Tra paura e collera, i lavoratori sfilano in manifestazione a Berna
“Aiutate l’occupazione!” in piazza in trentamila
Garantire lavoro, salari e rendite. Lo ha chiesto la fiumana di gente che ieri, sabato, si è riversata per le strade di Berna da tutta la Svizzera. Trentamila persone inviperite dalle scelte di una classe politica accusata di non sapere gestire la crisi, di farne pagare lo scotto ai ceti più deboli, di avere un occhio di riguardo solo per l’ elite economico-finanziaria del Paese. Unione sindacale svizzera, Unia e Travail.Suisse, raggianti per aver trascinato in piazza una folla mai vista prima, esigono dalle autorità e dai vertici del mondo economico provvedimenti concreti e rapidi, come il blocco degli aumenti dei premi di cassa malati, e norme che tutelino il potere d’acquisto dei cittadini.
“Questa manifestazione deve essere un punto di partenza, e non di arrivo – dichiara al telefono il leader dello sciopero alle Officine di Bellinzona, Gianni Rizzo, mentre i fischietti e le urla dei manifestanti ne coprono la voce-. Questa grande dimostrazione non deve essere concepita come fine a se stessa, ma come parte di un più ampio progetto di rivendicazioni per tutelare i cittadini, specie quelli delle fasce più deboli, messi in difficoltà da scelte irresponsabili”.
La giornata è iniziata con un primo ritrovo del sindacato del personale dei trasporti (Sev), subito dopo mezzogiorno, per poi proseguire presso la stazione. Tra le migliaia di manifestanti che scemavano lungo le vie della capitale, insolitamente rumorosa, è stato chiesto che la Confederazione versi 3 miliardi e 400 milioni di franchi per rifinanziare la cassa pensioni delle Ferrovie federali svizzere (Ffs) “i cui dipendenti hanno pagato e stanno pagando un pesante tributo per risanare quello che non avrebbe dovuto essere risanato”, continua Rizzo.
Il clou della manifestazione sono stati ovviamente i discorsi tenuti in piazza federale, dove si sono susseguiti vari oratori. “La crisi economica è la diretta conseguenza di una smisurata sete di profitto. Non accettiamo che i lavoratori, i pensionati, le donne, e i disoccupati debbano pagare questa crisi” ha tuonato dal palco un sindacalista. “No al saccheggio delle rendite delle casse pensioni e dell’Avs.
No all’innalzamento dell’età pensionabile delle donne e al peggioramento dell’assicurazione contro la disoccupazione” gli ha fatto eco un altro. “Urge un efficace programma di rilancio congiunturale per la riconversione ecologica e la promozione della sicurezza sociale. Chiediamo misure efficaci contro la disoccupazione giovanile” hanno sottolineato tutti. Slogan e richieste che si sono susseguiti nell’arco di tre ore, durante le quali a governo e Parlamento è stata chiesta una politica economica incentrata sui bisogni della popolazione, e non sul profitto.
“Si può fare appello al senso di responsabilità dei cittadini – dice Rizzo al Caffè -. Ma ognuno deve fare la sua parte, non si possono chiedere sacrifici sempre ai soliti”.
Se si pensa che in Ticino lo stipendio minimo sindacale è di 3.000 euro al mese... mi chiedo che ci fanno ancora in Lombardia i lombardi!
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