L'USURA NEL MEDIOEVO
Premessa
Se accettiamo l'idea che il capitalismo commerciale sia nato prima di quello industriale, stando bene attenti a non confondere le due formazioni economiche, allora dovremmo anche accettare l'idea che il cattolicesimo-romano dell'epoca basso medievale ha contribuito enormemente, nonostante in genere appaia il contrario, allo sviluppo della prima forma di capitalismo.
Infatti l'Italia cattolica della seconda parte del feudalesimo, quella che va dal Mille alla scoperta europea dell'America, fu caratterizzata, al pari delle Fiandre, da una fiorente attività commerciale, invidiata da tutta Europa, un'Europa che sarebbe diventata "protestante" solo molti secoli dopo.
Se le cose stanno così è forse riduttivo sostenere che l'etica economica medievale, qui gestita dalla sola chiesa romana nella parte occidentale dell'Europa, fu di tipo "concessivo", nel senso che tendeva progressivamente ad adeguarsi alle spinte borghesi che emergevano "ad extra" del proprio perimetro d'azione, delle proprie concezioni e dei propri stili di vita.
In realtà l'etica economica basso medievale fu anche il risultato di determinate posizioni politiche e ideologiche che la chiesa romana assunse "ab intra", posizioni orientate verso la rottura dei tradizionali legami comunitari (ereditati dal mezzo millennio dell'alto Medioevo), verso l'affermazione di un temporalismo teocratico e, all'interno di questo, verso la supremazia autoritaria, sempre più monarchica, del pontefice su ogni altra istanza ecclesiale.
Lo sviluppo dei rapporti mercantili-monetari, chiaramente di tipo borghese, in cui il denaro diventava equivalente universale di tutti gli scambi, fu conseguenza indiretta di un mutamento di mentalità e quindi di posizione politica che avvenne all'interno della chiesa di Roma a partire sostanzialmente dalla costituzione del Sacro Romano Impero e proseguita sino alla nascita dei Comuni, alla riforma gregoriana e alla lotta per le investiture, all'inizio delle crociate nel Vicino Oriente e nei paesi Baltici, alla riscoperta accademica dell'aristotelismo e allo sviluppo della scolastica, all'eliminazione del dissenso ereticale dei movimenti pauperistici e alla rottura definitiva nei confronti della tradizione greco-ortodossa e bizantina.
Se questa tesi è vera, la storia del basso Medioevo va in parte riscritta, poiché stando ai documenti ufficiali dell'epoca e in genere alle tesi principali dei maggiori medievisti, la chiesa romana non appare come un fattore propulsivo del mercantilismo, ma semmai come un freno. Ed indubbiamente è stato così nella maggior parte dei paesi euroccidentali di quel periodo storico. Non tuttavia in Italia. Non a caso qui i grandi traffici commerciali fanno nascere quelle grandi rivoluzioni culturali che passano sotto il nome di realismo giottesco, di umanesimo nel pensiero e di rinascimento nelle arti.
Le Goff, Capitani ecc. sostengono che il mercantilismo, nato al di fuori delle tradizionali abitudini e competenze della chiesa romana, fu inizialmente tollerato in quanto non ritenuto particolarmente pericoloso per i criteri di vita della società feudale, tanto che l'etica economica medievale si configura come un'etica "concessiva", disposta ad adeguarsi in maniera relativa al mutamento delle circostanze. Solo che ad un certo punto la situazione assunse degli sviluppi che sfuggirono al controllo della chiesa, e in questa incapacità politica delle gerarchie i medievisti laici vedono in genere un fattore di progresso per lo sviluppo dell'Europa, in particolare per quelle classi sociali che la stavano portando al di fuori dei cosiddetti "secoli bui".
Qui sarebbe bene fare una puntualizzazione di metodo storiografico. Ci rendiamo conto che sarebbe ingenuo pensare di poter trovare un riscontro esplicito alla tesi che vogliamo sostenere nei documenti ufficiali dell'epoca, non foss'altro che per una ragione: le fonti storiche, specie quelle scritte, spesso servono non per svelare ma per nascondere la realtà.
Fa specie, in tal senso, vedere come Le Goff definisca il secolo XIII con l'espressione "secolo della giustizia", solo perché i canonisti avevano equiparato "il furto usurario" a un "peccato contro la giustizia". Ormai dovrebbe essere ritenuta pacifica la tesi secondo cui un periodo storico non può essere interpretato sulla base della concezione che esso ha di se stesso (e questo ovviamente vale anche per una persona o per una classe sociale).
Il passato non è più comprensibile del presente solo perché è "passato". Esistono sempre margini tali di ambiguità che nessuna fonte storica è in grado di colmare. Pensare di poter ricostruire delle vicende passate sulla base delle fonti storiche prodotte nello stesso periodo in cui sono avvenute quelle vicende, è pura illusione. Peraltro nel Medioevo i falsi elaborati dal clero, regolare e secolare (l'unico ceto in grado di poterlo fare), non sono pochi, per cui le fonti scritte meno di altre possono servire per ricostruire quelle vicende storiche e comprendere le motivazioni che ne hanno determinato lo svolgersi.
Lo stesso vale per il presente. Infatti, anche se è vero che la lettura e la scrittura riguardano la stragrande maggioranza delle persone (almeno nei paesi industrializzati), è però anche vero che nelle civiltà antagonistiche le opinioni dominanti sono soltanto quelle espresse dai poteri dominanti, politici ed economici, che tutelano interessi di una ristretta minoranza di persone.
Se fra mille anni gli storici che vorranno comprendere la realtà dell'attuale Terzo Mondo, si baseranno unicamente sulle fonti reperite nei paesi capitalisti, di quella realtà non capiranno assolutamente nulla, e non capiranno nulla neppure se useranno le fonti di quei potentati che in questo momento sono presenti nello stesso Terzo Mondo.
L'usura e l'etica economica medievale
Prima di procedere nella disamina dell'argomento in oggetto, è bene precisare che qui si ha intenzione di rispondere a quattro precise domande.
Nel Medioevo:
- qual era l'atteggiamento che la chiesa aveva nei confronti dell'usura?
- l'usura quando è diventata un grave problema?
- quando si è cominciato a giustificarla?
- l'usura ha davvero favorito la nascita del capitalismo?
Concluderemo poi la trattazione con delle considerazioni finali.
[continua]
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