mercoledì 1 luglio 2009

I FIORI DEL MALE DELLA SPECULAZIONE

Da: SVIZZERA Connection

I FIORI DEL MALE DELLA SPECULAZIONE IN BORSA

La seconda metà degli anni '80 fu anche per le banche svizzere il momento clou della speculazione. E di questo volle profittare Fiorini. Per fare del titolo passivo della Sasea un titolo quotato in attivo in borsa, doveva aumentarne massicciamente il modesto capitale. Per questo aveva bisogno di un presidente svizzero importante come insegna. Ed ecco che capitò proprio al momento giusto l'avvocato ed ex consigliere federale Nello Celio. (17) Celio accettò l'offerta sicuramente lucrativa di Fiorini e, nel 1985, divenne presidente della Sasea, mentre Lefebre senior divenne vicepresidente. Come rappresentante dell'APSA, azionista di minoranza della Sasea, amministratrice patrimoniale del Vaticano, André Curiger, direttore della filiale zurighese del Crédit Commercial de France, continuò a restare nel consiglio di amministrazione della Sasea. Quale delegato del consiglio di amministrazione divenne infine il banchiere francese Yves Truffert, ex direttore generale della Banque Indosuez a Parigi. La direzione della Sasea con delegato Truffert era composta all'inizio da Fiorini, Audrun Krohn e Lefebre junior. A questi si aggiunse più tardi Rodolphe Rossi, un francese naturalizzato a Ginevra e marito dell'allora presidentessa liberale del consiglio municipale di Ginevra Madeleine Rossi.(18) Sopravvennero poi il belga Jean Bellemans come uomo di fiducia dei Lefebre e l'ex presidente dell'ENI Giorgio Mazzanti in quanto uomo di fiducia di Fiorini. Alla fine degli anni '80 arrivò da ultimo nel top management della Sasea lo svizzero Norbert Stadler. Considerata l'equipe iniziale d'alto livello del 1985 – Nello Celio parlava allora della "rèpublique des bons compagnons" (19)- non meraviglia che la Sasea divenisse in effetti un titolo di successo della Borsa di Ginevra. Nell'euforia generale di quei giorni le quotazioni balzarono entro breve tempo da 100 a 228 franchi. Fino al 1987 il capitale azionario di competenza della Banca Paribas salì da tre milioni a quattrocento milioni di franchi. Dalle modalità tecnico-finanziarie di questi aumenti di capitale conseguirono grandi guadagni sia per la Sasea che per l'istituto bancario competente Paribas. I nuovi azionisti pubblici e gli obbligazionisti dovettero pagare un alto sovrapprezzo per i titoli Sasea e Paribas (Suisse) incassò ricchi introiti. Presidente della casa madre Paribas a Parigi era allora Jean-Yves Haberer , che più tardi fu chiamato dal governo socialista di Mitterand a capo dello statale Crédit Lyonnais, divenuto più tardi la banca di riferimento di Fiorini. Fino al crollo avvenuto nel 1989, la Sasea rimase un titolo speculativo ricercato alla Borsa di Ginevra. Ma diversamente dal caso della Omni Holding di Werner K. Rey, la Sasea non era in primo luogo una truffa di borsa. Mentre l'attività del manipolatore di borse Rey serviva in ultima analisi solo ad alzare in maniera fraudolenta la quotazione delle azioni virtuali da lui create dal nulla, l'attività di Fiorini era mirata solo in seconda linea alla manipolazione delle quotazioni delle azioni Sasea. La Sasea era in primo luogo un veicolo per operazioni finanziarie internazionali non trasparenti, nella zona grigia tra legalità e illegalità.


ISTITUTO DI PULIZIE SASEA

I sette anni della Sasea, dal 1985 al 1992, possono essere suddivisi in quattro anni di ascesa e tre di declino. L'acquisizione della società cinematografica di Hollywood Metro Goldwyn Mayer (MGM) costituisce il punto di svolta. All'inizio era filato tutto liscio come l'olio, la Sasea comprava, scomponeva e vendeva aziende e partecipazioni. Faceva quel tipo di affari che nel mondo anglosassone si chiamano "Mergers and Acquisitions": società piene di problemi, soprattutto nel settore immobiliare, venivano ristrutturate, cambiavano nome e veniva conferita loro spesso nuova forma societaria e una nuova sede operativa in un'esotica piazza finanziaria offshore. Mediante un maquillage del genere la Sasea fu in grado di rivendere con lauti guadagni queste aziende già sull'orlo del fallimento. Fiorini stesso definì una volta scherzosamente la Sasea istituto di pulizie, senza approfondire di chi fosse il denaro che vi veniva ripulito. Oltre all'acquisto e alla vendita di società, la Sasea trattava anche in grande stile petrolio e altre materie prime. Le sue partecipazioni a medio e a lungo termine salirono fino alla fine del 1989, da 32 milioni a 1.120 milioni di franchi. Le quote più alte erano rappresentate dalla partecipazione alla Banque Bruxelles Lambert (BBL), intestata dai Lefebre alla Sasea, dalle società d'assicurazione De Angeli Frua e Ausonia, comprate da Parretti e dalla società immobiliare milanese Scotti-Finanziaria. Partecipazioni del genere conferivano alla Sasea l'apparenza di solidità e sostanza, ma erano spesso molto sopravvalutate.

SOCIETA' SOSPETTE

Nello stesso tempo Fiorini operò in grande stile come fondatore di società. Creò subholding a Milano e ad Amsterdam con circa 300 filiali che avevano sede a Londra, Parigi, Amsterdam, Mosca, Friburgo e nell'isola delle Antille olandesi Curacao. Alcune di queste società avevano uffici e personale propri, in maggioranza erano tuttavia pure società di comodo in paradisi fiscali offshore. Tra queste c'era anche la Seychelles International Bank (SI Bank) divenuta famosa al momento della scoperta del Conto Protezione, con sede legale alle Seychelles (più tardi trasferita a Samoa) e un piccolo ufficio segreto a Montecarlo.(20) L'11 luglio 1996 "L'Hebdo" informò: "Documenti posseduti dall' "Hebdo" dimostrano che la banca SI era la cassa dei fondi neri della Sasea" e criticava che il giudice istruttore Jean-Louis Crochet non avesse incluso negli atti del processo tutti gli importanti documenti sequestrati durante la perquisizione della Banca SI. Moglie di Crochet è l'avvocatessa Catherine Crochet dello studio Crochet, Delaunay. L'avvocato Pierre Sigrist, attivo in questo studio, ha lavorato per la SI-Bank. Non può quindi essere escluso il pericolo di una collisione di interessi. Ulteriore esempio è la Beaverbrook Ltd., fondata nel 1991 a Dublino. Lord Beaverbrook, allora presidente del partito conservatore britannico, poi fallito, non sapeva niente di questa società. Era stata creata da Brendan e Deborah Delaney, che a Dublino gestivano una società per la fondazione di società offshore. I Delaney fondano e vendono società con o senza consiglio di amministrazione, a seconda dei desideri dei clienti. Nel 1995 i Delaney, marito e moglie, facevano parte di più di 1.500 società registrate nel Companies Register di Londra. Alla Beaverbrook i Delaney si ritirarono dal consiglio di amministrazione dopo la vendita alla Sasea e il 7 maggio 1991 furono sostituiti da Ute Heiliger e Frank Nelson del Foreign Marketing Sa (Ginevra). Frank Nelson era il figlio adottivo di Florio Fiorini, che aveva anche due figlie sue. Terzo consigliere d'amministrazione era Muriel von Wussow, moglie di uno stretto collaboratore di Fiorini a Ginevra. La Beaverbrook spostò il proprio domicilio da Hoogewerf & Cie. a Montecarlo (vedi cap. 4). A Montecarlo aveva il proprio quartier generale anche la SI Bank di Fiorini.(21)


GUADAGNI MEDIANTE TRUCCHI DI REGISTRAZIONE CONTABILE

Tra le quasi 300 filiali della Sasea circolavano ininterrottamente depositi, crediti e partecipazioni. Vendite a pioggia tra società, le cui conclusioni d'affare non venivano presentate contemporaneamente, producevano guadagni contabili elevati a piacere e simulavano l'afflusso di denaro fresco. Un esempio di un trucco di registrazione contabile del genere è l'obbligazione convertibile della Sasea di 340 milioni di franchi all'interesse del 7,5 % nell'autunno 1990. Allora le quotazioni dei titoli Sasea alla Borsa di Ginevra minacciarono di sprofondare in un abisso senza fondo. Con un'emissione di obbligazioni, organizzata dalla banca SG Warburg Soditic di Ginevra, Fiorini cercò di ricreare la fiducia. Poichè il grande pubblico degli investitori - tranne alcuni piccoli azionisti tratti in inganno (22) - non si fidava della Sasea, Fiorini stesso sottoscrisse i 300 milioni dell'obbligazione. Il suo uomo di fiducia italiano Piero Bongianino, delegato del consiglio di amministrazione della Banca Popolare di Novara, concesse all'Imic, affiliata italiana della Sasea a Monza, un credito di 35 miliardi di lire. Bongianino era uno dei più importanti finanziatori (legali) di Fiorini in Italia e fungeva da banca di riferimento delle grandi filiali Sasea italiane De Angeli Frua e Scotti Finanziaria; Fiorini faceva parte del consiglio di amministrazione della filiale svizzera della Banca popolare di Novara (Suisse). Il 13 settembre 1990 il denaro passò dalla Banca Popolare di Novara all' Imic, che il giorno stesso lo versò ad un'altra società italiana di Fiorini, la Firs, che a stretto giro di posta lo accreditò alla filiale della Sasea Scotti Finanziaria, che a Ginevra sottoscrisse le obbligazioni della Sasea. Alcune settimane più tardi la Imic fallì. Nella primavera 1993 il giudice istruttore di Milano Luigi Orsi aprì un procedimento penale contro Bongianino, delegato del consiglio d'amministrazione della Banca Popolare, e lo fece arrestare. (23) Il caso suscitò un certo stupore in tutt'Italia perchè la Popolare di Novara è una banca ultracentenaria molto stimata e Bongianino è considerato uno degli uomini più potenti della metropoli lombarda. Un anno più tardi anche i manager dell'Imic, affiliata della Sasea, il presidente Tiziano Mantovani e il direttore Gianfranco Mancini, furono arrestati e accusati di fallimento fraudolento.(24) I due giudici istruttori Orsi e Perrozziello suppongono che un gruppo di finanzieri italiani, tra cui Bongianino, abbia cercato tra il 1991 e il 1992 di salvare la Sasea sull' orlo del fallimento. Basandosi su dichiarazioni della segretaria privata di Fiorini, Gabriella Tripepi, essi collocano in questo gruppo anche Callisto Tanzi, presidente del grande gruppo alimentare italiano Parmalat. (25) Nel novembre 1995 la procura milanese sporse denuncia contro non meno di 37 persone, tra questi i tre cittadini di Basilea Luzius Gloor, Ueli Vischer e Bruno Dallo. Gloor era direttore generale della Basler Versicherung [Assicurazione di Basilea], Vischer che più tardi in qualità di dirigente finanziario della Basler passò alla politica, era responsabile dei rapporti con l'Italia per la Basler, e anche Dallo era un dirigente della Basler Versicherung. Gli accusatori contestarono l'adeguatezza del prezzo di vendita per la De Angeli Frua (DAF), che la Basler nel 1989 aveva comprato dalla Sasea. A ciò si aggiunse un prelievo illecito di fondi dalla DAF da parte della Sasea, dopo che la Basler aveva rivenduto la DAF alla Sasea, mentre Gloor, Vischer e Dallo facevano ancora parte del consiglio di amministrazione. Nel febbraio 1996 comiciò il processo senza i tre della Basler. La Baloise aveva comunicato di aver concluso un accordo con la giustizia, un cosiddetto "patteggiamento". Secondo la lettera della legge un patteggiamento è un compromesso tra verdetto di colpevolezza e assoluzione. Nel caso che l'imputato entro un periodo stabilito si renda di nuovo punibile, la pena viene eseguita. Vischer se la cavò con 22 mesi con la condizionale. Il governo di Basilea trasformò senza esitare il patteggiamento in un'assoluzione. Egli stesso disse: "Se mi fossi reso conto di essere in colpa, avrei tratto io stesso, nella mia posizione, le conseguenze".


FLOP CON PETROLIO E IMMOBILI

Da un punto di vista geografico presumibilmente due terzi degli affari della Sasea prendevano l’avvio in Italia. Ma Fiorini operava anche in Francia, Spagna, Libia, alle Seychelles, nello Yemen e negli USA. In Svizzera la piattaforma internazionale Sasea sviluppò un'attività relativamente minore. E tuttavia è il caso di parlare di due affari interni del genere: il caso Tamoil/Gatoil e il caso Europrogrammi. Il caso Tamoil/Gatoil mostra in modo esemplare con quanta abilità Fiorini si servisse delle relazioni risalenti ai tempi in cui era direttore finanziario dell'ENI. L'affare Tamoil cominciò quando la Standard Oil of Indiana (Amoco) vendette nel 1983 la sua catena italiana di distributori di benzina con relativa raffineria a Cremona, al finanziere libanese Roger Tamraz. Già due anni dopo Tamraz,,con la sua gestione, aveva completamente mandato in rovina la ditta e la società fu posta sotto controllo statale. All'inizio del 1986 Fiorini conseguì uno dei suoi primi grandi successi nell'ambito degli affari "Mergers and Acquisitions" (Fusioni ed incorporazioni): Egli procurò a Tamraz la Libyan Arab Foreign Investment Company come compratrice del 70 % della Tamoil. Il 20 % lo acquisì la Sasea e il 10 % rimase a Tamraz. Direttore della Tamoil divenne l'ex presidente dell'ENI e uomo della P2 Giorgio Mazzanti, che nel 1979 aveva dovuto dimettersi dal suo incarico per pagamento di tangenti nel cosiddetto scandalo Petromin. Nel 1989 la Sasea dichiarò ancora una partecipazione alla Tamoil del 10 %, il resto apparteneva ai Libici. Tamraz era scomparso dopo che la banca libanese Almashrek l'aveva accusato di appropriazione indebita di 150 milioni di dollari. (26) Quando nel 1989 l'uomo d'affari libanese Khalil J. Ghattas andò in bancarotta con la sua società petrolifera svizzera Gatoil, Fiorini replicò la mossa: fece da mediatore per la sua vendita alla Oilinvest BV Nederlands, controllata dallo stato libico.(27) Nel marzo 1989 Ghattas fu arrestato e estradato in Germania. Qui venne processato per frodi e affari petroliferi illegali, che avevano portato al fallimento del gruppo tedesco Kloeckner per il commercio di petrolio.(28) Nell'affare Gatoil Fiorini aveva portato la svizzera Migrol come socia junior. Solo grazie al fatto che un famoso partner svizzero era presente come azionista di minoranza, i Libici ottennero l'aggiudicazione contro la forte concorrenza di altre grandi società petrolifere europee. Gatoil fu unito a Tamoil e all'inizio degli anni '90 possedeva una raffineria a Collombey (VS) e 260 distributori di benzina in Svizzera. (29)

Note:

17) Celio, dopo essersi ritirato dal consiglio federale, si era arricchito il vitalizio con numerosi incarichi in consigli di amministrazione. Era presidente della Banque Atlantis a Ginevra e della Banca Commerciale (Lugano). Inoltre faceva parte del consiglio di amministrazione della Dresdner Bank (Svizzera) e di una buona dozzina di società più piccole. Celio era anche presidente della Société Hotelière d'Investissements (SHI), di cui la Sasea possedeva il 40%. Inoltre era azionista alla Firsec, che possedeva l'altro 60% della SHI. La Firsec apparteneva all'impero dell'iraniano Farhad Baktiar attivo a Ginevra, cugino del leader dell'opposizione iraniana, poi assassinato, Shapour Baktiar. Farhad Baktiar fu arrestato nel maggio 1992 per frode in pignoramento in relazione al fallimento di due sue società.

18) Rossi, classe 1919, aveva combattuto nella seconda guerra mondiale con la resistenza francese contro gli occupanti tedeschi e più tardi oscillò tra attività commerciali e attività legate ai servizi segreti nel Laos e in Asia sudorientale, prima di venire a Ginevra.

19) Fiorini, Florio: 'Ricordati da lontano'. Milano 1993, p.127

20) La SI Bank fu fondata nel 1985 dall'italiano Giovanni Mario Ricci per la Sasea come banca offshore. Ricci fu condannato in Italia per fallimento fraudolento e in Svizzera per aver messo in circolazione banconote di dollari falsi. Alle Seychelles divenne uomo di fiducia del putschista Albert René, che nel 1987 aveva fatto cadere James Manchham, il presidente dello stato insulare resosi indipendente solo un anno prima. René nazionalizzò anche la Shell, che cambiò nome in Seychelles National Oil Company, la quale a sua volta insieme con la Sasea fondò la Mahe Bunkering Company Ltd. La Sasea aveva anche partecipazioni alle due società petrolifere: la Seychelles International Oil e la International Oil Services. Dopo il fallimento di un putsch del ministro della difesa Ogilvy Berlouis contro Albert René, Ricci, che nel frattempo era passato alla corrente di Berlouis, andò in Sudafrica, dove si impegnò anche per aggirare l'embargo d'allora nei confronti di questo stato. La SI Bank fu cancellata dal registro delle società, ma continuò ad esistere ,dopo aver trasferito la sede alle isole Samoa, e servì a Fiorini e a Parretti tra l'altro come strumento per l'acquisizione della Metro Goldwyn Mayer.

21) "Eurobusiness", Nov. 93.

22) Alcuni dei piccoli investitori danneggiati fondarono a Zurigo nell' autunno 1992 un'associazione di protezione. Secondo l'avvocato di Zurigo Markus Winkler, portavoce di questa, egli rappresentava circa 130 possessori di obbligazioni Sasea per un valore di circa 40 milioni di franchi. Winkler fece parlare di sè per diverse denunce sporte per fallimento fraudolento. Denunciò Florio Fiorini, l'ex manager della Sasea e consigliere d'amministrazione Rodolphe Rossi, l'ultimo presidente della Sasea Giovanni Gianola, la Transmarine Holding di Fiorini a Curacao, l' ufficio fiduciario KPMG Fides a Losanna e la banca SG Warburg Soditic (Ginevra). Fu presa in considerazione anche una denuncia contro il Crédit Lyonnais. ("Le Nouveau Quotidien", 18.2.93)

23) "La Repubblica", 8.7.94

24) "La Repubblica", 18.5.94

25) "Corriere della Sera", 20.5. 94

26) D' Aubert, Francois: Proposition de Résolution No 2740. Assemblée Nationale, 26.5.92, p. 35

27) Liquidatori della Gatoil divennero Dominique Grosbery e Alain Winkelmann della filiale ginevrina della ATAG Ernst & Young. Tre anni dopo furono chiamati anche come liquidatori della Sasea.

28) Dopo essere stato cacciato dall'ENI, Fiorini aveva lavorato qualche tempo come consulente per Ghattas, che gli deve aver prestato anche 1,5 milioni di dollari per il suo personale investimento nella Sasea ("Wall Street Journal Europe", 19.5.94). Questa versione è in ogni caso contestata. Altri suppongono che egli abbia tratto la sua partecipazione al capitale da quei fondi che sono scomparsi senza traccia poco prima della bancarotta dell'Ambrosiano (d'Aubert, Francois: Proposition de Résolution No 2740. Assemblée Nationale, 26.5.92,p.46)

29) Negli anni successivi il gruppo petrolifero Oilinvest cercò di liberarsi come società madre della Tamoil dalle tracce dell'origine libica. Presumibilmente dal 1994 un gruppo di investitori europei possiede il 55 % e la Libia il 45 % della Oilinvest. Fanno parte del gruppo europeo l'italiana Armani (combustibili), Montanari (navigazione marittima), Triboldi (depositi), l'olandese Van Vingaarden e il proprietario tedesco di distributori di benzina Joern Eggert. Se si tratti di una pseudo europeizzazione per aggirare l'embargo delle Nazioni Unite contro la Libia è cosa di cui si discute. Il fatturato complessivo della Oilinvest. con tre raffinerie a Cremona, Collombey e Amburgo e 3.000 distributori di benzina in giro per l’Europa, ammontava nel 1993 a circa 5 miliardi di dollari. In Svizzera l'affiliata della Oil-Invest Tamoil ha investito dall'inizio degli anni '90 più di 250 milioni di franchi nella modernizzazione della raffineria Collombey ed è stata per un certo periodo lo sponsor del club calcistico FC Sion.

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