Perché il sistema bancario è già crollato
L'ignoranza delle argomentazioni giuridiche
I teorici della riserva frazionaria bancaria tendono ad escludere le considerazioni giuridiche dalle loro analisi. Essi non riescono a vedere che lo studio delle questioni bancarie deve essere soprattutto multidisciplinare ed inoltre sottovalutano la stretta connessione teorica e pratica tra gli aspetti giuridici ed economici di tutti i processi sociali. In questo modo, i teorici del "free-banking" perdono di vista il fatto che la riserva frazionaria bancaria comporta una impossibilità logica da un punto di vista giuridico. Infatti, ogni prestito bancario concesso a fronte di fondi presenti in depositi a vista, risulta in una duplice disponibilità della stessa quantità di denaro: la stessa identica quantità di denaro diventa accessibile sia al depositante originale che per il mutuatario che riceve il prestito. Ovviamente, la stessa sostanza non può essere a disposizione di due persone contemporaneamente: il concedere la disponibilità di qualcosa per una seconda persona, mentre rimane ancora disponibile per la prima, è un atto fraudolento. [1]
Tale atto costituisce chiaramente un atto di appropriazione indebita e di frode, reati commessi già durante le prime fasi dello sviluppo del moderno sistema bancario. Una volta che i banchieri hanno ottenuto, attraverso i governi, il privilegio di operare con una riserva frazionaria, dal punto di vista del diritto positivo questo metodo bancario ha cessato di essere un crimine. Quando i cittadini agiscono in un sistema sostenuto dalla legge in questo modo, si deve escludere la possibilità di agire penalmente contro la frode. Tuttavia, questo privilegio non veste il contratto bancario di deposito monetario di una adeguata natura giuridica. Piuttosto, è vero il contrario. Nella maggior parte dei casi questo contratto è nullo, a causa di una discrepanza in merito al suo oggetto: i depositanti vedono l'operazione come un deposito, mentre i banchieri lo vedono come un prestito. Secondo i principi generali del diritto, ogni volta che le parti coinvolte in una transazione hanno convinzioni conflittuali circa la natura del contratto stipulato, il contratto è nullo (error in negotio). Inoltre, anche se i depositanti e i funzionari di banca avessero convenuto che la loro operazione riveste la caratteristica un prestito, la natura giuridica del contratto bancario di deposito monetario non sarebbe più quella appropriata. Da un punto di vista economico, è cosa nota che è teoricamente impossibile per le banche di restituire, in ogni circostanza, i depositi a loro affidati oltre l'importo della riserva di cui esse stesse dispongono. Inoltre, questa impossibilità è aggravata nella misura in cui la stessa pratica bancaria corrente della riserva frazionaria tende a provocare crisi e recessioni economiche che, ripetutamente, mettono a repentaglio la solvibilità delle banche. Secondo i principi generali del diritto, i contratti impossibili da adempiere nella realtà sono anche nulli e senza effetto. Ogni contratto assurdo, e cioè che non può portare alcun effetto sperato alla parte che lo ha concluso, perché il suo oggetto non è materialmente o giuridicamente raggiungibile, si definisce, in diritto, “contratto impossibile”. Esempi di contratto impossibile sono “ti vendo un appezzamento di terreno su Marte o un bene demaniale”, “ti affitto un’onda dell’oceano”, “ti pago se mi fai parlare con Napoleone” etc. Un ulteriore esempio di contratto impossibile è quello che pretende un pagamento di un premio assicurativo a fronte di una copertura del tutto inesistente. Non posso, in pratica, vendere una polizza che non ti copre. Sarebbe come farti pagar 200 € all’anno per il risarcimento del danno da incidente stradale su Marte. Sarebbe una truffa e nessuna legge può avvalorare una pratica truffaldina. Tali contratti impossibili non possono nemmeno essere considerati tali dal diritto: essi sono affetti da radicale nullità ed obbligano alla immediata restituzione del prezzo. Solamente un obbligo di riserva al 100%, che potrebbe garantire la restituzione di tutti i depositi in ogni momento, o il sostegno di una banca centrale, che potrebbe fornire tutta la liquidità necessaria in tempi di difficoltà, potrebbero rendere possibili e validi tali contratti di "prestito" (con un accordo per la restituzione del valore nominale in qualsiasi momento). L'argomento che i contratti bancari di deposito monetario sono impossibili da onorare solo periodicamente ed in casi estremi, non può riscattare la natura giuridica del contratto, poiché la pratica bancaria della riserva frazionaria costituisce una violazione dell'ordine pubblico e danneggia i terzi. In realtà, poiché la pratica bancaria della riserva frazionaria espande i prestiti bancari senza il sostegno di un risparmio reale, essa distorce la struttura della produzione in quanto porta i destinatari del prestito, gli imprenditori ingannati dalla maggiore flessibilità delle condizioni di credito, a fare investimenti non produttivi. Con l'avvento, a questo punto, dell'inevitabile crisi economica, gli imprenditori sono costretti a bloccare e liquidare questi progetti di investimento. Ne risultano elevati costi economici, sociali e personali, che dovranno essere sostenuti non solo da imprenditori "colpevoli" di presunti errori, ma anche da tutti gli altri agenti economici coinvolti nel processo della produzione (i lavoratori, i fornitori, etc.). Pertanto non si può sostenere che, come fanno il White, il Selgin ed altri, in una società libera le banche ed i loro clienti debbano essere liberi di fare gli accordi contrattuali che essi ritengono più appropriati. [2] Perché, anche se fosse trovato un accordo soddisfacente per entrambe le parti, esso non è valido se rappresenta un abuso del diritto e se danneggia terze parti, disturbando, quindi, l'ordine pubblico. Questo varrebbe per i depositi bancari monetari che si svolgono in un sistema di riserva frazionaria ed in cui, contrariamente alla norma, entrambe le parti fossero pienamente consapevoli della vera natura giuridica e delle implicazioni di tale accordo. Hans-Hermann Hoppe [3] spiega che questo tipo di contratto è dannoso per i terzi in almeno tre modi diversi. In primo luogo, l'espansione del credito aumenta la quantità di moneta e, di conseguenza, diminuisce il potere d'acquisto delle unità monetarie detenute da tutti gli altri con saldi in contanti: delle persone, cioè, le cui unità monetarie perdono in potere d'acquisto in relazione al valore che avrebbero avuto in assenza dell'espansione del credito. In secondo luogo, i depositanti, in generale, sono lesi, poiché il processo di espansione del credito riduce la probabilità che, in assenza di una banca centrale, essi siano in grado di recuperare tutte le unità monetarie originariamente depositate; se invece esiste una banca centrale, i depositanti vengono lo stesso ingannati in quanto, anche se è garantito il rimborso dei loro depositi, in qualsiasi momento, nessuno può garantire loro che saranno rimborsati in unità monetarie con potere d'acquisto identico (non diminuito) rispetto all'originale. In terzo luogo, vengono lesi tutti gli altri mutuatari e tutti gli agenti economici in quanto la creazione di credito fiduciario e la sua iniezione nel sistema economico, mette a repentaglio l'intero sistema del credito e distorce la struttura della produzione. Aumenta così il rischio che gli imprenditori avviino progetti che non andranno a buon fine, nel processo del loro completamento, causando indicibili sofferenze umane quando l'espansione del credito rientrerà nella fase della recessione economica (quando, cioè, verrà richiesto di "rientrare" in massa dalle esposizioni creditizie).[4] In un sistema bancario libero, quando il potere d'acquisto del denaro declina in relazione al valore che la moneta avrebbe, se il credito non fosse stato esteso in un ambiente di riserva frazionaria, i partecipanti (i depositanti e, soprattutto, i banchieri) agiscono a danno di terzi. La definizione stessa della moneta, quale mezzo di scambio universale della società, rivela che qualsiasi sua manipolazione eserciterà effetti negativi su quasi tutti i terzi partecipanti in tutto il sistema economico (tutti fuorché i manipolatori stessi, finché la gente non prende consapevolezza, non si accorge chi sono e non reagisce...). Pertanto, non importa se i depositanti, i banchieri, ed i mutuatari, raggiungono o non raggiungono volontariamente degli accordi specifici, se, attraverso la riserva frazionaria bancaria, tali accordi influenzano il denaro e procurano un danno generale al pubblico (ai terzi). Tale danno rende il contratto nullo e vuoto, a causa del suo effetto sull'ordine pubblico. [5] Economicamente parlando, gli effetti qualitativi dell'espansione del credito sono identici a quelli del reato di falsificazione delle banconote e delle monete, reati previsti, per esempio, dagli articoli 453 e seguenti del codice penale italiano.[6] Entrambi gli atti comportano la creazione di denaro, la redistribuzione del reddito a favore di alcuni cittadini ed a scapito di tutti gli altri, e la distorsione della struttura produttiva. Tuttavia, da un punto di vista quantitativo, solo l'espansione del credito può aumentare la quantità di moneta ad un ritmo abbastanza veloce e su una scala grande abbastanza per nutrire una crescita artificiale e provocare una recessione. Nel confronto all'espansione del credito in un sistema bancario a riserva frazionaria e la manipolazione di fondi da parte dei governi e delle banche centrali, il reato di falsificazione di monete è un gioco da ragazzi, con conseguenze sociali praticamente impercettibili. Le suddette considerazioni giuridiche non hanno mancato di influenzare il White, il Selgin, ed altri moderni teorici della libera pratica bancaria: essi hanno proposto, come ultima linea di difesa per garantire la stabilità del loro sistema, che le "libere" banche stabiliscano una clausola di "salvaguardia" sulle loro banconote e sui depositi a vista, una clausola per informare i clienti che la banca può decidere in qualsiasi momento di sospendere o di rinviare la restituzione dei depositi od il pagamento di banconote in contanti.[7] Chiaramente l'introduzione di questa clausola significherebbe eliminare dai corrispondenti strumenti una caratteristica importante del denaro: una liquidità perfetta, vale a dire, immediata, completa e non condizionata. Così non solo i depositanti verrebbero costretti a diventare finanziatori forzati secondo la volontà del banchiere, ma il deposito diventerebbe un tipo di contratto aleatorio, o d'azzardo, in cui la possibilità concreta di ritirare il denaro depositato dipenderebbe dalle circostanze particolari di ogni momento. Può non esserci obiezione alcuna alla decisione volontaria di alcune parti di stipulare un tale contratto aleatorio atipico come quello di cui sopra. However, even if a “safeguard” clause were introduced and participants (bankers and their customers) Tuttavia, anche se venisse introdotta una clausola di "salvaguardia" ed i partecipanti (i banchieri ed i loro clienti) ne fossero perfettamente consapevoli, nella misura in cui queste persone e tutti gli altri agenti economici soggettivamente considerassero i depositi a vista e le banconote come perfetti sostituti monetari, la clausola in questione sarebbe solamente capace di prevenire l'immediata sospensione dei pagamenti o il fallimento delle banche nel caso di una corsa agli sportelli. Ma non sarebbe sufficiente ad impedire il ripetersi di tutti i processi di espansione, crisi e recessione che sono tipici del settore bancario in un sistema di riserva frazionaria e che danneggiano gravemente i terzi e perturbano l'ordine pubblico. (Non importa quali "clausole opzionali" siano incluse nei contratti, se il grande pubblico considera i suddetti strumenti quali perfetti sostituti denaro, liquidi ed esigibili.) Quindi, al massimo, le clausole opzionali possono proteggere le banche, ma non la società nel suo insieme, né il sistema economico, dalle successive fasi di espansione del credito, crescita e recessione. Pertanto, l'ultima linea di difesa del White e del Selgin, non abolisce in nessun modo il fatto che la riserva frazionaria bancaria infligga danni gravi e sistematici a terzi e che sconvolga l'ordine pubblico.[8]
Note:
1 In: Hoppe, “How is Fiat Money Possible?—or, The Devolution of Money and Credit”, p. 67.
2 Si veda, ad esempio, White, "Competition and Currency" (New York: New York University Press, 1989), pp. 55–56, e Selgin, “Short-Changed in Chile”, p. 5.
3 In: Hoppe, “How is Fiat Money Possible?—or, The Devolution of Money and Credit”, pp. 70-71.
4 Il carattere multidisciplinare inerente all'analisi critica del sistema bancario a riserva frazionaria e la conseguente importanza di entrambe le considerazioni giuridiche ed economiche in questa analisi, non rappresenta solo il punto focale di questo testo; Walter Block li mette anche in evidenza nel suo articolo, “Fractional Reserve Banking: An Interdisciplinary Perspective”, pubblicato come capitolo 3 di "Man, Economy, and Liberty: Essays in Honor of Murray N. Rothbard", Walter Block e Llewellyn H. Rockwell, Jr., (Auburn, Ala: Ludwig von Mises Institute, 1988), pp. 24–32.
Block ricorda il fatto curioso che nessun teorico della moderna Scuola del Free-Banking a Riserva Frazionaria abbia elaborato una tesi critica e sistematica contro la proposta di un sistema bancario con l'obbligo di riserva al cento per cento. In realtà, fatta eccezione per un paio di osservazioni dell'Horwitz, i teorici della pratica neo-bancaria non hanno nemmeno tentato di dimostrare che in un sistema bancario con il requisito della riserva al cento per cento non si riesca a garantire "l'equilibrio monetario" ed un'assenza dei cicli economici. Vedi Horwitz, “Keynes' Special Theory,” pp. 431-32, nota 18.
5 La nostra posizione su questo punto è ancora più radicale di quella che prende Alberto Benegas Lynch nel suo libro "Poder y razón razonable" (Buenos Aires e Barcellona: Libreria "El Ateneo" Editoriale, 1992), pp. 313–14.
6 Art. 453 - Falsificazione di monete, spendita e introduzione nello Stato, previo concerto, di monete falsificate -
e` punito con la reclusione da tre a dodici anni e con la multa da euro 516 a euro 3.098 ; 1) chiunque contraffa` monete nazionali o straniere, aventi corso legale nello Stato o fuori; 2) chiunque altera in qualsiasi modo monete genuine, col dare ad esse l`apparenza di un valore superiore; 3) chiunque, non essendo concorso nella contraffazione o nell`alterazione, ma di concerto con chi l`ha eseguita ovvero con un intermediario, introduce nel territorio dello Stato o detiene o spende o mette altrimenti in circolazione monete contraffatte o alterate; 4) chiunque, al fine di metterle in circolazione, acquista o comunque riceve da chi le ha falsificate, ovvero da un intermediario, monete contraffatte o alterate.
Art. 454 - Alterazione di monete -
Chiunque altera monete della qualita` indicata nell`articolo precedente, scemandone in qualsiasi modo il valore, ovvero, rispetto alle monete in tal modo alterate, commette alcuno dei fatti indicati nei numeri 3 e 4 del detto articolo, e` punito con la reclusione da uno a cinque anni e con la multa da euro 103 a euro 516.
Art. 455 - Spendita e introduzione nello Stato, senza concerto, di monete falsificate -
Chiunque, fuori dei casi preveduti dai due articoli precedenti, introduce nel territorio dello Stato, acquista o detiene monete contraffatte o alterate, al fine di metterle in circolazione, ovvero le spende o le mette altrimenti in circolazione, soggiace alle pene stabilite nei detti articoli ridotte da un terzo alla meta`.
È importante notare che l'espansione del credito, come la falsificazione di denaro, infligge danni particolarmente diffusi nella società e, pertanto, sarebbe estremamente difficile, se non impossibile, lottare contro questo crimine sulla base della dimostrazione, da parte di ogni persona lesa, del danno subito. Il reato di produzione di moneta falsa è definito nei termini dell'autore dell'atto, e non nei termini degli specifici danni personali causati da tale atto.
7 Tali "clausole opzionali" sono state in vigore per le banche scozzesi dal 1765 al 1730 che si riservavano il diritto di sospendere temporaneamente il pagamento in specie delle banconote che le banche stesse avevano emesso. Così, in riferimento alle corse agli sportelli, il Selgin dichiara: Le banche, in un sistema bancario libero, potrebbero tuttavia evitare un simile destino mediante l'emissione di passività contrattualmente soggette ad una 'limitazione' dei pagamenti in base monetaria. Limitando i pagamenti, le banche possono isolare le monete a magazzino ed altre grandezze nominali dagli effetti correlati al panico. (Selgin, "Free Banking and Monetary Control", p. 1455)
Il fatto che il Selgin consideri il ricorso a tali clausole, per evitare la corsa agli sportelli, è tanto significativo, in termini di "solvibilità" della propria teoria, quanto è sorprendente, da un punto di vista giuridico, che sia fatto un tentativo di basarsi su un sistema di espropriazione, anche se parziale e temporaneo, dei diritti di proprietà dei depositanti e dei titolari di banconote che, in caso di crisi, potrebbero essere trasformati in finanziatori forzati e non sarebbero più considerati come dei veri depositanti e dei titolari di unità monetarie o, più specificamente, di perfetti sostituti del denaro.
Ricordiamoci di un commento dello stesso Adam Smith:
Gli amministratori di alcune di queste banche [scozzesi] talvolta hanno approfittato di questa clausola facoltativa e talvolta minacciavano quanti chiedevano oro e argento in cambio di un numero considerevole di loro banconote, che essi ne avrebbero tratto un profitto, a meno che tali richiedenti si fossero accontentati solo di parte di quanto richiedevano. (Smith, An Inquiry into the Nature and Causes of the Wealth of Nations, libro II, cap. 2, pp. 394-95)
Sulle clausole opzionali, vedere Parth Shah J., "The Option Clause in Free Banking Theory and History: A Reappraisal", un manoscritto presentato alla 2a Conferenza degli studiosi austriaci (Auburn, Ala: Ludwig von Mises Institute, 4-5 aprile, 1997), poi stampato nella Review of Austrian Economics 10, n. 2 (1997): 1–25.
8 E 'interessante notare che molti teorici del sistema bancario libero, non riescono a vedere che il sistema bancario a riserva frazionaria è illegittimo dal punto di vista dei principi generali del diritto e che, invece di proporre l'eliminazione della riserva frazionaria bancaria, suggeriscono che il sistema bancario debba essere completamente privatizzato e che la banca centrale sia eliminata. Questa misura tenderebbe certamente a controllare l'abuso praticamente illimitato che le autorità hanno commesso nel settore finanziario, ma non sarebbe sufficiente ad impedire la possibilità di abusi (su scala ridotta) nella sfera privata. Questa situazione assomiglia a quella che si verrebbe a creare se ai governi fosse permesso di adoprarsi sistematicamente in omicidi, rapine, o in qualsiasi altro reato. Il danno per la società sarebbe enorme, dato l'enorme potere e la natura monopolistica dello Stato. La privatizzazione di questi atti criminali (una fine alla perpetrazione sistematica da parte dei governi) sarebbe senza dubbio tendente a "migliorare" considerevolmente la situazione, dal momento che il grande potere criminale dello Stato scomparirebbe ed agli operatori economici privati verrebbe consentito di sviluppare, spontaneamente, dei metodi per difendersi e prevenire tali crimini. Tuttavia, la privatizzazione dell'attività criminale non è una soluzione definitiva ai problemi che pone la criminalità. Possiamo solamente risolvere completamente questi problemi attraverso la lotta alla criminalità, con tutti i mezzi possibili, anche quando gli autori sono dei privati.
Così possiamo concludere con Murray N. Rothbard che, in un sistema economico ideale di libero mercato:
I banchieri della riserva frazionaria non devono essere trattati come dei semplici imprenditori che hanno fatto delle scelte imprenditoriali infelici, ma come dei contraffattori e dei responsabili di appropriazione indebita che devono essere repressi dalla piena maestà della legge. Debbono essere obbligati a rimborsare tutte le vittime e a subire delle pene carcerarie sostanziali sì da servire come deterrente, così come lo è l'essere puniti per questa attività criminale.
(Murray N. Rothbard, “The Present State of Austrian Economics”, Journal des Economistes et des Etudes Humaines 6, n. 1 [marzo 1995]: 80–81; ristampato in Rothbard, "The Logic of Action I" [Cheltenham, UK: Edward Elgar, 1997], p. 165)
Elaborato da: Jesus Huerta de Soto, Money, Bank Credit, and Economic Cycles - Auburn: Mises Institute, 2006
Tratto dal capitolo: La responsabilità della magistratura (i reati, gli orrori contabili), nel libro di prossima uscita MONETA NOSTRA, di Marco Saba
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