lunedì 22 giugno 2009

ENIMONT: "LA MADRE DI TUTTE LE TANGENTI"

Da: SVIZZERA Connection

ENIMONT: "LA MADRE DI TUTTE LE TANGENTI"

Il presidente della Ferruzzi Raul Gardini può rivendicare di avere pagato la tangente più alta d'Italia, "la madre di tutte le tangenti". Nel 1989 ENI e Ferruzzi-Montedison decisero di fondersi con il nuovo nome di Enimont. Ogni partner della Joint-venture doveva tenere il 40% delle azioni Enimont, il restante 20% era destinato al libero mercato. Gardini non si attenne ai patti e fece comprare segretamente in borsa azioni Enimont dai suoi alleati (25) In questo modo controllò infine il 51% di Enimont. Gardini voleva quindi assumere il potere, cambiare il consiglio di amministrazione e allontanare dal management gli uomini dell'ENI. Il piano fallì. Il 9 novembre il presidente del tribunale di Milano Diego Curtò ordinò il sequestro delle azioni Enimont di Gardini e dell' ENI e convocò l'avvocato socialista e consigliere d'amministrazione della Banca Commerciale Italiana Vincenzo Palladino dall'amministratore fiduciario di queste azioni. (26) Gardini capì che l'ENI, controllata dai socialisti, non gli avrebbe ceduto mai il dominio esclusivo sull'Enimont. Il 22 novembre rese nota la vendita all’ENI della sua quota Enimont del 40%. Nei 13 giorni tra il 9 e il 22 novembre, l'ENI e Ferruzzi si erano accordati. L'ENI era disposta a pagare per le azioni un prezzo di riacquisto maggiorato: 2.805 miliardi di lire. Affinchè i politici e i grandi partiti sostenessero questo mercato delle vacche, Gardini avrebbe distribuito una tangente ammontante a 130 miliardi di lire (allora più di cento milioni di franchi). Di fatto questo sporco affare equivaleva ad un furto ai danni del patrimonio statale italiano e del contribuente fiscale italiano. Giuseppe Berlini, Giuseppe Garofano, Carlo Sama e il presidente finanziario della Montedison, Roberto Michetti, hanno rivelato nei dettagli ai pubblici ministeri la storia di questa enorme tangente. Il direttore finanziario Michetti propose di pagare la mazzetta ai socialisti attraverso la Montedison International NV, Curaçao, che aveva nelle sue casse tra i 15 e i 20 milioni di dollari. Michetti prese contatto con il direttore finanziario dell'ENI, Enrico Ferranti. Questo gli indicò la Allied Engineering Ltd. (Londra) che avrebbe emesso una fattura falsa alla Montedison International, che lui Michetti avrebbe pagato. Il denaro passò così dalla Montedison all'ENI. La Allied era una società del tesoriere dei fondi neri dell'ENI Pacini Battaglia e veniva diretta dal suo collaboratore Roger Francis. (27) Francis inviò, come ordinato, una fattura della Allied per più di 10,5 milioni di dollari alla Montedison International NV, che fu pagata prontamente il 17 gennaio 1991. Quindi Pacini Battaglia, secondo le indicazioni del direttore finanziario dell'ENI Ferranti, distribuì il denaro al partito socialista e a diverse persone nell'ambito di influenza dei socialisti come ad esempio il direttore dell'ENI Gabriele Cagliari. Con ciò Berlini e Pacini Battaglia avevano suddiviso con successo la quota della tangente Enimont spettante ai socialisti.


Note:

25) L'11 % della quota libera lo accaparrarono fiduciariamente per Gardini la Investmentbank Prudential Bache statunitense, l'amico finanziere Gianni Varasi e il partner francese di Gardini, Jean Marc Vernes.

26) Il presidente del tribunale Curtò e Palladino finirono entrambi in prigione nel settembre 1993 perchè erano stati compensati con tangenti per aver favorito l'ENI.

27) "L'Espresso", 15.8.93

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