La crisi e l'imprevedibilità dei sistemi complessi
di Luciano Fuschini - 07/09/2009Fonte: www.ariannaeditrice.it
In merito alla crisi economico-finanziaria, sui siti della controinformazione prevalgono due asserzioni apparentemente contraddittorie. La prima è che i Poteri semiocculti che governano il mondo (la stegocrazia, secondo una terminologia che va affermandosi) hanno concepito e manovrato la crisi ai loro fini, convogliando denaro pubblico nelle Banche e nelle imprese private, operazione che per essere accettata dai cittadini richiedeva uno stato d’allarme talmente esasperato sulle condizioni del sistema finanziario da far temere la perdita di tutti i risparmi nella catastrofe bancaria.
La seconda è che la crisi è reale e profonda, così devastante da lasciar presagire il prossimo crollo dell’intero sistema e della stessa civiltà occidentale. Le frasi rassicuranti vorrebbero soltanto cercare di nascondere la verità e arginare il panico.
Le due asserzioni sono solo apparentemente contraddittorie, ma per dimostrare come possano coesistere occorre dare spessore all’argomentazione partendo un po’ più da lontano.
Il comunismo è crollato negli anni dell’ultraliberismo reganian-thatcheriano, ma quell’ultima fase liberista non fece altro che raccogliere i frutti di una vittoria che era stata conseguita grazie alla fase socialdemocratica del capitalismo (intendendo con questa espressione non solo le socialdemocrazie europee ma anche i governi democratico- cristiani e alcune presidenze democratiche negli USA). La socialdemocrazia ha sconfitto il comunismo.
I comunisti vantavano il loro sistema che garantiva il lavoro, l’assistenza sociale, i servizi pressoché gratuiti. Ebbene, le socialdemocrazie consentivano salari e stipendi relativamente alti, proteggevano i lavoratori anche nel caso della perdita del lavoro, con sussidi, cassa integrazione, prepensionamenti; offrivano servizi a basso costo e ben più efficienti di quelli del mondo sovietico; il tutto in un clima di libertà politica e di libertà di movimento ( le restrizioni ai viaggi all’estero, e addirittura all’interno del blocco sovietico, sono state fra le cause maggiori di malcontento). Gli stegocrati hanno accettato la socialdemocrazia per sconfiggere il comunismo, ma gli alti salari, la forza dei sindacati, i servizi sociali, non potevano essere tollerati ulteriormente. Lo dimostra il fatto che quel sistema di garanzie è stato progressivamente smantellato a partire dal crollo dell’URSS.
Per indebolire politicamente ed economicamente quei ceti, proletari e di piccola borghesia, che avevano usufruito delle riforme socialdemocratiche, i Poteri più o meno occulti hanno fatto ricorso ai due strumenti che caratterizzano la globalizzazione: la delocalizzazione e la massiccia immigrazione. Con la delocalizzazione gli impianti produttivi sono stati trasferiti dove la mano d’opera costa meno e non è protetta dai sindacati. Incoraggiando la massiccia immigrazione di moltitudini di disperati, si sono create tensioni che hanno deviato il malcontento delle popolazioni occidentali verso i nuovi venuti e si è resa disponibile una mano d’opera pronta a offrirsi sul mercato del lavoro per compensi talmente ridotti da abbassare il livello generale di salari e stipendi.
In questo modo però si sono attivate forze potenzialmente disgregatrici; si è favorita l’ascesa di Paesi come la Cina che potrebbero alterare gli equilibri geo-politici a scapito del mondo occidentale; si è dato spazio ai calcoli degli islamisti che approfittano della migrazione di milioni di musulmani per un disegno di penetrazione dell’Islam in Europa.
In conclusione: i Poteri hanno usato la socialdemocrazia per sconfiggere il comunismo, ma la socialdemocrazia alla lunga sarebbe stata minacciosa per il sistema. Hanno usato cinicamente la delocalizzazione e l’immigrazione, ma hanno così messo in moto dinamiche dagli sviluppi imprevedibili.
Allo stesso modo, è probabile che abbiano manovrato la crisi economico-finanziaria ai loro fini, ma i rimedi escogitati, che consistono sostanzialmente nello stampare carta moneta e nell’approfondire il debito pubblico, possono essere il preludio di nuovi e più devastanti cataclismi.
Ogni rimedio avvicina la resa dei conti finale. L’imprevedibilità dei sistemi complessi è un principio che vale anche in sociologia e in economia.
Per questo le due asserzioni con cui è iniziata questa breve riflessione non sono necessariamente contraddittorie. Gli stegocrati tramano e manovrano, ma si illudono di tenere il filo di un groviglio di contraddizioni non più districabile.
Allora il compito che devono prefiggersi tutti i gruppi che vanno costituendosi nella critica radicale del sistema, è quello di diventare laboratori di teoria politica e di concreta progettualità per il dopo disastro, per ricostruire sulle macerie del capitalismo che saranno anche le macerie della Modernità.
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