Crisi: Fitoussi, all'origine disuguaglianze e squilibri sociali
Red. , 26 novembre 2009, 17:35
Lectio magistralis L'economista francese agli Stati generali della sostenibilità in corso a Firenze. "Molti economisti considerano la crisi come se fosse una parentesi, chiusa la quale si dovrebbe continuare come prima. Invece dobbiamo riconoscere che abbiamo sbagliato, che eravamo di fronte alla grande bugia di un sistema finanziario che prometteva a tutti rendimenti più alti di quelli medi e dobbiamo far crescere l'economia reale e non quella finanziaria"
«All'origine della più grave crisi dagli anni Trenta ad oggi, ci sono le disuguaglianze e gli squilibri sociali di un mondo in cui il 99% della popolazione è in grave difficoltà e l'1% sta accumulando fortune incredibili. Il Prodotto interno lordo dell'unione europea nel 2009 diminuirà del 3% rispetto al 2008 e nel 2010 se ne prevede un'ulteriore diminuzione dello 0,3%. Siamo in mezzo alla crisi e nessuno sa cosa accadrà domani. Per questo c'è grande necessità di interventi pubblici e realtà come la Toscana da sole non possono fare nulla, ma se vi metterete alla testa del gruppo di Regioni europee si potranno dare risposte in grado di incidere sulla crisi, ma se non si raggiunge un'intesa a livello europeo non sarà possibile fare nulla».
Sono questi alcuni dei passaggi chiave della lectio magistralis dal titolo "La sostenibilità è il nuovo motore dell'economia" che l'economista francese Jean Paul Fitoussi ha tenuto oggi nel corso della prima sessione degli Stati Generali della sostenibilità organizzati dalla Regione Toscana e in corso di svolgimento alla Fortezza da Basso di Firenze.
"I governi hanno fatto bene a salvare le banche, ma hanno dimenticato di fissare le condizioni. Il contribuente ha pagato per salvare le banche, ma non capisce perché. Dopo essere state salvate ora le banche fanno profitti enormi", ha proseguito il presidente dell'Osservatorio francese delle congiunture economiche.
Fitoussi ha sottolineato che le banche "distribuiscono bonus e i governi non si preoccupano più della disoccupazione. Oggi si parla di debito pubblico". Da questo punto di vista, ha poi spiegato l'economista, "pesa il deficit di governo politico dell'Ue". "L'Europa - ha aggiunto - è il Paese più grande del mondo, perché ha il Pil più grande: in confronto la Cina è piccola. L'Europa però non si vede come un grande Paese. L'Europa - ha concluso - è la sola regione del mondo che non ha un governo e stiamo pagando il costo economico dell'assenza di un governo politico".
«Molti economisti - ha aggiunto Fitoussi - considerano la crisi come se fosse una parentesi, chiusa la quale si dovrebbe continuare come prima. Invece dobbiamo riconoscere che abbiamo sbagliato, che eravamo di fronte alla grande bugia di un sistema finanziario che prometteva a tutti rendimenti più alti di quelli medi e dobbiamo far crescere l'economia reale e non quella finanziaria».
Dopo aver osservato che la crisi economica e quella ambientale hanno le stesse origini, ha sottolineato come le disuguaglianze mondiali nell'ultimo quarto di secolo si siano accentuate perché eravamo in pieno "fondamentalismo di mercato".
Fitoussi ha concluso la sua lezione ammonendo che «se cresce il malessere sociale non ci sarà sostenibilità, ma che sarà possibile raggiungerla soltanto se saremo in grado di puntare al progresso sociale».
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