Da: SVIZZERA Connection
4 PIU' LUCE SUL BUSINESS DELL' OFFSHORE
La piazza finanziaria Svizzera non può essere presa in esame senza considerare le crescenti ripercussioni del business dell'offshore. Il concetto “piazza finanziaria offshore” è divenuto d'uso comune anche in lingua tedesca. Indica un luogo la cui legislazione rende possibile la presenza di società in sede, controllate da stranieri, dunque delle pure società di comodo senza un proprio ufficio, per non parlare di un'attività economica locale. Queste società offshore permettono al committente l'occultamento della propria identità, per cui vengono impiegate come strumento per l'amministrazione di patrimoni o come stazioni di passaggio per transazioni finanziarie. Oggi esistono in tutto il mondo circa 40 zone il cui diritto commerciale, fiscale, societario, è commisurato alle esigenze di queste società appartenenti ad una clientela internazionale.(1) Il concetto "finanza offshore" diventò d'uso corrente all' inizio degli anni '60, quando si cominciò a parlare dei cosiddetti eurodollari. Era esploso allora il deficit commerciale USA, causato dalla guerra in Vietnam. Vari depositi in dollari si accumularono nelle mani di non statunitensi e furono investiti presso banche fuori degli USA, soprattutto a Londra. In quegli anni perfino Londra, la piazza finanziaria arciliberale, era soggetta ancora a innumerevoli controlli e norme statali per quanto riguardava il movimento dei capitali. Per aggirarli, gli eurodollari ripiegavano su minibanche in centri offshore con poche regole, che esistevano già come eredità storica dell'imperialismo britannico e olandese. Ad esempio, le isole britanniche del Canale (Guersney, Jersey, Sark), l'Isola di Man tra l'Inghilterra e l'Irlanda, numerose isole caraibiche inglesi e olandesi. Ma anche alcuni ministati europei: Lussemburgo, Liechtenstein, Monaco. Della questione se anche l'amministrazione patrimoniale per stranieri in Svizzera sia da annoverare nella categoria del business offshore, si parlerà ancora più avanti.
PARADISI PARASSITARI
Le piazze offshore sono sorte - non per caso - su quelle isole o stati minuscoli ai quali, per un capriccio della storia, è stato concesso il diritto di emanare le loro leggi interne indipendentemente dal grande fratello del momento (Inghilterra, Francia o Olanda). Chi potrebbe rimproverare a questi paesi spesso poverissimi di vendere, con opportuni adattamenti, un tale diritto ad una clientela internazionale agiata? Le giurisdizioni tipicamente offshore permettono agli stranieri di fondare società di comodo con agevolazioni fiscali che hanno bisogno solo di un capitale proprio minimo e non richiedono né un'iscrizione al Registro di Commercio né un revisore contabile esterno. Le funzioni della gestione e dell'azionista possono essere delegate statutariamente a fiduciari locali, che non fanno nulla se non vuotare cassette delle lettere, spedire la posta dopo averla imbustata di nuovo ed eventualmente prima copiata su altra carta da lettere. (Nell'epoca di Natel e dell' E-Mail questo servizio postale diventa sempre più superfluo). Tirando le somme: Chi è autorizzato a gestire economicamente la società offshore può fare affari a nome di questa in qualsiasi parte del mondo, senza perdere con ciò l’anonimato.
L' OFFSHORE E' UTILE A MOLTI
Dell'attività dell'offshore profittano in molti, a cominciare dalla mafia siciliana fino a rispettabili gruppi industriali di portata mondiale come l'ABB. In concreto: dal 1988 al 1992 la famiglia mafiosa Cuntrera-Caruana di Siculiana (Agrigento) ha investito una cifra di parecchi milioni di dollari ad Aruba, isola delle Antille, un centro offshore davanti alla costa venezuelana. Nel capoluogo Oraniestad, Don Alfonso Caruana arraffò, con i profitti della droga, quanto più possibile, fondò società e fece con i politici locali piani ambiziosi per la costruzione di un enorme complesso composto da un hotel e un casinò. Nel 1992 fu infine arrestato e estradato in Italia. La ABB a sua volta risparmia tasse a Curaçao, isola vicina ad Aruba, perchè per i suoi prestiti obbligazionari in franchi, offerti in Svizzera, si serve dell'ABB International Finance NV, domiciliata a Pietermaaiplein nella capitale dell’isola Willemstad. Lo scopo di questa società offshore consiste nell'acquisizione di fondi e nel suo inoltro al gruppo ABB. Così il capo dell'ABB, Percy Barnevik, sottrae alle casse statali della Svizzera tributi fiscali e li fa scomparire nel portamonete dell'azionariato internazionale ABB- mentre l'(ex) consigliere d'amministrazione ABB, David de Pury, fiancheggiandolo, favorisce la spoliazione della società svizzera. I centri offshore si dividono in due grandi gruppi: la serie A, in cui il paese d'origine della clientela ha stretto con il centro offshore un accordo sulla doppia imposizione fiscale, e la serie B, dove un tale accordo manca. Con la doppia imposizione fiscale gli stati contraenti riducono, vicendevolmente, l'imposta preventiva su interessi e dividendi. Questo è particolarmente importante nell'amministrazione patrimoniale, perché le convenzioni di doppia imposizione fiscale rendono possibile agli stranieri un'amministrazione patrimoniale fiscalmente legale alle basse aliquote d'imposta offshore, senza che vengano loro sottratti gli alti tassi del loro paese. Quanto possano essere cinici i legislatori delle piazze offshore, lo rivela l'esempio delle Seychelles, un'ex colonia britannica nell'oceano indiano. Per migliorare le condizioni economiche catastrofiche, il presidente Albert René presentò, all'inizio del 1996, una legge che concede assoluta immunità nei confronti di procedimenti penali internazionali agli uomini d'affari stranieri che investano per lo meno 10 milioni di dollari USA in progetti locali e non prevede l'estradizione dei rei. Punibili restano solo il narcotraffico e atti di violenza sul suolo delle Seychelles. Alle Seychelles, come descritto nel capitolo sulla bancarotta della Sasea, Florio Fiorini nel 1985 aveva fondato la Seychelles International Bank (SI Bank, con ufficio a Montecarlo). Questa ebbe negli intrighi oscuri che portarono alla più grande bancarotta della storia economica svizzera, un ruolo essenziale su cui la Giustizia ginevrina non ha potuto, o voluto, far chiarezza. Ma c'è offshore e offshore: accanto alle scandalose Seychelles ed Aruba, ci sono i più seri centri caraibici Bermudas o Curaçao. L'oasi fiscale Curaçao gode di alta considerazione presso i dirigenti finanziari di grandi ditte. Le Bermudas a loro volta sono considerate un porto sicuro per le grandi assicurazioni del mondo: secondo le indicazioni del settimanale "Business Week", circa in 1.300 hanno qui una casella postale. Un caso, reso noto nel febbraio 1996, mostra come una di queste società d'assicurazione abbia profittato della sua casella postale alle Bermudas. A metà del 1995 l'assicurazione Electric-Mutual, affiliata del gruppo industriale statunitense General Electric (GE) a Boston, si divise in due società separate. Una delle due trasferì la sede a Hamilton, capitale dell'isola. Appena giunta qui, la nuova assicurazione offshore identificò nel suo portafoglio assicurativo richieste potenziali (amianto e altri danni ambientali) per 750 milioni di dollari USA e dichiarò bancarotta. Con ciò i capi della GE presero due piccioni con una fava: la società madre si era liberata elegantemente dei rischi peggiori, nel momento in cui le leggi delle Bahamas permettevano una liquidazione controllata dell'affiliata offshore in bancarotta, a delle condizioni che la vigilanza statale sull'assicurazione in Massachusetts non avrebbe mai tollerato.
Note:
1) Nei Caraibi: Anguilla, Antigua, Aruba, Bahamas, Barbados, Bermudas, Isole Vergini britanniche, Isole Cayman, Montserrat, Curaçao, Sint Maarten, Nevis, Panama, Turks & Caicos. In Europa: Andorra, Cipro, Gibilterra, Guernsey, Irland, Isola di Man, Jersey, Sark, Liechtenstein, Luxemburg, Madeira, Malta, Monaco. Nel Pacifico: Vanuatu, Isole Cook. Nell'Oceano Indiano: Seychelles, Mauritius.
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Come dar torto a chi ricorre ai paesi offshore quando il 55% delle entrate dello stato va a finire a pagare la megatruffa del signoraggio sul debito pubblico? Ovvero, il bidone vuoto di gran croce della Repubblica Italiana.
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