Il rischio derivati per gli stati sovrani
Mario Lettieri* e Paolo Raimondi** , 07 marzo 2010, 20:52
Economia Il grande Totò lo aveva pensato per primo: un contratto di vendita della Fontana di Trevi ad un arricchito petroliere del Texas che in cambio di cash (l'upfront dei derivati moderni) gli garantiva il diritto sine die di imporre una tassa sulle fotografie scattate dai turisti
La crisi greca ci ha infatti svelato che gli stati europei, ma non solo loro, hanno fatto uso dei servizi delle grandi banche internazionali per confezionare dei prodotti derivati ad hoc al fine di coprire i buchi di bilancio o di creare Pil virtuale aggiuntivo per aggiustare i propri libri contabili e superare gli sbarramenti e le regole di partecipazione ai club economici più esclusivi e all'Unione Europea.
La Goldman Sachs, per esempio, aveva ristrutturato parte del debito pubblico greco per la sanità in un derivato da ripagare salatamene ma in un periodo più lungo. Aveva cioè comprato il debito e lo stato greco in cambio aveva acquistato uno strumento finanziario confezionato non come credito ma come operazione monetaria. Il derivato veniva anche posto fuori bilancio. Per pagare, la Grecia ha concesso diritti di riscossione delle tasse aeroportuali o incassi delle lotterie per molti anni a venire.
Speriamo che ciò non abbia scalfito anche l'Italia. Sarebbe però opportuno che l'Agenzia delle Entrate e la Guardia di Finanza controllassero come sono stati strutturati i derivati che grandi comuni come Milano e Roma o regioni come La Campania e la Lombardia hanno sottoscritto con le grandi banche internazionali e nazionali. Tempi lunghi di pagamento sono stati ottenuti in cambio di che? Della privatizzazione di servizi o altro?
Purtroppo la pesante situazione e i rischi non riguardano soltanto la Grecia. Certo essa ha obbligazioni per 300 miliardi di dollari, di cui 235 sono dovuti a istituzioni finanziarie europee, secondo la Banca dei Regolamenti Internazionali di Basilea.
Ma l'Inghilterra per esempio ha un mercato ipotecario che è in uno stato peggiore di quello americano. Ben 470 miliardi di dollari devono trovare acquirenti o coperture di capitale privato in poco più di tre anni pena il collasso del suddetto mercato.
Uno degli effetti della crisi del debito greco, oltre agli attacchi speculativi contro l'euro, è quello di innescare gravi turbolenze sui mercati delle obbligazioni e del credito.
Infatti si sta già registrando un aumento generale del tasso di interesse sui bond pubblici.
Per l'Italia, con un debito pubblico vicino al 120% del Pil, ciò vorrà dire un costo aggiuntivo che andrà a sottrarre risorse agli investimenti e al welfare.
Inoltre si acuisce lo scontro per "accaparrarsi" i compratori di un debito pubblico globale enormemente aumentato.
Si sta già manifestando un effetto di contagio tra le turbolenze dei mercati del debito sovrano e quello dei titoli obbligazionari delle imprese (i corporate bond) la cui contrazione in Europa è stimata per il 2010 intorno ai due terzi.
Mentre si continua a discutere della Grande Riforma che trova forti ed evidenti resistenze dalla finanza più agguerrita e speculativa, riteniamo che due iniziali provvedimenti potrebbero essere attuati in tempi brevi.
Bisognerebbe anzitutto rendere "non convenienti" i derivati Over The Counter (OTC) con regole semplici ma restrittive. Bisogna bloccare l'attuale sistema di questi derivati che è drogato e necessita di un intervento degli Stati per correggerlo, perché il solo mercato si è dimostrato incapace di farlo.
Contemporaneamente c'è l'urgenza di attivare gli investimenti e nuovi strumenti finanziari capaci di accelerare la ripresa produttiva. Noi ribadiamo l'opportunità di un accordo in sede UE per la creazione di "Union Bond", di obbligazioni europee per lo sviluppo, allo scopo di sostenere gli investimenti strategici nelle infrastrutture e nella modernizzazione dei settori energetici e tecnologici. Dovrebbero essere titoli di credito a lungo termine, senza alti profitti a breve, ma con una giusta e certa remunerazione e naturalmente con positivi riverberi di crescita economica e occupazionale.
*sottosegretario all'Economia nel governo Prodi
**economista
"...sarebbe però opportuno che l'Agenzia delle Entrate e la Guardia di Finanza controllassero come sono stati strutturati i derivati..."
RispondiEliminaSarebbe anche opportuno che ambedue -l'Agenzia delle Entrate e la Guardia di Finanza - si dissociassero dal racket del signoraggio...prima che proprio se ne accorgano tutti gli italiani!