La farsa del G8 tra ricette e abusi
Loretta Napoleoni
Caffè.ch La prossima settimana tra le macerie dell’Aquila si terrà il G8. Ecco un’immagine che ben descrive le condizioni dell’economia del pianeta. I grandi della terra, con al seguito le loro corti: 5 mila giornalisti ed altrettanti burocrati, guardie del corpo, polizia e sicurezza, discuteranno tra le tendopoli dei terremotati come risollevare l’economia globalizzata dalla crisi del credito e dalla recessione, il tutto nel più breve tempo possibile. Come per la ricostruzione degli edifici distrutti dal terremoto anche per l’economia scossa dagli abusi dell’alta finanza si vogliono sgombrare le macerie velocemente per dar spazio alla rinascita. E in Abruzzo come a Wall Street, e nei centri del potere economico mondiale, ci si dimentica che per evitare un altro disastro sismico e finanziario la ricostruzione deve essere fatta secondo regole ben definite, con materiali adatti che sappiano resistere alla prossima scossa, perchè una cosa è sicura la terra come l’economia torneranno a tremare. L’incontro dell’Aquila è l’ennesimo test che si presenta ai membri del G8, ed il mondo si aspetta un nuovo paradigma finanziario. È questo un appuntamento annuale che in passato ha coinciso con grandi tragedie: nel 2008 mentre i delegati si preparano a raggiungere San Pietroburgo Israele invadeva il Libano. Nonostante la guerra diventi subito l’argomento principale non si riesce a fermarla e a evitare l’ennesima crisi in Medio Oriente. Anche nel 1999, a Colonia, in Germania, le otto più potenti nazioni al mondo sono impotenti di fronte alla guerra nel Kosovo che degenera in un genocidio nel cuore dell’Europa. Fino ad oggi, dunque, il G8 ha fallito in uno dei suoi scopi e cioè promuovere la pace, la democrazia e prevenire e risolvere i conflitti. Perchè le cose dovrebbero andare in maniera diversa adesso? Il pessimismo aleggia un po’ dovunque, nessuno si aspetta una riforma sostanziale del funzionamento dei mercati finanziari, la proposta Tremonti che verrà ufficialmente presentata all’Aquila e che vuole inscatolare i derivati all’interno di una griglia di regole rigide e globali, difficilmente finira’ per essere approvata. Americani e inglesi non lasceranno che un commercialista italiano detti le regole del grande gioco della finanza. Ma questo ennesimo fallimento potrebbe essere il colpo di grazia del G8, un’istituzione nata da una costola del Library Group, il gruppo informale di esperti finanziati e monetari, che nel 1975, all’indomani del primo shock petrolifero, decise di riunirsi ogni anno per coordinare il salvataggio delle economie occidentali. E fu proprio la serietà della crisi a far coinvolgere nell’iniziativa i politici. Da allora i problemi affrontati sono state principalmente di carattere politico, l’attuale è la prima grande prova economica dai tempi della crisi energetica. La settimana prossima gli occhi del mondo saranno tutti puntati sull’Aquila, la gente seguirà attentamente i comunicati nella speranza che quelle decisioni si trasformino in politiche che rimpinguino i loro portafogli e li proteggano dagli abusi futuri. Se, come molti prevedo, ciò non avverra’ allora ci si domanderà perchè continuare con questa farsa, un’altra spesa inutile sostenuta dal contribuente.
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