domenica 31 maggio 2009

Possibili effetti monetari del terremoto

ITALIA SOCIALE - NOTIZIE 2009

Effetti del Terremoto


Ancor prima del disastroso cataclisma tellurico che nei primi d’aprile 2009 ha devastato una importante zona d’Abruzzo, l’intera economia italiana si trovava già in una preoccupante crisi provocata dall’azione congiunta del crollo della produzione, conseguente a quella dei consumi e dalla contrazione della circolazione monetaria giunta sino alla riduzione della capacità di spesa dei singoli cittadini, causata ed imposta unilateralmente a seguito di proprie colpe, dal privato sistema dell’apparato bancario e monetario, nazionale ed internazionale.
All’affannosa ricerca delle risorse necessarie a mitigare i drammi economici ed esistenziali delle crescenti schiere dei disoccupati ed a quelle necessarie a sostenere le aziende in debito di liquidità, che potrebbero restare ancora attive sul mercato produttivo, vanno ora aggiunte anche le risorse che ineludibilmente debbono essere trovate per fronteggiare gli imprevisti danni subiti dai terremotati e per ripristinare le strutture produttive ed abitative, indispensabili alla ripresa economica e sociale dell’intero comparto abruzzese.
Ovviamente tutte queste incombenze sono perentoriamente pretese ed a carico dall’Esecutivo Politico il quale per il momento, come abbiamo visto, può contare unicamente sulla generosità dei privati sottoscrittori, sull’abnegazione della Protezione Civile, dei Corpi Pubblici dello Stato e sui pochi fondi nazionali e comunitari appositamente accantonati per queste evenienze.
Mentre l’attività di governo si dimostra certa e risoluta nei vari frangenti operativi, ancora una volta appare alquanto indecisa ed impacciata nei rapporti con il privato sistema bancario e monetario, come se pervaso nei loro confronti da una sorte di timore riverenziale.
Infatti per quanto attiene alle private strutture alberghiere della costa abruzzese, queste vengono requisite nella misura necessaria per dare pronto alloggio ai senza-tetto, atteggiamento che contrasta con la deferente lettera di richiesta all’ABI (i banchieri agiscono per cartello) per sollecitare la proroga (sino a fine anno) dei pagamenti in scadenza e delle rate dei mutui dei terremotati.
Analogo atteggiamento, (come se la “cupola” bancaria godesse dello status di extraterritorialità) si era osservato allorquando il Governo aveva incaricato i Prefetti di vigilare nei confronti delle banche e per raccogliere le denuncie degli operatori economici, ormai tutti privi di liquidità, ai quali viene lesinato ed in molti casi negato il credito necessario alla sopravivenza aziendale. Si sono predisposti dettagliatissimi moduli di domanda, distinti per privati e per aziende, da inoltrare ai Prefetti, senza conferire loro nessun apprezzabile potere d’intervento.
I direttorini di sportello possono così continuare a recitare il ruolo di personaggi importanti, come pianificato dalle loro direzioni centrali, senza dover rendere conto nulla a chicchessia. Ulteriore conferma del modus operandi dei banchieri lo si rileva dal loro atteggiamento nei confronti dei terremotati: a chi ha perso tutto offrono apertura di credito da restituirsi in cinque anni con sospensione dei pagamenti per i primi due, che ovviamente si concentrano nei tre successivi. Tranne i pochi spicci abbonati per le commissioni, questi figuri non sanno donare nulla e per loro qualunque occasione è propizia per creare nuovi debiti da amministrare con i quali vessare pubblici e privati. Ci si augura che almeno in questa circostanza i politici non si prestino a fare da palo.
Mai come in questi frangenti risulta per l’Esecutivo, necessario più che opportuno, rompere ogni indugio e procedere all’emissione monetaria parallela e diretta da parte dello Stato, senza essere gravata da debito ed esente d’interessi passivi, con la quale fronteggiare tutte le crisi.
Era già assurdo prima, ma lo è ancor più dopo il terremoto abruzzese, immaginare che Stato e le Pubbliche Amministrazioni, per esigenze economiche debbano emettere i “BOND” per poi doverli scontare, e quindi indebitarsi, verso le varie “cupole” bancarie e monetarie.
In questa situazione sono più che sufficienti i guai economici nazionali provocati dal sistema bancario e quelli sopraggiunti con il disastroso terremoto abruzzese. Non se ne cerchino altri. Risulta colpevole creare spontaneamente nuovo debito pubblico, che provoca nuovi interessi passivi da dover pagare in aggiunta a quelli già gravosissimi in atto, al tasso che volta per volta viene deciso, in piena autonomia come da sempre, dal “cartello bancario e monetario”.
Non abbiamo il diritto e nemmeno la facoltà d’indebitare ulteriormente le generazioni a venire poiché è già assillante per tutti, specialmente per i giovani, l’incertezza che ne deriva per il loro futuro.
Se i titoli di debito emessi dalle Pubbliche Amministrazioni sono giudicati accettabili al punto da essere scontati dai privati e prudentissimi banchieri, lo debbono essere per l’intero mercato anche i titoli monetari emessi direttamente dallo Stato in nome e per conto dei propri cittadini.
Tutto ciò risulta conforme alle raccomandazioni di Irving Fischer della famosa scuola di Chigago sin dal 1933, alla centennale esperienza in tal senso dello Stato italiano ed alle ininvalidate affermazioni dell’abruzzese Giacinto Auriti, ma soprattutto e ciò che più conta oggi, del comune buonsenso.
Cerchiamo di non lasciare ai nostri figli un mondo peggiore di quello che abbiamo trovato.
Se l’ultima sciagura che ha investito il territorio aquilano avrà la capacità di scioccare e di costringere a riflettere seriamente su tutto ciò, sino a raggiungere la soluzione corretta, il sacrificio e le sofferenze di tanti terremotati abruzzesi non sarà risultato inutile e tanto meno vano.

Savino Frigiola

18/04/2009

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