mercoledì 22 giugno 2011

L’AQUILA: ATTO EROICO DELL’EQUIPAGGIO DI UNA VOLANTE

L’AQUILA: ATTO EROICO DELL’EQUIPAGGIO DI UNA VOLANTE!

Articolo a cura di Marco Saba, 20 giugno 2011

Siamo più o meno nell’estate del 2010, al 113 una donna in preda al panico chiede aiuto perché il marito era uscito da casa con intenti suicidi.
Subito la sala operativa invia la Volante 2 sul luogo del presunto suicidio.
La donna chiama ancora, ed ancora il 113: “aiuto, aiuto, mio marito si è ucciso, mio marito si è impiccato, è morto!”

L’equipaggio della Volante 2 chiede alla centrale l’autorizzazione ad usare i segnali e si precipita letteralmente sul luogo della segnalazione dove trova la donna in strada che urla e piange e solo allora, dopo qualche scambio di parole, i Poliziotti si convincono che il marito della donna si è impiccato in mezzo ad un boschetto a circa mezzo chilometro dalla strada, in un luogo non facile da raggiungere, senza strade di accesso e, soprattutto, in mezzo ad un campo non coltivato, pieno di sterpaglie molto alte, formato da enormi zolle disconnesse.

Chiudono la vettura di servizio portando con loro a "braccia” tutto il materiale necessario ad un eventuale soccorso, uno dei due cade per causa di una zolla di terra e con la caviglia semi-slogata, continua comunque la sua corsa per raggiungere il suicida.

Dopo poco vedono un giovane ragazzo che urla e piange ai piedi di un uomo che, legato al collo da un arbusto, giace esanime appeso ad un ramo di un enorme albero sul ciglio di un canale di irrigazione.

L’uomo si era impiccato.

I due Poliziotti fanno del tutto per staccarlo dal cappio, un cappio formato da un elastico ramo verde dello stesso albero, riescono a trascinarlo sul prato, ma l’uomo non da segni di vita, è viola in volto, respiro e battito cardiaco assenti.
Provano a chiamare la sala operativa con la radio portatile ma senza esito, provano con i telefonini ma non c’è campo, ormai non c’è più nulla da fare per il suicida!
Aprono la sacca del pronto soccorso in dotazione e si accorgono che oltre l’ordinario, non c’è materiale adatto per praticare la respirazione cardio polmonare artificiale, non ci sono bende adatte, né boccagli.

Il tempo passa veloce e l’uomo è ormai deceduto, non ci sono strumenti, non si riesce a contattare i soccorsi specializzati, il giovane ragazzo in lacrime è il figlio del suicida, sopraggiungono la moglie e il fratello del suicida, la tragedia si amplifica i due Poliziotti non si perdono d’animo, si guardano, si capiscono con gli occhi, si liberano dai cinturoni e dai pesi ed eseguono i primi accertamenti poi iniziano una estenuante respirazione bocca a bocca e relativo massaggio cardiaco al malcapitato, continuano così per oltre venti minuti, senza riserve, senza strumenti, in scarsità di mezzi.

Venti minuti, questo il tempo impiegato dall’ambulanza per giungere sul posto, altri dieci minuti sono serviti ai soccorritori per arrivare a piedi.

Giunto anche il personale della Crocerossa, i due Poliziotti, sfiniti, si sdraiano in preda ad una iperventilazione, ma si riprendono subito e scortano l’ambulanza con il suicida che intanto, grazie alla rianimazione dei poliziotti, subito dopo la somministrazione del’ossigeno, riprendeva a vivere.

Un atto eroico passato in sordina ma meritevole di lode popolare.
Di questo straordinario salvataggio ne veniamo a conoscenza solo oggi, ma la nostra stima per gli straordinari Poliziotti delle Volanti di L’Aquila è pregressa, bravi e preparati prima, durante e, soprattutto, dopo il terribile sisma che ha distrutto la città.
Grazie agli Angeli in Divisa, grazie alle Volanti de l’Aquila.

Non mi sono stati riferiti i nomi dei Poliziotti che, senza mezzi e senza riserve hanno salvato quella vita, li ringrazio comunque a nome di tutti coloro che come me, credono che determinati Agenti fanno realmente la differenza nelle Questure d’Italia.

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