Tremonti attacca le banche:
«Non possono comandare i governi»
«Gli istituti hanno funzione pubblica, ma non danno abbastanza
liquidità alle imprese e non sono al servizio della gente»
LONDRA (5 settembre) - Banche ancora nel mirino del minstro dell'Economia, Giulio Tremonti. Il dibattito sui bonus dei banchieri «serve a dare un messaggio più generale: non è possibile che le banche comandino sui governi e sulla politica», ha detto il titolare del ministero di via XX settembre.
Le banche «non sono un'industria qualsiasi, ma hanno una funzione pubblica», ha affermato il ministro al termine dei lavori del G20, secondo cui esiste «un problema di credito» alle imprese e, se in materia il «governo ha fatto la sua parte, le banche non ancora». «La banca non è al servizio solo dei suoi azionisti - ha aggiunto - non è un'industria che fa scarpe o vasche da bagno ma ha una funzione pubblica».
«Non ha senso che siano più grandi dei governi stessi, hanno in mente il loro bilancio, non il bilancio di insieme - ha spiegato Tremonti - tanto che poi quando hanno problemi questi diventano anche problemi dei governi. Le banche devono essere al servizio della gente, non la gente al servizio delle banche».
Questo «è un problema anche italiano: abbiamo un'economia fatta di piccole e medie imprese e abbiano un eccesso di concentrazione di banche a dimensione industriale che guardano troppo poco al
territorio, alle famiglie agli imprenditori, alle persone». Gli istituti di credito, ha aggiunto il ministro, «hanno raccolto molti fondi pubblici soprattutto all'estero ma non danno sufficiente liquidità alle imprese».
Tremonti «ha perfettamente ragione», ha commentato l'amministratore delegato di Intesa Sanpaolo Corrado Passera. «In giro per il mondo - ha commentato Passera - ci sono tanti tipi diversi di modi di fare banca e credo che il sistema bancario italiano sia tra quelli che hanno meglio retto la crisi e comunque quello che è stato più vicino alla società». «Certo c'è da fare ancora di più - ha detto Passera - ma quando si cresce dimensionalmente non bisogna perdere il radicamento nel territorio. Noi siamo orgogliosi del nostro modello di banca dei territori, proprio perché nelle intenzioni e spero sempre di più anche nella pratica si unisce la dimensione della azienda nazionale e internazionale a una presenza locale radicata».
Tremonti, riferendosi all'allarme del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano sulle conseguenze sul mondo del lavoro della perdurante crisi, ha poi affermato: per proteggere l'occupazione il governo è attivo ma serve anche che le banche facciano la loro parte. «La crisi - ha detto ai microfoni Rai - è cominciata in America, e qui a Londra ci dicono che dall'America vengono notizie abbastanza buone. Quindi vale la pena tenere duro. Per evitare conseguenze sul lavoro devono agire due soggetti: il governo, che ha messo una quantità enorme di fondi e che continuerà a farlo per non lasciare indietro nessuno. E le banche: finora hanno preso tanti soldi e ne vogliono dare pochi, e questo non va bene». «Sulle regole - ha proseguito - il presidente Napolitano ha riconosciuto l'azione italiana. Noi sulle regole abbiamo messo in agenda il tema qui a Londra, e sta andando avanti. Per evitare che la crisi si ripeta devono cambiare le regole».
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