lunedì 28 giugno 2010

La spirale del debito estero

Un nodo della dipendenza: la spirale del debito estero.
Italia in vendita.

Dimezzare i deficit pubblici entro il 2013: così a Toronto il G20 (forum dei ministri delle finanze e dei governatori delle banche centrali, con dentro i 19 paesi più industrializzati, del G8 in primis, con l'Unione europea). La data –2013– è buttata là tanto per indicarne una, comunque irrealistica, certamente per la gran parte degli Stati europei, essendo i meccanismi monetari dell'euro ed i correlati parametri e direttive fatti apposta per generare strutturalmente dipendenza, anche debito quindi, e per vincolare, attraverso la spirale usuraia, a chi questo debito in ultima istanza controlla. Quella data serve solo per illudere che sia di breve durata la mannaia che continuerà ad abbattersi sui popoli e sulle rispettive classi subalterne, in termini di ulteriori "sacrifici", di riduzione delle spese sociali, di più tasse (dirette ed indirette) per destinazioni finali che rispondono ad interessi tutt'altro che nazionali, tutt'altro che collettivi. A Toronto, in altri termini, è stata ribadita la linea euroatlantica dell'asse FMI (Fondo Monetario Internazionale) – BCE (Banca Centrale Europea). Ad aleggiare, anche qui, la prospettiva di "finire come in Grecia", quale monito cui inchiodare rassegnate cittadinanze e classi da mungere.

A fronte di tutto ciò, il governo Berlusconi si allinea agli altri governi in Europa che aumentano gli investimenti per le spese di guerra dell'alleato/padrone USA, ora concentrate soprattutto in Afghanistan, e che, ultimo ma non ultimo, devono sostenere quel colossale prestito "europeo" formalmente "alla Grecia", in realtà destinato al pagamento delle spettanze per quelle banche d'affari USA, all'origine della crisi finanziaria di quel paese. In scia degli interessi USA, cui principalmente interessa la prospettiva di accelerare la centralizzazione delle politiche economiche e di bilancio degli Stati dell'Unione Europea a beneficio delle atlantiche Commissione Europea e Banca Centrale Europea per meglio controllare e direzionare le spinte di Stati ed economie potenzialmente concorrenti, ovviamente ci saranno spoglie appannaggio di grandi gruppi imprenditoriali e finanziari dei paesi satelliti. La City di Londra ha ad esempio accolto favorevolmente l’idea della vendita di alcune isole e dell'affitto di altre per lunghi periodi di tempo che l'amministrazione greca intende mettere in atto per ripianare gli enormi debiti che ha contratto negli ultimi mesi con Unione Europea e Fondo Monetario Internazionale per evitare il collasso economico.

Non è quindi anomalo che gli echi di Toronto si facciano sentire anche in Italia. In base al federalismo demaniale, gli enti locali (innanzitutto i Comuni, ma anche Province e Regioni) potranno richiedere ed ottenere, a titolo gratuito, una serie di beni anche da mettere in vendita. Il Demanio ne ha indicati provvisoriamente circa 19mila, da parti delle Dolomiti all'intera isola di S. Stefano, sino al mercato di Porta Portese e all'intero Idroscalo a Roma, da San Pietro in Vincoli alla facoltà di Ingegneria della Sapienza, al faro di Mattinata sul Gargano, passando per ex aeroporti, palazzi storici, immobili vari, cinema, parchi, acquedotti come quello di Castellammare di Stabia, in provincia di Napoli, eccetera. Il Demanio assicura per fine luglio l'elenco ufficiale e aggiornato dei beni. Tutto, comunque, a condizione che il guadagno sia usato per l'abbattimento del debito pubblico. Un debito pubblico di cui la quasi totalità degli italiani ignora (non è informata) di cause e dinamiche che l'alimentano, e che cresce pressoché constantemente, nonostante le idrovore (tasse e balzelli diretti ed indiretti, aumento dei costi dei servizi, riduzioni di spesa sociale, ecc.) che centrodestra e centrosinistra in drammatica e servile continuità reiterano dissipando risorse, peggiorando le condizioni di vita del popolo italiano, acuendo la sudditanza atlantica di questo paese.

Indipendenza
28 giugno 2010

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