L'epicentro dell'attuale crisi finanziaria continua ad essere il sistema bancario Inter-Alpha. La svendita di azioni di Royal Bank of Scotland, Barclays Bank, Lloyds, BNP Paribas, Société Générale e Deutsche Bank, tra le altre, ne ha fatto crollare la capitalizzazione di borsa. Mentre tutte queste banche sono molto esposte negli Stati Uniti, esse sono praticamente escluse dal mercato monetario USA e dipendono per la loro sopravvivenza dagli accordi swap della BCE e la Federal Reserve.
In un discorso pronunciato a New York il 24 agosto, il membro dell'esecutivo della Bundesbank Andreas Dombret ha ammesso quanto sopra, notando che il mercato interbancario europeo si sta paralizzando, ma "se c'è bisogno, la BCE è pronta a mitigare le potenziali strozzature, grazie all'accordo swap stipulato con la Fed".
Di fatto, la cosa va avanti dall'inizio della crisi. Il 22 agosto Bloomberg ha pubblicato documenti ottenuti grazie alla legge per la libertà d'informazione, sulle banche che hanno ricevuto gli 1,2 trilioni di dollari di prestiti Fed nel 2008, e i singoli importi. Si è scoperto che quasi la metà dei primi trenta beneficiari sono banche europee. Tra di essi: Royal Bank of Scotland 84,5 miliardi, UBS 77,2 miliardi e Hypo Real Estate Holding 28,7 miliardi. Per Dexia e SocGen non sono indicate le cifre. Tra le banche USA, Morgan Stanley ha fatto la parte del leone con 107,3 miliardi, seguita da Citigroup con 99,5, Bank of America con 91,4 e Goldman Sachs con 69 miliardi.
Si scopre anche che la recente iniezione di 5 miliardi di dollari in Bank of America da parte di Warren Buffett ha a che fare con la crisi europea. Infatti BofA si trova in una situazione particolarmente critica, perché dopo aver perso il 40% del capitale dall'inizio dell'anno e aver dovuto cancellare parecchi attivi, si trova con capitale insufficiente a sostenere la pesante esposizione in CDS su titoli di stato europei.
In un tentativo più disperato che ragionato, le autorità di borsa di Francia, Italia, Spagna e Belgio hanno deciso di prolungare fino alla fine del mese il divieto di vendite allo scoperto delle azioni di 60 banche. La Francia potrebbe addirittura prolungarlo fino al 12 novembre, mentre in Grecia rimarrà in vigore fino al 7 ottobre.
La banca centrale greca ha discretamente attivato il programma di Assistenza di Liquidità di Emergenza, estendendo liquidità alle banche elleniche in cambio di collaterali talmente scadenti che nemmeno la BCE li accetta. Ciò potrebbe aumentare il debito nazionale di 90 miliardi di euro, l'importo totale che le banche hanno finora ricevuto dalla BCE. Quasi un terzo del PIL.
L'economista Raoul Ruparel, di Open Europe, ha commentato che "l'attivazione del cosiddetto programma ALE sembra essere l'ultima spiaggia per le banche greche e suggerisce che esse stiano pericolosamente rimanendo a corto di collaterale valido.. Questo avvia un altro gigantesco giro di titoli pressoché senza valore che saranno spostati dai bilanci delle banche sulle spalle del contribuente. Combinato agli acquisti di titoli spagnoli e italiani, lo stato patrimoniale dell'eurosistema appare sempre più rischioso".
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