Darà Dublino una meritata sepoltura al Trattato di Lisbona?
18 settembre 2009 (MoviSol) - I sondaggi pubblicati il 5 settembre in Irlanda mostrano che a quattro settimane dal voto nel secondo referendum sul Trattato di Lisbona, il fronte del "Si" ha perso la maggioranza, precipitando di 8 punti dal 54 per cento di maggio all'attuale 46 per cento. Una svolta simile era avvenuta nelle settimane precedenti il primo referendum del giugno 2008, in cui il Trattato fu respinto. Se gli irlandesi voteranno "No" il 2 ottobre, "Non c'è un piano B", ha dichiarato un portavoce della Commissione Europea. In altre parole, il Trattato sarà sepolto per sempre.
La prospettiva di una seconda sconfitta referendaria ha gettato il panico tra le fila dei "lisbonisti". In una classica fuga in avanti, hanno mandato avanti il capo della Ryanair, Michael O'Leary, che ha annunciato di voler stanziare mezzo milione di euro a favore del "Si", da impiegare tra l'altro in annunci sui velivoli della flotta. O'Leary ha chiamato "imbecilli" e "pazzi da legare" i principali sostenitori del No raccolti nel partito Sinn Fein.
Sfortunatamente per il fronte del Sì, Ryanair non è proprio il campione ideale da spendere in una campagna popolare. Il vicepresidente del Sinn Fein, Mary Lou McDonald, ha avuto infatti buon gioco a rintuzzare l'attacco limitandosi a dire che il Trattato di Lisbona promuove un "approccio all'economia alla Ryanair, facilitando una rincorsa verso il basso dei salari e delle condizioni dei lavoratori". Il modello industriale Ryanair, ha detto, "è stato costruito sui bassi salari, sulle condizioni di lavoro miserabili e sui costi nascosti per i consumatori".
In Germania, se il Parlamento non ottempererà alle indicazioni della sentenza del 30 giugno della Corte Costituzionale, gli avversari del Trattato sono già pronti a fare nuovamente ricorso. Sia il prof. Karl Albrecht Schachtschneider che il prof. Dietrich Murswiek, che hanno accompagnato il principale ricorso che ha portato alla sentenza del 30 giugno, stanno svolgendo una campagna a favore del referendum popolare.
Il 5 settembre si è tenuta a Berlino la prima iniziativa pubblica della campagna "Per un referendum sul Trattato UE", presieduta da Sandra Müller. Oltre 1000 persone hanno partecipato alla manifestazione e hanno applaudito comizi dei giornalisti Jürgen Elsässer e Christoph Hörstel, del capo del Partito Ecologista Democratico Klaus Buchner e di Daniel Buchmann del Movimento Solidarietà tedesco (BüSo).
Nella Repubblica Ceca, i 17 senatori del partito centrista ODS hanno presentato il ricorso costituzionale annunciato in precedenza (cfr. SAS 35/09). La Corte annuncerà una sentenza dopo le elezioni, che si svolgeranno successivamente al referendum irlandese, e dopo la formazione del nuovo governo, che si preannuncia laboriosa.
In Italia, il noto costituzionalista prof. Giuseppe Guarino ha ammonito, in un articolo pubblicato l'8 settembre sul Corriere della Sera, che l'applicazione del Trattato di Lisbona renderà insignificante il ruolo dell'Europa nel mondo. Guarino asserisce giustamente che il trattato cementerà la politica di bilancio deflazionistica di Maastricht. Che sarebbe accaduto al mondo, egli si chiede, "se gli Usa, come l' Ue, avessero rinunciato alla sovranità monetaria", a partire dal 1939? Essi non avrebbero potuto finanziare né la guerra né la ricostruzione. Similmente, "negli anni 80 l' indebitamento Usa ha toccato il 6%, il doppio rispetto al parametro europeo. Il disavanzo ha consentito al ministro della Difesa americano di promuovere programmi complessi nei settori innovativi delle tecnologie satellitare ed informatica. I risultati, al di là della ricaduta militare, hanno concorso a trasformare i modi di vita individuali e collettivi nel mondo". "Nessuno dei vantaggi di cui l' Europa e il resto del mondo hanno beneficiato si sarebbe prodotto se gli Usa avessero dovuto sottostare alle regole stringenti dell' Ue", osserva Guarino, che conclude: "Se il Trattato di Lisbona entrasse in vigore l' Europa finirebbe per aver già optato, di fatto irrevocabilmente, per la soluzione della emarginazione, cui conseguirebbe un probabile graduale degrado".
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