giovedì 4 giugno 2009

IL BANCHIERE DELLE TANGENTI DELL'ENI

Da: SVIZZERA Connection

8 IL CASSIERE DELLE TANGENTI ENI A GINEVRA

Con l'appellativo metafisico "Quello appena sotto Gesù Cristo", che gli aveva dato il procuratore Antonio Di Pietro, il tesoriere delle tangenti ENI a Ginevra fece il suo ingresso sulla scena di Mani Pulite per la prima volta nel marzo 1993. Si parla di Pierfrancesco Pacini Battaglia. In seguito alle prime audizioni dei manager dell'ENI arrestati, il suo nome era balzato repentinamente al centro delle inchieste. Dopo che la giustizia milanese già il 17 febbraio 1993 aveva emesso un ordine di cattura internazionale contro Battaglia, egli si presentò infine volontariamente il 10 marzo per essere interrogato. Complessivamente quattro volte nel marzo 1993 e ancora nel febbraio 1994 il "maestro occulto" (1) dei circuiti segreti del denaro ha vuotato il sacco di fronte ai procuratori di stato. Pacini Battaglia rese noti centinaia di conti segreti e di società offshore, che egli aveva usato per ordine dei capi dell' ENI per transazioni illegali. Beninteso: illegali secondo il diritto italiano. Secondo i parametri svizzeri Pacini Battaglia era un rispettabile banchiere straniero a Ginevra, che eseguiva gli ordini di pagamento dei suoi stimati clienti a favore di destinatari altrettanto stimati. Ad esempio per il presidente dell' ENI Gabriele Cagliari o il presidente della Saipem Gianni Dell'Orto al tesoriere del partito socialista Vincenzo Balzamo. Per la sua loquacità Pacini Battaglia divenne il teste principale contro la corruzione nell'ENI e rese infine possibile ai pubblici ministeri la ricostruzione di un colossale circuito di fondi neri.

UN ALLEGRO TERZETTO SUL RODANO

Dopo lo scandalo del conto Protezione l'ENI cambiò il sistema delle tangenti. Dai pericolosi pagamenti diretti si passò alle fatture falsificate: società di comodo offshore di prestanome presentavano all'ENI il conto per servizi mai prestati. In tal modo le tangenti potevano apparire nella contabilità come spese regolari. Il nuovo metodo richiedeva abili professionisti, e venne l'ora di Pacini Battaglia. Ad aprirgli le porte dell'ENI era stato il cassiere delle tangenti di Craxi Silvano Larini. Larini gli fece conoscere personalmente la maggior parte dei capi dell'ENI, a cominciare dai due presidenti Franco Reviglio e Gabriele Cagliari, poi il presidente della Saipem Gianni Dell'Orto fino al capo dell'Agip Raffaele Santoro. Presso i socialisti Pacini Battaglia era considerato già negli anni '80 l'uomo dell'allora ministro dei trasporti PSI Claudio Signorile, più tardi Larini lo introdusse anche presso il tesoriere del PSI Vincenzo Balzamo. Pacini Battaglia viveva a Ginevra dal 1980 dove collaborava con l'avvocato ticinese Franco Noel Croce, che qui svolgeva la sua attività. L'avvocato ticinese Franco Noel Croce, allora non ancora trentatreenne (2), aveva contatti con il Gran Maestro della P2 Licio Gelli. Il numero di telefono ginevrino di Croce era stato trovato nel 1981 nel corso della perquisizione nella villa di Gelli a Castiglion Fibocchi, (3) insieme con i numeri telefonici della SBG a Ginevra e a Zurigo, del Banco Financieiro sudamericano in Avenue Miremont 20 (sede della Karfinco) e quello dell'avvocato di Ginevra Fritz Von Aesch. (4) Fin dai primi tempi a Ginevra Pacini Battaglia e Croce si ritrovarono insieme in affari fantasiosi. Alla fine degli anni '70 la Siai Marchetti italiana vendette ai libici 240 aeroplani del tipo SF- 260. Costo: 35 miliardi di lire l'uno ad esclusione dell'avionica, fornita dall' industria degli armamenti USA Hughes. Per addestrare i piloti libici il generale d'aviazione italiano Paolo Moci fondò l'impresa Aero Leasing Italiana (ALI), che ingaggiò 180 piloti militari italiani come istruttori per la Libia. Si dice che Gheddafi abbia compensato il loro impegno nel deserto con un guadagno sei volte più alto di quello percepito presso l'aviazione italiana. Mogli e fidanzate dovevano tuttavia rimanere a casa. Dopo la firma del contratto, secondo la stampa italiana, Pacini Battaglia e Croce sarebbero stati cooptati nel consiglio di amministrazione dell'ALI. I due avrebbero fondato in Svizzera una struttura finanziaria segreta per eseguire le transazioni della grande vendita di aerei che non potevano figurare nei bilanci ufficiali di Siai-Marchetti, ALI e Hughes.(5) Ma Pacini Battaglia contestò queste illazioni oltraggiose già nel numero successivo di "Panorama" (4.4.93): egli e Croce sarebbero entrati nell’ALI solo nel 1984 quando il business con la Libia era già concluso. Il terzo nell'alleanza con Battaglia e Croce era il canadese che viveva a Ginevra Roger G. Francis. Era particolarmente utile a Pacini Battaglia perchè parlava perfettamente undici lingue e ogni volta gli faceva conoscere uomini d'affari arabi che volevano lavorare in Italia. (6) Già nel 1981 Francis aveva fondato la società di comodo Corakges SA con un capitale azionario di 50.000 franchi. (7) Scopo statutario di questa era: "Fornire ad un gruppo di società attivo nel settore del petrolio servizi e consulenze di ogni tipo in relazione alla finanza, al commercio e alla produzione". (8) Nel febbraio 1984 la Corakges cambiò nome in RGF Counsel SA, e comparve nel consiglio di amministrazione Kaloyan Stoyanov, consigliere d'amministrazione dell'Ilex e business partner di Roger Usher. Nove anni più tardi il 20 dicembre 1993 la RGF Counsel andò in liquidazione, con la Ilex Trust Services come liquidatrice. La liquidazione potrebbe essere dipesa dal fatto che dall'inizio del 1993 Roger Francis era comparso con gran risalto sulle prime pagine dei giornali in tutt'Italia come collaboratore di Pacini Battaglia. Un caso di tangenti analogo riguardò la Nigeria. A questo proposito Pacini Battaglia raccontò a Di Pietro: "Quest'operazione fu organizzata da Nicola Grillo della Saipem di Zurigo e dal mio collaboratore Roger Francis. Anche qui fu impiegato il sistema delle fatture false." (9)

CHE COS' E' LA BANQUE KARFINCO?

Nel 1981 Pacini Battaglia e Croce fondarono la società finanziaria Karfinco che nel 1987 ricevette dalla commissione delle banche la licenza bancaria e divenne Banque Karfinco.(10) Suo presidente fu Croce, vicepresidente Pacini Battaglia. Già dopo un anno la Karfinco raddoppiò il suo capitale da 15 a 30 milioni di franchi con un’operazione stravagante. Le azioni furono emesse con un aggio del 20 % ed erano suddivise in azioni con diritto di voto da 100 franchi e azioni ordinarie da 1000 franchi. Le azioni ordinarie furono sottoscritte fiduciariamente a Ginevra dalla Paribas (Svizzera). (11) Chi fosse stato allora disposto a rendere più attraenti i 15 milioni di azioni Karfinco con un aggio di 3 milioni, non si è mai saputo. Si può supporre ragionevolmente che questo denaro provenisse dalla società ENI, poiché finanziariamente la Karfinco era una creatura del sistema delle tangenti ENI. Pacini Battaglia si addossò in ogni caso tutte le responsabilità e scagionò la Karfinco. Croce invece si astenne da qualsiasi presa di posizione pubblica. Significativi sono anche i numerosi azionisti con diritto di voto. Oltre a Pacini Battaglia e Croce sono tra questi quattro società di Panama: Mora Overseas, Doren Overseas, Pelter Business Corp. e Hemlock Business Corp., tutte a Panama City, inoltre l'immobiliarista Luigi Paolo Serra di Cassano, pure a Panama City, il direttore delle vendite Günther Franke (Düsseldorf), la casalinga Adelheid Da Empoli-Gautschi (Interlaken), Gabriel Thomas (Montecarlo), e Marcel Morard, Dominique Pugnat e Dominique Gherardi di Ginevra. (12) Ci sono poi la Nadex SA di Croce, la Investair SA di Friburgo, la nota Ebel Finance dell'industriale degli orologi di Neuenburg Pierre Alain Blum e la non meno nota Emaco Holding, affiliata del gruppo Cortaillod (13), pure di Neuenburg. Evidentemente Pacini Battaglia, che prima di fare la sua apparizione a Ginevra aveva vissuto qualche tempo a Neuchatel, si era fatto lì alcuni buoni amici. Nel marzo 1991 la Karfinco aumentò il capitale da 30 a 40 milioni di franchi, questa volta con un aggio del 50%. A quel punto lo speculatore di borsa Werner K. Rey era già crollato, la Sasea di Florio Fiorini versava in gravi difficoltà e la crisi immobiliare di Ginevra era già cominciata. In una situazione del genere, in un tale ambiente un aggio del 50% con un aumento di capitale non è finanziariamente sostenibile. L'aumento di capitale avvenne nel 1991 secondo il vecchio schema: le azioni ordinarie furono sottoscritte fiduciariamente dalla Paribas (Svizzera), e di nuovo si può tranquillamente ritenere che nessuno tranne l'ENI fosse pronto a comprare le azioni di questa piccola banca di Ginevra.(14)

IL SALVATAGGIO DELLA KARFINCO .

Dopo che nella primavera 1993 sui media italiani si era parlato per settimane di Pacini Battaglia e della sua Karfinco, Croce e Pacini Battaglia si dimisero rispettivamente da presidente e da vicepresidente. L'ex direttore generale del Bankverein e ex consigliere d'amministrazione della società finanziaria FGNA Montecarlo di Tito Tettamanti Hubert Baschnagel diventò nuovo presidente. In un'intervista al "Corriere della Sera" Pacini Battaglia disse di aver dato le dimissioni dall’incarico di vicepresidente, ma che rimaneva tuttavia azionista di maggioranza.(16) Sembrarono opportuni un cambiamento di nome e un movimento di personale: dal settembre 1993 la Karfinco si chiamò Banque Privée Genevoise. Già all'inizio del 1994 Baschnagel si ritirò e anche Sergio Bassi lasciò il consiglio di amministrazione. La banca cambiò nome una seconda volta in Banque de Patrimoines Privés Genève (BPG). Il team di successo che risanò e salvò la Karfinco in gravi difficoltà divenuta ormai BPG, apparteneva alla crème del settore finanziario svizzero. Nuovo presidente della banca divenne Richard Schäfer. Era presidente della fiduciaria Fidirevisa, che apparteneva all'impero Fidinam di Tito Tettamanti. Nell'ambito del gruppo Fidinam Richard Schäfer era un uomo di punta. Fino al 1991 fece parte del consiglio d'amministrazione della società madre Fidinam Servizi Fiduciari Holding SA (Lugano), insieme con Tito Tettamanti, il direttore generale Giorgio Ghiringhelli della Banca della Svizzera Italiana e altri. (17) Nuovo vice divenne l'avvocato d'affari zurighese Johannes Stolba. Faceva parte del consiglio di amministrazione della Arner Bank di Lugano (18) e del famoso Studio Uckmar pure di Lugano (Il prof. Victor Uckmar insegna alle università di Genova e alla Bocconi di Milano, è presidente della camera fiduciaria e dei revisori italiana e presidente della camera di commercio Italia-Russia). Un mandato non privo d'importanza di Stolba era anche l'incarico di consigliere d'amministrazione alla R.F. & W. Partner di Zurigo: Gertrud Weber, René Feybli e Gustave Adolphe Rychner rappresentavano in Svizzera Technische Projektleitungen (TPL, Zug) [gestioni tecniche di progetti], la Technip Zug e la Technipetrol di Roma. Queste tre società sono filiali del gruppo petrolifero francese Elf-Aquitaine. Secondo il presidente dell'Agip Raffaele Santoro il presidente di Elf Loik Le Floch-Prigent apparteneva a quel club di mediatori, nel business internazionale del petrolio, ai quali si annoverava anche Pacini Battaglia, e ha sempre seguito con attenzione gli affari della TPL. (19) La filiale TPL di Roma e il suo direttore generale Mario Maddaloni compaiono nello scandalo delle tangenti Enimont, di cui si parla più avanti, separatamnte. (20) Altre due figure importanti del settore finanziario svizzero accompagnarono la trasformazione della Karfinco in BPG: Erwin W. Heri e Robert Vieux. Heri è dirigente finanziario dell'assicurazione Winterthur e fa parte del consiglio d'amministrazione della filiale svizzera della Deutsche Commerzbank. Robert Vieux è una colonna portante della piazza finanziaria Ginevra. Faceva parte del consiglio di amministrazione di due società dello statunitense naturalizzato a Ginevra Bruce Rappaport, precisamente della EP Services per il commercio di petrolio e della Soviet Intershipbuilders. (21) Inoltre Vieux era nel consiglio d' amministrazione della società finanziaria Norfinsud.(22) Lo troviamo anche nell'ente "Un Avenir pour Genève" con la presidentessa della SMUV Christiane Brunner, l'ex consigliere federale Renè Felber (SP) e i due banchieri privati Ivan Pictet e Thierry Lombard. E ancora nella "Fondation pour Genéve" con il manager della banca Rothschild Pierre Sciclounoff. Il desiderio di Pacini Battaglia che la Karfinco potesse sopravvivere al disastro, tutto sommato si è realizzato. Ha resistito finora brillantemente all'uragano di Mani Pulite, anche se sotto nuovo nome e con una nuova squadra. Piano, la squadra non è poi cosi nuova. Il presidente appena incaricato della BPG, e presidente di Fidirevisa, Richard Schäfer era già comparso in precedenza nell’orbita di un azionista Karfinco, Rafic Claude Abdallah Defouni del Cairo (23), di cui dovremo ancora occuparci. Ma prima debbono essere illustrati due grandi affaires di fondi neri, che la "struttura" di Pacini Battaglia aveva elaborato per l'ENI: l'affaire Transmed e l'affaire Ipsa 2.

DUE GRANDI AFFAIRES

Dei vari scandali che Pacini Battaglia ha rivelato ai pubblici ministeri verrano qui descritti nei particolari due grandi casi: l'affaire Transmed e l'affaire Ipsa 2. Per quanto riguarda Transmed si trattava dell'acquisto di grandi quantità di gas naturale algerino per l'Italia. Per ottenere un prezzo del metano il più possibile favorevole, il presidente dell' ENI Gabriele Cagliari ingaggiò alla fine del 1989 il diplomatico turco di origine libica Omar Yehia, residente a Ginevra. Egli aveva rapporti eccellenti con il presidente algerino d'allora Chadli Bendjedid. Questo consiglio il presidente dell'ENI Cagliari l'aveva ricevuto niente meno che dal presidente dei ministri Giulio Andreotti. Dopo colloqui preliminari con il presidente della Snam Pio Pigorini, Yehia richiese per il suo passo diplomatico presso Bendjedid una provvigione di 30 milioni di dollari, che dovevano essere accreditati sul conto 61900 della United Overseas Bank (24) di Ginevra, diretta dal suo banchiere Ken Scott. Pigorini incaricò Pacini Battaglia di versare a Yehia questa somma e gli affidò anche la trattativa dei tempi e delle modalità esatte. Poichè secondo le leggi italiane e secondo le convenzioni internazionali d'appalto il pagamento di commissioni di intermediazione era vietato, questo denaro doveva passare fuori bilancio. Poichè la Snam non potè procurarsi una somma così elevata di denaro in nero, Pacini Battaglia fu indirizzato da Pigorini ai dirigenti della Saipem Gianni Dell'Orto e Paolo Ciaccia, che avrebbero messo a disposizione il denaro. Pacini Battaglia ha così descritto ai pubblici ministeri l'operazione condotta insieme a Ciaccia: "La International Investment Development, con sede a Guernsey nelle isole britanniche del canale, diretta dal mio collaboratore Roger Francis, emetteva fatture di comodo per provvigioni alla Chemtrade & Finance (Vaduz) [una società Saipem per l'accrescimento dei fondi neri]. Altre quattro società di Guernsey, la Burbridge, la Rodvale, la Coral Fish e la IOOC, emettevano alla Saipem UK a Londra fatture fittizie". (25) Con il pagamento di tutte queste fatture false la Saipem trasferì a Pacini Battaglia 33,65 milioni di dollari, 3,65 milioni di piu' di quanto Yehia avesse a disposizione. La ripartizione di questo denaro Pacini Battaglia la presentò così: "22 milioni di dollari li incassò il banchiere di Yehia Ken Scott [Scott firma alla United Overseas Bank come procuratore]. 2,1 milioni di dollari, una parte dei quali in obbligazioni statali, li consegnai a Ciaccia nel mio ufficio a Roma. Il resto lo versai sul conto 14925 / SCT Albatros presso la Republic National Bank (Suisse) a Ginevra. 310.000 dollari li prese il presidente della Saipem Dell'Orto. 1,4 milioni di dollari li incassò un funzionario libico, di cui mi aveva fatto il nome Ciaccia. E rimasero ancora le tangenti per i partiti: 3,5 miliardi di lire per il PSI e il miliardo di lire per la DC. Tra la fine del 1991 e il maggio 1992 feci portare da Chiasso a Roma questo denaro in contanti dai corrieri di fondi neri della Comifin/Fimo. I soldi per il PSI furono consegnati in strada davanti all' ufficio romano di Pacini Battaglia ad un inviato del tesoriere Vincenzo Balzamo. Il denaro per la DC fu portato direttamente alla centrale di partito in Piazza del Gesù." (26) Quando nell'aprile 1993 questo caso finì sulle prime pagine dei giornali italiani, anche la stampa algerina ne parlò e pubblicò alcuni articoli su Omar Yehia. La procura della repubblica di Algeri aprì un'inchiesta e il ministro algerino della giustizia Mohamed Teguia promise di far luce su questo caso di corruzione. Se questa sua iniziativa coraggiosa si sia conclusa con successo, non si è saputo. Il caso Ipsa 2 riguardava la costruzione di un oleodotto per l'Irak. Durante la guerra Iran-Irak del 1986 Saddam Hussein voleva raddoppiare un oleodotto lungo circa 900 km., che trasportava petrolio greggio iracheno ad una destinazione in Arabia Saudita, fuori della portata dell'artiglieria iraniana. Quattro consorzi internazionali si contendevano quest'incarico: uno italofrancese (Saipem, Snamprogetti, Spie-Capag), uno giapponese-coreano (Mitsubishi, Hyndai), uno statunitense (Bechtel) e uno tedesco (Impiantistica Mannesmann). Si trattava di un volume di commesse per un miliardo e mezzo di dollari, da qui la durezza delle trattative. Infine il contratto concupito andò per metà al consorzio italofrancese e per metà al consorzio giapponese-coreano. Il 26 marzo 1993 Pacini Battaglia confessò ai pubblici ministeri perché Saipem, Snamprogetti e Spie-Capag avevano ricevuto l'incarico: il presidente della Saipem Gianni Dell'Orto gli avrebbe assegnato il compito di pagare ad un mediatore iracheno una commissione di 16,5 milioni di dollari e 26,5 milioni di marchi. Questo mediatore era l'iracheno con cittadinanza inglese Nadhmi Auchi, residente a Londra e in Lussemburgo. Auchi era allora grande azionista della Investmentbank francese Paribas. All'inizio della guerra del golfo egli controllava il 4,4 % del capitale e il 6,4 % dei diritti di voto. Inoltre possedeva il 20 % della Paribas Luxemburg e l'8% della società finanziaria Compagnie de Navigation Mixte, che a sua volta deteneva l' 8 % della Paribas. Tutto questo inquietò moltissimo, nel pieno della guerra del golfo, il conservatore "Figaro".(27) Auchi era particolarmente potente in Lussemburgo dove presiedeva la General Mediterranean Holding (GenMed ), del cui consiglio di amministrazione facevano parte anche l'avvocato ticinese e fondatore della Fidinam Tito Tettamanti. Del collegamento tra Tettamanti e Auchi si parla ancora dettagliatamente nel capitolo 16. Pacini Battaglia fornì un quadro dettagliato della transazione della tangente con Auchi: "L'iracheno mi ordinò di pagare il denaro alla sua Barsy Services a Panama City. Per questo mi servii della mia Projecta a St. Peter Port, Guersney. Il denaro passò dapprima attraverso una cassa per fondi neri della Saipem, Promoters & Contractors (Vaduz) alla Projecta. Per giustificare il trasferimento di tanto denaro, Promoters & Contractors avevano stipulato con la Saipem un contratto fittizio di consulenza. La partner della Saipem Spie-Capag pagò direttamente la sua partecipazione alla tangente Auchi direttamente con un finto contratto di consulenza con la Projecta. Complessivamente 20,28 milioni di dollari e 31,178 milioni di marchi giunsero alla Projecta. Di questi pagai 16,5 milioni di dollari e 26,5 milioni di marchi a Auchis Barsy. Con il resto pagai due milioni di marchi alla Spie-Capag e un milione di dollari li tenni per me. 3,5 miliardi di lire li lasciai, su richiesta del presidente dell'ENI Franco Reviglio, a disposizione di Silvano Larini. Questo mi ordinò di portare immediatamente il denaro a Roma al tesoriere del PSI Franco Reviglio. L'operazione si svolse nei primi sei mesi del 1988 con l'aiuto della Fimo di Chiasso".(28)

FATTURE DA BERNA

Nel settembre 1993 la Procura della Repubblica di Milano nominò una commissione speciale per l'ENI sotto la direzione del revisore Giorgio Laganà di Monza. Laganà aveva ricevuto dal tribunale ampie competenze. Egli era autorizzato a richiedere alle società ENI tutti i documenti e le informazioni, a controllare la contabilità e a sottoporre i "contratti di consulenza " ad un test economico di plausibilità. L' ex procuratore Paolo Bernasconi dichiarò nel febbraio 1994 sulla "Neue Zürcher Zeitung" in relazione al problema delle fatture false: "In base agli atti allegati alle richieste di assistenza giuridica i giudici civili e penali svizzeri hanno dovuto prender atto nel 1993 che in Svizzera decine di società fiduciarie producono ogni anno come per magia infinite fatture fittizie per mascherare pagamenti di mazzette- onorate conformemente all'importo della fattura".(29) Il presidente dell'ENI Bernabè ordinò ai presidenti delle società settoriali di collaborare lealmente con gli ispettori giudiziari, chiamati dalla stampa "sceriffi". (30) Sei mesi più tardi la squadra di Laganà aveva scoperto nuovi fondi neri per circa 70 miliardi di lire (allora circa 70 milioni di franchi) alla Snamprogetti e 12 milioni di dollari alla Saipem. Inoltre solo alla Snamprogetti furono considerate sospette per formulazioni non chiare fatture di più di 37 miliardi di lire: Ad esempio un conto di oltre dodici miliardi di lire per un'analisi dell'economia energetica russa che la Snamprogetti aveva ricevuto da una società offshore. Più tardi la stessa Snamprogetti rivendette il medesimo studio all'Agip e alla Snam.(31) Tra quelle società che avevano emesso all'ENI fatture, la cui plausibilità economica era considerata sospetta da Laganà, comparvero anche tre ditte di Berna: la RAD- Trading, la RAD-Tecnica e la RAD-Fiduciaria. A queste società è finora riuscito di tener nascosti il contesto, la connessione dei fatti.

CHI C'ERA DIETRO IL GRUPPO RAD?

Presidente delle tre società RAD era Rafic Claude Abdallah Defouni del Cairo.(33) Alla fondazione di RAD-Trading (capitale 200.000 franchi), RAD-Tecnica (capitale 200.000 franchi) e RAD Fiduciaria (capitale 100.000 franchi) nel maggio 1989 egli sottoscrisse il 98% del capitale azionario. Le azioni furono liberate in base all'iscrizione nel registro commeciale di Berna, mediante pagamento in contanti presso il Bankverein di Berna. Quel poco che restava del capitale lo presero i due fiduciari bernesi Robert Wöhrle e Peter Stampfli, che entrarono a far parte anche dei tre consigli di amministrazione. RAD-Fiduciaria e RAD-Tecnica avevano domicilio nella Giacomettistrasse presso l'Altra Fiduciaria, la RAD-Trading in Niesenweg 2 pure presso la fiduciaria Altra. Pochi mesi dopo l'insediamento della commissione speciale dell'ENI, il gruppo RAD si sciolse. Il 25 novembre l'assemblea generale decise la liquidazione. Defouni era assente e si fece sostituire da Robert Wöhrle. Liquidatrice era la fiduciaria Altra.(34) Fondatore e consigliere d'amministrazione di questa era Robert Wöhrle che dunque contribuì a liquidare ciò che nel 1989 aveva contribuito a fondare. Wöhrle è, in quanto bibliofilo con diploma federale, uno specialista riconosciuto del suo settore a Berna. Come presidente di Altra ritroviamo Richard Schaefer, presidente della BPG, succeduta alla Karfinco.(35) Secondo le convenzioni svizzere un comportamento del genere non era reato. Le linee guida della camera fiduciaria svizzera per la revisione contabile escludevano espressamente il pagamento illegale di tangenti all'estero dalle "azioni delittuose". Anche il consiglio federale dichiarò nel settembre 1993 che solo di rado era possibile riconoscere tangenti in base ai libri contabili e distinguerle da commissioni legali.(36)

Note:

1) Pacini veniva chiamato dal delegato della Saipem Paolo Ciaccia "il vero dominus occulto della Snam e dell'Agip". ("L'Espresso", 11.4.93)

2) Croce aveva trasferito il domicilio della società finanziaria Nadex SA da Lugano a Ginevra e fondato lì la Orox SA, mentre Pacini Battaglia contemporaneamente fece registrare la società finanziaria Karfinco al registro commerciale. A Roma i due fondarono una filiale dell' Orox , dove oltre a Pacini Battaglia e Croce anche il direttore dell' Agip Bruno Cimino e il presidente della SNAM Nicola Melodia facevano parte del consiglio di amministrazione.

3) Camera dei Deputati, IX. Legislatura, Disegni di Legge e Relazioni, Documenti, p.433

4) Nel 1991 Fritz Von Aesch era consigliere d' amministrazione della Borak SA a Cologny, che apparteneva al finanziere turco residente a Ginevra Mehemet Karamehmed, la cui Cukurova holding comprò la filiale svizzera della BCCI ( vedi p.181).

5) "Panorama", 28. 3. 93

6)Interrogatorio condotto da Antonio Di Pietro il 2. 2. 94

7) Negli anni 1986 e 1987 2,5 milioni di dollari passarono dalle casse dell'ENI ad una Corak Ltd. senza visibile contropartita (Verbale dell'interrogatorio di Pacini Battaglia del 2.2.94, p.89)

8) Registre de Commerce, Genève, dossier no. 2423, 1981 (vedi p.107)ù

9) Verbale dell'interrogatorio di Pacini Battaglia, 26.3.93

10) Azionisti fondatori della banca furono Pacini Battaglia e il suo socio Franco Noel Croce con 750.000 franchi per uno, inoltre la Karfinco Holding NV (Amsterdam) di Pacini Battaglia con 13,5 milioni di franchi.

11) Il direttore generale della filiale svizzera della più grande Investment Bank Paribas francese era allora Michel de Werra. La Paribas (Svizzera) fu fino al 1989 la banca di riferimento della Sasea di Florio Fiorini, finchè essa passò questo cliente alla concorrente Crédit Lyonnais. Prima di diventare direttore generale a Ginevra, de Werra si era affermato alla filiale della Paribas a Lugano. Nell'estate 1995 si svolse a Parigi un'istruzione penale contro il presidente della Paribas André Lévy-Lang per supposto falso in bilancio.

12) Gherardi era socio della Compagnie Financière du Chateau d'Allaman insieme con il direttore generale della Paribas Michel de Werra e l'avvocato di Losanna Paolo Gallone. Gallone ha dichiarato al giornale "El Pais" all'inizio del 1996 di avere gestito a Losanna società per il presidente corrotto della Guardia Civil spagnola. Gallone era anche presidente della Multi Media Consult di Ginevra, del cui consiglio di amministrazione faceva parte Markus Binggeli della Fidinam Fiduciaire di Ginevra.

13) Il gruppo Cortaillod, nel cui consiglio di amministrazione era presente anche l'ex presidente della FDP e presidente della Sasea Yann Richter, appartiene al gruppo industriale francese Alcatel-Alsthom. Contro il presidente dell'Alcatel Pierre Suard la giustizia francese indagò per supposti reati economici.

14) L’insieme degli azionisti con diritto di voto mostrò una composizione leggermente mutata. Accanto a Pacini Battaglia e a Croce compare per la prima volta come azionista anche Roger Francis. E ancora la casalinga Adelheid Da Empoli-Gautschi di Interlaken, Luigi Paolo Serra di Cassano di Panama City e le cinque società panamensi Doren Overseas, Morland Overseas, Morland Finance, Pelter Business Corp. e Malden Overseas. Nel consiglio d'amministrazione della Karfinco erano presenti nel 1991 oltre al presidente Franco Croce e al vicepresidente Pacini Battaglia anche l'ex direttore generale del Bankverein Hubert Baschnagel, il direttore della Karfinco di Ginevra Marcel Delley e Giovanni Gilardoni di Roma. C’era poi il consigliere finanziario di Lugano Sergio Bassi, al cui indirizzo (Via dei Solari 4) si trovava anche la filiale di Lugano della banca Karfinco.

15) Croce perdette anche i suoi mandati alla Snamprogetti International, la Snamprogetti SA e l' affiliata della Snamprogetti Comerint, tutte a Ginevra.

16) "Corriere della Sera", 30. 7. 93

17) Anche la composizione di alto livello del consiglio di amministrazione della Fidirevisa, presieduto da Schäfer, indica l'importanza dell'uomo dell'Oberland bernese. Vi si trovano accanto all'inglese Michael Golding di stanza a Milano e Gilberto Zwahlen, presidente della sezione ticinese della camera fiduciaria svizzera, residente a Lugano, anche Hansjakob Strickler, direttore di Ringier (?) e Luciano Giudici, consigliere d'amministrazione della Banque Bruxelles Lambert (Svizzera ). Schäfer aveva un filo diretto anche con la Fidinam di Ginevra: il procuratore della Fidirevisa di Ginevra Christian Durussel firmava anche come direttore della Fidinam di Ginevra.

18) La Arner Bank era stata perquisita nel dicembre 1994 dalla polizia in relazione ad un affare di tangenti di Berlusconi (cfr. capitolo 10)

19) Calvi, Fabrizio, e Sisti, Leo: ‘Les Nouveaux Réseaux de la Corruption’. Parigi, p.292

20) Qui basti dir questo: nel 1989 Pacini Battaglia pagò al presidente dell' ENI Sergio Cragnotti per ordine di Maddaloni una tangente di 5 miliardi di lire (verbale dell' interrogatorio di Pacini Battaglia del 2.2.94, p.129 segg.). Retroscena era un contratto per la costruzione di un petardo all'etilene, che la TPL aveva concluso con l'Enichem, la società precedente l'Enimont. Quando l'Enichem nel 1989 si fuse con la Montedison a formare l'Enimont, il nuovo uomo di punta dell'Enimont, Raul Gardini, voleva togliere il contratto alla TPL. La TPL potè conservarlo solo prchè Maddaloni pagò una tangente al topmanager di Gardini Cragnotti.

21) Rappaport è anche presidente della Bank of New York - Inter Maritime Bank. I consigli di amministrazione delle sue società furono da lui dotati di nomi prestigiosi come l'ex consigliere federale Nello Celio o il professor Raoul Oberson.

22) Lucio Velo, presidente della Arner Bank, era anche consigliere d'amministrazione della Norfinsud.

23) Nel dicembre 1988 sottoscrisse 10 azioni con diritto di voto a 100 franchi.

24) La United Overseas Bank (Ginevra) è una Joint-venture della Dresdner Bank e della Banque Nationale de Paris (BPN).

25) Verbale dell'interrogatorio di Pacini Battaglia, 10.3.93

26) Verbale dell'interrogatorio di Pacini Battaglia, 26.3.93

27) "Le Figaro", 2.4.91

28) Verbale dell'interrogatorio di Pacini Battaglia, 26.3.93

29) "Neue Zürcher Zeitung", 7.2.94

30) "Milano Finanza", 23.9.93

31) "Milano Finanza", 15.2.94

32) Intervista a Giorgio Laganà, giugno 1994

33) Nel marzo 1992 Pacini Battaglia aveva fatto versare una tangente sul suo conto presso la Allgemeine Bank Nederland, con l'annotazione "Defouni". Il denaro era destinato al socialista Claudio Signorile e fu pagato da Enzo Papi, direttore dell'impresa di costruzioni Cogefar del gruppo Fiat. ("L'Espresso", 23.5.93)

34) Era rappresentata dalla Fiduciaria Kristall con potere di firma.

35) A proposito di Richard Schäfer vedi anche p.385.

36) "Neue Zürcher Zeitung", 7.2.94

2 commenti:

  1. Come mai di tutto questo papocchio pagò e con la vita solo l'ing.CAGLIARI?

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