lunedì 14 dicembre 2009

TAGLI, UN DEPUTATO VALE MILLE CONSIGLIERI

IL RESTO DEL CARLINO - LA NAZIONE - IL GIORNO

PRIMO PIANO LUNEDÌ 14 DICEMBRE 2009 PAGINA 8

L ’ A N A L I S I

TAGLI, UN DEPUTATO VALE MILLE CONSIGLIERI COMUNALI

di MARIO CALIGIURI

I SINDACI non possono starci: i tagli agli enti locali sono troppo onerosi. Però in tempi di crisi, i sacrifici debbono essere ripartiti e quindi anche i Comuni devono fare la loro parte. Infatti, accanto a municipi gestiti in modo esemplare, ci sono esempi non proprio virtuosi. Va pure detto che da lustri i trasferimenti ai comuni vengono ridotti sistematicamente. Ma, proprio per dare l’esempio (che è sempre quello che convince di più), se anche i deputati e i senatori si facessero qualche sostanziale sforbiciata non sarebbe male.

Ma si vede che gli onorevoli si attengono ai fulminanti interrogativi di Altan: «Ma perché i sacrifici dobbiamo farli di nuovo noi? Non potrebbero essere dei disoccupati». che non hanno nulla da fare dalla mattina alla sera?

Se poi esaminiamo nel dettaglio la qualità di alcuni provvedimenti, verifichiamo agevolmente che le indennità degli amministratori locali non sono certamente eccessive e la gran parte dei consiglieri comunali percepisce gettoni di presenza a seduta di poche decine di euro lordi. Puro volontariato, se si guarda al beneficio economico. Basterebbe ridurre il costo di un solo parlamentare per avere l’equivalente della diminuzione di mille consiglieri nei comuni al di sotto dei 5 mila abitanti che si riuniscano una volta al mese. Invertirei allora il discorso, considerando i Comuni non un’area dove risparmiare ma dove investire nel capitale più importante: quello umano.

Il dato interessante è quello di considerare i comuni come un laboratorio che non solo sperimenta politiche sociali ed economiche ma soprattutto quale ambito dove selezionare le elite pubbliche, sia politiche che burocratiche.

Infatti, non essendoci più partiti che selezionino dal basso le classi dirigenti e le formino adeguatamente, forse i comuni sono oggi diventati il prevalente luogo di formazione. Le istituzioni funzionano in base a chi le governa e se i vertici vengono scelti in base a come parlano in televisione non possiamo poi lamentarci dei risultati. Appunto per questo, occorre prestare la massima attenzione alla selezione delle elite locali che si confrontano con i problemi immediati dei cittadini e ne determinano in gran parte la qualità della vita.

NELLA SCELTA degli amministratori i partiti debbono fare la propria parte, mentre per la burocrazia diventa centrale nell’efficienza dello Stato l’attività delle scuole di formazione delle elite pubbliche sia centrali che locali, dalla Sspa (Scuola superiore della pubblica amministrazione) alla Ssai (Scuola superiore dell’amministrazione dell’Interno) e alla Sspal (Scuola superiore della pubblica amministrazione locale). In quest’ultimo caso, esistono noti esempi che provengono dall’estero. La Francia ha le tradizioni delle alte scuole e l’Inghilterra quelle delle università di Oxford e Cambridge dalle quali provengono la maggior parte delle classi dirigenti a tutti i livelli. Investire nelle elite pubbliche locali potrebbe essere una strada per il rinnovamento della democrazia. E’ una risorsa della Repubblica, praticamente molto più della Banca d’Italia.

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