Tutto prese l'avvio per caso il 9 novembre 1988. Nel corso di un controllo di routine sull'autostrada Miami-New York la polizia stradale scoprì un carico di cocaina nell'automobile di Giuseppe Cuffaro. L'italoamericano fu arrestato e dopo alcuni mesi di prigione cominciò a collaborare con la FBI. In qualità di teste principale pentito poteva contare su un verdetto più mite. Siciliano di nascita, Cuffaro era emigrato a New York nel 1970 e lì si era legato alla leggendaria famiglia mafiosa Gambino. Nel 1983 si spostò a Miami, dove prese a collaborare, con un altro emigrante siciliano, John Galatolo, e la sua Scirocco Fan Company. Galatolo riceveva grandi quantità di cocaina dal Sudamerica, che immagazzinava provvisoriamente e divideva in porzioni presso la Scirocco. Anche Galatolo era un mafioso, ma non apparteneva alla famiglia Gambino di New York come Cuffaro ma alla famiglia Galatolo di Palermo. I Galatolo operavano in alleanza strategica con il clan dei Madonia. (1) Negli anni seguenti Galatolo e Cuffaro organizzarono un fiorente commercio di cocaina tra la Florida e New York. Cuffaro confessò anche di avere collaborato ad una fornitura di cocaina diretta a Palermo dalla Colombia. La FBI informò di questa confessione i colleghi a Roma e il 20 gennaio 1990 agenti investigativi italiani poterono interrogare nella sua cella Cuffaro tanto ben disposto a parlare.(2) I poliziotti italiani non si pentirono del viaggio. Il connazionale emigrato negli USA rivelò i dettagli di un commercio di 600 kg. di cocaina della mafia siciliana con il cartello delle droghe di Medellin. La procura della repubblica di Palermo iniziò quindi un'istruttoria internazionale col nome in codice "Big John", che appena due anni dopo avrebbe regalato alla Svizzera lo scandalo Fimo. Fornitore di cocaina dei Madonia era il cartello delle droghe di Medellin, rappresentato da Waldino Aponte Romero e Angel Leon Sanchez. Con i due colombiani Galatolo aveva trattato nell'ottobre 1987 ad Aruba (3), isola delle Antille, per il padrino Madonia il prezzo di 21000 dollari al Kg. (in tutto circa 12 milioni di dollari) e le esatte modalità di consegna. La merce doveva essere portata a Castellammare del Golfo presso Palermo (e Trapani n.d.t.) con la nave "Big John" al comando del cileno Allen Nox, detto "Brito", e lì trasbordata su un peschereccio siciliano. Le coordinate esatte del luogo di consegna, le frequenze radio e una foto della "Big John" furono portate a Palermo ai Madonia da Cuffaro. Il trasporto andò liscio come l'olio. Il 9 gennaio 1988 davanti a Castellammare del Golfo 565 Kg. di cocaina poterono essere trasbordati dalla "Big John" al peschereccio già in attesa. Alcuni giorni più tardi Cuffaro, Aponte Romero e Leon Sanchez si incontrarono a Roma. I due Colombiani erano nervosi perchè la rimessa delle prime rate per la cocaina fornita era in ritardo e insistettero per un rapido pagamento. Come tramite indicarono un uomo di nome Giuseppe, al quale il denaro doveva essere consegnato con il contrassegno "Garzon". Come Aponte Romero osservò, questo Giuseppe godeva della fiducia illimitata del suo "chefe" il dott. Garzòn di Medellin, per il quale già da molti anni aveva organizzato transazioni finanziarie internazionali. Cuffaro e Galatolo (4) rintracciarono questo Giuseppe a Milano e gli pagarono il prezzo d'acquisto della cocaina in contanti in banconote italiane.(5) Dell'indirizzo esatto di Giuseppe il Cuffaro pentito non fu più in grado di ricordarsi nella sua confessione. Aveva solo ancora in mente che il suo ufficio era nelle vicinanze del duomo di Milano e decorato che numerose fotografie di cavalli da corsa facevano bella mostra alle pareti.
A Milano cominciò subito la ricerca febbrile del riciclatore di denaro Giuseppe. Il sospetto cadde tra l'altro su Giuseppe Lottusi, agente finanziario con ufficio in Piazza S. Maria Beltrade 1, vicino al Duomo. Lottusi era il consigliere d'amministrazione unico di due società, la Interpart Finanziaria e la Scuderia "Gielle", denominata con le iniziali GL. Il 4 giugno funzionari di polizia italiana mostrarono a Cuffaro nella sua cella di prigione in America una foto di Giuseppe Lottusi, nel quale egli riconobbe immediatamente quel Giuseppe. "L'identificazione di Giuseppe Lottusi" si dirà più tardi nella sentenza " fu la rivelazione decisiva per le indagini" (6). La Criminalpol milanese diretta da Gianni De Gennaro del "servizio centrale operativo" lo sottopose a sorveglianza permanente e al controllo delle linee telefoniche. Dopo più di un anno fu infine arrestato mentre lasciava la sua abitazione la mattina presto del 15 ottobre 1991. Era diretto all'aeroporto milanese di Linate e aveva nel bagaglio un biglietto aereo per Zurigo. Contemporaneamente la polizia perquisì abitazione e ufficio in Piazza S. Maria Beltrade e sequestrò una grande quantità di materiale.
IL RICICLATORE GIUSEPPE
Dalla sorveglianza di Lottusi era emerso che per lo meno una volta la settimana faceva la sua comparsa a Chiasso in Corso S.Gottardo 89 presso la Società Finanziaria Fimo SA, nei cui uffici aveva a disposizione una propria scrivania con linea telefonica. (7) "Di quando in quando portava alla Fimo denaro contante o carte valori"(8) Secondo il vicedirettore della Fimo Enzo Coltamai Lottusi portava sia denaro dall'Italia alla Fimo sia denaro da Chiasso in Italia, all'anno in media da 5 a 6 miliardi di lire, per lo più in tranche da 500 milioni.(9) Oltre che nel traffico di denaro contante Lottusi aveva inserito la Fimo anche nel suo ingegnoso sistema di pagamenti per assegni o accreditamenti oltreconfine. Inoltre egli stesso o le sue società e prestanome gestivano tutta una serie di conti, mediante i quali egli pagava denaro in Svizzera, non appena i suoi clienti gli avevano dato in Italia la somma corrispondente in contanti. La consegna veniva fatta per lo più al suo factotum Bruno Verri nella pasticceria Excelsa in Piazza De Angelis a Milano. Il sistema di compensazione funzionava anche in senso opposto : versamenti sui conti di Lottusi in Ticino, pagamenti in contanti a Milano, detratta la commissione, naturalmente. Tra il giugno 1988 e il novembre 1989 le forniture di denaro si sarebbero raddoppiate fino a più di dieci miliardi di lire. Lottusi l'avrebbe informato in anticipo di volta in volta dell'arrivo di una spedizione da Milano. Le banconote italiane da 50.000 e 100.000 lire in in confezioni di plastica sarebbero state messe ,su indicazione di Lottusi, in sacchi delle Poste e Telegrafi Ticinesi e spedite come raccomandate assicurate alla Trade Development Bank (TDB, Ginevra). Beneficiario : Oficina de Cambio Internacional , contrassegno "Garzòn"(10). Aveva la delega per il conto Giancarlo Formichi Moglia. Tra il 16 giugno 1988 e il 13 febbraio 1990 arrivarono alla TDB complessivamente 11 spedizioni assicurate per un totale di 10 miliardi e 275 milioni di lire con il contrassegno "Ref. Garzòn".(11) Questo affare era considerato allora alla Fimo una faccenda del principale. Il superiore del vicedirettore Coltamai, il vicepresidente della Fimo Lorenzo Aloisio, conoscente di Lottusi da lunghi anni, aveva approvato la transazione. Dopo che Lottusi gli aveva chiesto se fosse in grado di versare 10 miliardi su un conto della TDB Aloisio gli aveva risposto che la cosa era fattibile. Invii fino a 300 miliardi sarebbero stati trasferiti a Ginevra in forma di bonifico, nel caso di importi più alti sarebbe stato spedito materialmente denaro contante come assicurata.(12) Il controllo del telefono di Lottusi aveva rilevato colloqui particolarmente frequenti con Giancarlo Formichi Moglia, titolare del conto "Oficina de Cambio Internacional" presso la TDB a Ginevra.
Formichi Moglia, emigrato negli USA agli inizi degli anni '70, era gestore d'affari della ditta R.C.G. Entreprises in South Hill Street 550 a Los Angeles. Allo stesso indirizzo erano domiciliate altre due società, l'Oficina de Cambio e L'Oficina de cambio Internacional. Tutte e tre le ditte di Formichi Moglia usavano lo stesso numero di registro presso il registro di commercio californiano (P53728870) e gli stessi conti presso la Security Pacific Bank of Los Angeles.(13) Come società madre dell'Oficina de Cambio e l'Oficina de Cambio Internacional firmava una società venezuelana con sede a Caracas,(14) come loro procuratori firmavano Formichi Moglia e la sua segretaria Rose Kirby.(15) Le tre società di Formichi Moglia a Los Angeles erano sorvegliate nell'ambito dell'azione anti-droghe "Polar-Cap" dell' FBI e furono infine smascherate quale veicolo di riciclaggio di denaro per il cartello di Medellin. Giancarlo Formichi Moglia e la sua segretaria Rose Kirby dalla fine del 1987 alla fine del 1988 avevano trasferito da Los Angeles al Venezuela circa 40 milioni di dollari di denaro derivante dal traffico di droga.(16) Dopo l'arresto di Lottusi Formichi Moglia e Kirby se ne andarono in Australia, dove entrambi furono infine arrestati il 13 ottobre 1992 e estradati in Italia.(17)
LOTTUSI CONDANNATO
Quasi due anni dopo l'arresto, Lottusi fu processato a Palermo nel 1993 (insieme con 15 coimputati in parte fuggiti). Fu condannato a 20 anni di prigione, sentenza contro cui il suo avvocato Giorgio Sanseverino fece appello. Lottusi non sarebbe stato un mafioso ma semplicemente un galoppino della mafia che riceveva ordini da Formichi Moglia. L'istanza giudiziaria immediatamente superiore si conformò a questa argomentazione e lo condannò per riciclaggio di denaro ad una pena ridotta a 12 anni.(18) A molti anni di prigione per riciclaggio di denaro furono condannati alla fine del 1994 a Palermo anche Formichi Moglia e la sua segretaria Kirby. Significativo è che la loro difesa aveva sostenuto una versione dei fatti esattamente contraria a quella di Lottusi, e cioè che loro erano solo gli inconsapevoli esecutori delle disposizioni di un Giuseppe Lottusi pienamente informato.
Per i giudici di Palermo era provato che il clan Madonia pagava in contanti al riciclatore Giuseppe Lottusi il prezzo della cocaina, fornita dal cartello di Medellìn. Lottusi versava il denaro via Fimo sul conto di Giancarlo Formichi Moglia, prestanome di Medellìn, presso la Trade Development Bank di Ginevra. (19) Abbiamo con ciò un tipico riciclaggio di denaro in più stadi attraverso due istituti finanziari svizzeri. La Fimo (Chiasso) e la Trade Development Bank (Ginevra), usate come stazioni di riciclaggio, vengono esaminate in maniera più analitica nei due capitoli seguenti.
Note:
1) Francesco Madonia era il capo o capofamiglia della famiglia Resuttana. Dalla fine degli anni '70 fino al suo arresto in seguito all'affare "Big John" fece parte della cosiddetta cupola o commissione interprovinciale, il supremo organo mafioso in Sicilia. I Madonia erano alleati al clan dei Corleonesi, il cui capo Totò Riina era uscito vincitore dalle sanguinose lotte mafiose siciliane dell'inizio degli anni '80. Nel dicembre 1989 fu arrestato a Palermo. (Cfr. Falcone, Giovanni : ‘Cosa Nostra ‘, Parigi 1991)
2) Tribunale Civile e Penale di Palermo: Sentenza contro Aponte Romero,Waldino (Sentenza anno 1993 /N:248 bis/ 93 Sent./B163 /91 Reg.Gen./(+131/92 Reg.Gen.)/N.6981/90 P.M.), 24. 3. 93,p.9. Questo verdetto viene qui di seguito citato come TCPP (+14).
3) L'isola caribica Aruba si trova davanti alla costa del Venezuela. Diversamente dall'isola sorella Curaçao, che vuole restare con l'Olanda, nel 1986 Aruba ha votato per la piena indipendenza dlla ex potenza coloniale a cominciare dal primo gennaio 1996. Aruba gestisce come Curaçao un'importante piazza finanziaria offshore. Numerosi resoconti documentano il massiccio infiltrarsi ad Aruba delle organizzazioni criminali, soprattutto dalla Colombia e dall'Italia.
4) John Galatolo fu arrestato nel febbraio 1990 grazie alla confessione di Giuseppe Cuffaro.
5) TCPP (+14), p.12
6) TCPP (+14), p.102
7) TCPP (+14), p.104
8) Criminalpol Milano : Rapporto 9009001, s.d..,pp.14 segg.
9) Interrogato da procuratori italiani a Lugano il 17 dicembre 1991 Enzo Coltamai ha confermato che Lottusi da ben più di dieci anni intratteneva buoni rapporti con la Fimo e aveva un posto di lavoro con telefono. Era stato presentato dal suo predecessore Ernesto Bongiovanni che aveva lavorato con la Fimo già dall'inizio degli anni '60. Il 5 marzo 1992 Coltamai fu messo a confronto in una prigione milanese con Lottusi, che confermò per intero le sue dichiarazioni; un giorno prima Lottusi aveva confermato anche le dichiarazioni di Cuffaro.
10) TCPP (+14), p.104 segg.
11) TCPP (+14), p.109
12) TCPP (+14), p.109
13) TCPP (+14), p.26
14) Nel loro consiglio di amministrazione erano presenti Nelson Manuel Garcìa Ramirez e Alvaro Velez Trilloz.
15) TCPP (+14),p.109
16) TCPP (+14), p.36
17) Lottusi telefonava spesso anche al fiduciario in pensione Ernesto Bongiovanni a Perugia. Era stato lui a insegnargli il mestiere di consulente finanziario, a introdurlo alla Fimo e a lasciargli dopo il suo pensionamento la clientela abituale (TCPP [+14], p.103). Altri frequenti partner delle conversazioni telefoniche di Lottusi erano Savino Porcelluzzi, Andrea Palombini e i due lussemburghesi Emile Vogt e Marc Neuen. Neuen lavorava per la Filiale des Crèdit Industriel d'Alsace et Lorraine lussemburghese. Vogt faceva parte del consiglio di amministrazione della Compagnie Financière de Gestion e della Banque de Luxembourg. La Compagnie Financière de Gestion era già finita sui giornali un anno prima in relazione alla cosiddetta Duomo Connection milanese. Gaetano Nobile, accusato di traffico di droga, aveva parcheggiato lì il suo denaro. Nel corso dell'istruttoria contro Lottusi emerse marginalmente anche il nome della filiale di Henry Ansbacher & C.ic. a St. Peter Port (Guersney). Il suo agente di collegamento Roberto Pizzuti a St.Peter Port era titolare di numerosi conti presso la locale Filiale della Henry Ansbacher & Cic. (“Eco di Locarno”, 10. 11. 91). Secondo “L' Eco” il partner di Lottusi Pizzuti faceva parte anche del Plaiderie Trust, St.Peter Port (Guersney) . Oltre ad avere collegamenti a Guersney Lottusi aveva fondato 9 società anche in inghilterra, e precisamente Varvelta Ltd., Vecta Glass Company, Gateway Consultant Company, Rexfinch, Maytime Development, Landama, Riteridge, Trindust, Nordstern.
18) Contro la sentenza si appellò da parte sua la Procura della Repubblica. In base alle dichiarazioni del pentito Cuffaro, l'accusa ritiene che Lottusi sia un mafioso. (TCPP [+14], p.114 segg.)
19) Un'ulteriore base d'appoggio di Lottusi in Ticino era la Kreditanstalt svizzera di Lugano che in un comunicato stampa del 31 ottobre 1991 escluse ogni coinvolgimento negli affari di Lottusi e ribadì la sua disponibilità ad una piena collaborazione con la giustizia. La filiale di Lugano del grande mediatore di borsa statunitense Merril Lynch, che era stata pure messa in relazione con Lottusi, aveva fatto sapere il 18 ottobre attraverso l'avvocato Pier Felice Barchi, di aver agito sempre secondo l'uso comune in ambito finanziario. (Nello studio legale di Pier Felice Barchi la del Ponte aveva fatto quasi 20 anni prima i suoi primi passi come avvocatessa). Anche la filiale di Lugano della Ilex Trust Services (Ginevra) fu citata come interlocutrice di Lottusi sulla base di un comunicato di polizia italiano sull' “Eco di Locarno” (10. 11. 91). Già il 18 ottobre 1991 il procuratore di stato Carla del Ponte attestò alla Kreditanstalt (Lugano), a Merill Lynch (Lugano) e alla Ilex Trust Services (Lugano) che poteva essere escluso ogni coinvolgimento di quadri direttivi e consiglieri di amministrazione.
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