martedì 12 maggio 2009

In Ticino si fa strada il microcredito

Il denaro
Un gruppo di imprenditori-volontari aiuta chi non riesce a ottenere crediti dalle banche
Sulla piazza finanziaria si fa strada il microcredito
Mauro Spignesi
Caffé.ch

Si è rosicchiata un suo spazio segnando un contrasto evidente, visto che lo ha fatto nella patria dove si gestiscono i patrimoni di mezzo mondo. Perché ci vuole coraggio a parlare di finanza etica quando come vicini di casa ti ritrovi colossi bancari con la cassaforte che trabocca. Eppure in Ticino il microcredito, l’idea del Nobel Muhammad Yunus, ha trovato una sua dimensione e ha rapidamente mandato avanti 120 domande di finanziamento. Piccole, minuscole cifre rispetto alle quotidiane richieste delle ditte ticinesi. “Lì si parla di migliaia di franchi, da noi si offre molto meno”, spiega Maurizio Botti, presidente dell’Associazione microcredito della Svizzera italiana. Botti è un imprenditore (settore mercato immobiliare internazionale) e due giorni alla settimana, insieme a un gruppo di amici, tutti professionisti della piazza finanziaria ticinese, fa il volontario in un ufficio di via Nassa. “Succede così: chi ha bisogno ci presenta una domanda. Noi non possediamo un nostro fondo per finanziarlo ma ci affidiamo a enti pubblici o privati. Loro offrono una garanzia bancaria irrevocabile per un minimo di cinque anni a favore del neo imprenditore che gode d’una sorta d’anonimato”. Si procede dunque con il principio di “mutuo soccorso”, che è poi l’ossatura del sistema lanciato dall’economista Yunus, il banchiere dei poveri (prestò 27 dollari a una cestinaia che in poche settimane fece decollare la sua azienda). Chi non riesce a ottenere un prestito “ufficiale” perché non ha beni, non può offrire garanzie solide, ora ha l’alternativa del microcredito. “Possiamo arrivare a un massimo di 30 mila franchi”, riprende Maurizio Botti. E se si perdono, se la ditta va male? “Nessun problema, è tutto coperto da assicurazione e da un fondo di garanzia nostro (ottenuto con donazioni e contributi)”. L’Amisi è una associazione “non politica, senza scopo di lucro, vogliamo solo aiutare chi vuole aprire una attività. Mettiamo a disposizione la nostra esperienza al servizio degli altri: valutiamo i rischi, cerchiamo di capire le opportunità, insomma analizziamo il progetto per vedere se funziona. E se non va proponiamo i correttivi del caso”.

Per l’associaione del microcredito “il problema è ribaltare il concetto di assistenza. Diamo un’opportunità a chi non ha nulla ma vuole mettersi in discussione, creare nuova ricchezza e magari offrire anche nuovi posti di lavoro”.

Il microcredito è promosso dalle Nazioni unite. In Svizzera la sua storia è cominciata nel canton Vaud. L’associazione nazionale, l’Asece, in questi anni ha valutato oltre mille progetti, concedendo oltre cento prestiti per due miliardi di franchi chi s’era visto chiudere la porta in faccia dalle banche. Queste ditte hanno creato 200 posti di lavoro. Il capitale della fondazione è di 900 mila franchi.

1 commento:

  1. Al nicrocredito andrebbe assolutamente affiancato lo strumento della moneta locale così da rendere possibili prestiti anti-usura senza interessi!

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