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Quindi, ai lavoratori, ai pensionati e alle piccole e medie imprese. Mentre al contrario gli oligarchi (quindi anche quelli della Banca d’Italia) continuano ad aumentarsi i loro già lauti stipendi e le entrate accessorie, i cosiddetti benefit.
Lannutti ha osservato che non si tratta poi di un grande gesto perché gli interessati si sono dimenticati di informare su quale sia l'entità dei loro guadagni. Una questione che riguarda in particolare il Governatore Mario Draghi, il direttore generale Saccomanni e gli altri membri del direttorio, “i cui guadagni – ha lamentato il senatore - sono avvolti nel mistero”. E’ lecito infatti, a suo avviso, sospettare che non si tratti di una cosa seria ma dell'ennesima propaganda. E Lannutti ha citato quelli che ha definito i “famigerati” risparmi sui tagli alle filiali che non risultano dall'ultimo bilancio o il caso della filiale Bankitalia di Savona che avrebbe comportato invece un aumento di spesa di 5,4 milioni di euro.
Lannutti ha proseguito sostenendo che questi oligarchi sono direttamente responsabili di omessa vigilanza sulle gravissime sciagure prodotte dagli eccessi dei “bankster”, i gangster delle banche d’affari che hanno massicciamente speculato, provocando la crisi del 2007-2008 e che ora hanno ripreso indisturbati la loro attività. Bankster con i quali, sempre a suo avviso, “vanno a braccetto”. Oggi, ha ricordato Lannutti, nei Paesi dell’Ocse ci sono 13,4 milioni di disoccupati in conseguenza delle speculazioni e dei mancati controlli. Di conseguenza, ha insistito, i vertici di Via Nazionale, dovrebbero avere l'obbligo di pubblicare sul sito di Bankitalia le dichiarazioni dei redditi di Governatore, direttorio, dirigenti ed ispettori. Come del resto viene fatto sui siti del Senato e della Camera per i parlamentari.
Ieri l'esponente dell'IdV (ben conosciuto per la sua meritoria attività come presidente dell’Adusbef a difesa dei cittadini contro le rapine legali compiute dalle banche) ha presentato un’interpellanza urgente per chiedere ragione a Draghi degli incrementi di spesa dei 7.629 dipendenti della Banca d’Italia, di quelli che ha definito “i costi elevati per finanziare i tornei di bridge e di scopetta” e degli aumenti del 7% della spesa pro capite per dipendente. Questo nel 2009 ha toccato i 113.400 euro. Per non parlare degli oneri accessori cresciuti di oltre il 5% pro capite da 89.300 euro a 93.800 euro, e di altre spese come quelle relative a diarie per missioni e trasferimenti.
E allora, ha osservato Lannutti, ci vuole una gran faccia tosta da parte degli oligarchi della banca per chiedere a chi guadagna a stento1.300 euro al mese di fare i sacrifici. Né costoro possono permettersi di indicare alle pubbliche amministrazioni i tagli da fare. Ed è ancora più grave, ha concluso, che questo accada proprio mentre siamo nel pieno di una crisi economica prodotta dalla loro stessa inerzia, anzi, ha precisato, “se non da loro diretta collusione con le banche vigilate”. Si tratta di un fatto davvero “immorale e inaccettabile”.
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