Tratto da: "Révélation$", di Robert & Backes, ed. Les Arènes, Parigi 2001
Capitolo 3
L'espulsione dal sistema
Questa storia è vecchia di diciotto anni, ma per Ernest è come se fosse l'altro ieri. Alla fine del 1982 a Cedel, malgrado il successo finanziario della ditta, il clima interno è detestabile. Ognuno dei quadri si domanda da che parte sta il suo vicino d'ufficio. Ernest è stressato dal troppo lavoro e soprattutto dai piccoli dispetti di Joe Galazka, il nuovo padrone di Cedel. Gérard Soisson è appena stato retrocesso dalla direzione al grado di "consigliere generale", un posto senza potere reale. La decisione è stata presa nel corso di un comitato esecutivo nel dicembre 1982. La tensione è palpabile. Quel giorno erano presenti nove dei principali banchieri azionisti di Cedel assieme all'amministratore delegato Joe Galazka ed il segretario generale René Schmitter, la voce e l'occhio degli azionisti più influenti. Le minute di questa riunione - che noi abbiamo ritrovato - sono un monumento di faziosità e ipocrisia destinato a far ingoiare l'amaro calice a quello che fu il primo creatore di Cedel. "Cedel è tecnicamente in vantaggio su Euroclear, ma se vogliamo rimanere leader dobbiamo assegnare una nuova missione di pianificazione al nostro tecnico migliore. Il più competente specialista di titoli è il nostro direttore generale Gérard Soisson. Per dargli tempo a sufficienza per questo nuovo ruolo, abbiamo deciso di scaricarlo dei compiti giornalieri e lo nominiamo consigliere generale" - dice in sostanza il rendiconto. Nell'azienda Gérard Soisson è isolato. Ma non mostra rancore. Anche se Ernest si oppone a quella che gli pare un'ingiustizia non sostiene apertamente il suo superiore che per questo lo sospetterà di cospirare contro di lui in accordo con Galazka e di volere il suo posto. Gérard Soisson nasconde i suoi sentimenti, ma appare terribilmente abbattuto e allo stesso tempo vendicativo. Comincia ad attivarsi presso il consiglio d'amministrazione e questo sembra portare dei frutti perché un mese più tardi, il 21 gennaio 1983, lo stesso comitato esecutivo presenterà una nuova e sorprendente giustificazione per il declassamento di Gérard Soisson:"La modifica del management interno non deve in alcun caso essere considerata come un declassamento di Gérard Soisson... La sua posizione lo mette al di sopra del general manager [1] " Il comitato decide inoltre che il "molto stimato" consigliere generale ha accesso "all'insieme dei dati interni di Cedel." In altre parole Soisson, senza richiedere l'autorizzazione di nessuno, può mettere il naso dove vuole: nella contabilità come nei prestiti accordati ad alcune banche. Tra Soisson e Galazka inizia una guerra. Dietro i due avversari si affrontano le banche principali del consiglio d'amministrazione. Il numero uno di Cedel era arrivato da Londra senza sapere niente dell'attività di clearing. Galazka era un dealer presso il più grande agente di cambio di New York: la Merrill Lynch [1b]. Era stato piazzato in Cedel per gestire l'attività. Ma per conto di chi? E perché? Il suo metodo in ogni caso è sbrigativo. Umiliazioni, emarginazione di persone fastidiose, apertura della posta: tutto sembrava permesso per far scoppiare i dipendenti di cui ci si voleva sbarazzare. Gérard Soisson è sempre nel mirino di Galazka. In una nota del 20 aprile 1982 intitolata "Qualche riflessione" e che verrà inviata a vari membri del consiglio d'amministrazione, Soisson esprime le sue lamentele: "Penso che la promozione al titolo di fantasia di consigliere generale è un modo strano di ringraziarmi. Dopo dodici anni di servizio mi hanno dato il benservito. Sono stato eliminato dai circuiti di Cedel per la politica-nascondino di M. Galazka..." E quindi mette in seria discussione la gestione della nuova direzione, i trucchi nelle cifre e nel bilancio, l'assenza di controllo ed il bilancio gonfiato artificialmente. Al di là dell'abbattimento lo troviamo combattivo. Soisson fa sapere che non ha ancora detto l'ultima parola. Non si fida di nessuno ma crede di proteggersi facendo sapere all'interno dell'azienda che la sa lunga sulle azioni di qualcuno e che sta preparando un dossier... Ernest oggi ne è sicuro: Galazka è stato assunto per mettere in atto un piano deciso da altri [2]. Il giorno della sua assunzione in Cedel, Ernest conferma di aver sentito dire dal segretario generale René Schmitter: "Se Galazka non è lo scemo capace di escludere Soisson, ne troverò altri." Il messaggio era indirizzato sia ad Ernest che al capo del personale di allora, Jean Beck. All'epoca Ernest pensava che si trattasse semplicemente di un conflitto di potere tra persone: "Galazka mi aveva ben presto convocato per dirmi che era lì per liquidare Soisson. Aveva aggiunto che se io avessi voluto essere al suo posto tra dieci anni avrei dovuto aiutarlo altrimenti sarei stato eliminato a mia volta da qualcuno sotto di me... Gli risposi che non mi mancava certo la voglia di essere al suo posto ma che lo volevo fare a modo mio senza farmi imporre le sue maniere. Ho rifiutato di fare da strumento, la mia sorte era segnata..." Ernest aggiunge un motivo più sostanziale che avrebbe potuto determinare il rancore di Galazka nei suoi confronti: " Lui aveva accordato dei favori a degli amici banchieri inglesi, gli aveva accordato dei crediti enormi non autorizzati dal regolamento di Cedel. Io avevo denunciato questa pratica di favoritismo nel "mercato grigio" [3] ai commissari dei conti. Penso mi abbia fatto pagare questo eccesso di zelo." Le pressioni dei banchieri del consiglio d'amministrazione, i viaggi spossanti dove i clienti domandavano sempre di più, la concorrenza di Euroclear, i postumi di tre anni di lavoro intenso: tutto questo contribuisce a turbare Ernest che è ancora il numero tre della società di clearing. Ritornato da un congedo per malattia che lo aveva tenuto lontano per tre settimane, gli viene consigliato di calmarsi: per la troppa tensione arrivano i primi segni di problemi cardiovascolari. Siamo al 19 maggio 1983 alle nove del mattino. Galazka, il capo, è a Londra. Soisson è a New York o a Parigi, nessuno lo sa con certezza... Ernest viene convocato nella sala riunioni dal responsabile dei sistemi informativi. Si chiede perché lo si disturbi così presto al mattino con questo appuntamento mentre stava per ricevere dei giornalisti finanziari venuti apposta da Londra per una visita "dentro" al sistema di clearing più performante del mondo. Entra nella sala. Tre uomini lo aspettano: il capo del personale, il responsabile informatico ed il suo vecchio collaboratore. Dopo un lungo silenzio gli annunciano il licenziamento. Su due piedi e senza discussioni. Il motivo? Non esiste se non un vago riferimento ad un alterco con un banchiere inglese amico del capo di Cedel in cui si sarebbero scambiati dei nomi di uccelli. E' così. Ordini dall'alto, non ci si può far niente. L'amministratore delegato di Cedel, Galazka, ha l'appoggio del consiglio d'amministrazione e del suo presidente: il banchiere lussemburghese Edmond Israël. Ernest incassa il colpo. Non se lo aspettava. Mette le sue cose in una scatola dimenticando due piante che gli saranno spedite in seguito per corriere. Ha l'ordine di non parlare coi giornalisti inglesi altrimenti gli fanno causa. Tutto crolla all'improvviso.Il lavoro, il suo impegno... alle undici è già fuori, libero da qualsiasi impegno nei confronti della ditta. Stordito. Ernest viene licenziato senza liquidazione. Torna a casa e racconta a sua moglie quello che gli è successo, poi si consulta con un avvocato. Non sa ancora che questi era un protagonista dell'affare IOS (Investor's Overseas Services) qualche anno prima.[4] Ironia della sorte, in questo piccolo paese dove tutti sanno ma non lo danno a vedere. L'avvocato inizia una causa per licenziamento abusivo ma il male è fatto. Il gioco si è rotto. Ernest aveva sempre lavorato senza farsi troppe domande e fidandosi delle persone. E' come un pugile al tappeto che si chiede da che parte è partito il colpo. La sera del licenziamento Gérard Soisson chiama Ernest. Gli propone il suo aiuto e sostegno. Ernest non si fida ma non ha molte altre carte in mano. Per la prima volta dopo oltre dieci anni di lavoro assieme i due si parlano apertamente. E scoprono che i loro problemi vanno al di là della semplice incomprensione tra persone. Ernest gli confida che aveva denunciato agli amministratori della società i dubbi impegni che Galazka aveva preso a favore dei banchieri inglesi. Soisson di rimando gli racconta che anche lui aveva denunciato la cosa al segretario generale René Schmitter. Lo stesso segretario generale che aveva confessato ad Ernest che si voleva liberare di Soisson. Quest'ultimo capisce allora che aveva vari falsi amici nella sfera dirigente della società e che il nuovo amministratore delegato non era il vero padrone di Cedel... Gérard Soisson chiede al suo anziano collega di sopportare il colpo e gli annuncia che farà di tutto per farlo reintegrare. I due parlano dei motivi del licenziamento. Per Ernest si possono riassumere in un "ne sapevo troppo". Più precisamente, era diventato paladino in Cedel di una riforma che avrebbe portato al controllo degli scambi finanziari interbancari da parte di un organismo "pubblico" all'esterno dell'azienda e delle banche del consiglio d'amministrazione della stessa. Secondo lui le società di revisione incaricate di certificare i bilanci a fine anno erano finanziariamente troppo legate all'azienda e non avevano le conoscenze sufficienti per esplorare i meandri di una contabilità complessa come quella di una società di clearing. [5] Ernest voleva evitare gli abusi che riteneva possibili tenuto conto dello strumento formidabile che lui e Soisson avevano pazientemente elaborato. Voleva tornare alle origini di Cedel, al suo spirito di cooperazione bancaria. Soisson l'appoggiava in questo orientamento. I due difatti da vari mesi si erano impegnati affinché la società di clearing fosse controllata da un’autorità indipendente dalle banche ed avevano fatto sapere ai capi ed ai membri del consiglio d'amministrazione che avrebbero visto di buon occhio in questo ruolo l'istituto monetario lussemburghese [6]. "Dal 1970 al 1983 le nostre verifiche erano interne. Si trattava di controllare se, tecnicamente, le istruzioni che ci erano passate dalle banche fossero in linea col regolamento di Cedel. Tra i motivi del licenziamento, questa cosa ha pesato contro di me. Alla direzione di Cedel ero il solo a chiedere che l'IML assumesse la responsabilità di un controllo pubblico sul sistema di clearing. Avrei dovuto capire che questo controllo era la prima cosa che i nostri aderenti volevano evitare", spiega Ernest che prosegue: "Vedendo certe operazioni che si svolgevano sotto gli occhi dei nostri auditor ho cercato di indicare certe bizzarrie. Senza alcun successo. In sostanza le banche di Cedel difendevano la loro posizione di "controllo privato" al posto di un "controllo pubblico". Esse si vedevano come al servizio del mercato euroobbligazionario. Cedel era, secondo loro, un’iniziativa bancaria privata opposta per principio a qualsiasi controllo pubblico [7]".
Prima di andarsene da Cedel i due uomini avevano messo a punto un sistema di conti non pubblicati accessibili alle sole filiali delle grandi banche italiane e tedesche
Ernest formula anche un'altra ipotesi. All'epoca questa idea non gli era sembrata in grado di causare i fastidi che sappiamo. Col senno di poi non ne è più sicuro. Si tratta della nascita all'interno di Cedel di un sistema di conti non pubblicati. Gérard Soisson e Ernest Backes avevano agito su richiesta di due grandi banche italiane [8] e di varie banche tedesche [9]. Questi conti "invisibili" non apparivano nelle liste ufficiali pubblicate regolarmente per essere distribuite agli aderenti al sistema. Tra loro gli aderenti a Cedel chiamavano questi conti "non pubblicati". In Cedel l'innovazione che ha permesso questo sistema è passata quasi inosservata anche se oggi possiamo trovare nella descrizione dei servizi offerti dalla società questa opportunità offerta discretamente ai clienti. Questa possibilità nasceva da un'esigenza tecnica. Non ne potevano usufruire tutte le banche. Serviva a sbrigare meglio le pratiche di clearing quando una delle banche era lontana dalla filiale dell'altra banca. Questa novità riguardava esclusivamente le grandi banche che avevano una sede centrale e numerose filiali. Era così sufficiente che una banca indirizzasse le transazioni al codice della sede dell'altra che poi avrebbe provveduto a compensare la transazione sul conto non pubblicato della filiale. Le banche che avevano un centinaio di filiali non erano così obbligate a pubblicare tutti i codici in Cedel. Esse potevano pubblicare, Cedel permettendo, solo il codice della sede centrale. E' necessario sapere che gli aderenti di Cedel hanno l'abitudine di ricevere periodicamente - ogni due o tre mesi - la lista dei conti di tutti gli altri aderenti con annesse le chiavi informatiche. Per effettuare una transazione è sufficiente programmare col proprio computer il trasferimento o la vendita e comunicare queste informazioni a Cedel. La società di clearing si incarica di regolarla, di "liquidarla" senza preoccuparsi della "visibilità” del conto. D'altra parte, a chi interessa?
In quegli anni per ogni transazione gli aderenti a Cedel riempivano un "formulario unico" predisposto da Ernest, Soisson e dagli informatici della IBM. Si tratta di un questionario da riempire dopo essersi messi d'accordo col proprio cliente sulle modalità d'acquisto e di vendita. I banchieri ed i tecnici del clearing chiamano il cliente, in gergo la "controparte" [10]. Per effettuare l'operazione, il venditore deve dare alla società di clearing il numero di conto della sua controparte: questa chiave gli permetterà di entrare direttamente in contatto con lui. Il cliente di Cedel si serve della lista dei conti dei clienti pubblicata periodicamente per ottenere queste chiavi. L'operazione di clearing viene eseguita automaticamente sulla base delle chiavi informatiche fornite dalle due parti interessate dalla transazione. La lista pubblicata inviata da Cedel a ciascuno dei clienti è la bibbia cui attingono per regolare le loro operazioni bancarie internazionali. Permette di guadagnare tempo e assicura l'andamento a buon fine degli scambi. Il banchiere non è obbligato a dare spiegazioni sull'ammontare del trasferimento o dei valori mobiliari trattati. E' sufficiente che codifichi la transazione (ha una dozzina di codici a disposizione). I tecnici di Cedel non intervengono che in caso di problemi, di errori nei codici informatici o di non concordanza tra venditore e compratore segnalata dal computer di Cedel. Essi costituiscono una presenza lontana, efficace e discreta. Vedono passare dei numeri, degli ordini, dei codici e delle chiavi. Sono in pochi a saper interpretare queste cifre. A sapere, ad esempio, che "31" è un semplice trasferimento di titoli, azioni od obbligazioni, senza controvalore in denaro e che necessita dell'identità dell'altra parte.Oppure che i trasferimenti in denaro sono codificati "10" o "90". O che il codice 11088 è quello del conto pubblicato del Banco Ambrosiano di Milano. Il regolamento interno vorrebbe che tutti i conti di tutti i clienti al sistema di clearing siano pubblicati nella lista. Tutti. Ed a un tratto, su richiesta di questi banchieri italiani e tedeschi desiderosi di guadagnare tempo e facilitare gli scambi, il consiglio d'amministrazione ha autorizzato alcune banche con varie filiali a non pubblicare tutti i loro conti nella famosa lista inviata regolarmente. Quando ad esempio una banca americana deve trattare con la filiale di Bari della Banca Commerciale di Milano, non è più obbligata di passare dal conto di Bari: grazie al sistema dei conti non pubblicati scrive solo il numero di conto della sede centrale a Milano. Sarà questa a regolare l'operazione con la filiale per via interna. Alcune banche non sono quindi più obbligate a far apparire i loro conti sulla lista. L'unico obbligo che hanno è di fare in modo che il prodotto di ogni operazione delle filiali corrisponda, alla fine dell'esercizio contabile, alla cifra dichiarata dalla sede centrale. I revisori esterni di Cedel, oggi la KPMG, devono controllare che ciò avvenga. In pratica - e questo dettaglio ha la sua importanza - le transazioni registrate sui conti non pubblicati di una banca non sono utili che alla banca che li utilizza e a Cedel che, per farsi pagare, deve contabilizzare le operazioni liquidate attraverso il suo sistema. Il sistema dei sottoconti porta in sé un difetto facilmente reperibile. Se da una parte serve a preservare una maggiore discrezione, diventa così possibile per una banca aderente a Cedel di utilizzare un conto non pubblicato. Dunque invisibile agli altri aderenti al sistema. Per far questo è sufficiente al limite aprire solo una filiale... Ben presto vari clienti maliziosi, meglio informati o disonesti, hanno afferrato i vantaggi che offriva questa innovazione. E così dall'inizio degli anni 80, cominciano ad affluire a Cedel le richieste di apertura di conti non pubblicati. La persona incaricata di concedere le autorizzazioni è Gérard Soisson che sorveglia da vicino queste procedure. All'inizio questa perversione del regolamento interno di Cedel non era verosimilmente prevista. E' stata il frutto di uno scivolamento la cui origine nel tempo è difficile da stabilire, sicuramente diviene percettibile a partire dal 1992. Nella foresta degli azionisti di Cedel, alcuni clienti dalle dubbie intenzioni hanno intravisto come utilizzare questo sottosistema. In questa ipotesi la presenza di Ernest e Gérard Soisson - e soprattutto la loro volontà dichiarata di vedere Cedel controllata da un ente pubblico - non poteva essere fastidiosa? I due conoscevano sufficientemente il sistema messo in opera da Cedel per capire che le implicazioni, al di là della loro presenza nell'organico, sono considerevoli. "Dopo il mio licenziamento ho sempre cercato di sapere se qualcuno non avesse avuto l'idea di fare di Cedel un organismo di clearing parallelo per mercati paralleli. I conti non pubblicati creati da Soisson e da me offrivano delle belle possibilità a chi conoscesse un po' il meccanismo del clearing. Queste nozioni non erano alla portata che di qualcuno appartenente al personale interno. Tra questi, i revisori [11] ed i membri del consiglio d'amministrazione. E ancora, la maggior parte non ci capiva niente. Tra noi li chiamavamo gli "old boys" [12]”, racconta oggi Ernest.
Gérard Soisson fa pressione affinché Ernest Backes sia reintegrato
Dalla fine di maggio del 1983, Soisson mette sotto pressione il consiglio d'amministrazione di Cedel per far riassumere Ernest. Tra i due uomini si sono instaurati dei legami d'amicizia. Prima i loro rapporti erano professionali e piuttosto tesi. Li unisce ormai una solidarietà tra esclusi. Mentre prima non lo faceva mai, ora Soisson chiama Ernest a casa tutte le sere per tirargli su il morale. Per sei settimane Ernest pazienta nel bene e nel male. E' arrabbiato con la sua sorte e cerca di capire che cosa lo attende. Tutto sembra svolgersi all'interno del consiglio d'amministrazione dove Soisson conta ancora degli amici. Ernest si ricorda chiaramente del rappresentante francese della BNP Jacques Calvet [13]. All'inizio di luglio, poco prima di partire per le vacanze in Corsica, Soisson telefona ad Ernest per rassicurarlo e supplicarlo di non far niente per compromettere la sua riassunzione che giudicava imminente. Ernest ha fiducia. Il presidente di Cedel Edmond Israël gli ha appena proposto un lavoro di compensazione alla Borsa del Lussemburgo. Ci rimetterebbe un terzo del salario ma almeno non sarebbe per strada. Soisson gli consiglia di accettare la proposta e di non dir niente che potrebbe nuocere alla reputazione di Cedel. Ernest obbedisce. Sa, poiché il suo ex direttore generale glielo aveva spiegato, di avere i mezzi per far cambiare opinione ad alcuni banchieri che temono più di tutto gli scandali e la pubblicità. Ernest vive quindi con la speranza di uscire presto dall'incubo in cui era caduto col licenziamento da Cedel. A metà luglio 1983 Gérard Soisson parte per le vacanze con i suoi quattro figli al volante della sua vettura aziendale - una BMW ultimo modello molto caro e potente - che Cedel gli aveva offerto in leasing. Joe Galazka, il gerente della società, possiede lo stesso modello ma in versione sportiva, quindi ancora più caro. Prima di prendere l'aereo per la Corsica con i suoi quattro figli, si ferma a Parigi per l'appuntamento che aveva in serata con un banchiere. La scusa è di lasciargli in consegna la macchina ma, dalle testimonianze dei figli di cui il più grande aveva vent'anni, i due parleranno molto e si metteranno d'accordo [14]. Il soggetto della conversazione riguarda Cedel da dove, secondo i figli, il padre attendeva una decisione imminente. Durante le vacanze, Gérard Soisson è stressato. Telefona spesso all'estero ed avverte i figli che sta aspettando una chiamata importante e che avrebbe dovuto lasciarli per andare in Lussemburgo e poi tornare.
La morte di Gérard Soisson provoca delle strane reazioni
Il 30 luglio 1983 un necrologio sul Luxemburger Wort annuncia il decesso del "consigliere generale" Gérard Soisson intervenuto nel suo quarantottesimo anno durante le vacanze in Corsica... Ironia della storia, anche il redattore del necrologio si è preso la pena di declassare l'ex direttore generale al rango di consigliere fosse pure generale. "La direzione ed il personale della Cedel S.A. hanno il triste dovere di partecipare al lutto per il decesso del Signor Gérard Soisson (consigliere generale). Noi ne conserveremo un ricordo commosso ed inalterabile. Ci teniamo ad esprimere le nostre sincere condoglianze alla famiglia affranta". In un paese in cui la morte, soprattutto dei banchieri, è celebrata con grandi annunci a pagamento sulla stampa (più il necrologio è grande, più è caro e più si vede), si poteva difficilmente essere più sobri nei riguardi di uno dei fondatori della maggiore impresa finanziaria della piazza. Ernest rimane di stucco. Si chiede: "Soisson era un personaggio molto duro, soprattutto con sé stesso. Era cintura nera di judo, faceva jogging [15]. Era in perfetta salute, non certo il tipo da prendere un infarto a 48 anni. Durante le 5-6 settimane in cui era ancora in vita dopo il mio licenziamento si era dedicato a contattare i membri del consiglio d'amministrazione - diciassette banche sparse su cinque continenti - per vedere con loro che cosa si poteva fare per rimediare al torto che avevo subito. Soisson ha fatto forse riferimento ad affari delicati di cui era a conoscenza?"
Ufficialmente Gérard Soisson è morto in seguito ad un infarto nel Club Méditerranée di Cargèse il pomeriggio del 28 luglio 1983. Il certificato medico non precisa l'origine del decesso. Si parla di "morte naturale". Gérard Soisson è morto all'improvviso verso le 17 dopo aver fatto jogging mentre stava per bere un bicchier d'acqua al bar dell'albergo. E' crollato sulla terrazza vicino alla piscina. La morte lo coglie poco prima che arrivi l'elicottero che doveva portarlo all'ospedale più vicino. Il corpo sarà subito rimpatriato. Secondo le nostre informazioni, l'operazione avrebbe avuto la supervisione del segretario generale di Cedel, René Schmitter, con l'aiuto solerte dell'ambasciata del Lussemburgo. Per la cronaca rileviamo che questo esperto contabile di professione era allo stesso tempo il responsabile della più importante società fiduciaria del Lussemburgo [16]. Ernest saprà poi da una fonte interna della massoneria che la loggia lussemburghese alla quale appartenne Roberto Calvi aveva organizzato il rimpatrio della salma. Noi abbiamo scritto all'ex segretario generale di Cedel per conoscere la sua versione sull'affare Soisson. Ci ha fatto rispondere dal suo avvocato Gaston Vogel: "Il mio cliente non ha dichiarazioni da fare in merito alle domande che avete posto e che non lo riguardano in alcun modo".
La moglie di Soisson non sarebbe stata informata di questo rimpatrio che quando la procedura era già avviata. Il corpo, stranamente eviscerato [17], non arriverà in Lussemburgo che quattro giorni dopo il decesso, ovvero il 2 agosto 1983. La polizia locale viene tenuta da parte. Al funerale verranno banchieri da vari paesi ma la famiglia Soisson fa sapere a Cedel che la presenza del numero uno di Cedel, Joe Galazka, non è gradita. I figli dichiarano non desiderata anche la presenza del presidente Edmond Israël, ma per paura dello scandalo la madre chiede loro di rinunciare. Edmond Israël farà un'apparizione molto discreta alla cerimonia religiosa. Ernest è il solo collega invitato dalla famiglia alla riunione dopo la cerimonia. Dopo il funerale cominciano le voci: Soisson sarebbe stato assassinato... Abbiamo cercato di trovare traccia di questa morte nell'archivio della polizia còrsa ma pare che la polizia francese non abbia conservato traccia di questo decesso. D'altra parte per la polizia lussemburghese che abbiamo contattato, la morte sarebbe stata "naturale", anche se attraverso contatti con le nostre fonti abbiamo appurato che le circostanze del rimpatrio dell'ex direttore generale di Cedel sono considerate poco "naturali". Diciassette anni dopo i fatti, i quattro figli di Soisson sono persuasi che la morte del loro padre è direttamente legata "agli affari di Cedel". [18] "O lo ha ucciso lo stress nel quale l'avevano messo o è stato avvelenato" riassume Daniel Soisson il primogenito della famiglia, oggi trentasettenne, che ricorda perfettamente le circostanze del decesso: "Eravamo da una settimana al Club Méditerranée di Cargèse, mio padre era sui carboni ardenti. Telefonava varie volte al giorno e aspettava una decisione. Era pronto a partire in aereo per il Lussemburgo in ogni momento... Il giorno della sua morte avevamo fatto footing dopo pranzo. Era in forma. E' dopo il footing che si è steso a terra". I quattro figli rimpiangono oggi di non aver fatto fare l'autopsia al corpo e di non aver preso nessuna iniziativa giudiziaria dopo il decesso. Non possono che mettere assieme tutto quello che sembra loro strano. Loro padre aveva annunciato di aver stipulato un contratto di assicurazione attraverso Cedel poco prima della partenza per la Corsica. Aveva effettuato in tal senso un esame cardiologico che ne aveva certificato l'eccellente salute. Era uno sportivo vero e proprio. E sarebbe morto per "un problema cardiaco". Anche l'attitudine di Cedel li lascia perplessi. I figli di Soisson assicurano che non hanno ricevuto niente dalla società alla morte del padre. Nessun premio d'assicurazione, nessuna indennità. Quando il 29 luglio 1983, in compagnia di una zia, la loro madre si presentò in Cedel, non poté recuperare che una parte degli effetti personali del marito. Gli chiesero subito di "non fare scandalo". L'elemento che colpisce di più rimane la prima reazione del capo del personale della società, Jean Beck, che accolse le due donne. Quel giorno egli avrebbe annullato per telefono il contratto d'assicurazione di Gérard Soisson chiamando personalmente l'agenzia [19]. Le due donne hanno assistito alla scena ma erano troppo abbattute e non hanno reagito. E' solo più tardi che evocando il ricordo con i suoi figli che tutta la famiglia si è chiesta il perché di questo annullamento del contratto [20]. Per i figli di Soisson l'ipotesi più verosimile è che il contratto sia stato annullato affinché non fosse avviata nessuna seria inchiesta sulla morte del padre.
Tornando alla morte sospetta del numero due di Cedel, ipotesi, voci e scoperte di documenti legati al mondo bancario
Gérard Soisson aveva cominciato la sua carriera di banchiere a venti anni come semplice impiegato della Banca generale del Lussemburgo. Negli anni 60 era procuratore alla Kredietbank lussemburghese [21]. Poco prima di lanciare Cedel aveva passato poco più di un anno presso l'IOS (Investor's Overseas Services). Questa società d'investimenti creata dal progenitore dei broker americani, Bernie Cornfeld, era stata ideata come "fondo d'investimento" che allora era un concetto nuovo. Aveva delle antenne in tutto il mondo ed era uno strumento off-shore che aveva varie sedi nei paesi fiscalmente favorevoli. Ginevra e Lussemburgo erano gli indirizzi più conosciuti in Europa dove migliaia d’investitori attirati dalla pubblicità molto ben realizzata, mettevano i loro risparmi in titoli fantasma e perdevano delle fortune. Soisson vivrà dall'interno il primo scandalo finanziario del dopoguerra quando l'IOS fallirà. Questa esperienza del 1970 è una lezione per Gérard Soisson che nel frattempo non rimarrà coinvolto nello scandalo. Aveva, in effetti, dato le dimissioni poco prima. L'esperienza gli è stata benefica. Ora conosceva le tecniche dei venditori di fumo e di altri truffatori. Soisson sa che in alcuni casi bisogna non parlare. In degli altri invece sì. Il comportamento di un tecnico della finanza internazionale che cerca di mantenere il suo posto, poi di salire nella gerarchia bancaria, è frutto di un sapiente dosaggio. Far sapere che si sa, lasciando intendere che non si sa niente, non è cosa da tutti. Soisson aveva spiegato ad Ernest, dopo il suo licenziamento, che grazie a quello che aveva appreso in Cedel era intoccabile e che aveva il potere di farlo reintegrare. A cosa alludeva? Quando ci siamo incontrati con i figli di Soisson, ci hanno confidato vari fascicoli che loro padre aveva portato con se in Corsica nelle sue ultime vacanze. Questi documenti erano ordinati in un faldone che aveva lasciato nella sua stanza. Ci siamo procurati altri documenti relativi a Cedel che lui aveva conservato con cura a casa sua. Tra questi abbiamo trovato una lista di banche che avevano fatto domanda per entrare in Cedel: la Chase Manhattan Bank di New York, la Chemical Bank di Londra, la Società generale alsaziana di banche del Lussemburgo, Indosuez Asia di Singapore e varie filiali della Citibank. In margine a questi nomi Soisson aveva scritto dei pareri sempre negativi [22]. Questa nota mostra che, anche se era stato messo da parte, aveva ancora influenza sulle decisioni di apertura di conti non pubblicati. E si vede che questo tipo di decisioni non erano anodine. In un altro documento scritto di suo pugno in Corsica abbiamo trovato il nome del Banco Ambrosiano a grossi caratteri sulla parte superiore di una pagina [22b]. Per Ernest non era una sorpresa.
Gérard Soisson era stato il primo a parlare ad Ernest dell'Ambrosiano come di un enorme scandalo in divenire quando ancora la storia non era uscita sulla stampa
Prima di andare in Corsica il numero due di Cedel aveva fatto ad Ernest qualche confidenza di cui una l'aveva lasciato di stucco: il presidente della Banca Milanese Ambrosiano, Roberto Calvi che un anno prima era stato trovato impiccato sotto un ponte a Londra, non si era suicidato. "Lo hanno probabilmente assassinato", gli aveva confidato Soisson. L'Ambrosiano era una delle banche cattoliche centenarie e provinciali che a quel tempo contavano, in Italia. Faceva parte degli azionisti fondatori di Cedel. All'inizio degli anni 70 una banca fiamminga, la Kredietbank, aveva accolto Calvi nel suo consiglio d'amministrazione quando anche Soisson ci lavorava. E' lì che i due uomini si conobbero. Il Lussemburgo è un paese piccolo. Già membro della loggia P2 in Italia [23], Calvi come abbiamo visto, era stato ammesso in una delle principali logge massoniche lussemburghesi alla quale, secondo Ernest Backes, apparteneva anche un quadro superiore di Cedel. Questi legami tra Calvi e Soisson non sono fortuiti. Le relazioni di fiducia, o di sfiducia, tra i dirigenti delle principali banche attive in Cedel ed i quadri della società, sono fondamentali. Queste costituiscono la materia prima sulla quale si fabbrica quotidianamente il clearing. Soisson era discreto, anzi manteneva il segreto, sulla natura dei suoi rapporti con i banchieri più influenti del pianeta, ma stava accanto a Calvi. I due non erano amici ma sembravano parenti: L'italiano gli aveva offerto un regalo che Soisson teneva sulla sua scrivania: tre scimmiette in metallo, una si copriva la bocca, l'altra gli orecchi e la terza gli occhi. Nel 1980, René Schmitter e Gérard Soisson avevano organizzato la riunione mensile del consiglio d'amministrazione di Cedel a Roma, negli uffici dell'Istituto per le Opere di Religione (IOR), la "banca privata del Papa" [24]. Ernest racconta: "Avevo suggerito a Soisson di raccomandare a Marcinkus, l'arcivescovo incaricato delle finanze del Vaticano, di aprire un conto diretto con Cedel per lo IOR e di evitare così i giri attraverso tutte le banche che apparivano nelle transazioni. Quando (Soisson) tornò dalla riunione ebbi l'impressione che non avesse osato esprimere questa proposta." Due anni dopo questa riunione, Soisson spiegò ad Ernest che aveva visto delle "cose bizzarre" in Vaticano: "Soisson sapeva leggere le transazioni meglio di me che non vedevo altro che il lato tecnico. Facevo delle battute sul Papa intorno agli estratti che leggevo in Cedel. Lui sapeva che le istruzioni ordinate da Calvi su dei sottoconti della finanza vaticana, con l'avallo della Santa Sede, erano più che rischiose. Si sentiva che il trucco sarebbe stato prima o poi scoperto", aggiunge oggi Ernest. Un giudice antimafia italiano, Ferdinando Imposimato, ci dice di più [25]. Quest'ultimo sembra un dinosauro in Italia dopo l'assassinio della maggior parte dei suoi colleghi che si erano interessati un po' troppo ai legami tra Vaticano, politica e mafia. Imposimato ha pagato caro, suo fratello è stato assassinato per le sue indagini approfondite, in particolare su Michele Sindona che il giudice italiano qualifica come "amministratore di Cosa Nostra". Egli rivela: "La grande frode inizia quando don Michele (Sindona) grazie alle sue tre banche - Banca Privata Finanziaria, Finabank e Banca Unione - riesce a stabilire degli accordi con le banche pubbliche: il Banco di Roma, il Credito Italiano e la Banca Commerciale. Cedendo alle pressioni degli uomini al potere, le banche nazionalizzate accettano di effettuare importanti depositi e versamenti nelle banche di Don Michele. In questo modo il finanziere accumula i miliardi degli organismi pubblici nelle sue casseforti. La strategia di Sindona gioca sui circuiti finanziari con l'intermediazione dello IOR che, con la sua presenza, ne garantisce la regolarità. La banca vaticana, in effetti, può eseguire qualsiasi operazione finanziaria e spostare capitali attraverso il pianeta e al di fuori di qualsiasi controllo." Oggi sappiamo, grazie alle inchieste dei giudici italiani, tra cui Imposimato, che il principale dolo del Vaticano è di essersi prestato a fare da schermo per le malversazioni di Sindona, prima, e di Calvi, poi. In cambio di questo servizio lo IOR, la Banca del Vaticano, era compensato a percentuale: "Il riciclaggio di denaro si effettuava in tre tappe: prima i capitali della mafia, dei partiti politici e dei grossi industriali vengono versati nelle banche di Sindona. In seguito passano attraverso lo IOR che trattiene il 15% di interessi ed infine tutti questi soldi ai quali si aggiungono gli investimenti della Santa Sede, vengono trasferiti nelle banche estere di Sindona, la Franklin Bank di New York e le sue filiali alle Bahamas e a Panama", continua il magistrato italiano nel suo libro [26]. Divenuto troppo ingombrante dopo la sua condanna per truffa nel 1976 e poi il suo arresto negli Stati Uniti a causa di malversazioni rilevate nella contabilità della Franklin National Bank, Sindona verrà rimpiazzato nel suo ruolo di "consulente finanziario del Vaticano" presso Marcinkus, da Roberto Calvi allora a capo del Banco Ambrosiano, rafforzando così i suoi legami col Vaticano... Ma non per molto: nel maggio 1981 i magistrati milanesi arrestano ed imprigionano Calvi per qualche mese per delle malversazioni legate alla gestione della sua banca. Questo arresto mette l'Ambrosiano sull'orlo del fallimento. Calvi cerca allora di recuperare dei fondi, soprattutto dal Vaticano: " (Calvi) aveva inviato milioni di dollari per sostenere Solidarnosc in Polonia ed alcuni movimenti di liberazione vicini alla Chiesa in America Latina, per conto del presidente della banca vaticana Marcinkus", continua Imposimato. Ma Marcinkus rifiuta di rimborsare i prestiti enormi che il Banco Ambrosiano aveva consentito allo IOR. Dalla sua cella, Calvi si dice "deciso a rivelare tutte le responsabilità della banca vaticana". Liberato poco dopo, si sente, secondo sua moglie, "terrorizzato". Calvi non rimarrà molto in libertà: il 18 giugno 1982 lo ritroviamo appeso ad una impalcatura sotto il Blackfriars Bridge (ponte dei frati neri) a Londra, con: un passaporto falso, una identità di comodo, le tasche del suo vestito piene di pietre e soldi, una decina di valute differenti. Per molti anni la tesi del suicidio prevarrà contro l'opinione degli investigatori inglesi della prima ora [27]. Il giorno prima del suo assassinio Calvi aveva richiesto indietro 400 milioni di dollari allo IOR. Sono state ritrovate varie lettere minacciose contro cardinali e politici italiani. "Marcinkus rifiuta continuamente d'incontrarmi...Vi posso indicare, se volete, l'ammontare delle somme ed i numeri dei conti correnti", scrive al Papa Paolo VI al quale voleva dare documenti importanti. "Mi sono preso il pesante fardello degli errori e delle colpe commesse dai rappresentanti dello IOR, compresi i misfatti di Sindona di cui ancora subisco le conseguenze. (...) Sono stato io che, d'accordo con le autorità vaticane, ho coordinato la creazione d’innumerevoli entità bancarie al fine di contrastare la penetrazione e l'espandersi delle ideologie filomarxiste...". "Se la mafia ha eliminato Calvi non fu solamente per ricattare il Vaticano, ma anche per recuperare i documenti che rivelavano le sue operazioni di riciclaggio", conclude Imposimato. Michele Sindona non sopravviverà molto al crac dell'Ambrosiano: viene assassinato a sua volta il 22 marzo 1986 nella cella della sua prigione di alta sicurezza di Voghera dopo aver bevuto una tazzina di caffè al cianuro [28]. La bancarotta che segue la morte di Roberto Calvi - l'ammontare dei soldi che il Vaticano ha perso si aggira sui 1,3 miliardi di dollari - svela una complicità colossale della Santa Sede negli affari illegali compiuti da Sindona e poi Calvi. Si rivela una serie di scandali che ancor oggi inquinano la vita politica italiana. In particolare l'affare della loggia P2 che a Milano si serviva della Banca Unione, anch'essa membro di Cedel. C'entra anche l'affare Gladio [29]. Tutti questi affari rivelati puntualmente dai media, hanno dei punti in comune: l'Italia, i trasferimenti di denaro alla faccia dello Stato, i legami col Vaticano [30], le mafie, gli Stati Uniti, il Lussemburgo... E Cedel. Negli archivi della società di clearing lussemburghese si trova forse la chiave della vicenda. Ed ovviamente la risposta alla domanda fastidiosa dell'identità dei beneficiari di una parte delle somme inghiottite nel fallimento bancario. Ernest aveva notato che le banche italiane, e soprattutto l'Ambrosiano, trasferivano regolarmente dei titoli a favore dello IOR, la banca vaticana, che era sempre il destinatario finale. Lui aveva ricevuto Calvi per una visita guidata in Cedel. Ernest aveva anche notato l'enorme interesse di Sindona nei confronti del meccanismo del clearing. Ma è solo dopo aver letto il libro di David Yallop, "In nome di Dio" [31], nell'autunno 1983 che l'ex numero tre di Cedel capisce che assieme a Soisson si trova all'incrocio importante della "liquidazione" delle operazioni mafiose. Scopre che un gran numero di personaggi menzionati da Yallop nell'affare Ambrosiano, sono membri di Cedel: la Handelskredietbank di Zurigo era una delle banche svizzere al cuore del sistema d’evasione dei capitali italiani, così come la Finabank, la Banca Unione, Capitalfin, Ultrafin e la Weisscredit di Chiasso. Il passaggio attraverso lo IOR era verosimilmente un ottimo mezzo per frodare il fisco a disposizione delle banche, per dissimulare alcune operazioni di riciclaggio o per dare una mandata di chiave supplementare su dei trasferimenti compromettenti. La sola persona in Vaticano a poter prendere la decisione di accettare questi trasferimenti era Marcinkus. Quello che Ernest aveva capito nel 1983, Soisson l'ha senza dubbio scoperto nel 1980 dopo il consiglio d'amministrazione di Cedel che si era tenuto presso lo IOR. I trasferimenti dubbi erano per buona parte eseguiti da Cedel. Soisson, al cuore del sistema e vicino a Calvi, sapeva che il Banco Ambrosiano trasferendo dei fondi del Vaticano all'estero, violava le leggi italiane contro l'esportazione dei capitali. L'illegalità delle transazioni consiste in trasferimenti bancari fuori dalle frontiere italiane, verso paesi tanto lontani come il Perù, ad esempio, dove l'Ambrosiano ha aperto una comoda filiale (il Banco Ambrosiano Andino). La volontà di frode dei tesorieri del Vaticano, è lampante, vista da Cedel. Gérard Soisson ha parlato troppo? Si è servito di queste informazioni per fare pressioni in vista del suo reintegro a capo di Cedel? Nel Lussemburgo circola una voce secondo la quale Soisson sarebbe morto come tanti altri testimoni ingombranti dell'affare Ambrosiano: dopo aver bevuto una tazza di caffè avvelenato [32]. Gérard Soisson aveva effettivamente bevuto il caffè dopo mangiato. Da lì ad immaginare che potesse essere stato avvelenato... La prima cerchia di iniziati di queste vicende, al Vaticano come nelle banche italiane implicate, conosceva l'esistenza nel Lussemburgo di un anello fragile della catena dove tutti, fino ad allora, erano complici e tenuti al segreto. Questo anello si chiama Cedel. Ed all'interno di Cedel c'era un altro anello debole: il direttore generale Gérard Soisson. "Non dimentichiamo che l'Ambrosiano non era uno scandalo all'epoca. Nessuno ne parlava. Nessuno ha fatto mai collegamenti tra la morte di Calvi e le transazioni del Banco Ambrosiano effettuate tramite Cedel... Ci saranno indubbiamente varie ragioni per cui ci hanno escluso, ma quella che prevale è sicuramente il pericolo potenziale che potevamo rappresentare. In particolare Soisson... Le persone che conoscevano le azioni dell'Ambrosiano prima che il caso scoppiasse, volevano avere meno testimoni possibili. La messa da parte di Soisson ed il mio licenziamento sono intimamente legati a questo caso, ne sono persuaso anche se non potessi mai provarlo. Ci sono stati troppi morti e troppi intermediari che non conoscevano che una parte della verità. Bisognava innanzitutto liquidare quelli che avevano accesso alle transazioni. In quel momento ero operations manager. Ero in pratica in prima linea. Vedevo gli estratti conto delle transazioni... La nostra espulsione era stata premeditata. Nelle carte di Gérard Soisson c'era il curriculum vitae del mio successore che era stato ricevuto da Edmond Israël e René Schmitter un mese prima del mio licenziamento...", afferma Ernest. Vari libri tra cui quelli di Nino Lo Bello, David Yallop, Larry Gurwin o Nick Tosches, hanno già raccontato l'affare Ambrosiano, ma senza mai menzionare Cedel. "Nessuno sapeva, nessuno scrittore, nessun giornalista aveva scritto sul caso... Nessuno ha mai trovato tracce di Cedel nel caso. Perché? Perché nessun giornalista aveva mai indagato sui sistemi di clearing. Tutti ignorano la loro esistenza. Molti non hanno ancora capito, ancor oggi, la ragion d'essere delle camere internazionali di compensazione", rimpiange Ernest. Se il clearing è un meccanismo sconosciuto agli autori dei best seller, lo è anche ai magistrati e ai poliziotti che non hanno mai spinto le loro indagini fino a Cedel-Clearstream, 3-5, place Winston Churchill, Luxembourg-Ville... Quindi, stando ad Ernest, le prove tanto cercate dei legami tra politici italiani, mafia siciliana ed ecclesiastici romani, i motivi stessi dell'assassinio di vari testimoni scomodi, si trovano nelle acrobazie bancarie registrate in Cedel. Questa scoperta è agghiacciante.
Il clearing offre possibilità infinite
Dopo la morte di Gérard Soisson, Joe Galazka, l'amministratore delegato, non rimarrà molto tempo al suo posto. Nell'ottobre 1983, il suo contratto non sarà prolungato. La sua partenza, dopo il licenziamento di Ernest e la morte di Soisson, marca la fine di un'epoca fatta di invenzioni, approssimazioni, euforie, conflitti e grande espansione finanziaria. Si vede che il sistema Cedel genera la propria logica e funziona indipendentemente dagli uomini. Il consiglio d'amministrazione che si riunisce tutti i mesi, è il teatro dove si recitano segreti difficilmente percettibili ed interpretabili dall'esterno. Talvolta anche dall'interno. Nel corso della nostra inchiesta ci è sembrato che i membri del consiglio d'amministrazione fossero intercambiabili e non comprendessero sempre perfettamente a che cosa servivano. Gli altri non ci hanno detto niente [33]. Una volta espulso da Cedel, Ernest ha cercato di avvertire alcuni amministratori, della situazione. Ma il consiglio d'amministrazione di Cedel scosso dai soprassalti per il suo licenziamento e la morte di Soisson, cambierà rapidamente faccia. Un banchiere parigino proveniente dalla Société générale, Georges Muller di origine alsaziana, verrà nominato al posto di Galazka. Ernest lo incontra qualche anno più tardi. Questi gli confesserà che non avrebbe mai dovuto essere stato licenziato. Sospinto verso l'uscita dal presidente del consiglio d'amministrazione Edmond Israël, Ernest alla fine accetterà il lavoro che gli era stato proposto. La Borsa del Lussemburgo dove prende servizio il primo luglio 1983 come procuratore, gli offre parecchio tempo libero. Spesso, dall'interno di Cedel, alcuni vecchi amici si fanno sentire. Ernest tiene d'occhio quella che lui considera un po' come la sua creatura. Sa che il clearing offre possibilità infinite. Non tarderà ad averne conferma.
Note:
1 - In questo caso, Joe Galazka
1b - NdT: E’ una Investment Bank con attività di Brokeraggio, una attività di intermediazione titoli conto terzi con pagamento di commissioni basate sul volume intermediato, quindi più movimento, più fees, più guadagno.... come le SIM italiane.
2 - Dopo molte telefonate infruttuose e diversi messaggi lasciati in segreteria, abbiamo inviato una lettera raccomandata a Joe Galazka il 5 settembre 2000, nella quale l'abbiamo interrogato sul ruolo che egli aveva giocato nella messa in disparte di Gérard Soisson ed Ernest Backes. Non abbiamo ricevuto risposta.
3 - Questo termine - mercato grigio - indica un mercato non regolamentato di cui è difficile definire le dimensioni ed i limiti. Ci vengono trattati dei valori non offerti, o non ancora, sui mercati di capitali ufficiali e controllati. Vengono considerati come facenti parte del "mercato grigio" quei valori che prima della loro ammissione ufficiale alla quotazione, vengono scambiati, prima della loro emissione, in un luogo fittizio di quotazione. Un esempio spesso citato in questo contesto è quello delle azioni Paribas che, in occasione della privatizzazione della banca nel 1986, erano proposte a 405 franchi (prezzo ufficiale) ma quotati fino a 485 franchi sul mercato grigio prima della distribuzione effettiva delle azioni.
4 - Il fallimento dell'Investor's Overseas Services di Bernie Cornfeld, la cui attività consisteva nel proporre degli strumenti per piazzare bidoni, fu il più grosso scandalo bancario degli anni 70. (NdT: Come vedremo in seguito, dei fallimenti IOS, Banco Ambrosiano e BCCI, si occuperà Brian Smouha, un ebreo sefardita allora partner di Touche & Ross - oggi Deloitte & Touche.)
5 - Allora i conti di Cedel erano controllati da Peat, Marwick, Mitchell che oggi sono integrati nel gruppo anglo-olandese KPMG.
6 - L'Istituto Monetario Lussemburghese (IML) - ribattezzato Commissione di sorveglianza del settore finanziario (CSSF) dal 1998 - è un'emanazione del vecchio Commissariato di controllo delle banche creato nel 1945. L'equivalente ibrido e lussemburghese di una identità che riunisce la Commission des opérations de bourse (COB) francese e la Banca di Francia. Cedel non era considerato come una istituzione bancaria, l'IML, di cui gli amministratori fossero scelti da - e tra - la classe politica lussemburghese, non mostrando zelo alcuno a vedersi attribuire dei poteri supplementari oltre a quelli propri.
7 - Dopo la dipartita di Ernest, Cedel verrà messa infine sotto il controllo dell'IML.
8 - Si tratta della Banca Commerciale e della Banca di Roma.
9 - Le banche tedesche in questione erano riunite sotto la sigla AKV (Auslands-Kassenverein). I loro conti non erano precisamente dei conti non pubblicati. Erano noti a tutti ma la posta che veniva inviata a ciascuna di queste banche tedesche era raggruppata su un conto solo, quello dell'azionista AKV (conto numero 11487). I loro conti cominciavano per 40 o 41. Esistono ancora oggi con questi codici...
10 - Questo termine viene utilizzato per indicare il compratore o il venditore in una operazione di banca o di borsa. La controparte di un venditore è un compratore e viceversa. Si parla anche di controparte per indicare la totalità dei componenti del sistema bancario internazionale che sono tutti, tra loro, possibili controparti.
11 - Sinonimo del termine "auditor". Si parla di auditor esterno quando una società di revisione d'imprese viene assunta da un'azienda per verificare la propria contabilità. Si parla di auditor interno quando un alto responsabile di un'azienda ha per missione di controllare la buona tenuta dei libri ed il buon sviluppo, secondo le leggi ed i regolamenti, delle attività dell'azienda.
12 - "Vecchi ragazzi"
13 - Prima di divenire presidente della Peugeot, Jacques Calvet era stato direttore generale e poi presidente della Banca Nazionale di Parigi.
14 - Questo banchiere era, di fatto, il direttore dei titoli mobiliari del Credito Commerciale di Francia. Abbiamo cercato di contattarlo, ma è morto nel luglio 2000. Dalle inchieste sul Banco Ambrosiano, il CCF risulta un centro privilegiato per il Vaticano, in Francia. Questo dettaglio, come vedremo, ha la sua importanza.
15 - Dalle foto scattate prima della morte, si vede che praticava ancora il tiro con l'arco e il footing.
16 - La fiduciaria di René Schmitter è oggi associata della filiale lussemburghese della società di auditing Touche & Ross, liquidatrice dell'Ambrosiano e della BCCI, due banche che troveremo più tardi.
17 - L'informazione ci è stata fornita dai figli di Gérard Soisson. Avevano detto loro che l'espianto delle viscere era necessario per il trasporto in aereo. Dopo alcune verifiche presso dei medici, questa argomentazione appare infondata.
18 - Interviste con Manuela, Carmen, Daniel e Gérard Soisson (figli) il 30 settembre 2000 a Bech-Kleinmacher (Granducato del Lussemburgo).
19 - Si tratta di una compagnia d’assicurazioni lussemburghese, Le Foyer, che possiede una ventina di conti su Cedel di cui alcuni non pubblicati.
20 - Abbiamo scritto a Jean Beck per sapere se confermava o no la versione dei fatti della famiglia Soisson, ma non abbiamo ricevuto risposta.
21 - E' allora che elaborerà con due direttori generali, Philippe Duvieusart e André Coussement, le basi di un sistema di clearing trasfrontaliero.
22 - Il documento, annotato a mano da Soisson, è datato 5 maggio 1983.
22b - NdT: “Il 18 agosto del 1982, le autorità italiane annunciarono che il Banco Ambrosiano di Milano cessava l’attività. Due giorni dopo, una domenica, veniva annunciata la creazione del Nuovo Banco Ambrosiano, costituito da un consorzio di sette banche, tre delle quali pubbliche, e che il giorno dopo avrebbe aperto i battenti ai clienti. I grandi azionisti dell’Ambrosiano avevano risolto così i loro problemi, mentre i 39.000 piccoli cattolici sprovveduti stanno aspettando ancora la risoluzione dei loro. Tra l’eredità che riceveva il direttore del Nuovo Banco Ambrosiano, vi era una valigia di documenti, a carattere più o meno privato, intercorsi tra Roberto Calvi e lo Ior. Il direttore Giovanni Bazoli avrebbe voluto farne qualcosa e in questo senso consultò il Segretario di Stato: ma sia il Vaticano che l’allora ministro della Giustizia Mino Martinazzoli lo diffidarono dall’usarli. Anzi, il Vaticano li pretendeva. Nell’autunno del 1987 li aveva ancora Bazoli”. Da: Marcinkus, L’Avventura delle Finanze vaticane, Rossend Domènech Matilló, Tullio Pironti Editore, Napoli, 1988.
Il 29 marzo 2002, Corrado Passera verrà designato alla carica di Amministratore delegato del gruppo IntesaBci (ex Nuovo Banco Ambrosiano).
23 - La loggia "Propaganda Massonica Due" (comunemente chiamata "Loggia P2") era tra le circa 600 logge del Grande Oriente d'Italia. La perdita del suo stato di loggia segreta, dopo la scoperta della lista dei membri nel 1981, attirerà verso l'Italia l'interesse dei media internazionali. L'analisi di questa lista mostra che le più alte istituzioni dello Stato italiano, così come l'industria, il commercio e le grandi imprese, erano infiltrate dalla P2, essa stessa al centro della rete tra Vaticano, mafie e servizi segreti.
24 - Era uso ogni mese organizzare il consiglio d'amministrazione in un paese differente.
25 - "Un Juge en Italie", Éditions de Fallois, Paris, aprile 2000.
26 - Questa rivelazione del magistrato italiano potrebbe spiegare perché lo IOR non voleva aderire direttamente a Cedel. In effetti, era senza dubbio più lucroso per gli ecclesiastici passare attraverso le banche italiane, alle quali il Vaticano faceva da garante in cambio di una percentuale sostanziosa. Lo IOR aderirà a Cedel dal 1985. Ne è ancora membro oggi.
27 - Ernest entrerà in seguito in contatto con un investigatore di Scotland Yard incaricato dell'inchiesta. Quest'ultimo non ha mai creduto alla tesi del suicidio.
28 - Cfr: Nick Tosches, Power on Earth, USA, 1986
29 - Gladio è il nome di un’organizzazione segreta messa in piedi in seno alla NATO a partire dagli anni 50 per contrastare "la minaccia comunista". (NdT: su internet l’italiano Antonino Arconte, ex ufficiale di Gladio, racconta le sue missioni all’estero: http://www.geocities.com/Pentagon/4031)
30 - Malgrado le richieste ripetute e pressanti dei giudici italiani che indagano su questi affari, Marcinkus non è mai stato interrogato grazie alle coperture della gerarchia papale.
31 - In God's Name, Murder of Pope John Paul I, Bantam, NY, 1983.
32 - La morte improvvisa di Papa Giovanni Paolo I, nel settembre 1978, resta misteriosa. Sua Santità morì nel suo letto dopo appena 33 giorni di pontificato. Non verrà aperta nessuna inchiesta esterna al Vaticano. Tre settimane prima, sempre nelle mura vaticane, un altro ecclesiasta - l'arcivescovo Nicodemo di San Pietroburgo, il patriarca russo ortodosso di 49 anni - era stato trovato morto in strane circostanze. Durante un'udienza privata accordata dal Papa martedì 5 settembre 1978, al decimo giorno del pontificato, Nicodemo dopo aver bevuto una tazza di caffè si era afflosciato sulla poltrona, fulminato. La sua tazza sarebbe stata scambiata con quella del Papa.
33 - Notiamo che nessun consiglio d'amministrazione né alcuna istanza decisionale di Cedel è stata mai aperta a qualsiasi rappresentante del personale. E che il turn-over all'interno del consiglio d'amministrazione era notevole. Gli amministratori, i rappresentanti delle banche, siedono a turno da uno a tre anni, secondo un ritmo che permette difficilmente l'accesso ai piccoli e grandi segreti dell'azienda.
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