giovedì 16 luglio 2009

L’ IRACHENO STRARICCO

Da: SVIZZERA Connection

L’ IRACHENO STRARICCO


All’inizio degli anni ’80 Tettamanti si era emancipato da Lugano ed era divenuto un finanziere offshore con base operativa a Montecarlo. Nella persona dell’iracheno Nadhmi Auchi si presentò un nuovo socio finanziariamente solido. Auchi era un iracheno naturalizzato in Inghilterra, che operava soprattutto dal Lussemburgo, dall’ Irak e dal Kuwait. Insieme con la Investmant-Bank francese Paribas, aveva fondato nel 1982 a Lussemburgo la Participations Bancaires et Financières SA (CIPAF) con un capitale di un miliardo di franchi lussemburghesi.(22) Finanziatori della CIPAF erano, accanto ai principali azionisti, anche Tettamanti, la belga Silbra Holding (23), la Agemar SA (Lugano)(24) oltre a capitale dell’Arabia saudita e kuwaitiano. Tettamanti entrò nel consiglio d’amministrazione della CIPAF. Poco dopo che essa era stata fondata, Auchi finì nel mirino di una commissione parlamentare italiana che indagava sul pagamento di tangenti ammontanti a 23 milioni di dollari, da parte dei Cantieri Navali Riuniti, per la fornitura di 4 fregate e 6 corvette all’Irak. Il cantiere navale di stato italiano aveva pagato i 23 milioni di dollari alla Dowal Corp. in Lussemburgo. Questa era amministrata da una società di nome Figed, domiciliata nello studio del noto avvocato Nico Schaeffer che era gran Maestro dei massoni del Lussemburgo e aveva diretto società per il banchiere della mafia Michele Sindona. L’alleanza di Auchi con la Paribas, allora appena statalizzata, deve essere considerata nel contesto delle massicce forniture francesi d’armi all’Irak durante gli anni ’80. Il governo Mitterand era allora, con l’industria bellica statale francese, uno dei più grandi trafficanti d’armi del mondo e profittò abbondantemente della guerra Irak-Iran. Anche il fatto che la sede di Auchi sia il Lussemburgo non manca di logica politico-economica. I socialisti lussemburghesi, parallelamente al declino dell’industria locale dell’acciaio, avevano cominciato a promuovere massicciamente la piazza finanziaria del loro paese che contava circa 370.000 abitanti e precisamente con leggi fiscali liberali, un rigido segreto bancario e norme legislative generose in fatto di pubblicità. Alla fine degli anni ’70 era stato ministro delle finanze in Lussemburgo il socialista Poos, che ebbe un ruolo importante nello sviluppo di questo stato come piazza offshore. L’ex giornalista di partito Jacques Poos era stato direttore presso la Banque Continentale du Luxembourg di Auchi. Allo scoppio della guerra del golfo nel 1991, l’iracheno Auchi fu considerato con uno sguardo un po’ più critico. Soprattutto il conservatore “Figaro” parigino si preoccupò che un iracheno potesse essere non solo socio della potente Paribas ma anche grande azionista di questa banca e di alcune delle società finanziarie da essa controllate, come la Navigation Mixte. Ma già un anno dopo, per il giubileo decennale della CIPAF nel 1992, Auchi fu solennemente festeggiato in Lussemburgo. Nientemeno che il primo ministro cristiano-democratico Jacques Santer in persona si congratulò con lui al banchetto solenne all’Hotel le Royal e sottilineò nel suo discorso per il giubileo: ”Società come la CIPAF rafforzano l’immagine e il peso della piazza finanziaria lussemburghese” (25) Si capisce meglio l’entusiasmo di Santer, per il banchiere iracheno, se si pensa che Auchi aveva versato l’anno precedente 400 milioni di franchi lussemburghesi di tasse nelle casse dello stato. Non si sa se Tettamanti fosse stato invitato alla cerimonia ma Auchi gli procurò l’accesso al centro della sfera del potere nel granducato.


ALLEANZA PROFANA CON LA DG BANK*

Nel 1982 la Banca delle banche cooperative europee (BEG) a Zurigo, una filiale straniera della Deutsche Genossenschaftsbank (DG Bank)26), acquisì una partecipazione di minoranza alla Fidinam; più tardi la BEG cambiò nome in DG-Bank Schweiz. Il suo direttore generale Wolfgang Riester entrò nel consiglio di amministrazione della Fidinam Fiduciaria. Contemporaneamente il numero due della sede centrale della DG a Francoforte, Karl-Herbert Schneider-Gädicke, entrò nel consiglio d’amministrazione del Financial Group of North Atlantic (FGNA, sede alle Cayman e ufficio a Montecarlo). L’alleanza profana della DG Bank, che come casa madre delle banche popolari e delle banche di credito agrario era per tradizione al servizio degli artigiani e dei contadini tedeschi, con Tettamanti residente a Montecarlo, non sembra di primo acchito molto logica. Ma considerandola più attentamente, appare conforme a quei tempi. Tettamanti replicava in certo qual modo la politica che dopo la vittoria dei socialisti in Francia e Spagna e l’ascesa dei socialisti di Craxi in Italia, aveva grande successo in ambiente mediterraneo.(27) I socialisti giunti al potere venivano a patti con finanzieri arricchitisi di recente del genere di un Silvio Berlusconi, Mario Conde o Bernard Tapie, che si erano affermati al di fuori dell’establishment tradizionale, ostile ai socialisti. All’inizio degli anni ‘90 queste alleanze portarono a numerosi scandali finanziari in Francia, Italia e Spagna. Nel 1981 la DG Bank si trovò in difficoltà, e Guthard cercò disperatamente di partecipare a fruttuosi business internazionali – e proprio qui stava il know how di Tettamanti. Guthard portò la DG Bank in una fase aggressiva di espansione. Per lunghi anni questa strategia funzionò bene. Ma nel 1990 arrivò il grande crac. Per irregolarità in operazioni a termine su titoli a tasso fisso di banche francesi il dirigente della compravendita di titoli della DG, Friedrich Steil, aveva avuto perdite così elevate da far supporre macchinazioni fraudolente. Guthard sporse denuncia e ne seguì un processo durato anni. Nel 1991 la banca DG era pronta per essere risanata. Guthard e il suo uomo di fiducia a Zurigo, Riester, dovettero dare le dimissioni. Il pacchetto azionario della Fidinam è stato di nuovo rivenduto a Tettamanti dai nuovi capi a Francoforte. Che cosa abbia fruttato finanziarmente agli interessati a saldo finale la collaborazione durata otto anni tra la Fidinam e la DG Bank, non è mai divenuto di pubblico dominio.


FINANZIERE D’ASSALTO A WALL STREET

Quando a metà degli anni ’80 ci fu il boom della borsa, Tettamanti ricopriva con il suo impero offshore una posizione ideale per parteciparvi. Era l’epoca d’oro degli scalatori di borsa che facevano incetta di azioni di società con quotazioni molto basse. Non appena ne controllavano la maggioranza, i finanzieri d’assalto costringevano il management a ristrutturare la società, vale a dire ad abbassare i costi e licenziare personale, o in qualche modo a far sì che le quotazioni salissero al massimo, anche a costo di licenziamenti di massa, addirittura del declino dell’azienda. I più famosi finanzieri d’assalto erano allora Carl Icahn, Ron Perelman, T.Boone Pickens e Asher Edelman.(28) Ma c’erano tra loro anche dirigenti di casse pensioni come la California Public Employees Retirement System (CAL-pers). A questi tesorieri era del tutto indifferente se la loro politica d’investimento orientata solo alla rendita massima faceva sì che le aziende dovessero licenziare in massa i loro impiegati- persone simili agli assicurati da loro rappresentati. (29) La Coniston Partners, una società statunitense fondata dai 3 banchieri d’investimento di Wall Street Paul Tierney, Augustus Oliver e Keith Gollust, era allora un raider di media grandezza.Nel 1985 con la sua FGNA alle isole Cayman, partecipò finanziarmente alla Coniston con circa 70 milioni di dollari. Nel 1987 la Coniston acquistò un pacchetto azionario della Allegis, capogruppo di United Airlines, Hilton Hotel International, Westin Hotels e autonoleggio Hertz. Su pressione della Coniston la Allegis vendette poi Hertz, Hilton e Westin, e suddivise il ricavato tra gli azionisti, con un guadagno per Coniston di 170 milioni di dollari. Dopo averci preso gusto con la Allegis, l'obiettivo divenne la ditta Gillette. Gillette aveva allora un fatturato di tre miliardi di dollari ed era considerata un’impresa solida nel settore dei beni di consumo. Il prodotto più famoso erano le lamette di sicurezza per radersi, inventate dal fondatore King Gillette.Già nel 1986 Gillette era stata oggetto di un tentativo di acquisizione di Ron Perelman. Per respingerlo, la direzione aziendale aveva pagato 34 milioni di dollari di greenmail e nove milioni di spese. Per “greenmail” si intendeva allora un riscatto di azioni in possesso di finanzieri d’assalto ad un prezzo maggiorato, una variante di “Blackmail” (in tedesco e in italiano ricatto) e del colore verde delle banconote in dollari. Pagando la Greenmail, il management sperava di liberarsi dalla minaccia di licenziamento proveniente dal finanziere d’assalto a spese degli azionisti. Dopo che Pereleman si era ritirato, cominciò Coniston a far incetta di azioni Gillette. Il management Gillette si difese disperatamente e, ciò facendo, si imbattè anche nel nome del socio di Coniston Tito Tettamanti. Il presidente della Gillette Mockler mise i due ex agenti della CIA Lou Palumbo e Mike Achermann alle calcagna di Tettamanti. Dopo ampie ricerche essi, tuttavia, con grande delusione di Mockler, riferirono che il socio di Coniston “era conosciuto e rispettato negli ambienti finanziari […] e che non veniva collegato con note pratiche illegali o non conformi al suo ruolo”.(30) Nell’aprile 1988 poco prima dell’assemblea generale di Gillette, quando una vittoria della Coniston si profilò sempre più probabile, Mockler fece pubblicare un diagramma sul “Wall Street Journal”. Mostrava Tettamanti al vertice della Coniston, “dove nessuno xenofobo, degno del suo nome, poteva ignorarlo”, come scrisse allora il giornale economico statunitense “Barrons”. Ma Mockler non potè dimostrare il ruolo guida di Tettamanti alla Coniston, Tettamanti stesso si è sempre definito un investitore passivo di minoranza. Gollust era convinto che Gillette con il nome italiano del suo socio avesse voluto suggerire collegamenti con la mafia e che il diagramma non sarebbe mai stato pubblicato se Tettamanti avesse avuto un nome scozzese. Alla fine l’assalto a Gillette si concluse con un compromesso. Con grande soddisfazione di Tierney, Gollust, Oliver e Tettamanti, Mockler si impegnò, pur digrignando i denti, a ricomprare dalla Coniston 16 milioni di azioni per 720 milioni di dollari.


INSUCCESSO CON LA SULZER

Al gruppo industriale per le costruzioni meccaniche Sulzer Winterthur, che allora aveva 30.000 dipendenti e raggiungeva un fatturato di 4,6 miliardi di franchi, Tettamanti potè usare ciò che aveva imparato da Coniston. Da metà del 1986 cominciò segretamente a far incetta di azioni Sulzer, prima per conto proprio, poi in alleanza con un “cartello” di soci. Uno di questi era allora l’avvocato di Ginevra Eugène Patry.(31) Ufficialmente Patry sosteneva di non saper nulla della sua adesione al cartello di Tettamanti, ma tutti ne erano a conoscenza. Sulzer cercò di difendersi con norme di registrazione più severe per le azioni nominative, secondo le quali un azionista poteva controllare al massimo 1,5 % del capitale, e cominciò a mobilitare i suoi azionisti contro Tettamanti. Egli sosteneva che una parte del pacchetto di Tettamanti era stato comprato con capitale straniero di origine sconosciuta, probabilmente della FGNA di Tettamanti. Così facendo il finanziere ticinese avrebbe violato disposizioni e convenzioni vigenti in Svizzera. Tettamanti contestò immediatamente questo, ma rinunciò tuttavia ad un’azione giudiziaria. In un processo avrebbe dovuto rivelare chi fossero i suoi finanziatori. Il presidente della Fidinam Markus Redli, il consigliere d’amministrazione della Fidinam, e il presidente della banca DG svizzera negarono allora con forza di aver comprato azioni Sulzer per Tettamanti o di averle tenute fiduciariamente. Sulzer incaricò il vecchio nemico di Tettamanti, Paolo Bernasconi, di un’indagine in ogni caso poco fruttuosa sui mandanti del cartello. ”Quest’associazione è strutturata nello stile di una loggia segreta”, scrisse la“Handelszeitung”. (32) Contemporaneamente la rivista economica “Bilanz” ed altre cominciarono a cercare i punti deboli nel passato di Tettamanti .Ma il grande scandalo in cui l’establishment di Winterthur segretamante sperava non si produsse. Tettamanti era finito sotto tiro soprattutto in Canada. Era stato accusato infatti, nel 1972, di aver versato 50.000 dollari per la campagna elettorale dei conservatori canadesi , poco dopo che il governo conservatore dell’Ontario aveva firmato un accordo per un progetto edilizio di 150 milioni di dollari. Ma queste accuse più tardi vennero meno per mancanza di prove. All’inizio del 1977 Tettamanti era finito di nuovo sulle prime pagine dei giornali in relazione ad un affare di tangenti ,legato alla vendita di reattori atomici canadesi. Un assegno di più di 2,5 milioni di dollari era passato allora per una società del Liechtenstein, che Tettamanti presiedeva,di proprietà della Banca della Svizzera Italiana. Tettamanti si ritirò successivamente dall’incarico sopracitato di presidente in Liechtenstein, reati dimostrabili non ce n’erano.(33) Alla fine degli anni ‘80 la Fidinam ebbe poi contrasti con clienti canadesi, e le loro accuse contro la Fidinam del Canada furono tacitate con un pagamento per transazione di 80.000 dollari.(34)Quando l’ostinata resistenza di Sulzer aveva fatto capire che la sua scalata era impedita ad ogni costo dall’establishment della Svizzera orientale, comparve lo speculatore di borsa Werner K.Rey nel ruolo di cavaliere bianco. Alla fine di marzo 1988 Tettamanti vendette a Rey il suo pacchetto della Sulzer per 220 milioni di franchi. Se la Sulzer, che notoriamente è in seguito fallita, sia andata meglio con Rey che con Tettamanti, è una questione insoluta. Il contante, incassato da Rey, Tettamanti lo investì in un’altra industria in crisi della Svizzera orientale, precisamente la ditta Saurer ad Arbon sul lago di Costanza.


SFORTUNATO CON LA SAURER

Quella che era stata l’orgogliosa impresa di costruzioni meccaniche di Thurgau (camion, macchine tessili) si era ritrovata bruscamente negli anni ’80, in una situazione molto difficile ed era stata salvata dalla bancarotta dalla SBG, la sua banca di riferimento. Secondo il giornale economico italiano “Il Sole 24 ore”, la Sasea di Florio Fiorini aveva acquisito nel 1985 la maggioranza della Saurer e aveva rivenduto il suo 58% di capitale azionario nel marzo 1988 per circa 82 milioni di franchi a Tettamanti.(35) Questa notizia, mai confermata dalla stampa della Svizzera tedesca, potrebbe spiegare perché Tettamanti potè comprare la Saurer ma non la Sulzer: se doveva essere un finanziere del sud, meglio il ticinese Tettamanti che l’italiano Fiorini. Ad una conferenza stampa il novello industriale e presidente della Saurer Tettamanti dichiarò allora di voler creare dalla malandata impresa di Arbon un potente gruppo economico che coniugasse industria e finanza. Saurer doveva divenire contemporaneamente holding industriale e merchantbank.(36) Tettamanti organizzò il settore finanziario secondo lo stesso principio in base al quale più di dieci anni prima aveva organizzato la sua Fidinam: struttura doppia con separazione degli ambiti costituiti da Svizzera e estero. La Saurer si scisse nella holding gruppo Saurer svizzero ad Arbon e nella holding finanziaria con ufficio a Montecarlo e sede ufficiale alle Isole Cayman. Il Saurer Group Investment era sorto nel novembre 1990 dalla vecchia FGNA. Presidente restò a Montecarlo il suo vecchio amico intimo Alfonso Lodolo d’Oria. Nel giugno 1991 la Saurer comprò il gruppo di macchine tessili tedesco Schlafhorst che, con i suoi 5000 impiegati, era un po’ più grande della Saurer che aveva 3.000 dipendenti. Il colpo successivo seguì già il primo gennaio 1992 con l’acquisizione del gruppo torinese GIG di Vittorio Ghidella. Ghidella, che fin dal 1990 faceva parte del consiglio di amministrazione della Saurer, non ricevette per il suo gruppo GIG denaro contante, ma lo stesso numero di azioni Saurer di Tettamanti e divenne presidente della holding gruppo Saurer al suo posto. Tettamanti restò invece presidente della Saurer Group Investments Montecarlo. Ghidella era stato un tempo il massimo manager della Fiat, ma nel 1988 era entrato in conflitto con il presidente della Fiat Gianni Agnelli. Nei mesi successivi creò in brevissimo tempo, dal nulla, un proprio gruppo industriale che produceva componenti di veicoli a motore. Il gruppo industriale Ghidella CIG dava lavoro allora a 2.000 persone ed aveva un fatturato di circa 300 milioni di franchi. Ghidella trasferì la residenza in Ticino. L’ulteriore tentativo di Tettamanti di fare un colpo fu un totale fallimento. Egli voleva assorbire il gruppo per macchine tessili Rieter di Winterthur per fare della sua industria Sauer-Schlafhorst il numero uno a livello mondiale nel settore. Già nel marzo 1991 aveva fatto incetta in borsa di una partecipazione del 7% a Rieter, ma nel consiglio d’amministrazione della holding Rieter si attivò lo stesso meccanismo di difesa prodottosi alla Sulzer di Winterthur. La Rieter rifiutò ogni sorta di cooperazione con la Saurer, per i suoi manager una fusione era priva di qualsiasi logica industriale. La Schlafhorst, che era stata offerta anche a Rieter, la consideravano decotta. Gli sviluppi successivi hanno confermato questo punto di vista perché la Schlafhorst, poco dopo essere stata acquisita dalla Sauer, precipitò in una crisi profonda. Tettamanti denunciò in tribunale la famiglia dei fondatori della società, che gli aveva venduto le sue quote di partecipazione, per truffa e per un prezzo di vendita troppo alto. Nonostante le resistenze manifestatesi a Winterthur, Tettamanti non rinunciò al suo sogno di creare, acquisendo la Rieter, il più grande gruppo industriale del mondo per filatoi e raddoppiò la partecipazione di Saurer a Rieter fino a raggiungere il 14%. Più tardi si venne a sapere che la battaglia di Tettamanti contro Rieter era costata ad entrambe le imprese più di 100 milioni di franchi. Si rivelò fatale soprattutto la lotta al coltello per le partecipazioni di mercato ai cosiddetti filatoi open-end, il livello dei prezzi in questo settore crollò fino al 50%. Non c’è da meravigliarsi se il 1992 andò male finanziariamente per la Saurer. Solo grazie ai proventi derivanti da Montecarlo poté essere evitata una perdita. Nel primo semestre 1993 le cose andarono un po' meglio per la Saurer dal punto di vista finanziario, ma il grande colpo arrivò da Bari. Il giudice istruttore Nicola Magrone aprì un procedimento penale contro Ghidella, presidente della holding Saurer-Gruppe e altri manager della ditta Oto Trasm (Bari) per abuso della legge italiana per lo sviluppo del mezzogiorno. Oto Trasm, che apparteneva per il 49% alla Saurer, aveva fornito all’affiliata al 100% della Saurer, Graziano Trasmissioni (Torino), 60 macchine prodotte con sovvenzione statale grazie alla legge per lo sviluppo del mezzogiorno, ma che non erano state installate a Bari bensì abusivamente a Torino. Quando il settimanale “WochenZeitung” rese pubblica per la prima volta in Svizzera questa notizia, la centrale della Saurer a Glattburg inviò un fax di smentita alle redazioni dei media. Ma il 29 giugno 1993 il procuratore di stato Magrone spiccò un mandato d’arresto contro Ghidella e gli proibì ogni attività imprenditoriale in Italia. Cinque manager di Oto-Trasm furono arrestati a Bari. Il 15 luglio 1993 il consiglio di amministrazione della Saurer si riunì per un’assemblea straordinaria d’emergenza, il presidente Ghidella si dimise e fu sostituito dal tedesco Carl Hahn, ex presidente del gruppo industriale Volkswagen. Alcuni giorni più tardi Ghidella si presentò alle autorità italiane, fu arrestato e poco tempo dopo rilasciato, ma messo agli arresti domiciliari.(37)


IL CASO COGEFAR

Tettamanti non fu toccato personalmente dalle inchieste italiane. Si fece il nome, in relazione a Tangentopoli, solo di una ditta ticinese nel cui consiglio di amministrazone era stato per anni: l’impresa edile CSC Impresa Costruzioni SA (Lugano). Dello stesso consiglio di amministrazione faceva parte l’avvocato di Urn Franz Steinegger, presidente del partito liberale svizzero. Né Tettamanti né Steinegger hanno preso posizione pubblicamente sulle accuse provenienti dall’Italia secondo cui la CSC sarebbe servita alla società madre italiana come stazione di transito per tangenti.(38) Fino al 1989 la CSC era stata un’affiliata della società statale Cogefar. Poi il gruppo Fiat comprò la Cogefar e la unì alla propria impresa edile Impresit, trasformandola nella Cogefar Impresit.(39) Nuovi dirigenti di questa divennero Enzo Papi e Antonio Mosconi. Anche le casse dei fondi neri di Cogefar e Impresit vennero fuse. Nel maggio 1993 il nuovo presidente della Cogefar, Enzo Papi, confessò ai procuratori milanesi il pagamento di una tangente di due milioni di franchi a Maurizio Prada della Democrazia Cristiana. Il denaro proveniva presumibilmente da un fondo svizzero, accresciuto da una filiale in Camerun.(40) I conti delle tangenti della Cogefar-Impresit erano gestiti alla Overseas Bank and Trust (Nassau, Bahamas) ed erano intestati a Sacisa. La Sacisa era una società panamense con uffici a Lugano. Nello stessa sede della Sacisa c’era anche l’amministrazione di Entreprises et Travaux de Construction, una vecchia cassa di fondi neri della Fiat Impresit. Consigliere d’amministrazione della Entreprises era l’avvocato John Rossi dello Studio Tettamanti & Spiess, professionalmente anche rappresentante legale di Silvano Larini, titolare del Conto Protezione.(41)

UN RE ABDICA

Nel dicembre 1993 Ghidella e Tettamanti si dimisero dal comitato del consiglio di amministrazione della Saurer. Ghidella cedette inoltre tutte le funzioni operative al socio di Tettamanti Eugène Patry. Del nuovo comitato facevano parte Carlo Hahn e i tre uomini legati da stretta amicizia a Tettamanti: Alfonso Lodolo d’Oria, Neil Sunderland di Montecarloe Eugène Patry di Ginevra. Nel maggio 1994 la Saurer rendeva noto che la struttura binaria, introdotta da Tettamanti con la Arboner Holding e la Merchantbank, veniva meno e si ripristinava la vecchia unità d’azione. Tettamanti, promosso nel frattempo presidente onorario della Saurer, mantenne il suo pacchetto azionario, mentre Ghidella vendette la sua quota alla holding Zürcher BB Industrie della Bank am Bellevue (BB) e fu pagato con azioni della BB Industrie.(42) Tettamanti aveva così perduto il controllo della Saurer. In seguito questa società entrò in una crisi sempre più profonda, la costruzione di macchine tessili causava deficit enormi e la Schlafhorst andava sempre più in rosso. Parallelamente alla crescita del riporto delle perdite Ernst Thomke, uomo di punta della BB-Industrie, e Tettamanti si estraniarono sensibilmente. Dopo l’assemblea generale del maggio 1995, Melk Lehner, presidente del gruppo industriale, si ritirò e fu sostituito ad interim dalla “marionetta di Tettamanti” Eugène Patry, come alla BB-Industrie l’avrebbero chiamato secondo “Bilanz”.(43) La BB proclamò proprio capo, in contrapposizione a Patry, il famoso risanatore di industrie Ernst Thomke (Industria orologiera, Bally, Pilatus Flugzeugwerke Stans) e cominciò ad accrescere il suo pacchetto Saurer. Nell’agosto 1995 la BB affermò di controllare il 25%, mentre Tettamanti e i suoi soci possedevano ancora il 30%. Nei mesi successivi Tettamanti si ritirò progressivamente dalla Saurer. Nel dicembre 1995 la società vendette le attività di Investment-Banking a Montecarlo ad Alfonso Lodolo d’Oria e Kenneth Jones. Lodolo d’Oria diede contemporaneamente le dimissioni da vicepresidente del consiglio di amministrazione della Saurer. Nel febbraio 1996 infine la Saurer si liberò dell’ultima propaggine finanziaria offshore e vendette la partecipazione alla società finanziaria Naco (Montecarlo) ad un gruppo controllato da Tettamanti per 96.000 azioni Saurer. Il pacchetto azionario di Tettamanti si era così ridotto a non più del 14%. Il suo vecchio sogno, risalente al 1988, di fondere industria e merchantbanking, era naufragato definitivamente. Contemporaneamente Tettamanti si ritirò anche dalla Fidinam che resse bene al graduale allontanarsi del padre fondatore.(44) Fino a metà degli anni ’90 si sviluppò e divenne una delle più grandi società svizzere fiduciarie, di gestione e di revisione con un fatturato di circa 60 milioni di franchi e un guadagno netto di 1,5 milioni di franchi (1994). Alla sede principale del gruppo a Lugano-Cassarate,un edificio da 60 milioni del famoso architetto Mario Botta, lavoravano nel 1994 circa 200 persone e alcune centinaia di dipendenti erano occupati in filiali a Zurigo, Ginevra, Basilea, Bellinzona, Locarno, Zug e nell’estesa rete di società all’estero.(45) L’impresa era diretta da tre centri di potere: Tettamanti, la BSI e il management. Il consiglio d’amministrazione era composto di tre persone molto attempate: accanto al presidente Albert Salathé, quasi ottantenne, e all’ex direttore generale PTT Markus Redli della stessa età, Tettamanti, che andava per i settanta, era ancora il più giovane. Poiché Tettamanti non aveva formato alcun successore, la Fidinam prima o poi sarebbe passata alla BSI e con ciò al Bankverein. Nello stesso tempo in cui si ritirava dalla Fidinam e usciva ingloriosamente dalla Saurer, Tettamanti, trasferitosi a Londra, cominciava una nuova carriera come autore di libri. Nel febbraio 1994 apparve una traduzione tedesca del suo libro, pubblicato dapprima a Milano, ”Welches Europa?”[“Quale Europa?”].(46) Qui egli si presenta come critico dell’Unione europea in una prospettiva economica liberale, cosa che non meraviglia, dal momento che Tettamanti era solito chiamarsi “Libertario di destra”. Nell’aprile 1996 pubblicò insieme con il giornalista free lance Alfredo Bernasconi di Bellinzona, la traduzione tedesca del suo secondo libro: ”Manifest für eine liberale Gesellschaft” [“Manifesto per una società liberale”].(47) Qui gli autori chiedono un dibattito a più voci sul tema stato, dirigismo e burocrazia. E si oppongono ad un potere che si erga a tutore, definito “megameccanismo” e “stato Moloch”, che terrebbe il cittadino in una forma mite di schiavitù come una sorta di servo felice. In questa prospettiva i servizi tecnico-finanziari prestati a ricchi, siano essi italiani o di altri paesi, diventano legittimo rifiuto del Moloch insaziabile. Oltre alla pubblicazione di libri la “Fondazione internazionale per la civiltà europea”, sponsorizzata da Tettamanti, cominciò ad organizzare a Ginevra simposi sul futuro dell’Europa. Del comitato onorario di quest’ente per lo studio della storia e del futuro della civiltà europea facevano parte l’ex primo ministro francese Raymond Barre, l’ex consigliere federale Georges-André Chevallaz e l’ex presidente della Repubblica federale tedesca Walter Scheel. Nel marzo 1996 si tenne il secondo colloquio sul tema: un nuovo “contratto sociale per l’Europa”.


C’E’ QUALCHE RAPPORTO CON MARTIN EBNER?

Quella vecchia volpe di Tettamanti si è dunque trasformata definitivamente da finanziere in intellettuale? I suoi soci dei vecchi tempi non restano in ogni caso inattivi. Lo si capisce alla luce di un avvenimento del marzo 1996. Allora la BK Vision di Martin Ebner presentò, ad una conferenza stampa a Zurigo, uno studio in cui la Schweizerische Bankgesellschaft (SBG) viene accusata una volta di più di gestione inadeguata delle spese e di insufficiente redditività del capitale proprio. (48) La risposta del presidente della SBG Robert Studer fu immediata. Nel corso di una conferenza stampa, convocata in fretta, Studer criticò a sua volta lo studio: ”Da un amministratore patrimoniale di professione e stimato analista finanziario ci saremmo aspettati un lavoro più serio”.(49) Lo studio non professionale di un professionista lo portava a chiedersi quali fossero le motivazioni che ne erano alla base. Questo documento avrebbe rappresentato una diffamazione mirata della SBG e della sua dirigenza. Si potrebbe essere tentati di archiviarlo come semplice episodio delle dispute senza fine tra Ebner e la SBG. Ma desta l’attenzione il nome dell’autore: Richard Schäfer, presidente del consiglio d’amministrazione di Fidirevisa e della Banque de Patrimoines Privés (Ex-Karfinco) di Ginevra e consigliere d’amministrazione della fiduciaria Altra di Berna, che presentava personale in comune con il gruppo RAD. Un importante ex socio di Tettamanti appariva qui all’improvviso nel campo di Martin Ebner. L’uomo che all’inizio del 1994 era entrato come “Troubleshooter”, risolutore dei problemi, nella banca Karfinco sull’orlo del fallimento. L’uomo già comparso nel misteriosissimo gruppo RAD di Berna. Richard Schäfer nel ruolo di testimone principale di Ebner contro la SBG ? Chi può escludere che l’apparizione del socio di Tettamanti Richard Schäfer a fianco di Martin Ebner significhi che la BK Vision speculi segretamente anche con denaro proveniente dalla struttura offshore di re Tito?

Questo libro termina dunque con una domanda senza risposta. L’obiettivo di districare un poco i fili del grande e lucroso business è, si spera, raggiunto. Abbiamo cercato e interpretato fatti, tenendo a freno le fantasie. Ci sia permesso dunque di presentare, come epilogo, la speculazione sugli speculatori che segue.


Note:

(22) Auchi e la Paribas portarono la Banque Continentale du Luxembourg, fino allora la loro Joint-venture, nella CIPAF. La partecipazione alla Banque Continentale Auchi l’aveva comprata nello stesso 1982 dal suo fondatore Henri J.Leir. Leir è un misterioso finanziere ultraottantenne di New York che nel 1969 era stato collegato al cosiddetto “scandalo Plumbat”. Più tardi Leir passò in Lussemburgo. A New York c’era già una banca col nome francese La Banque Continentale (758 Fifth Avenue a Manhattan). La Banque Continentale apparteneva ad Arthur Roth della Franklin National Bank di New York, che nel 1972 era stata comprata dal banchiere della mafia Michele Sindona e nel 1974 era andata in bancarotta. (A proposito di Auchi cfr. anche p.196).

23) La holding belga Silbra ,prima Compagnie de Partecipations Internationales, contava tra i suoi azionisti la Pargesa Holding del magnate belga dell’acciaio e dei media Albert Frère e della francocanadese Power Corp. della famiglia Desmarais di Montreal così come il gruppo francese Pallas di Pierre Moussa, l’ultimo “Prèsident Directeur Générale “della Banque Paribas prima della nazionalizzazione da parte del governo socialista di Mitterand.

24) La Agemar di Lugano era diretta da Carlo Gilardi e Luigi Ottaviani della Banca del Gottardo, filiale del Banco Ambrosiano di Roberto Calvi in Svizzera.

25) ”Le Républicain Lorrain”, edizione del Lussemburgo, 4.11.92.Il giornale indicava come azionisti della CIPAF oltre alla Paribas e alla Banque Continentale du Luxembourg, anche la General Mediterranean Holding e la Saurer Group Investment di Tettamanti.

26) La DG Bank era la cassa centrale di circa 4000 banche popolari e casse rurali tedesche e controllava sulla piazza sette delle banche tedesche. Il presidente della DG Bank Helmuth Guthard faceva parte del consiglio di vigilanza di Veba, Thyssen Stahl e della holding Otto e fu un importante finanziatore dell’ascesa del grande commerciante cinematografico Leo Kirch.

27) L’ “Eco di Locarno” non mancò di informare che Tettamanti, nelle elezioni cantonali ticinesi del 1987 insieme con la Fidinam e la BSI, aveva appoggiato, se pur senza successo, come candidato al consiglio governativo il socialista di destra Rossano Bervini, per estromettere dall’incarico il suo collega di partito Pietro Martinelli, considerato troppo di sinistra. (“Eco di Locarno”, 6.8.91)

28) Edelman ha lasciato in eredità la sua eccellente collezione d’arte privata al comune del Vaud Pully, che dal 1992 espone i quadri al pubblico.

29) Nel tentativo della Coniston di acquisire la Gillette, CALpers ebbe una funzione chiave. Paul Tierney, socio della Coniston,andò personalmente a Sacramento e convinse la manager di CALpers, Greta Marshall, ad unirsi alla Coniston. Il presidente di Gillette Coleman Mockler jr., che pure pellegrinò allora a Sacramento, potè parlare solo con il sostituto della Marshall (“Fortune”, 23.5.88)

30) ”Bilanz”,10/88

31) Patry era consulente finanziario di fiducia dell’ex star cinematografica francese Alain Delon, residente periodicamente a Ginevra. E’ cognato del banchiere privato Andrè Mirabeau e cugino del giudice federale Jean Patry.

32) ”Schweizer Handelszeitung”, 19. 11. 87

33) ”Tages-Anzeiger”,17. 10.87

34) “Bilanz”, 7/91

35)

36)

37) Due anni più tardi, il 18 luglio 1995, Ghidella e altri cinque direttori di Oto-Trasm furono condannati da un tribunale di Bari in prima istanza a sei mesi di prigione e a una pena pecuniaria di 2 milioni di lire (allora circa 1.400 franchi). Ghidella e i cinque direttori furono accusati di violazione degli interessi dello stato italiano, false notizie su una società, spartizione di beni non conforme alla legge e manovre fraudolente.

38) Anche il consigliere d’amministrazione della Walliser JS-Holding Pierre de Chastonay faceva parte del consiglio di amministrazione della CSC Impresa Costruzioni (Lugano).

39) Il primo gennaio 1995 le imprese di costruzione Cogefar-Impresit, Girola e Lodigiani si sono fuse nella Impreglio.

40) ”Neue Zürcher Zeitung”, 27. 3. 93

41) ”L’Espresso”, 23.5.93

42) La BB Industrie Holding era una società di investimento quotata in borsa nella sfera della BB Bank di nuova fondazione a Zurigo.Ad essa riuscì ciò che per Tettamanti restò un sogno, vale a dire fare contemporaneamente sostanziosi investimenti nella Sulzer,nella Rieter,nella Saurer.Del consiglio di amministrazione della BB Industrie facevano parte Uli Sigg,Ernst Thomke e Hugo Tschirsky.

43) “Bilanz”,8/95

44) Il ritiro progressivo di Tettamanti dalla Fidinam era cominciato nel 1987, quando l’avventura in borsa a Wall Street e in Svizzera assorbì il suo tempo. Fu allora che Tito ingaggiò due direttori del Bankverein, Richard Schäfer e Hubert Baschnagel.Baschnagel entrò nel consiglio di amministrazione della FGNA, mentre Schäfer divenne presidente della società di revisione Fidirevisa e di quando in quando fece parte del consiglio d’amministrazione della Fidinam Holding. Tettamanti diede le dimissioni nel 1991 da presidente della Fidinam, ma rimase tuttavia nel consiglio di amministrazione. Nel 1993 si dimise anche dalla presidenza della Fidinam di Ginevra, giuridicamente autonoma, ma rimase anche qui nel consiglio di amministrazione.

45) L’organizzazione estera della Fidinam è giuridicamente separata dalle società svizzere. Al vertice della rete estera, strutturata secondo un complesso sistema di scatole cinesi o matrioske, c’era la Fidinam Services Holding International Inc. Panama, che controllava un fitto intreccio di società a Montecarlo, in Italia,Lussemburgo, Inghilterra, Australia, Panama, a Hongkong, nei Paesi Bassi, alle Bahamas e altrove, che muta continuamente in conseguenza di fondazioni e liquidazioni.

46) Tettamanti stesso ha definito il suo libro, apparso presso la casa editrice Amman di Zurigo, un “instant book”, nato in gran fretta - il recensore della “Neue Zürcher Zeitung“ ha usato in proposito la metafora: buona la rincorsa, corto il salto.(“Neue Zürcher Zeitung”, 9.2.94)

47) Alfredo Bernasconi, coautore, era dapprima funzionario dell’amministrazione cantonale ticinese e in quanto tale fu condannato nel 1974 per frode a danno del cantone e degli affittuari. Ebbe poi da Tettamanti un impiego come consulente immobiliare alla Fidinam. Più tardi diventò segretario per il Ticino dell’Associazione svizzera degli operai metallurgici e orologiai SMUV (Schweizerischer Metall-und UhrenarbeiterInnenverband). La rivista ticinese “Politica Nuova” informò il 18.12.87 che Bernasconi a suo tempo aveva consigliato al presidente dello SMUV, Fritz Reimann, un incontro con Tettamanti. Reimann non aveva tuttavia voluto saperne nulla e aveva consigliato invece a Bernasconi di cercarsi altri amici.

48) ”Neue Zürcher Zeitung”, 30./31.3.96

49) ”Neue Zürcher Zeitung”,3.4.96

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