domenica 7 giugno 2009

IL RE DELL’OFFSHORE TITO TETTAMANTI

Da: SVIZZERA Connection

16 IL RE DELL’OFFSHORE TITO TETTAMANTI


Tito Tettamanti non è il finanziere ticinese più ricco, ma di sicuro il più importante.(1) A nessun altro del mondo finanziario di Lugano è riuscito di arrivare a Wall Street. Nacque nel 1930 dietro la stazione ferroviaria di Lugano come figlio di un impiegato di banca, quando il Ticino era considerato ancora l’ospizio per poveri della Svizzera. Dopo la guerra frequentò la scuola commerciale di Bellinzona, studiò quindi legge a Berna e a soli 23 anni ottenne la laurea magna cum laude. Dopo due anni di praticantato presso un ufficio d’avvocato a Lugano conseguì la licenza di notaio e di avvocato e cominciò una carriera politica molto rapida come membro del partito cristiano-democratico (CVP). Nel 1955 era il più giovane gran consigliere ticinese, e nel febbraio 1959 gli elettori lo scelsero a soli 29 anni quale presidente del dipartimento di giustizia e polizia nell’esecutivo ticinese. Ma non a lungo: già nel luglio 1960 dovette dare le dimissioni. Aveva infatti ridotto ad un impresario edile amico una multa per evasione di tasse fisse sui profitti per la vendita di un bene immobile, da 90.000 a 10.000 franchi, senza base giuridica adeguata. Con voce piagnucolosa, richiamandosi alla sua infanzia triste e a tutta una serie di anni senza vacanze, avrebbe chiesto scusa ai colleghi di governo, come riportò allora il corrispondente ticinese del “Tagesanzeiger”.(2) Chiuse il suo discorso ufficiale di difesa davanti al gran consiglio con le parole profetiche: Se cado, ciò avverrà in piedi! Gli avversari politici a capo dei quali era il liberale Franco Masoni, non accettarono le scuse. Quando Tettamanti due giorni dopo diede le dimissioni, si parlò di fine improvvisa di una brillante carriera. Era invece l’inizio. Solo alcune settimane dopo, il giovane politico caduto in piedi fondò con il suo collega avvocato, appartenente alla stessa CVP, Giangiorgio Spiess, più tardi consigliere comunale di Lugano (assemblea legislativa) lo studio notarile Tettamanti & Spiess. Quattro mesi più tardi, il 10 novembre 1960, Tettamanti fece iscrivere la Fidinam SA Fiduciaria d’Investimenti e amministrazioni nel Registro di Commercio. Il capitale della società ammontava a un milione di franchi, cifra rilevante per quegli anni. Presidente era il ticinese Sergio Mordasini. Tettamanti fungeva da delegato del consiglio di amministrazione, dello stesso consiglio facevano parte anche Albert Salathé di Basilea (direttore della società finanziaria Indelec di Basilea, un’affiliata del Bankverein) e il politico cristiano-democratico di Friburgo, notaio Jean François Bourgknecht. Che la Fidinam fosse orientata fin dall’inizio a fare affari con l’ Italia, lo rivela l’importante rappresentanza di professionisti italiani nei quadri della nuova società fiduciaria. Direttore era l’italiano Fausto Ortelli, tra i diversi vicedirettori c’erano le italiane e gli italiani Romana Milesi, Giorgio Antonimi e Antonio Nespeca e le ticinesi e i ticinesi Ina Piattini, Diego Lissi e l’ex funzionario delle imposte Renato Zocchi. Anche il socio di Tettamanti Giangiorgio Spiess firmava allora come direttore della Fidinam. La ”Signorina” Piattini, come si chiamava ancora nei documenti ufficiali, fece una carriera in rapida ascesa all’ombra di Tettamanti e negli anni ’90 era come direttrice generale della holding Fidinam, una delle poche donne in posizione guida sulla piazza finanziaria di Lugano. Il predecessore della Piattini nell’ufficio di direttore generale, Diego Lissi, si separò invece nel 1985 da Tettamanti e fondò un proprio studio d’avvocato. Motivo dell’allontanamento furono secondo la rivista economica “Bilanz” i confini fluidi tra gli affari della Fidinam e gli affari privati di Tettamanti (3). Lissi stesso non si pronunciò su quest’ipotesi. Insieme ad altri direttori della Fidinam Lissi avrebbe allora protestato per il fatto che un singolo azionista, che esegue operazioni fiduciarie e d’investimento indipendenti, controlli una società fiduciaria che investe e amministra il denaro di terzi.

L’ASSE D’ORO LUGANO-VADUZ

Negli anni ’60 la Fidinam servì soprattutto da strumento d’investimento per i fondi fiduciari che provenivano dall’Italia. A questo proposito ebbe un ruolo importante il principato del Liechtenstein.(4) Dall’inizio degli anni ’60 la Fidinam fondò in rapida successione nel piccolo paese innumerevoli discreti istituti finanziari, per uso proprio o per rivenderli.Come esempio basti citare la Administra Handels Anstalt (Schaan), creata nel 1963. Nel suo consiglio di amministrazione figuravano oltre al già nominato uomo di fiducia Alfred Hasler di Vaduz anche i dirigenti della Fidinam Romana Milesi, Ina Piattini, Giorgio Antonimi e Diego Lissi.(5) Un altro esempio: il 26 gennaio 1961 Tettamanti fondò a Triesen nel Liechtenstein insieme con l’allora direttore della Banca del Gottardo, Fernando Garzoni, e il farmacista di Vaduz Alfred Hasler (6) la Bremo Establishment. Fernando Garzoni era il braccio destro svizzero del presidente dell’Ambrosiano Roberto Calvi e gestiva in Svizzera e Liechtenstein la sua struttura finanziaria occulta. Calvi lavorava insieme al banchiere della mafia Michele Sindona e al corrotto presidente della banca vaticana IOR, l’arcivescovo Paul Casimir Marcinkus (notizie più dettagliate sul tema nel cap.12 di questo libro). In seguito l’asse Italia-Lugano-Liechtenstein divenne la spina dorsale del lucrativo settore d’attività della Fidinam, che si prodigava a indirizzare fondi dall’Italia in Svizzera. Una parte di questo denaro fu investito fuori della Svizzera, una parte in beni immobili svizzeri, fatto che che fece della Fidinam nel corso degli anni la maggiore amministratrice di beni immobiliari del Ticino. Nel corso dei suoi affari offshore Tettamanti fece conoscenza anche del lussemburghese Francis Hoogewerf, di cui si è parlato nel cap.4. Nel 1973 Tettamanti lo portò nel consiglio di amministrazione della filiale lussemburghese della Fidinam.(7) Durante i primi 15 anni di questa società l’opinione pubblica svizzera venne poco o niente a conoscenza di dettagli sulla sua clientela e i suoi affari. L’atmosfera di quegli anni era molto discreta, perfino le grandi banche svizzere fino all’inizio degli anni ’70 non mettevano a disposizione della stampa i loro rendiconti annuali. Anche le progressivi acquisizioni di Tettamanti alla Banca della Svizzera Italiana (BSI), iniziate alla fine degli anni ’60, furono scoperte dai media solo molti anni più tardi.

LA BANCA REGIONALE BSI

La BSI,fondata nel 1873, è la banca più antica del Ticino dopo alcune Casse di Risparmio e la Banca Cantonale. L’istituto fu creato a suo tempo con capitale proveniente da Milano e dagli ambienti delle banche private di Basilea. La sua storia è strettamente intrecciata con l’industrializzazione del commercio e del turismo in Ticino e nella regione confinante di Como-Varese. In qualità di cofinanziatrice della società italiana Edison, la BSI finanziò negli anni ‘90 dell’ 800 anche il primo tram elettrico di Milano. Fino alla seconda guerra mondiale la BSI continuò a svilupparsi, divenendo la più grande banca commerciale del Ticino. Dal 1935 ebbe anche una filiale per operazioni in borsa a Zurigo. L’azionista principale della BSI dopo la seconda guerra mondiale fu la Banca Commerciale Italiana (Comit), il cui uomo di punta Raffaele Mattioli fu per lunghi anni vicedirettore della BSI. La Comit apparteneva allora alla holding statale IRI, diretta dal Ministero del Tesoro di Roma. Il secondo maggior azionista della BSI era il Santo Padre a Roma. Rappresentante del papa nel consiglio di amministrazione era il leggendario ingegnere Bernardino Nogara, che aveva riorganizzato le finanze vaticane dopo i patti lateranensi e fino alla fine degli anni ’50 le aveva incrementate con successo. Faceva inoltre parte del consiglio di amministrazione della BSI Alfredo Hirs di Zollikon. Quando i due grandi vecchi Mattioli e Nogara alla fine degli anni ’50 si misero a riposo, la BSI mancò all’inizio degli anni ’60 l’occasione dell’aggancio al mercato in crescita del business ticinese con l’Italia, vale a dire la fuga di capitali e si trovò in una posizione sempre più svantaggiosa. (8) Superstar del business con l’estero della piazza finanziaria di Milano era il Banco Ambrosiano, sotto la guida del manager Roberto Calvi, che aveva appena fondata la filiale svizzera Banca del Gottardo. A questo punto Tettamanti cominciò a far incetta a poco a poco di azioni a buon prezzo della BSI che allora in Ticino e a Milano venivano trattate fuori borsa. Grazie al “miracolo economico” nel Norditalia anche la malconcia BSI riprese dagli inizi degli anni ’70 ad andare bene. Nel 1971 comprò la Adler Bank di Basilea, nel 1973 aprì una filiale a Saint Moritz. Si espanse anche all’estero. A Guernsey sorse la Swiss Italian Ltd., a Nassau (Bahamas) la Swiss Italian Banking Co. Ltd. e a New York la Swiss Italian Securities. Forza propulsiva di questa espansione era Enrico Bragiotti, nuovo uomo di punta della Comit di Milano. Nel 1973 la quota di bilancio della BSI crebbe del 25%, raggiungendo 1,8 miliardi di franchi con un guadagno netto di 16 milioni di franchi e un organico di 560 persone. Con ciò la BSI entrò a far parte, insieme alla Bank Leu, delle più grandi banche commerciali in Svizzera dopo le tre grandi banche.(9) Cosa che allora solo gli iniziati sapevano: il partner junior di Bragiotti alla BSI era Tettamanti, che nel frattempo si era assicurato circa il 10 % del capitale.(10) Questo rapporto divenne visibile solo nel 1974 quando il politico di Buenden Ettore Tenchio (allora presidente della Società radiofonica e televisiva svizzera), uomo di fiducia di Tettamanti, fu eletto presidente della BSI. In seguito la BSI si ingrandì rapidamente sotto la guida del suo nuovo delegato di consiglio d’amministrazione Gianfranco Antognini. Nella Svizzera occidentale venne acquisita la Banque Romande con 200 dipendenti e filiali a Ginevra, Losanna, Yverdon e Martigny. Inoltre Bragiotti portò nel portafogli della BSI la partecipazione Comit dell’ 8% al broker di borsa di New York, Lehman Brothers, e una partecipazione ad una banca di Parigi. A Montecarlo il presidente della BSI Gianfranco Antonimi fondò per il direttore della Comit Bragiotti, la Compagnie Monégasque de Banque, del cui consiglio di amministrazione faceva parte anche George Ball di Lehmann Brothers, un ex sottosegretario di stato del governo statunitense. In Lussemburgo la BSI fondò la società finanziaria Milano Internazionale, che più tardi cambiò il nome in Cofi.(11) Nel 1977 infine la BSI partecipò al capitale della Fidinam, nel cui consiglio d’amministrazione entrò il delegato Antognini. Con ciò si chiudeva un cerchio: la filiale della Comit BSI, dove Tettamanti era il più importante azionista di minoranza, partecipava alla Fidinam di Tito.(12)

LA BANCAROTTA DELLA WEISSKREDIT

Il primo marzo 1977 la commissione delle banche dispose la chiusura della banca Weisskredit di Lugano e delle sue filiali a Zurigo e a Chiasso. Il direttore generale della Weisskredit Rolando Zoppi fu arrestato e rimase in carcerazione preventiva più di due anni. Suo padre Elvio, fondatore della Weisskredit e presidente del consiglio di amministrazione, si sottrasse all’arresto fuggendo in Italia, mentre il consigliere d’amministrazione Renzo di Piramo sparì nelle Filippine. La Weisskredit aveva 150 dipendenti. L’aveva fondata nel 1949 appunto l’ex montatore della BBC Elvio Zoppi, che nel 1949 insieme con Emilio Weiss aveva trasformato in una piccola banca lo spazio riservato al cambio delle merci del suo negozio di verdura a Chiasso. La clientela principale era costituita da italiani tra i quali anche lavoratori italiani in Svizzera. Negli anni ’60 entrò nell’attività l’ambizioso figlio di Elvio Rolando e la banca cominciò ad estendersi. Rolando aprì uffici a Milano, Colonia (13), Buenos Aires, Montevideo e Santiago del Cile. Nel 1965 la Weisskredit incaricò l’ufficio fiduciario Fidinam di fondare un istituto in Liechtenstein. L’uomo di fiducia della Fidinam a Vaduz, il farmacista Alfred Hasler, creò a Schaan la Finanz und Vertrauens Handels Anstalt (FVA). Del consiglio di amministrazione facevano parte Hasler stesso, Elvio e Rolando Zoppi e anche Giangiorgio Spiess, socio di studio di Tettamanti e direttore della Fidinam. In seguito la società di comodo FVA a Schaan, amministrata formalmente dalla Fidinam, fu svuotata da Hasler: gli uffici veri e propri erano a Chiasso presso la Weisskredit. Per più di dieci anni tutto andò bene, la FVA divenne “banca nella banca” della Weisskredit, dove i denari potevano sparire in maniera discreta e senza pagare tasse preventive. Poi si ebbe un crollo improvviso. Gli affari in cui la FVA aveva investito i fondi dei suoi clienti, andarono a monte uno dopo l’altro. Infine l’istituto, dotato di un capitale proprio di 20 000 franchi, dichiarò una perdita accumulata di 220 milioni di franchi. I clienti persero la fiducia e pretesero la restituzione del loro denaro. All’inizio del 1977 gli Zoppi richiesero a Vaduz una dilazione di pagamento, qualche tempo dopo il tribunale del principato dichiarò il fallimento della FVA. Immediatamente la commissione della banche tolse alla Weisskredit la licenza bancaria e chiuse le sedi di Chiasso, Lugano e Zurigo. Lo scandalo produsse un certo scalpore sui media, ma qualche mese dopo ne scoppiò uno simile, di proporzioni molto maggiori, con l’istituto Texon, filiale della Keditanstalt di Chiasso. Anche il direttore della SKA Kuhrmeier aveva usato la sua Texon in Liechtenstein per investimenti finanziari, esenti da tasse, soprattutto di clienti italiani ed era incappato con queste operazioni nel vortice fatale della crisi economica mondiale. Il processo contro la Weisskredit ebbe luogo a Lugano nel febbraio 1979. Accusatore era il procuratore di stato Paolo Bernasconi, principale capo d’accusa: frode professionale ai danni dei clienti dell’istituto per 223 milioni di franchi. Il procuratore Paolo Bernasconi criticò la Weisskredit perché con un istituto del Liechtenstein attirava denaro e partecipazioni nella zona grigia dell’anonimità. Il consiglio d’amministrazione della FVA avrebbe avuto una semplice funzione di copertura, il suo compito principale sarebbe consistito nel distogliere lo sguardo e non preoccuparsi dell’andamento degli affari.(14) Mentre la FVA già dal 1972, secondo Bernasconi, non era liquida, il difensore di Renato Zoppi contestò qualsiasi gestione disonesta degli affari e definì responsabile delle perdite solo la crisi economica, iniziatasi nel 1975. La sezione penale ticinese si conformò allora ampiamente alle richieste di Bernasconi e condannò Rolando Zoppi e Renzo di Piramo a cinque anni di prigione l’uno, Elvio Zoppi a quattro anni e il direttore Reto Kessler ad un anno con la condizionale.(15) Al direttore della Fidinam Spiess fu inflitta una pena pecuniaria di 12.000 franchi più le spese per avere contravvenuto alla legge delle banche e alle norme per la protezione della valuta. Sotto giuramento aveva fatto mettere a protocollo, nell’aula del tribunale, di non aver saputo nulla del tipo e del volume degli investimenti eseguiti dalla FVA e di aver appreso con sua estrema sorpresa della situazione deficitaria dell’istituto solo un giorno prima del crollo.(16) Anche l’effettiva sede amministrativa della FVA gli sarebbe stata sempre ignota, la Fidinam non avrebbe rappresentato più che una sede formale. Non poteva nutrire sospetti, perché la Fidinam curava “più di 100 altri istituti del genere domiciliati in Liechtenstein “, mediante i quali banche svizzere e istituti finanziari “concludono legalmente certi affari fuori della Svizzera”(17). Quale testimone a discolpa di Spiess si presentò il suo socio di studio e collega della Fidinam Tettamanti.(18) A seguito della pena pecuniaria Spiess dovette lasciare la Fidinam e si concentrò sull’attività dello studio legale Tettamanti & Spiess. Lo studio si ingrandì e ai tempi migliori contava più di due dozzine di collaboratrici e collaboratori.(19)

A MONTECARLO! A MONTECARLO!

Mentre la Giustizia ticinese ebbe bisogno di due anni per processare i responsabili dello scandalo Weisskredit, Tettamanti non temporeggiò. Pochi mesi dopo lo scoppio dello scandalo, trasferì la residenza a Cap Ferrat in Costa Azzurra e aprì nella vicina Montecarlo una nuova filiale, che già dopo breve tempo dava lavoro a circa tre dozzine di persone. Qui Tettamanti aveva buone conoscenze: il suo socio lussemburghese Francis Hoogewerf che si era pure appena trasferito e il presidente della Comit Enrico Bragiotti. La Comit era allora azionista di maggioranza della BSI, dove Tettamanti aveva una partecipazione di minoranza. Sia o no un caso - proprio all’epoca del passaggio della Fidinam a Montecarlo, la Comit acquisì una sostanziale partecipazione di minoranza alla Fidinam. E contemporaneamente al suo trasloco a Montecarlo, Tettamanti divise la Fidinam in due holding separate, una per la Svizzera a Lugano e una per le società straniere a Montecarlo, ben lontano dalla Giustizia ticinese. Oltre al braccio internazionale della Fidinam, Tettamanti creò anche una rete privata offshore. Ne facevano parte la North Atlantic – Société d’Administration a Montecarlo (Nasam), dislocata più tardi sulle isole Cayman, e la Investment Company of North Atlantic (Icona), pure registrata a Cayman, che nel 1985 si era mutata in Financial Corporation of North Atlantic (FCNA), da cui alla fine del 1986 nacque il Financial Group of North Atlantic (FGNA). Importanti collaboratori di entrambe le FCNA erano Alfonso Lodola d’Oria e l’ex direttore del Bankverein, Hubert Baschnagel.(20) Con ciò Tettamanti aveva separato il suo impero offshore dall’asse Vaduz-Lugano e l’aveva orientato verso l’asse Montecarlo-Panama-Cayman. In seguito investì fondi di clienti della Fidinam e di altri in titoli e beni immobili. In base a sue stesse ammissioni, la Fidinam controllava all’inizio degli anni ’80 un portafoglio immobiliare di 1,3 miliardi di franchi con le principali zone d’investimento in Canada, USA e Hongkong.(21)

Note:

1) Sono Sergio e Geo Mantegazza ad esser considerati i ticinesi più ricchi. La rivista economica “Bilanz” 12/95 stima che entrambi abbiano tra i due e i tre miliardi, mentre si valuta che Tettamanti possieda tra i 200 e i 300 milioni. Secondo “Bilanz” ai Mantegazza appartiene il gruppo turistico Globus-Cosmos a Curaçao (3,3 miliardi di fatturato, 5000 dipendenti, holding). Perché il gruppo valga 3 miliardi di franchi è rimasto in ogni caso un segreto di “Bilanz” (sui Mantegazza vedi p.313)

2)”Tages-Anzeiger”, 17. 10. 87

3)”Bilanz” 12/87

4) Sul ruolo del Liechtenstein cfr. p.93 segg.

5) Nel 1981 Milesi, Piattini, Antonini e Lissi si ritirarono e furono sostituiti dal procuratore della Fidinam Mauro Poretti e dal britannico Kenneth Cameron (un amministratore fiduciario di St.Peter Port, il centro bancario offshore sull’isola britannica del Canale Guersney; Cameron faceva parte anche del consiglio di amministrazione della filiale della Fidinam a Londra insieme a Martin Priest, Martin Roy Sandle, Graham Owen Rich, Iain Robert Hume e Sallyan Cecille Tranter, tutti a St.Peter Port, Guersney). Nel 1985 infine la Administra Handels Anstalt fu liquidata e sostituita dalla Administra Inc.Panama.

6) Hasler era stato raccomandato a Tettamanti dal dirigente della Fidinam Renato Zocchi, che insieme a Hasler aveva fondato l’istituto Baldor a Schaan quando Tettamanti era ancora membro del governo ticinese. Hasler avviò allora e vendette decine di società del Liechtenstein, tra queste anche la Fasco AG, che nel 1974 cedette al banchiere della mafia Michele Sindona e all’amministratore fiduciario Nico Schaeffer, allora Gran Maestro della Grande Loggia Massonica del Lussemburgo.

7) Nel 1974 Tettamanti, Francio Hoogewerf, Roger Usher,Karl Ulrik Sanne e David Matthew, fondarono in Lussemburgo la Coim-Suisse SA, nel cui consiglio di amministrazione c’erano anche i dirigenti della Fidinam Diego Lissi e Alberto Collenberg (vedi capitolo 4).

8) Questo come conseguenza della mancanza di fiducia del ceto medio italiano nella BSI controllata dalla Tesoreria italiana attraverso la banca statale Comit. Ciò fu rafforzato dal progressivo ritiro del Vaticano dall’alleanza Mattioli-Nogara a favore dell’emergente Banco Ambrosiano di Roberto Calvi.

9) ”Schweizerische Finanzzeitung”, 24.4.74

10) Se questo abbia influito negativamente sui rapporti di Tettamanti con Fernando Garzoni, la cui Banca del Gottardo era la maggiore concorrente della BSI di Brogiotti, non è noto.

11) Compartecipe alla Cofi erano oltre alla Comit anche Robert Leclerc di Ginevra, la cui banca privata Leclerc & Cie. fu chiusa nel maggio 1977 dalla commissione delle banche. Nel 1985 Leclerc fu condannato dalla Corte d’assise di Ginevra per sottrazione di denaro dei clienti a cinque ani di prigione. Per risanare la propria catastrofica situazione finanziaria aveva messo mano al patrimonio dei suoi clienti – un peccato mortale per un banchiere privato. Due soci di Leclerc, precisamente Bertrand de Muralt e Charles Bouchard, si suicidarono, mentre Leclerc fu colpito da un infarto cardiaco. Sebbene la bancarotta di Leclerc fosse stata messa in ombra dallo scandalo della SKA di Chiasso, scoppiato di fatto contemporaneamente, l’affare restò il più grande incubo degli ambienti delle illustri banche private ginevrine.

12) Ancora alcune parole sul successivo destino della BSI. La banca continuò a crescere. Tra le sue nuove fondazioni ci fu ad esempio la Société Européenne de Banque in Lussemburgo. Nel 1981 il nome della BSI comparve in uno scandalo interno a Wall Street. Il finanziere italiano Giuseppe Tome fu accusato di avere profittato in maniera non ammessa di informazioni privilegiate nel corso dell’acquisizione del gruppo minerario St. Joe Minerals da parte della canadese Seagram. Tome era consigliere del presidente della Seagram Edgar Bronfman e comprò attraverso la BSI, poco prima dell’acquisizione, opzioni della St.Joe, il cui valore salì fortemente a causa del generoso prezzo del rilevamento. Nel 1982 Brogiotti vendette a sorpresa la sua partecipazione di minoranza alla BSI alla grande banca di New York Irving Trust. Ciò fu motivato dal fatto che Bragiotti, dopo lo scandalo dell’Ambrosiano temeva di finire negli ingranaggi della giustizia italiana dal momento che offriva al ceto medio italiano che frodava il fisco, in fondo, lo stesso servizio di Calvi con la Banca del Gottardo.(Brogiotti restò a capo della Comit, divenne cittadino di Montecarlo e nel 1993 dovette dimettersi a causa di Mani Pulite). Nel 1988, Irving Trust vendette il pacchetto della BSI alla Unigestion ginevrina di Bernard Sabrier. All’inizio degli anni ’90 la BSI fu rilevata dal Bankverein, fortemente ridimensionata, ristrutturata e portata avanti come semplice banca di amministrazione patrimoniale. Il Bankverein ha mantenuto quella partecipazione della BSI alla Fidinam risalente all’epoca della Comit.

13) L’uomo della Weisskredit a Colonia era l’ex direttore della Banca del Reich Hans-Joachim Caesar. Nella Banca del Reich di Hitler, Caesar si occupava di patrimoni di nemici d’ambiente anglosassone, cosa che deve avergli procurato senz’altro qualche notizia da insider sui rapporti finanziari internazionali della Germania.

14) ”Neue Zürcher Zeitung”, 14. 2. 79

15) “Schweizerische Finanzzeitung”,7. 3.79

16) „Tages-Anzeiger“, 14.2.79

17) Ivi

18) “Bund“,19.2.79

19) Negli anni ‘80 Spiess rappresentava gli interessi di Licio Gelli in Svizzera, mentre il suo socio d’ufficio John Rossi faceva i ricorsi e curava l’assistenza legale nella causa del Conto Protezione. Nel 1995 lo studio Tettamanti % Spiess si trasformò, mediante una fusione, in Cotti, Spiess, Brunoni & Partner.

20) ”Bilanz”,12/87

21) Ivi

4 commenti:

  1. tutto vero, fantastico di come si arrivi alle informazioni piu dettagliate

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  2. La BSI era stata anche Banca Depositaria del Fondo Comune Immobiliare di diritto svizzero (primo Fondo Immobiliare collocato in Italia) Europrogramme del finaziere genovese Orazio Bagnasco

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  3. Credo sia tutto vero, però è difficilissimo trovare prove documentali gli intrecci sono numerosi e gli interessi cospicui.Troppo potenti e influenti le persone coinvolte.
    11 Agosto 2010

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  4. Sarebbe il caso d'indagare sui nuovi "servizi" che la BSI presta a persone potenti e società off-shore (ma gestite da Lugano) per eludere i controlli della SEC, le direttive europee, e approfittare di azionisti non professionali

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