sabato 16 aprile 2011

MARRA, circa Fazio, Littizzetto, Buttafuoco, Mora, Lombardi, e Berlusconi

MARRA, circa Fazio, Littizzetto, Pietrangelo Buttafuoco, Lele Mora, Pasqualino Lombardi, e Berlusconi


Cari Littizzetto e Fazio – senza avercela con nessuno e complimentandomi anzi con Littizzetto per la capacità di essere simpaticamente comica persino quando gli argomenti non siano adatti (ho riso di gusto io stesso, per tutto il tempo) – siamo, credo, di fronte ad una disattivazione (collettiva, ma per fortuna ormai in scadenza e con molte eccezioni) della capacità critica: una sapiente disattivazione realizzata dai poteri che controllano i media per fini di dominio della società.
Littizzetto si chiede «che cacchio significa: “strategismo sentimentale che ha rallentato il cammino della civiltà”», e tu Fazio trovi così irresistibile l’asserzione da essere travolto dal riso… Cosa che, del resto, ho ammesso or ora essere capitata anche a me, che evidentemente, pur nel mentre resto così lucido, sono per altri versi diventato (potenza dei poteri) scemo anch’io.
Sennonché, come spiego in un altro spot, «Lo strategismo è una delle fondamentali cause e chiavi di lettura del comportamento, e le sue degenerazioni sono la ragione della sofferenza dell’individuo e della società», nonché, ribadisco, della scarsa evoluzione della civiltà.
Al punto, scrivo ne Il labirinto femminile, che «se il tempo degli egiziani non fu un tempo in cui gli uomini volavano già sulle astronavi da centinaia di migliaia di anni, è appunto dipeso dalla visione strategica e non dialogica delle relazioni umane».
Una cosa che però – ve ne do atto – è difficile da capire, ove non si sappia (e la cultura sia antica che moderna non lo sa) cos’è l’intelligenza, che non è, secondo quanto scrivo dal 1985, una più o meno evoluta capacità di esercitare il pensiero, cosa che sanno fare anche gli animali, bensì una categoria morale, perché consiste nella capacità di svilupparsi passando attraverso lo sviluppo degli altri.
Certe scimmie, cioè, scoprono ad un certo punto – diciamo due milioni di anni fa – i primordi della partecipatività, generosità, altruismo eccetera e, individuati così i primi nuclei di ciò che si configurerà poi come vera e propria intelligenza, iniziano il cammino per diventare genere umano.
Un cammino che sarà però rallentato dalla parallela scoperta della tendenziosità, che è la capacità di sfruttare l’intelligenza ai fini della furberia\prevaricatorietà.
Complesse intuizioni che, insieme ad altre, una notte della tarda primavera del 1984, mi portarono alla scoperta del modo di formazione del pensiero, ovvero del modo in cui l’individuo, sotto la pressione delle pulsioni fondamentali, elabora il suo sapere e giunge alla comprensione delle cose, che è poi il vero oggetto di fondo di tutti i miei libri e documenti.
Ebbene, sinceramente senza alcuna doglianza, perché non vi posso certo imputare di essere caduti preda di forme emotive e intellettuali di cui è preda, da quando esiste, l’intera umanità, quello che – non appena i contenuti del libro saranno divenuti più noti – è destinato a divenire un ‘monumento’ sono proprio quei pochi minuti di genuina comicità su quei temi, sia pure, ve ne do atto, in relazione al solo argomento della recitazione di Arcuri, perché quanto al libro, Littizzetto è stata invero più che riguardosa, giungendo anche a dire di averlo comprato e che «magari è bellissimo..».
Fermo restando che mi stupisce che – pur potendosi ovviamente quelle affermazioni
condividere o no – non vi abbiano indotto ad un momento di maggiore riflessione gli argomenti di cui all’articolo di due intere pagine di Panorama di venerdì 7.1.2011, di uno che, come Pietrangelo Buttafuoco, asserendo di aver letto il libro e pronunziandosi proprio perché lo ha letto, scrive un articolo interamente positivo, punteggiato da affermazione come:
«..Sottoscrivo il giudizio del Foglio, rilanciato nel web: "Il labirinto di Marra è più affascinante del nuovo romanzo di Umberto Eco”».

Oppure:
«Altro che Umberto Galimberti. Questo è Alfonso Luigi Marra, il più grande. E senza bisogno di copiare nessuno.»

Colgo anzi l’occasione, visto che parla anche di Berlusconi, Eco e Arcuri, per dire precisamente cosa penso rispetto a ciascuno di loro.

Cominciando da Berlusconi, pur non essendo io un berlusconiano, ho intenzione di difenderlo con quanta forza ho, per il semplice fatto che voglio evitare che la società segua di nuovo la logica di scannare platealmente un certo numero di capri espiatori, come nel 94, per poter così continuare a rimanere quella che è, laddove qui si deve aprire un processo culturale, non solo alle banche, ma all’intera avvocatura, magistratura, politica e informazione, oltre che all’intera società.
Non si vede infatti cos’altro si possa fare:
--quando i giudici, e non solo i giudici, si vendono, e sono moltissimi quelli che, in un modo o nell’altro, lo fanno (la burocrazia è una tendenza a rendersi temibili o inaccessibili nei propri ruoli allo scopo di poterseli vendere), per cui, che tu abbia torto o ragione, se vuoi vincere, non puoi fare altro che cercare di comprarli prima che li compri il tuo avversario (conosco bene Pasqualino Lombari, che ha collaborato con me fino a una quindicina di anni fa, e posso testimoniare che era già all’epoca (e come vedo ancora di recente) in regime di affettuosissima amicizia con la stragrande maggioranza dei giudici che contavano, e che da tutti era ricevuto con grande familiarità nonché utilizzato, ma quale strumento di volontà altrui, in tutto quanto accadeva in ambito giudiziario nazionale, e non nei traffici di alcune ‘mele marce’, e che se infine si decidesse a parlare – io non so nulla in dettaglio perché non ho mai avuto propensione ai traffici – dovrebbero mandarlo a casa con le scuse, perché non è certo lui il responsabile del regime di beghe, mene, traffici, brogli, scorrettezze, violazioni, illiceità, lotte intestine, accordi trasversali, congiure, schieramenti, appartenenze, e chi più ne ha più ne metta, che coinvolgono da sempre l’intera magistratura.).
--quando il sistema fiscale è illecito, ed è conseguentemente illecita l’opera della guardia di finanza e dell’intero apparato fiscale (perché frutto del crimine del signoraggio bancario delle banche centrali, nonché del crimine del signoraggio secondario delle banche di credito, peraltro proprietarie delle banche centrali), per cui se non ti sottrai in tutto o in parte non puoi esistere;
tant’è che le aziende stanno chiudendo a milioni anche così, figuriamoci se dovessero pagare le tasse per intero;
--quando non c’è altro modo di esercitare l’imprenditoria che quello di violare le leggi, perché il regime è marcio in ogni suo dettaglio ed è una tecnicamente impossibile fola che possano esistere gli imprenditori ‘onesti’; e basti considerare che – non semplicemente il Parlamento italiano – bensì il massimo organo di potere planetario, la Commissione Europea, è così sfacciatamente venduta a chiunque la voglia comprare da avere incredibilmente vietato che si possa sapere se nella cioccolata c’è o no il cacao: cosa che costituisce solo un esempio suggestivo, perché ben altri crimini commettono questi miserabili travestiti da politici al soldo e al servizio del gruppo Bilderberg: emanazione del sistema bancario mondiale;
--quando l’imprenditoria di tutto il pianeta, mentre appunto il pianeta sta schiantando per via dell’involuzione climatica, si applica dalla mattina alla sera, con il concorso di tutti, al rilancio del bene più atrocemente dannoso in quanto inutile e inquinante che vi sia: l’automobile, facendo così dell’attività più perniciosa quella più appetita, laddove – risparmiando moltissimo denaro e risorse, perché gli stipendi non sono nemmeno il 10% dei costi di produzione – bisognerebbe mandare a casa gli operai con dei sussidi pari alle retribuzioni, perché si era detto che le macchine avrebbero liberato l’uomo dalla schiavitù del lavoro, e ora che l’hanno liberato non si può definire questa liberazione ‘disoccupazione’ e trasformarla nel massimo dramma dell’umanità. Cosa che sarebbe facilissima da realizzare se si nazionalizzassero le banche centrali, e cessasse quindi l’obbrobrio dell’acquisto con i buoni del tesoro del denaro prodotto a costo zero dalla banca d’Italia\BCE, eliminando così, oltre alle tasse, ogni problema economico e finanziario (vedi meglio da www.marra.it).
Quanto a Eco, è proprio vero che non l’ho letto e che sono fermo a Omero, Eschilo, Virgilio e Dante, perché le loro opere (incredibile che né la scuola né la società se ne siano rese conto) sono i codici morali che vigono nella società occidentale, nel senso che in esse sono codificate le concezioni di onore, amore, valore, onestà, disonestà eccetera vigenti in tutto l’Occidente.
E non l’ho letto perché ho il pregiudizio che quando un autore è molto noto, e sono quindi anche molto noti i suoi scritti, è segno che o, pur avendone l’intenzione, non e riuscito a migliorare il mondo, o è funzionale al regime.

Quanto infine ad Arcuri, la verità è che – e la mia non è affatto una battuta - le parole che dice, e che ovviamente sono mie, sembrano assurde perché è invece assurdo il conteso in cui sono state dette, perché qui i seri vengono trattati da pazzi, e i pazzi sono assisi sugli scranni dei seri.
Arcuri che è stata estremamente cauta nell’accettare di fare lo spot, e non ha accettato se non dopo aver ottenuto il parere favorevole di persone alle quali ha fatto leggere il libro, oltre, a mio avviso, ad averlo letto lei stessa.
Sempre a mio avviso, la sua affermazione di non averlo letto è stata infatti in realtà dettata dall’intento di prendere le distanze da me e dal libro perché si è spaventata, dal momento che è evidente che dietro a tanta veemenza ci sono forze con le quali non ha ritenuto di poter competere.

Ed è stato vano che io abbia cercato di lanciarle messaggi rassicuratorii ricordandole che «..Sono gli eserciti che si misurano dal numero dei soldati e dal calibro dei cannoni, perché invece i filosofi sono sempre soli, ma non hanno ugualmente mai paura di nessuno perché sanno trovare i loro amici nel cuore stesso dei loro nemici..», perché non ci ha creduto, e ha cercato pertanto di simbolizzare al sistema la sua dissociazione da me dicendo che non ha letto il libro.
Una paura infondata, perché io stesso, che ovviamente capisco che la mia omologazione politica e culturale significa l’omologazione politica e culturale delle mie tesi e una catena infinita di conseguenti cambiamenti, ho dubitato che la società fosse pronta, fin quando, d’un tratto, ho capito che il motivo per il quale in un modo o nell’altro si è rotto il silenzio su di me è che così non vuole più starci nessuno: nemmeno i Rockefeller e i Rothschild, che sono coloro che – attraverso innumerevoli strumenti, tra cui il Bilderberg (dove sono di casa, oltre a moltissimi altri, Prodi, Monti, gli Agnelli e, così si legge in internet, persino Bonino, che proprio per questo sarebbe stata eletta Commissario Europeo) – comandano questa folle tragicommedia planetaria. Perché nemmeno l’immenso potere economico che hanno accumulato riscuotendo, contro l’intera umanità, i proventi del crimine del signoraggio, potrà garantire alle loro vaste dinastie un pianeta di riserva, ora che l’abitabilità del nostro sta divenendo sempre più ardua.

Che c’entra con tutto questo, Lele Mora? C’entra perché è lui che ha fatto il nuovo spot.
Uno spot in cui i libri appaiono questa volta posizionati su un suo antico, bellissimo specchio veneziano con la solita musica di fondo per due o tre secondi. Quindi si spostano entrambi sul lato destro del video e appare, nella metà di sinistra, Lele, che, con tono un po’ enfatico\teatrale dice:
«Specchio specchio delle loro brame di’ pure a costoro che tutto ciò che riguarda Marra è sempre la cosa più brutta del reame..»
Dopodiché, cambiando tono, con tono discorsivo, rivolto a pubblico, continua dicendo:
«.. Non sono un critico, ma poiché Il labirinto femminile è il libro più straordinario che ho mai letto, mi sono offerto, per un euro, di rompere io il silenzio assordante di quelli che dovrebbero parlare, ma forse temono causi gli attesi cambiamenti. Leggilo, è davvero bellissimo..».
Ecco, vedete, amici miei, ribadito che davvero non ce l’ho con voi, e che mi avete veramente fatto molto ridere, e di cuore e con simpatia, secondo me è meglio se lo leggete anche voi.

Cordialmente – perché sono ben conscio del fatto che avete arrecato vantaggio alla diffusione del libro, e che lo sapevate – vi invio i più affettuosi saluti.

10.1.2011
Alfonso Luigi Marra

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