Ovviamente è taciuta dai mass media la notizia di quello che è avvenuto in Islanda, ovvero, come la definisce questo articolo:
Un’esplosione democratica che terrorizza i poteri economici e le banche di tutto il mondo, che porta con se messaggi rivoluzionari: di democrazia diretta, autodeterminazione finanziaria, annullamento del sistema del debito. L’Islanda è il paese europeo meno popolato se si escludono i micro-stati, privo di esercito.
Un mio amico ha commentato che:
in realtà è un po’ una scusa per non pagare il debito pubblico. E ci sta che il popolo non paghi per le palesi puttanate dei governanti, ma quale credibilità può avere un Paese in cui il debito pubblico non venga onorato? Le basi stesse dell’economia e di un Paese nel mercato mondiale si basano su questo assunto.
Io ho risposto dicendo che la colpa dei governanti islandesi è stata quella di privatizzare le banche. I debiti insoluti che avevano, in gran parte con clienti stranieri, non erano pubblici ma esclusivamente loro. E anche meritati, a mio parere, vista la loro politica del profitto sfrenata, sprezzante e per nulla concernente i cittadini. È il sistema di banche (centrali) private ad essere sbagliatissimo, ed è legittimo e sacrosanto ribellarvisi. Alle persone costrette a pagare debiti privati altrui dubito freghi qualcosa della credibilità dello “stato” o delle leggi dell’economia.
Il FMI aveva preteso che a pagarli fossero i cittadini islandesi con un salasso di 15 anni, arrivando perfino alle minacce (economicamente parlando). Da quel che mi è dato di capire ora le banche sono nazionalizzate e con l’autodeterminazione finanziaria non c’è più il giogo perenne del debito da signoraggio.
Una bella alternativa a privatizzazioni, austerity e cazzinculo volute da BCE e FMI e ostentate come unica àncora di salvezza.
-m4p-
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