IL MESSAGGERO
Sindacati disponibili, ma la Cgil è perplessa. La richiesta di Confindustria
ROMA (30 agosto) - «In una stagione in cui sarebbe bene che i lavoratori ricevessero tanti soldi, tutti vogliono legare questi soldi a eventi che non ci sono: la produttività, gli utili...» L’unica voce esplicitamente critica verso la proposta di far partecipare i dipendenti agli utili delle imprese arriva dalla Cgil. A parlare è Susanna Camusso, segretaria confederale del sindacato di Epifani: «Mi sembrano mosse dilatorie, parole che si lanciano per non affrontare i problemi veri». E se Tremonti dice che non è giusto far finire la ricchezza tutta da una parte, la Camusso risponde: «Sono d’accordo, ma non penso che la partecipazione agli utili sia lo strumento migliore». Lo strumento migliore per la Cgil resta la contrattazione. «Il problema resta sempre lo stesso: i salari, il potere d’acquisto. E poi vorrei capire, se il lavoratore diventa anche azionista, deve anche partecipare al rischio d’impresa? Non credo che sarebbe giusto».La risposta degli altri sindacati alle parole di Tremonti è meno polemica. Ma non per questo entusiastica. Paolo Pirani della Uil, per esempio, pur premettendo che «l’idea della partecipazione dei lavoratori agli utili è sempre stata uno dei cavalli di battaglia del nostro sindacato», non sembra scaldarsi troppo di fronte all’ipotesi di una presenza azionaria dei dipendenti nella loro azienda. «Con la normativa attuale, questo genere di partecipazioni finiscono per non incidere molto sulla vita dell’impresa. Bisognerebbe prima cambiare le leggi». Viceversa la Uil sarebbe favorevole alla sperimentazione di un «sistema duale». Cioè alla nascita di «consigli di sorveglianza» simili a quelli che esistono in Germania: organismi che vigilano sulla gestione dell’azienda e avanzano proposte, con la presenza al loro interno di rappresentanti dei lavoratori. «La nostra idea dice Pirani è che questo sistema si potrebbe sperimentare partendo dalle società pubbliche, dalle municipalizzate».
Ma con i consigli di sorvegianza stiamo parlando di chi prende le decisioni nelle imprese, non della distribuzione dei guadagni, che è invece il tema lanciato l’altroieri da Tremonti. E se si tratta di soldi, la Uil contiua a pensare che il modo migliore per far partecipare i dipendenti agli utili sia quello di fare i contratti integrativi per premiare la produttività in busta paga. «Staremo a vedere cosa farà Tremonti su questo terreno. Noi ci aspettiamo ad esempio che venga allargata la detassazione al 10%, portando il tetto di reddito a 40 mila euro anziché 35 mila».
Tornando ai consigli di sorveglianza, il maggiore sponsor di questa proposta è Raffaele Bonanni. Per il segretario della Cisl «bisogna parlare del potere da diffondere nelle mani di lavoratori e cittadini che non devono essere semplici spettatori e elettori, altrimenti non c’è democrazia economica. Per questo ha concluso Bonanni è di grande importanza quello che ha detto Tremonti». Anche se, in verità, Tremonti si era detto esplicitamente contrario ai consigli di sorveglianza.
E gli industriali? La Confindustria si dichiara moderatamente favorevole a discutere di partecipazione agli utili. «Per molti versi è una strada già intrapresa» ricorda il direttore generale Giampaolo Galli, che chiede al governo di ampliare gli incentivi fiscali in favore degli aumenti di salario legati alla produttività.
Pie. P.
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