Sardex, ecco la nuova moneta per il mercato sul web
Un gruppo di under 30 ha creato un mercato via web dove le aziende dell’Isola fanno affari pagando col sardex, che vale un euro. Un aiuto a combattere la crisi con enormi prospettive di crescita.
DAL NOSTRO INVIATO PAOLO PAOLINI
SERRAMANNA Dalle nebbie di un altro secolo emerge il baratto, aggiornato ai tempi e su misura per il web. Si compra e si vende col sardex, una moneta nuova di zecca che vale esattamente un euro. Il primo vero esperimento di federalismo monetario. «A gennaio abbiamo inaugurato la rete di scambio commerciale per promuovere tutto ciò che viene prodotto nell’Isola», spiega Gabriele Littera, presidente del consiglio di amministrazione e responsabile marketing, «in meno di nove mesi si sono associate centosettanta aziende».
Venticinque anni, laureato in marketing a Teramo, s’è creato un mestiere da sé riuscendo a trovare il tempo per comiziare nelle piazze del Medio Campidano in veste di candidato dell’Irs alla presidenza della Provincia: «La politica è una passione che tengo ben distinta dal lavoro».
Com’è nata l’idea?
«Mio fratello ha sbagliato indirizzo internet finendo dentro un sito che si occupa di questo tipo di commercio».
Investimento iniziale?
«Poco, ma era tutto ciò che avevamo».
Quanto?
«Diciotto ore di lavoro al giorno, lo stabile diventato sede della Sardex.net e trentamila euro».
Prestiti o risparmi?
«Debiti zero. Qualcosa l’abbiamo chiesta a casa».
Quanti soci?
«Mio fratello, due amici e io, tutti con la stessa quota».
Il principio ispiratore?
«Tutte le imprese – piccole, grandi oppure micro – chiunque lavori oggi non lo fa al massimo della potenzialità. Ha merce che rimane in magazzino, tavoli che restano vuoti nelle pizzerie. Il denaro è insufficiente, quindi si tagliano acquisti, si rinviano investimenti e le imprese lavorano meno. Non è una crisi produttiva ma finanziaria. Quello che abbiamo fatto è stato dare un altro mezzo di pagamento a chi ne aveva bisogno».
Risultato?
«Sapevamo che era necessario un periodo per testare l’iniziativa e così è stato. Oggi decine di aziende fanno affari tra loro senza sborsare un euro».
Un esempio?
«Ogni cliente ha un certo numero di crediti sardex che può spendere per l’acquisto di beni e servizi. Un centro fisioterapico può comprare i manifesti pubblicitari, un’azienda di trasformazione può acquistare i prodotti alimentari che le servono. Tutto dentro i confini regionali stimolando la produzione».
Costo d’iscrizione?
«Dai trecento sardex, per i piccoli, ai cinquecento euro, per gli imprenditori medio-grandi».
L’associato col fatturato più piccino?
«Un’agenzia che progetta siti web. Sono iscritti da sei mesi e hanno raddoppiato il fatturato».
La più grande?
«L’Unione Sarda».
L’utilità per un quotidiano?
«Mettere sul mercato spazi pubblicitari invenduti oppure ridurre il costo della cancelleria».
L’euro non esiste?
«No, per le transazioni sino a mille sardex. Quelle superiori possono essere perfezionate con entrambe le monete».
La concorrenza?
«Non c’è».
Zone della Sardegna che vi snobbano?
«La piccola impresa cagliaritana ci ignora. Si lamenta, questo sì, sempre, ma non cerca soluzioni».
Differenze rispetto al baratto tradizionale?
«C’è in più la multilateralità. Un agricoltore, per esempio, vende le mele e avrà sul suo conto cento sardex da spendere in un ristorante o dove preferisce. Non esistono interessi, l’unico valore sono i beni e servizi. Acquisti e vendite sono comprensivi di iva».
È la spia del malessere arrivato in profondità?
«Dove la crisi è più forte è più semplice che nascano le soluzioni».
Avete un’etica?
«Certo, e ci ha spinto a impedire l’accesso a imprese finanziarie e rivenditori di armi».
Differenze tra euro e sardex?
«La moneta col corso forzoso spinge all’accumulazione, il sardex no. Nella nostra rete commerciale non esistono pagamenti a trenta-sessanta-novanta giorni: il conto si salda subito e già questa è una grande novità».
Chi è il garante?
«Le stesse aziende che si danno reciprocamente fiducia».
Perché avete tagliato fuori i consumatori?
«Così come stiamo dando potere d’acquisto alle imprese, lo faremo con i privati. Il nostro obiettivo è far girare l’economia con i prodotti sardi, mettere in comunicazione i distretti produttivi»
Chi decide quanti sardex valgono i prodotti?
«Il venditore, se stabilisce prezzi alti nessuno li compra».
Cosa risponderebbe se le dicessero che è solo folklore?
«Che non vedono in prospettiva. Quando promuoviamo la nostra rete alcuni imprenditori dicono: “Io voglio soldi”. Rispondiamo: “Ti diamo la possibilità di risparmiare il denaro che userai per altri scopi”».
Dove volete arrivare?
«Per ora consideriamo quello che abbiamo fatto un buon inizio. La speranza è riuscire a usare questi strumenti come in Svizzera, dove un’impresa su quattro è in rete».
ppaolini@unionesarda.it
Fonte: http://www.unionesarda.it/Articoli/Articolo/197353
Per informazioni: sardex.net
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