venerdì 12 giugno 2009

L'ENI SI ESPANDE

Da: SVIZZERA Connection

L'ENI SI ESPANDE

Conformemente alle sue idee autarchiche Mattei voleva rendere indipendente la crescente sete di petrolio greggio delle raffinerie Agip dalle sette società petrolifere anglosassoni che dominavano i mercati, le cosiddette "sette sorelle". (12) Egli stipulò contratti diretti di fornitura con i paesi produttori. Non solo nel vicino oriente ma - nel pieno della guerra fredda - anche con l'Unione Sovietica e la Cina. Dall'Iran nazionaldemocratico, sotto il primo ministro Mossadeq, Mattei comprò all'inizio degli anni '50, nonostante il boicottaggio USA, grandi quantità di petrolio greggio. Dopo che Mossadeq era stato fatto cadere dai servizi segreti CIA, Mattei cominciò ben presto a far affari anche con lo scià.Per la prima volta un acquirente straniero lasciò al produttore di petrolio il 75% del guadagno. Il sistema corrente di ripartizione delle sette sorelle era allora fifty-fifty. Mattei trattava anche con il presidente dell' Egitto Nasser, con re Idris el Senussi di Libia e con il Fronte di liberazione algerino FLN già prima che andasse al potere. Nel frattempo il peso economico dell'ENI in Italia continuava a crescere. Il logo Agip con il cane a sei zampe che sputa fuoco divenne simbolo di sviluppo economico in tutto il paese. Mattei fondò società per la prospezione di gasolio e la costruzione di oleodotti, per la produzione e la vendita di gas, per la costruzione di turbine a gas e anche innumerevoli ditte minori. Sul mercato italiano della benzina la concorrenza straniera fu emarginata. L'Agip e l'IP-Petroli (Ex-BP), da questa controllata, e Monte-Shell, la Joint-venture tra Montedison e Shell, dominavano all' inizio degli anni '90 più della metà del mercato della benzina , dopo che controlli dei prezzi, crisi valutarie e scandali avevano scacciato dal mercato italiano Shell e BP negli anni '70 e Gulf, Texaco, Chevron, Elf, Total, Amoco e Mobil negli anni '80. Ma l'ascesa dell' ENI è lastricata di tangenti. Di più, il giornalista conservatore di destra Indro Montanelli ha definito Mattei il vero e proprio padre fondatore del sistema italiano delle tangenti chiamato più tardi "Tangentopoli". Mattei stesso avrebbe detto una volta: "I partiti politici io li uso come se fossero un taxi, una volta arrivato alla meta, scendo." Di lui si dice anche che nel 1955 abbia contribuito con tangenti in maniera decisiva all'elezione di Giovanni Gronchi a presidente della repubblica. Il suo modo abituale di gestire il finanziamento in nero dei partiti è stato descritto ai procuratori milanesi nell'estate 1993 da Eugenio Cefis, suo successore come presidente dell'ENI: "Pagava i partiti solo alla terza richiesta e dava al massimo dal 25 al 30% della cifra pretesa".(13)

DELITTO O INCIDENTE ?

Il 27 ottobre 1962 Enrico Mattei morì, precipitando con il suo aereo privato in arrivo all' aereoporto milanese di Linate. Sulla sua morte non si è ancora finito in Italia di discutere. Ufficialmente la caduta fu causata da forti raffiche di vento durante un temporale all'atterraggio. Un'altra tesi sosteneva che il servizio segreto CIA aveva sabotato l'aereo con l'aiuto della mafia siciliana per togliere di mezzo il fastidioso concorrente delle multinazionali petrolifere anglosassoni e insieme il petroliere politicamente non corretto. Nell'estate 1993 fecero nuovamente il giro della stampa italiana notizie che rafforzavano la tesi dell'attentato. Le informazioni erano divenute di dominio pubblico nel corso di un'inchiesta contro il corrotto servizio segreto militare italiano SISMI. Il pilota dell'aereo di Mattei sarebbe stato chiamato al telefono nella torre di controllo dell'aereoporto di Catania poco prima del decollo. Quando andò all'apparecchio, non gli rispose nessuno. Mentre il pilota si trovava nella torre di controllo, tre uomini avrebbero simulato di ispezionare l'aereo. Al Carabiniere che faceva la guardia all'aeroplano, uno disse: "Sono il capitano Grillo, dobbiamo fare un controllo." Né il pilota Irneri né Mattei ne erano stati informati. (14) Anche l'ex mafioso pentito Tommaso Buscetta ha dichiarato che la mafia siciliana aveva sabotato l'aereo di Mattei per ordine della mafia degli USA.(15) Oltre alla CIA, Mattei aveva molti nemici in Italia e all'estero che attentavano alla sua vita: ad esempio l'organizzazione francese terrorista di destra dei Francesi d'Algeria ( OAS). Questa odiava Mattei perché conduceva trattative con i ribelli algerini per forniture di petrolio. Che si sia trattato di una disgrazia o di un assassinio, la morte di Mattei non ha fermato l'ulteriore ascesa dell'ENI.

I SOCIALISTI SI PRENDONO L'ENI

Aldo Moro nel 1963 portò i socialisti al governo e furono quindi assegnati loro anche posti quadro nel settore statale. Nel putsch interno di Bettino Craxi contro l'ala sinistra del PSI, nel 1976, i due transfughi della sinistra PSI Giorgio Mazzanti e Leonardo Di Donna vennero gratificati con un alto incarico all'ENI: Mazzanti diventò presidente, Di Donna vicepresidente. I due erano anche membri della loggia massonica P2 di Licio Gelli. (16) Mazzanti dovette dimettersi già nel 1979 dopo un breve periodo di servizio: era ormai di dominio pubblico che la società Petronim, collegata all'ENI, aveva pagato una tangente di 100 miliardi di lire per un contratto di fornitura di più di dieci milioni di tonnellate di petrolio greggio proveniente dall'Arabia Saudita. Con la forte crescita dell'ENI aumentò anche il suo bisogno di divise. Gli acquisti di petrolio greggio dovevano pagarsi in dollari, mentre le entrate legate alla vendita di benzina risultavano soprattutto in lire. Alcune società collegate, concorrenziali a livello internazionale, come ad esempio la Saipem, che aveva successo con la costruzione di oleodotti subacquei, producevano non trascurabili redditi in dollari, ma questi non bastavano a pagare le importazioni miliardarie di petrolio greggio. La gran parte dei dollari necessari l'ENI dovette procurarseli vendendo lire all'estero. Gli affari con l'estero erano concentrati nel Palazzo di vetro in Piazzale Mattei a Roma. Qui il direttore finanziario dell'ENI elaborava i piani finanziari internazionali, gestiva l'acquisto di divise e coordinava la collaborazione con le banche nazionali e internazionali delle società consociate.

IL RUOLO DI EUGENIO CEFIS

Architetto dell'ascesa fu negli anni '60 Eugenio Cefis che durante la guerra aveva combattuto, come Mattei, con i partigiani cristiano-democratici. Cefis aveva compiuto gli studi all'Accademia militare fascista di Modena e nell' autunno 1944 fu sottotenente nella Repubblica partigiana di breve vita in Val d'Ossola. Qui egli fece conoscenza con l'agente dei servizi segreti inglesi John McCaffery, più tardi socio della Hambros Bank di Londra, che faceva affari con Sindona, il banchiere della mafia. (17) Il 18 ottobre 1944 presso Bagni di Craveggia a Centovalli, Cefis cercò rifugio in Svizzera insieme con 256 uomini e donne (18). Dopo aver atteso la fine della guerra nel sicuro esilio svizzero, cosa che più tardi gli tirò addosso critiche, Cefis tornò a Milano. Negli anni '50 diventò il braccio destro di Mattei. Al culmine delle dispute dell'ENI con le multinazionali petrolifere americane, nel 1961, Cefis disertò. Dopo la morte di Mattei un anno più tardi il governo lo nominò di nuovo vicepresidente dell'ENI e nel 1967, infine, presidente. Nel 1971 egli lasciò definitivamente l'ENI e diventò presidente della holding chimica milanese Montedison. Ora era uno degli uomini più potenti uomini d'Italia, capo del secondo maggior gruppo industriale italiano dopo l'ENI. Grazie al suo passato nell'ente idrocarburi poteva contare su un filo diretto con l'economia pubblica che gli forniva capitale a buon prezzo per la sua espansione. Cefis voleva infrangere i vincoli nazionali e trasformare la società per azioni Montedison in un'impresa chimica globale a gestione privata. Inoltre egli cercò anche di manipolare la stampa in grande stile. Mentre in pubblico negava ogni interesse per il controllo di giornali, nel 1974 comprò partecipazioni alla "Gazzetta del Popolo" di Torino, al "Messaggero" di Roma e al "Corriere della Sera" di Milano. Con un impiego mirato della pubblicità per inserzioni, la Montedison cercava di condizionare anche l'informazione di alcuni altri giornali, ad esempio del "Borghese" di Giorgio Pisanò, settimanale romano, cattolico di destra e di "Paese Sera" di Giorgio Terenzi, giornale romano comunista. Terenzi incassava anche le tangenti che l'ENI doveva pagare ai comunisti italiani quando si concludevano contratti con l'Unione Sovietica. Con il "Corriere della Sera" Cefis aveva addirittura stipulato un contratto che assicurava quote per la pubblicità di per lo meno 2,5 miliardi di lire in cambio della “completa e realisticamente obiettiva" considerazione degli interessi del gruppo Montedison nella parte redazionale del giornale. (19) Questi ambiziosi piani espansionistici fallirono infine con la recessione economica mondiale iniziatasi nel 1974. "Il distruttore dell' industria chimica [italiana]" (20) andò in esilio a Zurigo nel 1976.(21)

SALUTI E BACI DA MOSCA

Nella primavera 1993 Cefis fu interrogato in maniera approfondita dal pubblico ministero Dall'Osso sul conto Protezione. Cefis parlò dell'acquisto del quotidiano "Il Messaggero" e del tentato acquisto del "Corriere della Sera" da parte della Montedison, ma soprattutto delle tangenti che l'ENI per desiderio del Cremlino aveva pagato al partito comunista italiano. (22) La rivista "L'Espresso" pubblicò più tardi il protocollo delle sue dichiarazioni su una supertangente di 12 milioni di dollari, da lui pagata nel dicembre 1969. "Coordinai l'azione con il direttore generale dell'ENI Angelo Fornaca", disse Cefis. "Dall'altra parte avevamo a che fare con l'ambasciatore russo a Roma Rijov e Amerigo Terenzi, direttore della stampa comunista italiana. Per forniture di gas del valore di un miliardo di dollari, la Snam avrebbe dovuto pagare al PCI dodici milioni di dollari. Agostino Diana della holding straniera dell'ENI a Zurigo Hydrocarbons International, eseguì la transazione. Terenzi ci indicò un conto cifrato di una banca svizzera il cui nome mi è sfuggito. Il conto apparteneva ad un istituto del Liechtenstein di nome Rodetta, chi ci fosse dietro non lo sapevo. (23) Stupisce che quella vecchia volpe di Cefis dopo 25 anni sia in grado di ricordarsi di tutti i dettagli tranne che del nome della banca svizzera che allora serviva da stazione di transito.

SOCIETA' LEGALI DELL'ENI IN SVIZZERA

Per operazioni in valuta e altre operazioni finanziarie, l' ENI creò nel corso degli anni una rete gigantesca: circa 200 società straniere che giuridicamente erano riunite sotto il tetto dell'ENI International Holding (Amsterdam). Questa aveva un' importante centrale operativa nella Bahnhofstrasse a Zurigo: la Hydrocarbons International Holding (HIH). Fondata nel marzo 1963, la HIH era la prima società finanziaria dell'ENI in Svizzera. Un anno dopo la morte di Enrico Mattei, Eugenio Cefis e il suo braccio destro Raffaele Girotti passarono all' estero. Le formalità di fondazione a Zurigo le sbrigò il bibliofilo zurighese Albert Ronc, che più tardi doveva fondare in Svizzera altre società ENI. (24) Nel primo consiglio di amministrazione della HIH c'erano accanto a Cefis, Girotti e Ronc anche Hermann Budich, direttore generale della Schweizerische Bankgesellschaft (SBG), inoltre il direttore della SBG Richard Schait e l'avvocato di Zurigo Werner L. Scherrer.(25) La SBG sottolineò l'importanza di questo mandato, facendosi rappresentare da un direttore generale. A Hermann Budich seguì Nikolaus Senn e infine Karl Janjöri. (26) La centrale dell'ENI a Roma delegava di volta in volta da due a tre quadri direttivi al consiglio d'amministrazione di Zurigo, uno dei quali ricopriva l'incarico di vicepresidente. Così Florio Fiorini fu dal 22 agosto 1977 fino all'ottobre 1982 vicepresidente della HIH. Tra il 1981 e il 1987 anche l'avvocato Ettore Tenchio (ex presidente della Banca della Svizzera Italiana) era membro del consiglio di amministrazione della HIH. La HIH di Zurigo aveva dal punto di vista legale tre società collegate, precisamente la International Bank dell'ENI, la HIH Luxemburg e la Finas Versicherung, l' assicurazione Finas. Le attività di queste tre società non erano tuttavia controllate a Zurigo. L'ENI International Bank con sede legale a Nassau, Bahamas, aveva gli uffici a Montecarlo e nel 1991 vantava un capitale di 160 milioni di dollari e un importo di bilancio di 4,2 miliardi di dollari. (27) Era una tipica banca offshore, dunque un istituto le cui attività sono completamente sottratte all'attività di sorveglianza del paese (economico) d'origine. (28) Anche la Finas Assicurazioni era una struttura analoga. Aveva il reparto contabilità a Montecarlo, ma veniva di fatto gestita dalla Saipem a San Donato Milanese. (29) Accanto all'HIH c'erano in Svizzera all'inizio degli anni '90, una buona dozzina di altre società ENI con un capitale complessivamente di più di un miliardo di franchi. Si dividevano in tre gruppi: holding finanziarie, società di distribuzione e società per la gestione delle attività internazionali delle affiliate ENI. Le più importanti erano il gruppo Saipem a Zurigo (Saipem AG Zurigo e Saipem International), il gruppo Snamprogetti a Ginevra (Snamprogetti e Snamprogetti International) e la Snam International Holding a Ginevra. La Saipem era stata fondata un anno dopo la HIH dal collaudato duo Ronc e Scherrer. Scherrer entrò nel consiglio di amministrazione, mentre Ronc aveva funzioni di controllo. Come banca di riferimento della Saipem fu scelta la SBG. Il consiglio d'amministrazione della Saipem era strutturato come quello dell'HIH e precisamente era composto di manager dell'ENI, rappresentanti della SBG e governatori dell'ENI svizzera. Basti qui ricordare brevemente i nomi più importanti: Giancarlo Cappello entrò nel comitato nel novembre 1973 e un anno più tardi la sua Curator Revision fu scelta come ufficio di controllo legale. Di una revisione contabile indipendente non si poteva qui parlare. Nel luglio 1980 fece la sua comparsa nel consiglio d'amministrazione il direttore della SBG Karl Janjoeri e nel maggio 1988 il marito della consigliera federale Hans W. Kopp fu eletto presidente. Per lungo tempo Kopp, condannato dal tribunale federale nel caso Trans KB per frode e falsificazione di documenti, non ebbe molto da rallegrarsi del suo incarico presso la corrotta holding di stato italiana. Dopo le dimissioni di sua moglie egli fu sostituito, il 19 dicembre 1988, dall'avvocato di Chur e allora consigliere delle corporazioni di Buend, Luregn Mathias Cavelty. Nel 1993 la Saipem AG (Zurigo) aveva un capitale di 130 milioni di franchi. Presidente era Cavelty, delegato del consiglio di amministrazione era Nicola Grillo mandato a Zurigo dalla centrale di Milano. Si aggiunsero poi il presidente della Saipem Gianni Dell'Orto, il topmanager dell'HIH Agostino Diana e il manager romano dell'ENI Cesare Pessina ed inoltre gli svizzeri: Karl Janjoeri, Giancarlo Cappello, Adriano Cavadini, Albert Ronc e Alois Ehrler, un manager del gruppo Curator di Cappello. Già nel dicembre 1985 la Saipem AG di Zurigo aveva creato una succursale, la Saipem International. In questa società furono parcheggiate le azioni di diverse filiali internazionali, come l'Iran Saipem (Teheran), la Saipem Argentinia (Buenos Aires), la Saipem UK (Londra), la Saipem Nigeria (Lagos) e la Saipem Saudi Arabia (Riad). Nel 1992 la Saipem International aveva un capitale di 224 milioni di franchi. Presidente era il presidente zurighese della Saipem Gianni dell'Orto, del consiglio d'amministrazione facevano parte Karl Janjöri, Albert Ronc, Giancarlo Cappello, Luregn Mathias Cavelty, Alois Ehrler, Cesare Pessina, il manager della Saipem milanese Fortunato Lo Presti e Giorgio della Flora della centrale della Saipem nel sobborgo milanese di San Donato detto "Metanopoli". La Snamprogetti SA (Ginevra) fu fondata nel 1964 e aveva un capitale di 10 milioni di franchi, la Snamprogetti International SA ne aveva uno di 63,8 milioni di franchi. Presidente della prima Snamprogetti fu Francesco Chiariello, uomo di punta della casa madre milanese. Delegati del consiglio di amministrazione erano i due italiani Romulo Chiari e Borromeo Peschiera. Nel consiglio di amministrazione erano presenti, oltre ai già noti Karl Janjöri e Albert Ronc, anche il direttore generale del Bankverein Ulrich Leber, il capo del settore finanziario dell'ENI Enrico Ferranti di Roma, il manager della Snamprogetti Rinaldo Pollak di Milano e il ticinese Franco Noel Croce (presidente della Banque Karfinco di Ginevra). Presidente della Snamprogetti International era l'italiano Mario Merlo, mentre Francesco Chiariello aveva funzione di delegato. Del consiglio di amministrazione facevano parte oltre ai già citati Karl Janjöri, Ulrich Leber e Franco Noel Croce anche gli italiani Giorgio Della Flora, Rinaldo Pollak e Patrick Piergili della Snamprogetti di Milano, e ancora lo svizzero François Goeldlin. Nel gennaio 1986 l'Agip aprì per la prima volta una filiale in Svizzera, l'Agip International Holding con sede nella Bahnhofstrasse 18 presso la HIH. Ma questa società disponeva unicamente di un piccolo capitale di 1,1 milioni di franchi. Presidente del consiglio di amministrazione e delegato era l'italiano Salvatore Portaluri, nel consiglio d'amministrazione erano presenti Giancarlo Cappello e Alois Ehrler. La Snam International Holding fondata nel dicembre 1990 con sede parimenti presso l'HIH, era una semplice società di partecipazione e aveva un capitale di 129,5 milioni di franchi. Come unico consigliere d'amministrazione firmava Giancarlo Cappello. Anche il settore chimico dell'ENI Enichem aveva numerose società finanziarie e di distribuzione svizzere, precisamente a Lugano-Viganello (quattro) e a Zug (tre). Presidente delle due società più importanti, l'Enichem Finance SA (Lugano-Viganello) con un capitale di 66,1 milioni di franchi e l'Enichem Overseas AG con un capitale di 6,5 milioni di franchi, era il presidente dell'Enichem Ferdinando Belli di Roma. Nel consiglio d'amministrazione di Zug c'erano accanto ai manager italiani anche gli avvocati locali Iso Lenzlinger (30) e Urs Schwyter, mentre a Viganello, oltre ai già citati Giancarlo Cappello e Adriano Cavadini, era presente anche il famoso avvocato di Lugano Carlo Sganzini. Le restanti cinque società Enichem svizzere collegate erano la società per le vendite Enichem Distribution e Enichem Supply e le società finanziarie Enichem Servizi a Viganello. A queste si aggiungevano la Enichem Suisse e la Enichem Schweiz a Zug.


Note:

12) Esso, Shell, BP, Mobil, Texaco, Chevron e Gulf.

13) "L'Espresso", 6.6.93

14) "Panorama", 20.6.93

15) Arlacchi, Pino: ‘Addio Cosa Nostra. La vita di Tommaso Buscetta’, Milano, 1994

16) "L' Unità", 21.7.93

17) Galli, Giorgio: ‘Affari di stato. L' Italia sotterranea 1943-1990’, Amburgo, 1994, p. 155 segg.

18) Come ha raccontato Aline Valangin nel suo romanzo "Villaggio al confine", la Svizzera concesse inizialmente l'ingresso ai civili della Val d'Ossola solo con esitazione. Il 18 ottobre 1944 truppe delle SS e le camicie nere neofasciste della repubblica di Salò aprirono il fuoco su un gruppo numeroso di partigiani e civili in fuga e ne uccisero alcuni. Mitraglieri dell'esercito svizzero, guidati dal capitano Carlo Speziali, risposero al fuoco e permisero ai fuggiaschi di passare il confine.

19) "L' Espresso", 4.7.93

20) Galli, Giorgio: ‘Affari di stato. L'Italia sotterranea 1943-1990’, Amburgo, 1994, p.168

21) Da allora Eugenio Cefis vive a Zurigo. All'inizio del 1994 era ancora molto attivo professionalmente. Insieme alla figlia Cristina Cefis faceva parte del consiglio di amministrazione della Cohor Holding di Zurigo. Membro dello stesso consiglio è Barbara Merz Wipli. Presidente della Cohor Holding è Giancarlo Cappello, insieme al quale Cefis è presente anche nel consiglio di amministrazione della White Con-Trading Company AG (Lugano). L'altra società della Cohor si chiama Sycofin AG (Zug). Giancarlo Cappello, presidente dell'amministrazione fiduciaria zurighese Curator, fa parte anche del consiglio di amministrazione delle grandi affiliate ENI svizzere Hydrocarbons International Holding, Saipem AG (Zurigo), Saipem International. Nel 1992 Cefis pagò a Zurigo le imposte su un reddito di 1,123 milioni di franchi e un patrimonio di 34,748 milioni di franchi.

22) "L'Unità", 23.4.93

23) "L'Espresso", 6.6.93

24) Nel 1991/92 c'erano tra i mandati di consiglio d'amministrazione di Albert Ronc, anche due società di comodo con 50.000 franchi di capitale: AG (S.p.a.) per progettazioni tecniche e AG (S.p.a.) per progettazioni industriali. Insieme con l'avvocato di Lugano Marco Gambazzi, Ronc controllava nel 1991/92 anche la Cofaba SA (Lugano).

25) Ulteriori mandati di consiglio d'amministrazione di Wener L. Scherrer sono: Apolab AG (Zug); Honeywell AG (Wallisellen); Hirschi AG (Brügg b. Biel); Air Express International Enterprises Ltd. (Zug); Credinter AG (Zug); Domino Musik AG (Chur); Dumex AG (Zug); General Electric Information Services AG (Zürich); Golbrig AG (Zollikon); Handels- und Finanzgesellschaft HFZ (Zug); Heraf Holding AG (Zug); HMF Holding AG (Zug); Jordan Brushes SA (Zug) ; Lely Patent AG (Chur); Newap Trading AG (Luzern); Nopal International AG (Zug); Peri AG (Seuzach); SMH Steel- and Metal -Trading Ltd. (Trübbach); Transmark Automanet AG (Ebmatingen); Utilité Chur SA (Chur); Weinberger Josef AG (Glarus); Olivetti (Svizzera) S.p.A (Wallisellen); Patra Holding AG ( Chur); MCC Mobile Communications Company AG (Maur). (Fonte : Orell Füssli / Teledata: Die Schweizer Wirtschafts-CD-Rom. Version 1996/1, termine fissato: 1.8. 95)

26) Dopo le cattive esperienze fatte da Nikolaus Senn e da Karl Janjoeri con il mandato in consiglio di amministrazione presso la HIH, che li aveva coinvolti nell'affare increscioso del conto Protezione, un direttore generale della SBG non avrebbe più potuto entrare in questo consiglio. Al business con l’ENI la SBG naturalmente non vuole rinunciare, per cui dal 1995 si fa rappresentare dall' avvocato d'affari André Wicki. Wicki cominciò la sua carriera nel settore legale della SBG e anche dopo che si era reso autonomo continuò a lavorare come avvocato per la SBG, ad esempio nei processi contro Martin Ebner e la BZ Bank.

27) Rendiconto annuale 1991 dell'HIH, Zurigo.

28) La banca dell'ENI si chiamava inizialmente Tradinvest Bank e nel 1981 servì all’allora presidente del settore finanziario dell'ENI, Florio Fiorini, per versare i sette milioni di dollari di tangenti destinate ai socialisti sul conto Protezione della SBG (Lugano).

29) La Finas fu coinvolta nel 1993 in uno scandalo di tangenti con lo speculatore milanese, originario della Sicilia, Salvatore Ligresti. L'assicurazione SAI di Ligresti aveva pagato alla Finas 13 miliardi di lire, per poter stipulare assicurazioni con l'ENI. ("L'Unità", 30/31.5.93)

30) La rivista "Bilanz" del settembre 1994 si occupò di Iso Lenzlinger, in qualità di padrino di oscure società di comodo di ex agenti del KGB e di clan della vecchia nomenclatura sovietica, ai quali veniva imputato traffico illecito di divise e ogni sorta di altri affari a Ginevra, Zug e Vaduz.

2 commenti:

  1. Sopresa: Il SISMI spia l'ENI

    Si arriva a questa intrigante conclusione leggendo un articolo che titola:

    "GENOVA - SPY STORY AL PESTO - ECCO COME COECLERICI SPA SPIAVA"

    Notizia tratta dal portale Indymedia al link:


    http://piemonte.indymedia.org/article/1347

    Desecretati" dopo altre 8 anni documenti TOP SECRET.

    Dagli scaffali impolverati (ed incustoditi) della Procura delle Repubblica di Genova torna alla luce un carteggio riservato (e alquanto sconcertante). Un Thriller senza pari, storie di intrighi e spionaggio internazionale all'ombra della Lanterna. Lui - ALTANA PIETRO - è uno scomodo "giornalista" economico genovese. Vien denunciato dalla società Armatrice COECLERICI SPA per spionaggio industriale e intercettazioni telefoniche abusive. Il quotidiano ligure pubblica la notizia: "SPIATA VIA FAX L'ALTA FINANZA, INTERCEPTOR RUBA I SEGRETI DI AZIENDE ED AVVOCATI" (IL LAVORO-REPUBBLICA 20/12/1994)

    La Procura Genovese scoprirà di dover disporre giocoforza il suo proscioglimento. Si scoprirà che il "giornalista" è anche un agente del SISMI" (Servizio Segreto Militare).

    http://piemonte.indymedia.org/article/3566

    In questo link è pubblicata una lettera confidenziale inviata dall'agente del SISMI alle autorità di governo italiane a cui è allegata una memoria riservata dove compare il nome di diverse società oggetto di interesse da parte del SISMI, tra cui l'ENI.

    Da quì in avanti il giallo si fà più fitto ed impenetrabile. Il cronista/spia si trasforma in Sherlock Holmes investigando sulla shipping company. Si alternano trame, cospirazioni e colpi di scena. Il novello detective scopre che la società armatoriale COECLERICI SPA è a capo di un'intelligence da far impallidire il Pentagono e far invidia ad Ekelon. Ma è solo la punta dell'iceberg....

    Buona lettura
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    Surprise: SISMI spy E.N.I.

    We arrived at this conclusion by reading an interesting article titled:

    "GENOVA SPY STORY - HERE'S HOW COECLERICI SPA HAS SPIED"

    News from the Indymedia's portal from the link:

    http://piemonte.indymedia.org/article/1347

    Detected after 8 years other TOP SECRET documents.

    From the dusty shelves (and unattended) of the Tribunal of Genoa returns to life a very confidential documentation (and somewhat disconcerting). A unique Thriller, stories of international intrigue and espionage in Genoa. He - ALTANA PIETRO - is an inconvenient genoan Economic "journalist". Was denounced by the Coeclerici SPA shipping company for industrial espionage and illegal wiretaps. The ligurian journal publishes news: "SPIED VIA FAX HIGH FINANCE, INTERCEPTOR STEAL SECRETS OF THE COMPANIES AND LAWYERS" (IL LAVORO-REPUBBLICA 20/12/1994).

    The courts of Genoa discover they should have clear his acquittal. You will discover that the "journalist" is also an agent of SISMI (military secret service).

    http://piemonte.indymedia.org/article/3566

    This link has published a confidential letter sent by the SISMI’s Agent to the Italian Government Authority, to which is attached a confidential dossier where we find the name of several companies of interest by the SISMI, including ENI.

    From here forward, the mystery gets more dense and impenetrable. The reporter/spy turns to Sherlock Holmes investigating the shipping company. Alternate plots, conspiracies and coups scene. The young detective discovers that the company owner's Coeclerici Spa is the parent of un'intelligence to fade from the Pentagon and to envy to Ekelon. But it is only the tip of the iceberg ....

    Good reading

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  2. Altana Pietro: lo strano agente trovato "per caso" a spiare gli iraniani


    Da il Secolo XIX di Genova del 3 novembre 2009:

    "... La perquisizione nell'abitazione di un "presunto ricettatore" rivelò carte top secret... Pietro Altana 49 anni almeno due mestieri dichiarati (Giornalista ed all'occasione addetto alle pulizie di alcune grandi aziende genovesi) e altrettanti nomi d'arte, è il protagonista, dai contorni ancora indecifrabili, di un'inchiesta della Procura di Genova avviata e chiusa in gran segreto ... un'inchiesta condotta dal PM ANNA CANEPA (oggi anna Procura Nazionale Antimafia) ..."

    articolo al link:

    http://piemonte.indymedia.org/attachments/nov2009/secolo_xix2.jpg

    http://piemonte.indymedia.org/attachments/nov2009/secoloxix1.jpg

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