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Economia
Piazza Pulita, per uscire dalla crisi
di Savino Frigiola
E' stata varata la prima manovra economica di 54 miliardi voluta dai "poteri forti" (prelevati in grandissima parte dalle tasche degli italiani). Insieme all'altra ancora in corso, produce la riduzione della circolazione monetaria sul mercato pari alla somma delle due manovre ed insieme all'aumento dell'IVA un'ulteriore contrazione dei consumi interni e, quindi, un diffuso incremento della povertà per tutti. La manovra, almeno questa è la versione ufficiale, serve per ridurre il mastodontico debito pubblico. Tutti sanno che non sarà l'ultima (hanno già cominciato a prepararci in tal senso), e tutti continuano a ballare allegramente al suono dell'orchestrina delle menzogne, come sul ponte del Titanic mentre stava affondando.
Gli analisti in buona fede concordano nell'attribuire all'emissione monetaria, ad opera dei banchieri privati, Banca d'Italia prima e BCE dopo, la causa e la fabbrica del debito pubblico. Il significato del titolo del libro, da me pubblicato nel 1997, "La Fabbrica del Debito, dell'Usura e della Disoccupazione", ritenuto all'inizio incomprensibile, lo stanno appalesando gli accadimenti. In tanti anni non è pervenuta nessuna contestazione ne denunce di vario tipo dagli ambienti economici, bancari e monetari, ma solo prudente ed omertoso silenzio. I fatti oggi stanno impietosamente a dimostrare quanto tempo si è perso e quanti disastri si sarebbero potuti evitare solo se la "politica" avesse svolto la sua legittima e doverosa funzione di controllo, prevenzione e d'indirizzo nei confronti del sistema bancario-monetario a favore dei cittadini e dei propri elettori.
La prova che la "politica" continua irresponsabilmente ad ubbidire ai diktat che giungono dagli ambienti bancari-monetari a proprio vantaggio ed a danno dei cittadini, la si ricava proprio dall'impostazione di questa ultima manovra economica. Anche i più sprovveduti sanno che prima, o nella più drammatica delle ipotesi durante lo sgottamento dell'acqua che sta imbarcando il bastimento, bisogna accanirsi a tamponare la falla mediante la quale la nave rischia di affondare. Ciò è indispensabile per impedire che gli addetti allo sgottamento debbano continuare ad espellere l'acqua all'infinito. Ci vengono richiesti 54 miliardi senza farci capire a che titolo e per cosa farne, se servono per abbattere il debito o ancor peggio per pagare gli interessi sul debito pubblico che stanno crescendo a dismisura. Di tamponare la falla che continua a produrre il debito, nessuno ne parla né è dato sapere se rientra nei piani di una qualunque compagine partitica.
E' del tutto insensato continuare ad emettere i titoli di debito nazionali, sui quali paghiamo subito gli interessi ai signori banchieri privati, scontarli presso la BCE ed utilizzare il netto ricavo per pagare i titoli di debito in scadenza. Tutti comprendono che se non si blocca questo meccanismo diabolico il debito pubblico non può che continuare a crescere e l'inevitabile strangolo che ne deriva diventa sempre più soffocante. Per interrompere questa spirale malefica è sufficiente che lo Stato smetta di emettere propri titoli di debito e ritorni ad emettere titoli monetari come ha saputo fare benissimo per cento anni dal 1874 al 1975. Alle immancabili perplessità dei soliti "economisti di sistema", ricordiamo loro che il "valore convenzionale della moneta" enunciato da Auriti, nell'interesse dei cittadini lo impone, e per quanto concerne i trattati europei, troppo frettolosamente firmati, e sufficiente un piccolo strappo sulla scia dei numerosi già effettuati anche da Paesi più blasonati di noi. Gli ultimi due, proprio attinenti all'argomento, riguardano quelli della Grecia e dell'Irlanda avvenuti addirittura con la benedizione della Ela (Emergency liliquidity assistance) - BCE. Le banche di questi due Paesi emettono direttamente Euro in proprio. I soliti pateracchi dei banchieri privati e della "Commissione Europea" si evince dalla risposta all'interpellanza del parla-mentare greco Kostantinos Poupakis, che chiedeva lumi sull'accaduto: «la commissione europea non detiene statistiche sulle varie operazioni Ela... Mentre è la BCE che cura questi aspetti.» I fatti sono ineludibili; non è più possibile che la politica tutta permetta che lo Stato italiano così maldestramente continui ad indebitarsi nei confronti dei banchieri privati.
Lo Stato, in nome e per conto dei propri cittadini, deve ritornare ad emettere la propria moneta. La deve acquisire a titolo originario e registrarla all'attivo del proprio bilancio al valore corrispondente al signoraggio. L'attività così conseguita dovrà essere utilizzata per le proprie spese istituzionali, per dimostrare che le istituzioni sono al servizio del cittadino e non viceversa.
Su queste posizioni bisogna che i cittadini realizzino un fronte comune capace di fare piazza pulita, trasversale ai vecchi apparati partitici a difesa degli interessi nazionali e quindi di tutti. Lasciare agli altri la difesa dei banchieri, delle losche attività finanziarie e dei poteri forti. La nuova linea di demarcazione della politica separa quelli che intendono operare per il benessere dei cittadini da quelli a tutela dei banchieri & C. Solo così sarà possibile rilanciare l'economia e l'occupazione, e ciò che più conta la speranza nel prossimo futuro. Per quanto riguarda il debito pregresso, tra i tanti suggerimenti che ci sono giunti registriamo anche quello del prof. Bruno Amoroso (economista italiano che insegna in una università in Danimarca) che sostiene non solo di "non pagare un debito illegittimo" ma addirittura "chiede i danni" per il mal tolto. Abbiamo tempo per decidere su tutto ciò, intanto pensiamo all'Islanda. Mai come oggi; o con i cittadini o con i banchieri.
S. F.
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