giovedì 4 giugno 2009

SAFRA, L'INTOCCABILE

Da: SVIZZERA Connection

SAFRA, L'INTOCCABILE

Lasciamo l' UBP sorta dalla vecchia TDB di Safra e torniamo a Safra stesso. Nell'ottobre 1991, quasi contemporaneamente all'arresto del corriere finanziario Lottusi, cominciò a Ginevra un processo per lesione dell'onore. Safra l'aveva intentato contro l'allora redattore capo Jacques Pilet della rivista d'informazione svizzero-occidentale "L'Hebdo" e il redattore dell'" Hebdo" Jean-Claude Buffle. I due, dopo più di un anno di ricerche in patria e all'estero, avevano scritto che l'impero bancario di Safra era stato sospettato di interessarsi di narcotraffico e di riciclaggio di narcodollari. In opposizione alla richiesta dell'avvocato di Safra Marc Bonnant il giudice di Ginevra ha concesso ai giornalisti la prova della verità. Ma Edmond Safra ha sporto querela con successo per oltraggio all'onore. I due giornalisti cercarono di convalidare i sospetti formulati, presentando al tribunale materiale, di cui non sapevano che detectives privati, comprati dall'American Express, l'avevano falsificato. Le manipolazioni non erano rimaste ignote all'esercito internazionale di avvocati e detectives privati che Safra senza badare a spese aveva ingaggiato. La truppa di investigatori al suo servizio fu in grado di ricostruire il percorso del materiale falsificato e nell'aula del tribunale Bonnant potè smontare il castello accusatorio che era alla base dell'articolo. Ad esempio il pezzo forte rappresentato dal sospetto di riciclaggio di denaro nei confronti di Safra. Il 17 gennaio 1988 il settimanale italiano "L'Espresso" aveva pubblicato un servizio sulle vicende di Albert Shammah, accusato di riciclaggio. Shammah aveva origine come Safra da una famiglia sefardita di Aleppo e viveva come lui di quando in quando a Ginevra. Nel 1977 aveva chiesto un permesso di soggiorno nella città svizzera, e Safra gli concesse una firma di garanzia. (40) Quando nel 1985 Shammah fu coinvolto in un'inchiesta sul riciclaggio di denaro e narcotraffico a Milano, il pubblico ministero milanese emise un ordine di cattura internazionale. Il narcotrafficante turco Celal Erdogan era stato fermato con 35 kg di eroina e aveva fatto il nome dell'iracheno Abdullah Isaacs come mandante, che a sua volta fece il nome di Shammah. Shammah venne poi arrestato a Ginevra, ma non estradato bensì lasciato di nuovo libero. Questo, dopo che il suo avvocato Dominique Poncet ebbe inviato all'Ufficio federale di polizia a Berna una richiesta di rilascio provvisorio , sottoscritta da sei personalità. I firmatari erano: Nessim Gaon, Maurice Salam (TDB), Albert Benezra (TDB), Giuliano Pelli (TDB), Carlo Ripa di Meana (noto uomo politico italiano dei Verdi) e Giovanni Testori. (41) La notizia bomba contenuta nell'articolo dell' "Espresso" su Shammah non era tuttavia questa faccenda, ma l'accenno ad un rapporto dell' "U. S. Bureau of Narcotics" dell'anno 1957: Safra sarebbe stato coinvolto nel contrabbando di eroina-base da Beirut a Milano. Safra incaricò l'avvocato di Ginevra Charles- André Junod, consigliere d'amministrazione della RNB (Suisse), di rintracciare questo rapporto. Lo si ritrovò presso Rudolf Wyss, direttore dell' Ufficio centrale di polizia a Berna. La polizia svizzera l’aveva ricevuto il 21 agosto 1957 con preghiera di informazioni su Edmond Safra. Ma più tardi era risultato - così Wyss- che si era trattato di uno scambio di nomi. Non sarebbe stato ricercato Edmond Safra ma un certo David Safra, forse un parente di Edmond. Ma poichè non c'era motivo di supporre un collegamento criminale tra Edmond e David, l'inchiesta su Edmond era stata sospesa. Wyss si scusò che questo fatto non fosse mai stato comunicato alla polizia di Ginevra. Junod rintracciò poi negli USA l'autore del rapporto, il poliziotto della sezione narcotici nel frattempo più che ottantenne e pensionato Andrew Tartaglino, che confermò lo scambio di nomi. Secondo Wyss l' U.S. Bureau of Narcotics chiese per la seconda volta informazioni su Edmond Safra il 24 giugno 1966. Il 12 settembre 1966 gli Svizzeri risposero che non c'era alcun motivo di sospettare che Safra fosse coinvolto in affari di droga. (42) Con ciò questo rapporto aveva perso valore accusatorio per i giornalisti davanti al tribunale. Anche altri documenti furono messi in dubbio dall'avvocato di Safra Bonnant. Ad esempio la relazione della Drug Enforcement Administration USA su Shakarchi, che citava anche Safra e la RNB. Testimoni a discarico la definirono un documento di routine privo d'importanza.

NIENTE A CHE FARE CON IRAN-CONTRA

Un ulteriore successo nei confronti dei giornalisti gli avvocati di Safra lo registrarono in relazione al presunto coinvolgimento delle società del loro assistito nel cosiddetto scandalo Iran-Contra. Si parlò di affare Iran-Contra a proposito della politica estera illegale "privata", attuata insieme da Oliver North, consulente in materia di sicurezza del presidente Reagan, dal generale USA in pensione Richard Secord, dal mercante d'armi iraniano Albert Hakim e dall'avvocato statunitense William Zucker (43). Hakim e Secord dirigevano a Ginevra lo Stanford Technologies Trading Group, che aveva lo stesso domicilio di Republic Air Transport Services, cui era affidato il jet privato di Safra a 8 posti. Safra contestò di essere in qualche modo legato a clienti o partner di Zucker,che avrebbe fondato ditte per lui solo come fiduciario, ad es. la Republic Air Transport Services o la società che possedeva la villa di Lily Safra Monteverde, la vedova brasiliana, sposata da Edmond nel 1976 e della quale aveva adottato i figli. Dopo un processo della durata di due mesi il giudice di polizia di Ginevra condannò i due giornalisti Pilet e Buffle a 5000 franchi di multa e dieci giorni di carcere con la condizionale. La casa editrice Ringier , proprietaria di "L'Hebdo", rinunciò ad un'impugnazione della sentenza e dovette farla pubblicare a proprie spese in 15 giornali. Da allora sia "L' Hebdo" che "Le Nouveau Quotidien", fondato più tardi da Jacques Pilet, dove anche Buffle trovò rifugio, lasciarono in pace Safra.

CRITICA DELLA GIUSTIZIA PENALE DI GINEVRA

Dopo il verdetto draconiano della giustizia penale di Ginevra i giornalisti che si erano messi ingenuamente nei guai con Safra, trovarono un aiuto inaspettato. Hermann Bodenmann, allora presidente della commissione delle banche, e perciò massimo supervisore delle banche della Svizzera, mise in dubbio che un semplice giudice di polizia avesse veramente il tempo necessario e le conoscenze per valutare il caso in modo adeguato. "A molti giudici manca l'esperienza. Se un caso difficile arriva sulla scrivania di un non specialista, questo è tentato, di addurre motivi di tutti i generi per non dovere proseguire l'inchiesta finanziaria. Anche la prescrizione è una specialità ginevrina."(44) Bodenmann sottolineò anche che il lavoro d'indagine dei media nell'ambito della criminalità finanziaria era utile non meno alla commissione delle banche. Del fatto che Pilet e Buffle si fossero fidati di documenti sudamericani falsi disse: "La commissione delle banche in quanto autorità di controllo ufficialmente riconosciuta non ha i mezzi per fare verifiche. Come può farlo un giornalista?" L'inusuale sostegno morale di Bodenmann ai due giornalisti puniti è tanto più significativo in quanto l'insider del controllo delle banche aveva potuto seguire l'intera ascesa di Safra dalla piccola finanziaria ginevrina alla banca privata internazionale. Il suo intervento non avrebbe potuto essere più chiaro e deve essere inteso come segnale alla giustizia ginevrina perchè non lasciasse con troppa condiscendenza che il potere di Safra crescesse in maniera incontrollata.

SEMPRE AVANTI FINO A ZURIGO, PARADEPLATZ

Nel settembre 1996 la filiale zurighese della RNB (Suisse) ha preso possesso a Zurigo della sua nuova sede nel ristrutturato edificio di proprietà a Paradeplatz. Il trasferimento nel centro della piazza finanziaria svizzera aveva anche un significato simbolico. Quarant'anni dopo la fondazione della sua prima piccola finanziaria a Ginevra, Edmond Safra si trova ben in vista ai vertici del mondo della finanza. Conosce l'importanza che l’indirizzo ha nel "Private Banking” e sa che in questo settore dopo "Zurigo, Paradeplatz" non è possibile salire più in alto. Ma ora è il momento di lasciare Edmond Safra. Altri uomini un pò meno potenti ma non meno misteriosi della piazza finanziaria Svizzera attendono di essere presi in attenta considerazione.

Note:

40) "Il Mondo", 21/30/95

41) Anche l'allora presidente dei ministri Bettino Craxi in una lettera alla figlia di Shammah prendeva posizione a favore dell'arrestato. Ruth Andrée Shammah, regista teatrale a Milano, nel marzo 1987 era stata nominata da Craxi Cavaliere della Repubblica. Ruth Shammah inviò la lettera a Berna. "La richiesta italiana di estradizione era molto incompleta", disse allora Edgard Gillioz dell'Ufficio Federale per la Giustizia, "ma non si può contestare che l'intervento di uomini politici importanti sortì l'effetto". Shammah fu rilasciato dalla prigione contro una cauzione di 250.000 franchi e gli fu restituito il passaporto. Nel 1988 la corte di cassazione di Roma tolse il caso Shammah all'avvocato di sinistra Mario Vaudano e lo passò ad un'altra magistrata. Questa annullò immediatamente l'ordine d'arresto italiano nei confronti di Shammah.(Cfr. anche: Auchlin, Pascal e Garbely, Frank: ‘Das Umfeld eines Skandals’ (‘Il contesto di uno scandalo’)Zurigo, 1990, p. 177

42) Burrough, Bryan :’ Vendetta. American Express and the Smearing of Banking Rival Edmond Safra’. Londra, 1992, p. 158

43) Di Zucker si era saputo nel novembre 1986 che i contras nicaraguensi per l'acquisto di un aereo da combattimento presso una sua ditta alle Bermude avevano pagato con conti bancari della RNB. Zucker era un avvocato statunitense, che all'inizio degli anni '70 si era stabilito a Ginevra. Negli anni '60 aveva lavorato con Bernard "Bernie" Cornfeld e Robert L.Vesco della leggendaria ditta-truffa Investors Overseas Services (IOS), con cui anche lo speculatore Werner K. Rey aveva un tempo collaborato. L'avventuriero Vesco si rifugliò nel 1982 a Cuba, dove visse indisturbato nella sua villa a L'Avana, fino al 31 maggio 1995, quando Fidel Castro lo fece arrestare. Il processo annunciato contro Vesco promette di diventare interessante, perchè non si può non chiedersi che cosa avesse procurato ad un uomo come lui la benevolenza di Fidel Castro. ]NdT: Vesco poi venne condannato a 13 anni di carcere nel 1996. Morì in un carcere all'havana nel novembre 2007]

44) "Tages-Anzeiger”, 3.2.92

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