi è più magro di un terzo: i grandi manager delle banche e delle società quotate rischiano, sulla carta almeno, nel prossimo futuro di guadagnare al massimo con un parlamentare e dunque non più di 350mila euro lordi al mese. A sorpresa l'aula del Senato, con il parere favorevole del governo, ha infatti votato un emendamento alla Legge comunitaria, firmato dall'Idv, che fissa un tetto alle retribuzioni e vieta anche le stock option
L'emendamento del senatore Lannutti, firmato anche dal capogruppo dell'Idv al Senato, Felice Belisario, e dai senatori del gruppo Fabio Giambrone e Alfonso Mascitelli, prevede in particolare che "il trattamento economico omnicomprensivo dei componenti dell'organo di amministrazione, dei direttori generali e dei dirigenti con responsabilità strategiche di banche ed istituti di credito, nonché delle società quotate, non possa superare il trattamento annuo lordo spettante ai membri del Parlamento".
Per quanto riguarda le stock option, l'emendamento fa riferimento ai soli manager delle banche, prevedendo che "i sistemi retributivi degli amministratori e dei membri del Consiglio d'amministrazione degli istituti di credito non debbano essere in contrasto con le politiche di prudente gestione del rischio della banca e con le sue strategie di lungo periodo, stabilendo altresì il divieto di includere le stock option" tra gli emolumenti e le indennità di cui beneficiano gli stessi manager.
Quella che per i parlamentari dell'IdV è "una decisione storica" e che, al contrario, il centrodestra definisce "una misura populista e sovietica" è una novità assoluta che però è destinata ad avere vita breve: presto, spiegano i capigruppo del Pdl di Palazzo Madama, il Parlamento avrà modo di garantire le regole del mercato.
Che la Camera sia obbligata a rimettere mano al testo facendo marcia indietro è anche quanto sostiene il Pd: "E' un pasticcio - spiega il senatore Giovanni Legnini - e pur condividendo nel merito l'attenzione e il rigore" della ratio della norma "è evidente che non si può determinare il tetto dei manager delle società quotate per legge". Un dato inequivocabile anche secondo una parte del Pdl: "E' stato un errore del relatore: non spetta a noi decidere", spiega la senatrice di maggioranza Cinzia Bonfrisco.
La notizia dell'approvazione è rimbalzata velocemente dai corridoi di Palazzo Madama ai piani del governo dove si è registrato soprattutto imbarazzo e si lascia intendere l'intenzione di procedere a un dietrofront quanto prima.
Quella approvata, si ragiona, è una delega all'Esecutivo e dunque prima di diventare operativa occorre del tempo e la messa a punto dei decreti legislativi. Quindi per individuare la soluzione non c'è fretta.
Eppure, secondo l'estensore della norma trabocchetto Elio Lannutti, "tornare indietro non sarà facile. E poi tutto - dice - è stato fatto in trasparenza e con il via libera del relatore e del governo che era rappresentato dal ministro Andrea Ronchi".
Insomma, spiegare il voto del Senato come un semplice 'disguido', figlio soprattutto di un momento di caos nel corso dei lavori dell'Aula, per il senatore è riduttivo.
Anche perché, ricorda, già nel pomeriggio il relatore alla legge comunitaria Giacomo Santini si era espresso a favore della norma tagliola. "E comunque - aggiunge - questa è una grande giornata al servizio del Paese e se pensano di aver sbagliato, vuol dire che la prossima volta devono stare più attenti".
In effetti, la giustificazione che, fuori dai taccuini, viene data è proprio quella di un semplice sbaglio, dovuto alla disattenzione. Sicuramente, racconta anche chi era in Aula fra i banchi del Pd, non è stata una scelta dettata dal timore di essere battuti dalle opposizioni i cui senatori in gran parte avevano già guadagnato l'uscita.
Fatto sta che ufficialmente i vertici del Pdl al Senato difendono il contenuto della misura, pur trovandosi costretti a assicurare modifiche: il voto ha "dato voce - scrivono in una nota il presidente del Pdl Maurizo Gasparri e il vicepresidente Gaetano Quagliariello - al diffuso sentimento popolare di porre un tetto a quei trattamenti economici che rappresentano un'oggettiva anomalia nel difficile clima di una crisi finanziaria mondiale e che hanno rischiato di creare il divorzio tra norme etiche e mercato, gettando su quest'ultimo un ingiusto discredito. Però - annunciano - ciò non fa venire meno la consapevolezza di non poter contraddire le regole del mercato. La Camera dei Deputati - concludono - avrà tempi e modi per garantire questo indispensabile riequilibrio".
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