domenica 5 luglio 2009

La proposta dell'American Monetary Institute

Da: Moneta Nostra

La proposta dell'American Monetary Institute
(AMI)

L'American Monetary Institute (AMI, istituto monetario americano) [1] è stato fondato nel 1996 da Stephen Zarlenga, autore del testo La scienza perduta della moneta [2], per riunire i soggetti interessati a riformare il sistema americano di emissione della moneta. Infatti ogni anno, di norma a settembre, viene organizzata una conferenza dell'istituto dove partecipano i personaggi chiave della riforma da loro proposta. La loro proposta è stata redatta sotto forma di disegno di legge [3] e si ispira al famoso Piano di Chicago del 1933 proposto dagli economisti di quella città [4] a seguito delle conseguenze del crollo del 1929. A sua volta il piano di Chicago è ricollegabile al lavoro svolto in Inghilterra da Frederick Soddy nel 1926 [5]. Se vogliamo, il primo importante contributo a cui far riferimento rimane il testo di Benjamin Franklin [6] cui rimandiamo il lettore per meglio ricostruire dall'inizio il retroterra culturale del sistema monetario innovativo adottato originariamente nelle colonie. Il Piano di Chicago venne inviato a mille economisti e la grande maggioranza di quelli che risposero era d'accordo con la riforma proposta. I punti salienti erano: affidare al governo l'emissione di moneta, nazionalizzare le banche del sistema della Federal Reserve, abolizione del meccanismo della riserva frazionaria, divisione tra le funzioni di creazione della moneta e quella di prestito della moneta, La funzione di prestito della moneta rimaneva una funzione delle banche private, ma riguardava solo la funzione di intermediazione del credito e non quella di creazione, proprio come ancora oggi la gente crede che avvenga in realtà. Infine, la proposta differenziava i due concetti di moneta e credito che allora, come oggi, erano confusi ad arte per permettere gli abusi bancari che portarono alla grande depressione. Legando infatti la funzione di creazione della moneta ai prestiti erogati, in caso di mancanza di volontà da parte del pubblico ad indebitarsi, in una situazione di penuria di moneta questa tende ad accentuarsi, come notava appunto la Scuola di Chicago. Nonostante che le migliori menti dell'epoca appoggiassero il piano di riforma, esso non venne adottato, anzi. Venne fatto eleggere a presidente Franklin Delano Roosevelt proprio per far da tappo ed impedirne l'attuazione avviandone un surrogato perverso che si chiamò New Deal e portò difilato alla seconda guerra mondiale. Tutte le volte che si propone di far emettere la moneta al governo, invece che ai banchieri furbetti del quartierino, viene paventato lo spettro dell'inflazione. Ma proprio Zarlenga nel suo testo ci dimostra che semmai è vero il contrario: i periodi di massima inflazione si sono proprio avuti quando il sistema monetario era fuori del controllo pubblico ed in mano ad un oligopolio privato. Il dollaro americano ne è un esempio clamoroso, ha perso il 96% del suo potere d'acquisto da quando è stato affidato alla privata Federal Reserve. Questo è dovuto al fatto che mentre il sistema privato presta il denaro ad usura e senza avere in mente scopi produttivi quando lo crea dal nulla, il governo, sottoposto al giudizio popolare, deve invece tener presente il bene del pubblico e non può abusarne impunemente senza rischiare d'essere esautorato. La proposta e disegno di legge dell'AMI va al di là del piano di Chicago apportando tre miglioramenti dettati dall'esperienza storica: primo, le spese destinate alle infrastrutture, compreso il sistema della salute e dell'educazione, vengono usate per introdurre nuova moneta in circolazione per promuovere il bene pubblico. Questo poiché si è notato che il sistema privato non ha interesse a finanziare questo tipo di spese infrastrutturali necessarie. In secondo luogo, il sistema proposto prevede un occhio particolare alle necessità di giustizia, coesione sociale, protezione dell'ambiente e sostenibilità come criteri da adottare per le politiche monetarie. In pratica, una speciale attenzione alle questioni etiche e morali. Terzo, l'American Monetary Act prevede un limite massimo di interessi dell'8% annuo, ritornando alla pratica in vigore in parecchi stati dell'Unione fino al 1981. Uno dei motivi per cui il Piano di Chicago non passò era che il pubblico non era adeguatamente informato dei termini della riforma. Lo stesso proponente Simons era più ossessionato più dai dettagli tecnici su come prevenire che i banchieri aggirassero il piano piuttosto che dalla necessità di informare adeguatamente il maggior numero possibile di persone. Senza il supporto dal basso è difficile combattere questa battaglia di riforma. Se ci si limita all'ambiente accademico e specialistico, si noterà presto che gli attori coinvolti sono tutti, chi più chi meno, comprati dal sistema bancario vigente. Come dice giustamente l'ammiraglio Falco Accame, alla frase antica "tengo famiglia" si è aggiunta la versione moderna "tengo il mutuo da pagare"... Inoltre non va dimenticato che il Senatore repubblicano Bronson Murray Cutting, il maggior sponsor politico del piano di Chicago, morì in un incidente aereo il 6 maggio 1935 a 47 anni. E' da notare che il Cutting era uno degli assidui corrispondenti di Ezra Pound. Tra i collaboratori alla stesura del disegno di legge dell'AMI, troviamo Richard C. Cook [7], ex funzionario del Dipartimento del Tesoro USA, che propone l'adozione di un reddito minimo di cittadinanza come strumento da adottare per introdurre nuova moneta in circolazione.



Note:

1] Sito dell'American Monetary Institute:
http://www.monetary.org

2] Si tratta di: The lost science of money, di Stephen Zarlenga, American Monetary Institute, 2002, pp.724

3] Si tratta dell'American Monetary Act:
http://www.monetary.org/amacolorpamphlet.pdf

4] Fu il professor Henry Simons ad elaborare inizialmente il piano che venne sottoscritto, ta gli altri, da economisti quali Paul Douglas, sempre dell'Università di Chicago, Frank Graham e Charles Whittlesley di Princeton, Irving Fischer della Yale, Earl Hamilton della Duke University e Willford King dell'Università di New York.

5] Vedi i due testi: Frederick Soddy, Wealth Virtual Wealth and Debt, George Allen & Unwin LTD., 1926;
http://abob.libs.uga.edu/bobk/wvwd/
e Frederick Soddy, The Role of Money: What It Should Be, Contrasted with What it has Become, George Routledge And Sons Limited, 1934
http://www.archive.org/details/roleofmoney032861mbp

6] Vedi: Benjamin Franklin, A Modest Enquiry into the Nature and Necessity of a Paper-Currency, 1729
http://tinyurl.com/l9waqs

7] Il sito di Cook:
http://www.richardccook.com

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